Kalimantan, se non è avventura questa

Oranghi, coccodrilli, sanguisughe... scopriamo assieme il Kalimantan (Borneo indonesiano) per vivere la più esotica avventura della nostra vita
Scritto da: IgorDR
kalimantan, se non è avventura questa
Partenza il: 05/08/2014
Ritorno il: 30/08/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Se non è avventura questa, allora non so proprio cosa possa esserlo! Premetto che non è un viaggio per tutti, non perché sia pericoloso, tutt’altro, piuttosto necessita di una certa dose di spirito di adattamento. Non ha nessuna importanza se disponente di una illimitata American Express platino, quando vi troverete in navigazione lungo i fiumi del Borneo, l’opzione resort a 5 stelle non è contemplata. Se vi va bene dormirete all’aperto sul ponte di una barca e a quel punto di stelle ne avrete tante, sopra alla testa.

Non voglio però dissuadervi, anzi voglio darvi preziosi consigli che potranno aiutarvi ad organizzare un viaggio come questo. Nessun tour operator potrà farlo, persino l’affidabilissima Lonely Planet ha delle imprecisioni quando si parla di Kalimantan (il Borneo indonesiano).

Siete curiosi di scoprire l’odore che emana il vostro corpo dopo 5 giorni che non lo lavate? Pensate di poter dormire per terra su sottili materassi, senza domandarvi quando è stata l’ultima volta che li hanno lavati? Potete accettare il fatto che “sanitario” spesso vorrà dire “buco sul pontile di legno col fiume che scorre sotto” e che “carta igienica” sarà identificata con “foglia più vicina a portata di mano”? Se avete risposto sì a tutte le precedenti domande allora preparatevi a partire, vi farò vivere la più selvaggia ed esotica avventura della vostra vita. Al termine premierò il vostro stoicismo portandovi in un paradiso equatoriale, l’arcipelago di Derawan.

TANJUNG PUTING NATIONAL PARK

Quando anni fa mi trovavo nel Borneo malese, nel centro di riabilitazione orang utan di Sepilok, sapevo che l‘alter ego indonesiano era il Tanjung Puting. A quel tempo mi immaginai che la versione indonesiana dovesse essere la brutta copia di quella malese. Quanto mi sbagliavo!

Il Sepilok Rehabilitation Center si visita in un paio di ore: dopo una breve passeggiata su comodi pontili di legno, costruiti appositamente perché non vi sporchiate le scarpette, si arriva nei feeding point dove i ranger a orari prestabiliti distribuiscono cibo agli oranghi. Fine della gita.

Il Tanjung Puting National Park si visita invece minimo in tre giorni, noi ne abbiamo spesi cinque. Si snoda lungo il Sungai Sekonyer, un placido fiume navigato silenziosamente dalle barche degli escursionisti. Anche qui troverete i feeding point dove potrete scatenare l’inferno fotografico, ma il bello è che gli orang utan li vedrete comunque dappertutto. E non solo loro! In questo incantevole parco abita una foltissima comunità di scimmie nasiche, oltre che macachi, gibboni, orsi, leopardi, cinghiali, buceri, coccodrilli… insomma, avete capito, Sepilok al paragone sembra un piccolo zoo di provincia. Come vi avevo preannunciato qui la barca sarà la vostra casa, di giorno mangerete a bordo e vi rilasserete tra un’escursione e l’altra, di notte dormirete sul ponte sotto a una zanzariera circondati da migliaia di lucciole.

ALZIAMO L’ASTICELLA

Tutto ciò non vi è bastato e volete passare al livello di difficoltà successivo? Allora potrete fare come noi e ingaggiare guida e portatori per fare un’escursione di due giorni nella giungla con pernottamento in tenda. Preparatevi ad una stupenda avventura fatta di guadi, sanguisughe e litri di sudore. Dopo 8 ore di trekking arriverete al campo base dove i vostri portatori, arrivati nel frattempo seguendo un sentiero più comodo, allestiranno il campo e prepareranno la cena.

Nell’attesa potrete stendere i vestiti al fuoco e magari farvi una doccia… sì avete capito bene, al campo c’è un’ingegnosa doccia basata sull’acqua piovana, degna di essere recensita nel Manuale delle Giovani Marmotte. Sarà stato per la fatica e la fame, ma la cena mi è sembrata deliziosa. Se vedete una strana bottiglietta d’acqua che passa di mano in mano tra i portatori, non siate timidi, si tratta di Arrak. Il buonissimo distillato di palma, sarà utilissimo per farvi cadere in un sonno profondo, resistente anche agli animali (cinghiali nel nostro caso) che di notte decidessero di fare razzie al campo.

Per organizzare il vostro soggiorno nel parco dovrete affidarvi necessariamente ad una agenzia locale, prenotando con largo anticipo. Vi consiglio la Orangutan Travel, verranno a prendervi all’aeroporto di Pangkaln Bun, vi porteranno alla vostra casa galleggiante, vi affiancheranno una o più guide e vi riporteranno all’aeroporto al termine di questa meravigliosa avventura.

BALIKPAPAN, RICARICHIAMO LE BATTERIE

Prima di intraprende la prossima escursione, la risalita del Sungai Mahakam, molto probabilmente arriverete a Balikpapan. E’ una delle maggiori città del Kalimantan e sarà la vostra occasione di rilassarvi prima delle fatiche che vi aspettano. Il mercato di Kebun Seyur sarà inoltre la vostra unica possibilità di fare shopping etnico nel Borneo indonesiano.

Voglio darvi due consigli fondamentali di natura logistica. Per mangiare recatevi senza indugio in riva al mare presso l’Ocean’s Resto, un elegante ristorante specializzato in pesce. Scegliete dal bancone tutti crostacei che siete in grado di mangiare e preparate le vostre papille gustative ad un rave party di sapori e delizie. Per dormire invece godetevi il Novotel Balikpapan Hotel, mi ringrazierete per queste parole, da qui in avanti il viaggio prevederà solo sottili materassi, turche in comune e insetti.

CACCIATORI DI TESTE, ISTRUZIONI PER L’USO

Siamo arrivati al pezzo forte, la lunga risalita del Sungai Mahakam, ovvero 980 Km di fiume, il più grande del Borneo. Durante il viaggio visiteremo villaggi sperduti e conosceremo i discendenti degli Iban, gli antichi cacciatori di teste. Parteciperemo a truculente cerimonie funebri e visiteremo autentiche longhouse, le grandi case comuni su palafitte.

La prima cosa da fare è recarsi a Samarinda per trovare una brava guida indonesiana, senza la quale vi garantisco il viaggio diventerebbe impossibile, se non altro per problemi linguistici. Poiché questa è la chiave del successo della vostra spedizione, prendete nota del seguente contatto: Datu Bambang Hrtono Tel. 08125878738 punanbatu@yahoo.com. Il signor Datu ha una lunga esperienza come guida, ha rappresentato due volte l’Ente Turismo Indonesiano in Australia e parla perfettamente l’inglese. Si è presentato al nostro Swiss Belhotel con un laptop e ci ha spiegato in maniera estremamente professionale, coadiuvato da foto e mappe, cosa c’era da vedere lungo il Mahakam e cosa si poteva evitare. E’ stato molto onesto, contro i suoi stessi interessi ci ha consigliato di avvalerci di lui solo per i primi 3 giorni, poiché la maggior parte dei giorni successivi li avremmo passati in navigazione e gli sembrava ingiusto farsi pagare solo per star seduto su un traghetto. Ci avrebbe comunque aiutato fornendoci tutti i contatti di cui avevamo bisogno e un supporto telefonico in caso di necessità. Quest’ultima cosa è stata spesso indispensabile per riuscire a comunicare con barcaioli o avventori, noi lo chiamavamo al telefono e lui traduceva.

MUARA MUNTAI E I GRANDI LAGHI

Dopo un breve trasferimento in auto fino a Tenggarong, con una paio di ces (una specie di lunga canoa a motore) abbiamo iniziato a risalire il placido fiume. E’ facilissimo in questo tratto incontrare i delfini di acqua dolce, oltre a varani, coccodrilli e uccelli di ogni tipo. Che dopo non vi senta dire “Accidenti, ho lasciato il binocolo a casa!” Dopo alcune ore di rilassante navigazione, siamo arrivati per il pernotto a Muara Muntai dove ci attendeva un… non saprei come chiamarlo per rendergli giustizia… un materasso, una turca e un secchio d’acqua per lavarsi. Sì, direi che l’ho descritto con precisione svizzera.

La peculiarità di tutti i villaggi che abbiamo visitato è che sono costruiti su palafitte e le strade non sono altro che pontili fatti di tronchi. Una cosa fastidiosamente curiosa e che sfugge alla mia comprensione è che, anche se il villaggio è fatto solo di quattro case distribuite attorno ad un breve pontile, troverete comunque decine di scooter che continuano a transitare avanti e indietro. Ma dove stanno andando? E soprattutto, perché ogni volta che mi incrociano mi salutano? Saranno passati al massimo 45 secondi dalla volta precedente! Quando non sarà il frastuono degli scooter che corrono sui tronchi traballanti dei pontili a tenervi svegli la notte, allora ci penseranno le moschee: con un impianto audio da far invidia a una balera della costa romagnola, a partire dalle 4 del mattino iniziano a diffondere i canti che richiamano i fedeli alla preghiera.

Nei successivi due giorni ci siamo spostati all’interno del lago Jempang, dedicandoci agli avvistamenti faunistici e alla visita di villaggi lungo i corsi d’acqua. Abbiamo inoltre avuto l’inusuale occasione di partecipare ad una festa in un villaggio Iban. In occasione della riesumazione delle ossa del vecchio capo villaggio, era stata organizzata una sagra con tanto di giochi d’azzardo e combattimenti fra galli.

Il clou della festa è stata una specie di corrida dove i giovani del villaggio giocavano ad accoltellare un bufalo furioso (anche io sarei stato furioso al suo posto). Sul bufalo vengono disegnati dei cerchi: quelli sono esattamente i punti in cui NON si deve colpire il povero animale, altrimenti c’è il rischio di farlo fuori subito e perdersi il “divertimento”. Una volta che il bovino passa a miglior vita, le ossa del riesumato vengono intinte nel sangue e tutti i partecipanti alla festa si disegnano un segno propiziatorio sulla fronte con il sangue (esimersi non è un’opzione). Avrete di certo capito che non si tratta della giornata dell’orgoglio vegano. Vi garantisco che senza una guida come Mr. Datu innanzitutto non saremmo mai venuti a conoscenza della festa e, anche se ci fossimo capitati per puro caso, non ci avrebbero ammesso come visitatori esterni.

Abbiamo passato la notte a Tanjung Issuy dove ci attendeva un… sì, insomma, sempre il solito materasso, turca e secchio. Questa volta però bisogna dire che eravamo dentro a una longhouse, con tutto il fascino che ne derivava.

Il terzo giorno siamo ritornati lentamente verso Muara Muntai e a questo punto vi devo confessare che la maggior parte dei turisti torna indietro a Samarinda. Col senno di poi, probabilmente fanno anche bene. Ma noi no, incalzati dalle letture che ci promettevano avventure e disagi crescenti, volevamo andare là dove nessun occidentale era mai giunto prima.

LE FESTE DI TERING

Cosìla nostra guida, con uno sguardo che si riserva solo ad un povero pazzo che non sa a cosa va incontro, ci ha caricati su un traghetto notturno promettendoci che alla mattina a Melak un autista sarebbe venuto a prenderci. Così è stato, abbiamo passato il giorno seguente dentro il parco nazionale di Kersik alla ricerca dell’orchidea nera e a Eheng dobbiamo visitato l’ennesima longhouse: è proprio questo il problema di continuare la risalita del fiume, dopo i primi 3 giorni tutto diventa bene o male ripetitivo.

Il Mahakam divide la ridente e lercia cittadina di Tering, separando musulmani da cristiani. Il giorno del nostro arrivo c’erano contemporaneamente due sagre, una per ogni fede religiosa. Ci è sembrato giusto, per par condicio, partecipare ad entrambe. Purtroppo quando ho visto l’albero della cuccagna, in preda alla frenesia fotografica sono riuscito a conciarmi uno schifo macchiandomi di grasso nero dalla testa ai piedi. Questa volta la moschea che avevamo davanti al… sì insomma le quattro mura con un materasso… la moschea dicevo mi è tornata utile. Se avessi dovuto lavarmi solo con lo squallido secchio della nostra guesthouse stavo fresco, ero ancora lì a strofinare. Le moschee invece sono dotate di una zona abluzioni con rubinetti e acqua corrente, dove i fedeli prima di pregare vanno a purificarsi. Così, mentre mi smacchiavo l’anima e i vestiti, ho passato mezzora a chiacchierare con i passanti e ricevere addirittura un invito a cena. Se non è ospitalità questa!

I TAGLIATORI DI TESTE DI DATAH BILANG

Più si risale verso le sorgenti del fiume, più la corrente diventa forte e di conseguenza bisogna avvalersi di motoscafi sempre più potenti. Il viaggiatore oculato normalmente a questo punto capisce che risalire ulteriormente il fiume rischia di diventare un gioco costoso che non vale la candela… ma noi no.

La mattina seguente quindi, dopo una frenetica contrattazione, siamo saltati sul motoscafo e ci siamo diretti a Datah Bilang dove ci attendeva pazientemente il contatto della nostra guida. Qui devo dire che la sistemazione alberghiera non è stata niente male. Intendiamoci, stiamo sempre parlando di un materasso appoggiato a terra, di una turca e un secchio, ma la singolare pulizia era probabilmente dovuta al fatto che il gestore era anche il proprietario dell’impianto di depurazione dell’acqua, quindi tecnicamente un “benestante”. Il pomeriggio, gentilmente ci hanno accompagnato a fare visita a due anziani tatuati, con le orecchie allungate da pesanti orecchini e che in giovinezza probabilmente qualche testa dovevano averla anche tagliata.

LONG BAGUN, NEL CUORE DEL BORNEO

A questo punto, il navigato viaggiatore sano di mente, capisce che forse è il momento di tornare indietro, ma noi no. Dopo un interminabile viaggio, spiaccicati e sballottati su un motoscafo che viaggiava a tutta birra, siamo arrivati nella sperduta Long Bagun. Diciamo che ci siamo andati giusto per piantare la bandierina e raccontarlo un giorno ai nostri nipotini, poiché non c’è nessuna attrazione turistica degna di nota, tranne il solito villaggio fluviale analogo ai molti che ormai avevamo già visitato.

IL LUNGO RIENTRO

All’alba del giorno seguente siamo saliti sul traghetto che in 34 infinite ore di navigazione sul tortuosissimo Sungai Mahakam ci ha riportati a Samarinda. Se visitaste questa simpatica cittadina come prima tappa del vostro viaggio, la giudichereste pittorescamente squallida. Se invece la visiterete dopo un viaggio pieno di privazioni lungo il Mahakam river, allora Samarinda vi sembrerà Manahattan, lo Swiss Belhotel accogliente come il Waldorf Astoria e il bordello che gli sta di fronte paragonabile al mitico Studio 54.

MARE, FINALMENTE!

Se avete letto altri racconti su questo blog, allora sapete che non concludo mai un viaggio senza un po’ di immersioni subacquee.

Partendo da Berau, dopo un’ora di navigazione lungo il fiume e 3 ore in mare aperto, abbiamo raggiunto il meraviglioso (e lontanissimo) Maratua Paradise Resort. Eravamo solo noi e un’altra coppia (6 in totale), dunque immaginatevi tutto lo staff del resort a nostra disposizione e 7 giorni di relax in una esclusiva water villa fronte mare. L’Indonesia già nel passato ci ha regalato immersioni favolose (Manado o Komodo ad esempio) e anche questa volta non ci ha deluso. Lo so che ogni volta che vado in Indonesia poi dico che ho fatto le immersioni più belle della mia vita, ma a rischio di perdere credibilità vi dico che l’arcipelago di Derawan è fantastico.

TURTLE TRAFFIC

Dopo essere stato a Sipadan pensavo che in nessun altra immersione avrei visto così tante tartarughe tutte assieme, al punto di arrivare a considerarle quasi banali. Mi sbagliavo, nell’arcipelago di Derawan sono moltissime e in questa immersione in particolare, il nome del punto di immersione rende proprio l’idea.

KAKABAN

Potrei parlarvi della mante dell’atollo di Sangalaki, ma ormai le vediamo ogni anno, non fanno più notizia. Secondo me la cosa più curiosa la troverete sull’atollo di Kakaban. Nel centro dell’isola c’è un lago dove vive una foltissima comunità di meduse non urticanti. Potrete passare un’oretta a giocare con loro, fate solo attenzione a non muovervi in maniera troppo maldestra, sono talmente tante che è facile con le pinne mandarne qualcuna al creatore.

THE CHANNEL

Da sola vale le 4 ore di maltrattamenti al vostro coccige necessari per arrivare a Maratua. Non è un’immersione facile, se riuscirete a non farvi denudare dalla fortissima corrente (vi strappa letteralmente via il GAV e la maschera), nuoterete in mezzo a centinaia, forse migliaia di barracuda. Cosa state aspettando ancora! Mettete in valigia frusta, cappello a tesa larga e buon divertimento! Per vedere la galleria fotografica:www.andataritorno.com/viaggi/30/borneo-kalimantan.

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Kalimantan, se non è avventura questa!



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