Singapore e Borneo… tra mare e natura

Viaggio fai da te tra Singapore e Borneo Malese. Il mare di Tioman e Kota Kinabalu, poi la natura di Kuching e Batang Ai
Scritto da: larananera
singapore e borneo... tra mare e natura
Partenza il: 15/02/2012
Ritorno il: 07/03/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Scrivo la recensione di questo mio viaggio sperando di essere utile a qualcuno come lo sono stati utili a me in precedenza.

Se qualcuno di voi viaggiatori-lettori ha mai visto una metropoli dell’Asia tipo Bangkok, Delhi, Hong Kong caratterizzata da traffico caos sovraffolamento disordine e rumori, qui a Singapore dimenticatevi tutto cio’, perché qui regna l’ordine, il rispetto delle leggi stradali, la tranquillità’ e il lusso. Insomma è come il centro di New York abitata da svizzeri. Detto questo, in questa cittadina vi abbiamo soggiornato solo due giorni ma sicuramente anche se non è molto grande ne meritava di piu’. Caratterizzata da vari quartieri folcloristici tipo ChinaTown con i suoi negozietti pieni di articoli cinesi e le infinite bancarelle dove vendono cibo tipico loro, ovviamente, sempre pieni. Little India, un’altra bellissima esperienza da fare, con i suoi vicoli pieni di odore di incenso e monasteri dove pregare un Dio qualsiasi con la testa di scimmia o di elefante. Orchard Road è il viale dello shopping ma non per tutti perché la meta’ dei negozi sono griffati Dior, Valentino, Dolce e Gabbana, Giorgio Armani e via dicendo, quindi o avete in portafoglio gonfio oppure “guardare ma non toccare”. Comunque vale sicuramente la pena farci una passeggiata la sera per vedere il viale illuminato da mille luci degli alberghi di lusso e dai molteplici mega schermi che sovrastano la via. Un must da non perdere è cenare a Clarck Quey, un tempo zona di lungofiume abitata da pescatori, ora rimessa a nuovo e strapiena di locali dove mangiare cibo caratteristico di ogni parte del mondo e sorseggiare una birra in un locale mentre ascoltate musica dal vivo. Oppure entrare in una delle tante discoteche a tema, il tutto lungo il fiume, e non preoccupatevi se dovesse piovere perchè il tutto è coperto da enormi ombrelloni illuminati, di vetro e acciaio di diametro di 30 metri l’uno. Infine, Sentosa una piccola isola a sud di Singapore interamente dedicata a parco giochi tipo Universal Studios, Water World, ottima per i piu’ piccoli o per chi ancora lo è rimasto. Il tempo in questi due giorni è sempre stato variabile ma non ha mai piovuto, comunque ogni tanto un po di pioggia l’abbiamo invocata visto il grande caldo afoso. Unico difetto di Singapore sono i prezzi, tutto costa almeno il 20% di piu’ che in Italia, dalla bottiglia di acqua al cibo, dall’abbigliamento all’elettronica, quindi portatevi tutto da casa oppure aspettate di andare in Malesia per scatenarvi con lo shopping.

TIOMAN

Decidiamo di lasciare Singapore e di dirigerci verso le spiagge della Malesia, la piu’ vicina è Tioman, e decidiamo di andarci via terra e non con un volo. Partenza da Singapore alle ore 10 con il bus Transitional direzione Mersing da dove parte poi il traghetto per Tioman , costo bus 12 euro, tempo di percorrenza 4 ore . Traghetto per Tioman costo 10 euro tempo di percorrenza ore 1:40. Lo sbarco è il solito dell’Asia con i procacciatori di affari che tentano di venderti escursioni taxi o alloggi, ma noi eravamo gia’ attesi dal bus del nostro resort, Berjaia Tioman Resort. In tre giorni visitiamo tutta l’isola da nord a sud e da est a ovest un po’ con il motorino un po’ con i taxiboat e un po’ con un 4×4 perché’ l’isola e quasi totalmente ricoperta dalla giungla e l’unica strada dell’isola non arriva ovunque. Tioman è una isola quasi interamente dedicata a viaggiatori backpakers ovvero zaino in spalla , a parte in nostro resort ed il japamala resort (lussuosissimo) tutte le altre sistemazioni sono chalet-capanna che vanno dal estremamente spartano, con la garanzia di essere punti tutta la notte dalle cimici di mare ,al quasi sufficiente con letti sempre in capannine con zanzariera e aria condizionata a richiesta , con prezzi che vanno da pochi euro a stanza ad un massimo di 20 euro a stanza. Dimenticavo che l’isola è abitata da lizard ovvero dei varani che ormai hanno preso confidenza con i turisti e sono innocui, ma incutono abbastanza timore.Le possibilità di mangiare sono infinite… da un panino di unn euro ad un piatto di pesce con 10 euro, però le condizioni dei locali sono adeguate agli alloggi. Per quanto riguarda le spiaggie, quelle davanti ai resort sono belle e pulite, mentre le altre sono piu’ wild. La parte di isola piu viva è Salang nel nord, dove c’e anche il mare migliore. La cosa che ci ha un po deluso è stato il mare, su alcune guide anche le piu blasonate… descrivevano il mare di Tioman come simile a quello della Polinesia, mentre invece il mare verde della Polinesia con possibilita’ di fare snorkling e vedere coralli e pesci anche a riva l’abbiamo visto non ha Tioman ma a kota kinabalu. A Tioman è ok se fai sub o relax (la sera non c’e nulla da fare). Il tempo in questi tre giorni è sempre stato variabile con 20 min. di pioggia leggera un pomeriggio e pioggia forte durante una notte, il resto gran caldo. Dopo Tioman decidiamo di dirigerci a kota kinabalu, giornata quindi dedicata ai voli di trasferimento, Tioman-kuala lampur 50 euro, ore volo 1, Kuala Lampur-kota kinabalu 80 euro ore volo 2:30.

KOTA KINABALU

Nonostante uno si aspetti di atterrare fra le piante e le mangrovie del Borneo, il primo impatto con kota kinabalu è positivo perche è una citta’ vera e propria con palazzi, grattacieli e centri commerciali e l’albergo che abbiamo scelto, il Pacific Sutera, non è da meno perché è un cinque stelle proprio affacciato su una darsena turistica, con tutti i confort possibili ed immaginabili. Comunque non è nostra intenzione rimanere nella piscina dell’albergo e ci organizziamo per prendere il taxi boat che ci porta al parco marino di Tunku Abdul Rahman dove ci sono tre isole dove fare snorkling e relax. Il prezzo per il trasporto non è alto, pero’ devi prima contrattare il prezzo negli uffici del porto, comunemente chiamato jetty, per il taxi boat, (8 euro per visitare 2 isole, 6 euro per 1 isola), poi devi pagare le tasse del porto, circa 2 euro, quindi finalmente parti per l’isola prescelta ma quando sbarchi sulla prima, essendo un parco marino c’e da pagare il biglietto di ingresso (2,5 euro). Finalmente ti infili maschera e pinne e ti butti in mare. Le tre isole sono Sapi, Mamutik e Manukan, e in tutte il mare è veramente verde cristallino tipo Thailandia per intenderci, ovviamente essendo l’isola minuscola hai a disposizione solamente un tratto di spiaggia di circa 200 mt. Sull’isola hai poi la possibilita’ di fare un piccolo trekking nella giungla. Attenzione se per caso durante il percorso incontrerete dei varani di 2 metri non preoccupatevi perche dicono che sono innocui e basta scacciarli come facciamo noi con i gatti. Addirittura su Sapi li vedi davanti ai barbecue dei malesiani che aspettano che cade loro un pezzetto di carne. L’unico piccolo difetto di queste isole è che sono invase dai cinesi, quindi si vedono decine di persone in acqua vestite dalla testa ai piedi perche non vogliono abbronzarsi, e con il giubbotto salvagente perche non sanno nuotare, la scena quindi sembra quella di un affondamento recente di una nave e i corpi dei superstiti a riva. La citta invece, mota kinabalu, è molto viva di giorno con i tanti centri commerciali, il mercato dell’artigianato filippino, il Sunday market e le molteplici bancarelle permanenti cinesi sia di cibo che di abbigliamento. Anche la sera non è da meno visto che i negozi sono aperti dalle 10am alle 10pm, e ci sono vari locali dove bere qualcosa o ascoltare musica. La Malesia in genere, dopo l’indipendenza dall’Inghilterra, è stata invasa commercialmente dai cinesi, quindi specialmente qui a kota kinabalu se uno non sapesse di aver preso l’aereo per la malesia potrebbe sembrare di essere in Cina, con scritte, ristoranti, negozi, cibo e suvenir di carattere cinese. Sul lungomare di kota kinabalu davanti all’Hotel Meridiane si estende un grande mercato che comprende quello ortofrutticolo, dell’artigianato, carne e pesce (quest’ultimo viene pescato cotto alla griglia e servito in tavola a prezzi ridicoli). Durante questi giorni trascorsi piacevolmente a Kota Kinabalu, il tempo è stato ancora una volta molto clemente con noi, visto che dalle isole dove eravamo al mattino vedavamo le nuvole avanzare dall’entroterra, per poi fare solamente due gocce la sera o addirittura di notte, comunque visto le alte temperature diurne abbiamo implorato piu’ volte un acquazzone. La qualita’ del mare e della spiaggia davanti alla citta di kota kinabalu è praticamente inesistente. Per fare quindi vacanza da spiaggia o prendete un hotel in centro e andate tutti i giorni al parco marino di Tunku Abdul Rahman, come descritto sopra ne vale la pena, oppure prendete l’hotel nella parte piu a sud chiamata Tunjung Aru, dove c’è una lunghissima spiaggia di sabbia ma il mare pero’, è tipo adriatico per intenderci e non si può snorkling. Una bella esperienza da fare è cenare in uno dei ristoranti di Tanjung Aru, ma andateci alle 6 pm con la macchina fotografica perché alle 6:30 pm assisterete al tramonto più’ bello del borneo, tutto il mare si colorerà di rosso come incendiato dal sole che scompare all’orizzonte. Se avete gia’ visitato Maldive o Thailandia, qui rimarrete un po’ delusi dal mare, ma se cercate la natura, la malesia e soprattutto il Borneo (che poi vi descrivero’ ), è un trionfo di flora e fauna imparagonabile. La parte di mare più bello in Malesia si trova nella costa est della penisola, ma da ottobre a gennaio è interessato da monsoni, oppure a nord del Borneo sul confine con le Filippine, isole pero’ un po’ costose.

KUCHING

Messi i costumi in fondo alla valigia ci dirigiamo a Kuching, la capitale del Sarawak, nel sud del Borneo. Arrivati all’aeroporto vediamo un personaggio per meta’ cinese e meta’ malese con un cartello con il nostro nome. E’ Andry, la nostra guida.Per la vacanza dedicata al relax a kota kinabalu non abbiamo bisogno di maestri ,siamo bravissimi anche noi.Ma per un treking nella foresta del borneo alla ricerca di oranghi, scimmie nasiche e degli Iban gli ultimi tagliatori di testa ,è necessario una guida. La prima giornata è dedicata alla visita della città’ di kuching, tempi cinesi, musei delle tradizioni locali, e il palazzo del governo dalla curiosa forma di un cono gelato ribaltato. Il giorno successivo sveglia presto e partenza verso il parco naturale e centro di recupero Orangu Tang di Semenggoh. La guida mette subito le mani avanti dicendo che essendo un parco naturale e le scimmie sono completamente libere nel parco (17 kmq), non è garantita l’avvistamento dei primati. Un po’ delusi ci cospargiamo il corpo di repellente per zanzare ed entriamo nel parco,il tempo di fare 50 mt e gia’ la delusione si trasforma in immensa gioia nel vedere un orango tango mamma con il suo piccolo intenti a fare colazione con cocchi e ananas, proprio a 40 mt da noi, e qui mi parte gia un gb di memoria nella macchina fotografica. Dopo poco tempo si fa vivo un’altro orango, ma questo lo vediamo passare sopra le nostre teste a 20 mt di altezza da un albero all’altro, tipo tarzan. Infine un’altro esemplare appeso ad un ramo con una mano ,mentre con le altre tre mani (perché anche i piedi sono prensili) infilarsi cibo in bocca. La guida ci spiega poi che gli orango sono alti circa 1,70 ma hanno la forza di 5 uomini. Purtroppo (per voi) non riesco a descrivervi l’emozione che si prova nel vedere un animale di questo tipo intento a mangiare o a fare i propri lavori, direttamente nel suo ambiente naturale al centro di una foresta pluviale e non in una gabbia o in tv. Quando il cuore batte ancora a mille, la guida ci dice che è ora di uscire dal parco perché è consentita l’apertura al pubblico solo un ora al mattino e una al pomeriggio per non disturbare troppo i padroni di casa, assai timidi. Durante il viaggio di ritorno la guida ci racconta che siamo stati fortunati a vederne quattro, altri turisti sono tornati a casa a bocca asciutta. Terzo giorno, partenza alla ricerca degli Iban, i famigerati tagliatori di teste, nella regione del Batang Ai. Il viaggio è lungo 260 km ma ci impieghiamo tutta la mattinata e meta’ del pomeriggio a causa del tragitto tortuoso e delle strade non proprio nuove e di alcune soste a visitare dei mercati rurali ed a comprare dei regali da portare agli Iban, perchè cosi’ è usanza, non si va in una longhouse Iban a mani vuote. Dopo i 260 km in pulmino ci aspetta una mezz’ora di barchetta a motore su un lago artificiale, che ci porta nei nostri alloggi , una longhouse costruita apposta per i turisti ma con i criteri e i materiali tradizionali. Ovviamente ci hanno aggiunto anche il bar, ristorante e piscina. Serata libera a far le foto al paesaggio e ai pipistrelli che danno la caccia alle zanzare. La mattina seguente partenza con pioggia battente su una minuscola imbarcazione dalla dubbia capacita di galleggiare (infatti c’era un addetto a buttare fuori l’acqua che entrava dal fondo). Finalmente arriviamo al villaggio degli Iban, e ci danno il benvenuto i bambini della comunità, come al solito i più curiosi. La longhouse è una lunga capanna che di primo acchito sembra sgangherata ma che di fatto è li’ da anni e la nostra guida, un romano che ha sposato una ragazza Iban, ci presenta al capo villaggio e ai suoi parenti acquisiti. Il capo villaggio e un signore anziano pieno di tatuaggi che si è fatto non per vezzo ma per meriti di guerra, compreso quello sul collo che identifica i guerrieri. Dice di avere 76 anni, ma dice anche che un tempo non c’era l’anagrafe come ora quindi non è sicuro, comunque nonostante l’eta sfoggia un’invidiabile forma fisica. Visitiamo tutta la longhouse che scricchiola sotto i nostri piedi e che nonostante fuori piova non entra nemmeno una goccia d’acqua. I famigerati tagliatori di testa ora vivono nel 2012 e quindi con televisori e cellulari e hanno sotterrato lance, frecce e cerbottane mantenendo pero’ tutte le loro tradizioni, come il vivere in queste abitazioni particolari con altre 40 famiglie, il dividersi tutto ciò che si ha con il resti della comunità’. Il capo villaggio è il capo, la lotta dei galli (innocua per i galli, vince quando l’altro si ritira), vivere di pesca , agricoltura e adesso anche di turismo. Finalmente si mangia ma non vedo il tavolo imbandito e le sedie, la guida ci spiega che gli Iban ci hanno preparato il pranzo ma che non è da Iban usare tavoli e sedie, infatti hanno apparecchiato su una tovaglia sul pavimento e quindi per il piacere delle nostre ginocchia ci accomodiamo e mangiamo dell’ottimo pollo cotto in una canna di bambù’, riso e vari contorni super speziati. Dopo il pranzo ci accomodiamo (si fa per dire) sempre sul pavimento nella parte comune dell’abitazione a fare due chiacchere con la famiglia del capo villaggio, mentre le donne ci offrono un vinello e una grappa fatta da loro (se non bevi si offendono). Dopo circa un paio di ore e vari racconti Iban, meta’ comunità’ era tutt’altro che sobria e noi pure, quindi, dopo una danza tipica fatta da un guerriero e consorte ci congediamo, purtroppo, dalla comunità’ e facciamo ritorno alla nostra longhouse, contenti pero’ di aver conosciuto una popolazione che, anche se non vive piu di archi e frecce come mi immaginavo io ( ingenuamente), hanno ancora mantenuto uno stile di vita molto legato alle loro vecchie tradizioni, improntata sull’aiuto reciproco vivendo in mezzo alla foresta pluviale del Borneo pur non rinunciando a qualche comodità tecnologica. Dimenticavo che, il capo villaggio mi ha invitato con mia moglie a rimanere a dormire con loro perché voleva imparare un po’ di italiano e insegnarmi un po’ di Iban, ma la nostra schiena e le ginocchia hanno declinato gentilmente. Durante il viaggio di ritorno con le solite imbarcazioni ci fermiamo al centro del lago a motori spenti ad ascoltare il suoni della foresta e a ripensare a ciò’ che abbiamo visto ,e che forse noi viviamo una vita un po troppo complessa. Al rientro abbiamo ancora tempo per un piccolo trekking nella giungla con attraversamento di un sgangherato ponte tibetano fra gli alberi a trenta metri di altezza. Il giorno dopo rientro a Kuching. L’esplorazione della rigogliosa foresta pluviale continua con la visita del Bako National Park. Partiamo al mattino e dopo un ora di auto arriviamo al parco dove ci aspetta la solita imbarcazione fatiscente ed un cartello sul molo dove indica “ATTENZIONE AI COCCODRILLI”, chiediamo spiegazioni ma il barcaiolo minimizza. Anche qui la guida esordisce dicendo che le scimmie nascite e tutti gli altri animali presenti nel parco essendo liberi ,non è garantita la visione. Incominciamo l’esplorazione del parco su delle passerelle costruite lungo la riva per consentire il passaggio anche durante l’alta mare, quando passiamo noi è tempo di bassa marea, quindi il momento migliore per le scimmie nasiche le quali scendono dall’albero per cibarsi di ciò’ che lascia la marea, ed infatti fanno capolino una famiglia intera proprio a pochi metri da noi e per nulla intimorite. Anche qui è grande l’emozione nel vedere queste stranissime scimmie dal naso buffo. Continuiamo il trekking all’interno della foresta fra mangrovie, grotte, alberi secolari, liane e scimmie nasiche che di tanto in tanto fanno capolino sulle nostre teste a 10 metri di altezza. Vi assicuro che la cosa più difficile non è lo sforzo fisico del trekking ma il respirare in un ambiente estremamente umido quale una foresta pluviale e il sudore che questa crea. Riusciamo a vedere anche macachi ,cinghiali, scoiattoli volanti ed un piccolo serpente verde. Rientro in albergo nel tardo pomeriggio, contentissimi dell’esperienza vissuta. Passiamo gli ultimi due giorni in malesia visitando kuching, una piccola cittadina lungo in fiume Sungai Sarawak piena di negozi dove comperare di bei souvenir anche antichi e di ristoranti dove cenare con pochi euro a base di aragoste e granchi .Il nostro preferito era il top spot, situato all’ultimo piano di un garage a piani , arrivati in cima vi troverete davanti a un enorme piazza pieni di tavoli con centinaia di persone che cenano serviti da 9 diverse bancarelle-ristoranti, andate al numero 6 e chiedete di Wendy, una bravissima e simpatica cameriera che conosce un po l’italiano e i gusti di noi italiani.

CONSIDERAZIONI VARIE

La vacanza è finita e ci aspetta il volo di rientro. Del Borneo Malese sicuramente ci rimarrà il piacere di aver conosciuto un popolo estremamente cordiale e sorridente e un Paese dove neanche per un secondo ci siamo sentiti in pericolo o a disagio; un Paese dove, se cercate il mare e la vita notturna della Thailandia, con i suoi pregi ma anche con i suoi difetti, non lo troverete, ma se cercate un viaggio dove la flora e fauna si manifesta ai massimi livelli, dove poter vedere un orango tango mamma che dà da mangiare al suo piccolo direttamente nel suo abitat naturale o una scimmia con un buffo naso guardarti dalla cima di un albero come se quello buffo sei tu, oppure poter scambiare due chiacchere con un guerriero Iban mentre ti offre una grappa fatta da lui, allora la Malesia è quello che fa’ per voi. Dei tanto temuti monsoni non c’e stato traccia, tranne qualche pioggerellina ogni tanto, ma che non hanno per nulla rovinato nessun momento della vacanza, anzi sono state più le volte che abbiamo pregato per un po’ di pioggia, visto il clima molto caldo e umido, piuttosto che il contrario. Nessun problema con l’acqua dei rubinetti con le zanzare o malattie pericolose, la cosa più pericolosa è stato il gelo dentro i centri commerciali che mi hanno causato un po’ di raffreddore.

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SINGAPORE, BORNEO TRA MARE E NATURA



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