Un mese sulle Ande: Perù, Bolivia e Cile

Cinquecento anni fa gli Incas ci hanno insegnato ad adorare la natura. Poi sono arrivati gli spagnoli e ci hanno insegnato ad adorare il denaro
Scritto da: EDA80
un mese sulle ande: perù, bolivia e cile
Partenza il: 08/08/2013
Ritorno il: 04/09/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Quello che state per leggere è il nostro racconto di viaggio. Se vorrete vi racconteremo amori e dissapori di questo lungo viaggio. Non si tratta certo di un romanzo di avventura, quanto piuttosto di una condivisione di ciò che abbiamo vissuto, con particolare attenzione alla dimensione organizzativa del viaggio. Per sentire davvero le emozioni, i sapori e i colori è necessario vivere l’esperienza. Oppure farsi aiutare da qualche buono scrittore in grado di comunicare con le parole l’atmosfera e i sentimenti. Noi vogliamo invece presentare il nostro viaggio sperando che possa essere utile a chi (come noi) sceglie di viaggiare in completa autonomia e ha quindi bisogno di informazioni dettagliate e credibili. Per noi è stato utile leggere i racconti di altri viaggiatori e, quasi come debito di gratitudine, abbiamo scelto di condividere il nostro. Ecco perché quello che state per leggere (se ne avrete pazienza e voglia) è la meticolosa descrizione di quanto abbiamo vissuto, senza grandi pretese letterarie.

INTRODUZIONE

Ecco alcune schematiche note introduttive:

– Il nostro viaggio è durato 27 giorni, voli compresi, dal 8.8.2013 al 4.9.2013.

– La spesa totale è stata di circa 3000 € a persona, senza far troppe rinunce ma stando sempre molto attenti al budget.

– Abbiamo volato con AA e LAN Perù. Costo del volo 1150 € a testa, prenotato online il 10 maggio 2013.

– Abbiamo consultato molti siti, ma quelli fondamentali sono stati:

  • www.turistipercaso.it per leggere i racconti di altri viaggiatori e “copiarne” una parte.
  • www.tripadvisor.it per informazioni sugli hotel, attività, ecc…
  • www.booking.com per prenotare gli hotel. Fantastico il fatto che per quasi tutti gli hotel si possa prenotare e disdire gratuitamente la prenotazione fino a 24/48 ore prima.

– La guida di riferimento è, come sempre, l’immancabile Lonely Planet.

– I prezzi che troverete nel racconto sono espressi sempre in valuta locale. Il cambio ufficiale (per strada bisogna invece contrattare) è stato per noi questo: 1 €= 1,32 US dollar; 3,70 nuevo soles peruviani; 9,12 bolivianos; 671,9 pesos chileni.

– Tutti i prezzi nel racconto sono per persona, tranne gli hotel in cui indichiamo il prezzo per camera (spesso con bagno privato. Brutto, ma privato).

– Le spine elettriche sono stile italiano (due maschi rotondi) ma talvolta stile americano (due lamelle piatte).

– Alba alle 6.30, tramonto verso le 18. Poi fa freddo…

– Valigia o zaino? Quasi tutti i viaggiatori che abbiamo visto avevano lo zaino. Noi abbiamo preferito la valigia. Perché ha le rotelle e perché i vestiti restano più ordinati. E (a meno che non vogliate fare trekking) siamo stati contenti della scelta. Piuttosto siamo pentiti di aver portato così tanti vestiti. Le lavanderie sono frequenti e molto economiche. Ad ogni modo si tratta di abitudini.

RACCONTO DI VIAGGIO

Giovedì 8 Agosto 2013: MILANO-NEW YORK-LIMA

Partenza da Milano Malpensa verso NY con American Airlines. Il servizio della compagnia è abbastanza scarso, ma abbiamo volato senza particolari problemi. A NY avevamo 9 ore di scalo e così dopo aver ritirato le valigie e averle immediatamente imbarcate per Lima, siamo andati a Manhattan a visitare il 9/11 Memorial e Times Square. Considerando che dal JFK a Manhattan ci vuole circa 1 h e mezza, siamo riusciti a restare in città 4 ore. Non molte, ma sufficienti per non annoiarsi in aeroporto. Ricordatevi che chiunque faccia anche solo scalo negli USA deve compilare online l’ESTA almeno tre giorni prima di partire. Il 9/11 è toccante ed emozionante. Bisogna comprare il biglietto (offerta libera) e la visita richiede mezz’ora minimo. Rientrati al JFK abbiamo preso la sera stessa il volo LAN per Lima. Sia l’aereo che il volo è stato decisamente migliore di quello di American Airlines.

Venerdì 9 Agosto 2013: LIMA-CUSCO

Arrivati all’aeroporto di Lima abbiamo aspettato poche ore e preso immediatamente il volo per Cusco, sempre con LAN, comprato online dall’Italia (140 € a testa). Ci sono voli ogni ora e per arrivare a Cusco si passa sulle Ande. Come potrete immaginare la vista è spettacolare. A Cusco, nel piccolo aeroporto, veniamo accolti (è la prima volta, ma dovremo farci il callo) da molti procacciatori di tour organizzati e tassisti che insistentemente propongono i loro servizi. Essendo turisti, i prezzi sono ovviamente molto abbondanti (ad esempio ci hanno proposto un taxi per il centro a 50 soles, mentre costa realmente 12-17 soles). Il sole è caldo, ma l’aria è comunque fredda, del resto siamo a 3400 metri. Al nostro piccolo hotel veniamo accolti dal simpatico Alfonso che ci intrattiene con racconti sulla storia e religione di Cusco. Avevamo pensato di dedicare il primo giorno al relax visitando con calma il centro per adattarci all’altitudine, ma siamo dovuti rimanere in hotel, io con la febbre e Mary con mal di testa e vomito. Ci sono voluti 3-4 giorni per acclimatarci del tutto. Nonostante il classico mate di coca e qualche farmaco preso dall’Italia, l’altitudine ci ha resi un po’ fiacchi, con qualche linea di febbre e un po’ “svarionati” nei primi giorni. Non ci era mai capitato di fare dieci gradini e doverci fermare con il fiatone!

Sabato 10 Agosto 2013: CUSCO

Nonostante il “soroche” (mal d’altura) facciamo due passi per la città cercando di organizzare la nostra permanenza dei giorni successivi. Dall’Italia avevamo ipotizzato, leggendo molti racconti in internet e l’immancabile Lonely Planet, un programma di massima. Ci rendiamo tuttavia conto molto in fretta che è veramente difficile visitare molti luoghi se non partecipando a un tour organizzato per turisti.

Apro una parentesi che vale un po’ per tutto il viaggio: è utile o no partecipare ai tour organizzati? Nella nostra esperienza i VANTAGGI sono stati molti…

Primo: presenza di una guida che spiega (quasi sempre in spagnolo e inglese) la storia, la cultura, le tradizioni, ecc….

Secondo: possibilità di vedere posti che da solo non riusciresti a vedere (oppure che richiederebbero molte informazioni riguardo agli spostamenti, ai tempi, ai costi). In alcuni luoghi (ad esempio sul Titicaca organizzare una piccola escursione da soli ci ha richiesto un giorno intero).

Terzo: il prezzo. I tour non costano molto (generalmente tra i 20 e 40 soles) e includono tutto. Viaggiare con i mezzi pubblici costa meno, ma con enormi difficoltà di spostamento, mentre viaggiare con un taxi privato spesso costa molto di più del tour (bisogna pagare al tassista il viaggio di andata, il tempo di attesa in cui si visita il posto e il viaggio di ritorno). Insomma, per molte attività, o avete giorni da spendere per l’organizzazione oppure l’unica soluzione restano i tour per turisti.

SVANTAGGI. Primo: i tour sono spesso frettolosi. Permettono di vedere molte cose, ma lasciano appena il tempo per qualche foto, senza la possibilità di godersi il luogo. Secondo: le guide. Qui va a fortuna. A volte sono molto brave e appassionate, a volte raccontano solo una storiella imparata a memoria.

Terzo: i tour sono tutti uguali! Mille agenzie che propongono i soliti tre tour tutti con partenza alla stessa ora, che fa visitare gli stessi posti, ritorna alla stessa ora e ha all’incirca lo stesso costo. Fantasia zero, possibilità di personalizzare il tour zero. Quarto: si vede benissimo che i “nativi” che si incontrano sono in realtà dei teatranti e che mostrano ciò che il turista si aspetta.

Detto questo fate vobis. Noi abbiamo partecipato ai tour solo quando lo abbiamo ritenuto indispensabile.

Il pomeriggio del 10 agosto abbiamo partecipato al City tour di Cusco (dalle 14 alle 18, costo 25 soles). Per vedere tutte le rovine nei dintorni di Cusco è necessario comprare il Boleto Turistico (130 soles, durata 10 giorni). Nel tour sono incluse le visite a Qorichancha, Sacsaywaman, Qenqo, Tambomachay e Pukapukara. Nonostante spesso si vedano rovine “molto rovinate” e ci siano spesso solo ipotesi e leggende, a me il tour è piaciuto molto, a Mary un po’ meno. In questo caso la guida è necessaria, altrimenti si capisce davvero poco.

A cena ci fermiamo in un ristorantino in zona San Blas, dove per 15 soles prendiamo una buona minestra di verdura, alpaca a la plancha e un dolcetto. Frequentemente i ristoranti fanno menu turistico molto convenienti. Ad esempio un secondo costa sempre tra 20 e 30 soles ma con il menu turistico costa solo 15-20 (e in più si hanno un primo e un dolce).

Domenica 11 Agosto 2013:CUSCO E PISAC

Oggi abbiamo deciso di fare da soli. Con un combi, cioè un piccolo pullmino pubblico a 9 posti (1 ora circa, 5 soles a testa) andiamo a Pisac, sapendo che la domenica c’è il mercato. Speravamo in qualcosa di tipico, ma in realtà troviamo un enorme mercato di bancarelle per turisti con le solite cuffie, guanti, maglioni in simil-alpaca. In un angolo della piazza c’è il mercato vero e proprio con frutta, verdura, sacchi di foglie di coca (!), patate, ecc…

Come consigliato dalla Lonely andiamo alla chiesetta per partecipare alla messa in lingua quechua. Si tratta di una messa cattolica celebrata metà in spagnolo e metà in quechua. Come spesso accade, il fatto che sia pubblicizzato dalla Lonely fa in modo che ci siano molti turisti. La chiesetta è piccola e i nativi sono abbastanza pochi. Ciononostante i vestiti, i colori, i volti trasmettono le usanze tradizionali del popolo. Io ho nuovamente la febbre da altitudine per cui dopo la messa facciamo qualche foto (con costante richiesta di una propina, cioè della mancia) andiamo al mercato, compriamo un po’ di frutta e mangiamo su una panchina. Compriamo qualche souvenir da classico turista (cuffie, magliette, un ciondolo). Nota sui regali: in tutte le bancarelle che abbiamo incontrato in ogni città del Perù gli oggetti sono sempre gli stessi! Stesse cuffie,stessi guanti, stesse tele… che vengono vendute come alpaca, ma che in realtà hanno solo il 20% di alpaca e 80% sintetico. Questo permette di tenere i prezzi bassi (tutto a 10-30 soles) anche se la qualità è scarsa. Per capi in vero alpaca entrate in alcuni negozi in centro città, ma un maglione 100% alpaca (o baby alpaca) vi costerà 200-300 soles. Nel pomeriggio avremmo voluto andare alle rovine di Pisac, ma stanchi e febbricitanti torniamo a riposare a Cusco.

Lunedì 12 Agosto 2013: CUSCO-AGUAS CALIENTES

La mattina andiamo al mercado di San Pedro, in centro a Cusco. All’interno, oltre a qualche solito gadget, si possono trovare banchi alimentari di ogni genere: frutta, verdura, pane, formaggi, carni fresche, prodotti essiccati, interiora di animali, succhi, ecc… E’ un bellissimo posto per fare fotografie (qualcuna un po’ di nascosto) perché si vedono i prodotti tipici della terra e alcuni elementi della tradizione (ad esempio feti di alpaca da offrire alla Pachamama). Nel mercato c’è una zona dedicata alla ristorazione. Sono delle bancarelle a basso costo e scarsa igiene per peruviani e, nonostante qualche timore, ci fermiamo. Mangiamo in modo molto semplice, ma saporito: riso, salsiccia, patate e banane fritte, uova strapazzate, un’inka kola (la bevanda nazionale dal color cedrata e sapor big babol: terribile, ma da provare). Il tutto per 4 soles a testa e senza alcun effetto indesiderato. Nel pomeriggio prendiamo un combi per Ollantaytambo (1 ora e mezza, 15 soles a testa). Qui vediamo le rovine che sono affascinanti e imponenti. Per fortuna ci siamo fatti spiegare le rovine da guida (35 soles per un’ora) altrimenti non avremmo capito molto. Le rovine ci sono piaciute molto, in particolare per tutti i significati legati ai solstizi, equinozi, costellazioni, ecc… Per questo consigliamo la guida (il prezzo, come sempre in questi paesi, è da contrattare: inizialmente propongono quasi il doppio di quello a cui talvolta si può giungere contrattando). Alle 19.00 prendiamo il treno (57 USD a testa, comprato dall’Italia con largo anticipo) e arriviamo ad Aguas Calientes per le 20.45. Prendere il treno è un evento: bisogna presentarsi con mezz’ora di anticipo, controllo passaporti, musica a bordo, personale in divisa per ogni carrozza, con quella dose di serietà e impegno da parte del personale di bordo che stupisce e fa un po’ sorridere. Velocità di crociera nettamente inferiore a quella del ciclistico giro d’Italia. Aguas Calientes è, come immaginavamo, un posto anonimo e solo per turisti. Cenetta tranquilla e a dormire, domani ci aspetta una levataccia.

Martedì 13 Agosto 2013: MACHU PICCHU

Giornata superba. Sveglia alle 5.15, colazione e alle 6 siamo in coda, che è lunghissima ma scorre veloce. Alle 6.30 siamo sul bus (19 dollari USD a testa, andata e ritorno!) e alle 7 siamo dentro le rovine di Machu Picchu. I bus partono dalle 5.30, ma per essere i primi bisogna essere in coda dalle 4.20 (così ci han detto). Grazie dell’informazione, ma siamo in vacanza! Le rovine, inutile dirlo, sono stupefacenti. Dedichiamo le prime ore a fare delle foto e a goderci la visuale, il panorama e l’atmosfera. Il sole che sorge illuminando il lato destro del Wayna Picchu è veramente affascinante. Riposiamo un po’, facciamo una pennichella e poi decidiamo di fare la camminata indicata dalla Lonely Planet come una piacevole passeggiata (serve il biglietto Machu Picchu + Montana). In realtà la camminata si rivela un’escursione a gradoni fino in cima alla montagna Machu Picchu che richiede 2 ore in salita (fermandosi ogni tanto). Di sicuro non è una semplice passeggiata, ma il panorama che si gode dalla cima è devastante: 360° di Ande, vegetazione a perdita d’occhio e la vista delle rovine di Machu Picchu che dall’alto appaiono ancora più affascinanti. Purtroppo ci possiamo fermare poco perché alle 13 bisogna già scendere. Ritorniamo così alle rovine. Io sono molto stanco, Mary praticamente distrutta. Visitiamo velocemente il resto del sito, e spossati torniamo ad Aguas Calientes. In sintesi: la camminata fino in cima alla montagna Macchu Picchu per me è stata fantastica, ma ovviamente chiede un tempo di almeno 4 ore in totale che vengono “rubate” alla visita del sito. Ad Aguas Calientes prendiamo il treno Vistadome (h. 17.30, 96 USD a testa) che ci porterà a Poroy (h. 20.50) e poi con un taxi (20 minuti, 15 soles a testa) raggiungiamo Cusco.

Dal punto di vista economico la visita di un giorno a MP è una follia, soprattutto paragonato al costo della vita in Perù. Ciononostante ne vale assolutamente la pena.

Mercoledì 14 Agosto 2013: MARAS e MORAY

Oggi prendiamo un tour per le saline di Maras e il sito archeologico di Moray (partenza ore 9, rientro per le 15, 30 soles a testa). Dopo un breve stop a Chinchero per vedere la spiegazione della filatura della lana e i soliti souvenir (come in quasi tutti i tour), arriviamo alle saline di Maras. Camminare tra le vasche bianche che riflettono la luce abbagliante e fare alcune foto a noi piace davvero molto. Assolutamente approvato. Il tour prosegue per il sito di Moray dove gli Incas hanno costruito dei terrazzamenti circolari per studiare le diverse tipologie di coltivazione. Affascinante. In più durante il ritorno verso Cusco abbiamo attraversato molta campagna, incrociato greggi di pecore, bambini con lo zaino, signore con vacche al pascolo, in poche parole un breve specchio del Perù rurale che finora non avevamo ancora incontrato. A Cusco cerchiamo un ristorante che possa prepararci il celeberrimo Cuy (porcellino d’India). Lo proviamo e… non ci piace. Peccato, i peruviani ce l’avevano venduto come il paradiso del palato. Li inviteremo a mangiare un buon piatto regionale italiano. Il resto del pomeriggio lo trascorriamo nella saletta comune dell’hotel sistemando i bagagli (dopo tanti spostamenti è tutto incasinato), guardando i Simpson in spagnolo alla Tv e riposando.

Alle 22.00 prendiamo il bus Cruz del Sur per Puno (35 soles a testa). Ricordate di prenotare il bus almeno il giorno prima perché a volte in stagione turistica sono pieni. Come per i tour, anche i bus hanno poca fantasia: partono tutti alla stessa ora, una o due volte al giorno. Prenotiamo il sedile cama (cioè reclinabile) al primo piano. Costa un po’ di più ma ci permette, tutto sommato, di dormire abbastanza bene.

Giovedì 15 Agosto 2013: PUNO, ISOLE UROS e SILLUSTANI

Alle 4.30 arriviamo al Polo Nord che evidentemente hanno spostato nella città di Puno, sul Lago Titikaka. Il freddo entra sfacciatamente nelle ossa. È ancora notte, così decidiamo di attendere un’oretta nel terminal sotto la copertina da viaggio. Con un mototaxi (3 soles) ci facciamo portare all’hotel, ma dormono tutti e nessuno ci apre. Per fortuna siamo in centro e andiamo nell’unico posto aperto in tutta la cittadina: il mercato centrale. Lì l’unico botteghino aperto è quello di una gentile signora che ci offre del mate de coca per scaldarci. Per fortuna i piumini scaldano abbastanza per non congelare. Dopo un’ora riproviamo e all’hotel qualcuno ci apre.

Prenotiamo due tour per la giornata: la mattina le isole Uros (dalle 9 alle 12, 20 soles) e il pomeriggio il sito archeologico di Sillustani sul lago Umayo (dalle 14 alle 18, 45 soles).

Il tour della mattina a noi non è piaciuto molto. Sicuramente le isole Uros che, costruite in canne di totora, galleggiano sul lago Titikaka sono affascinanti, ma sembra un po’ tutto finto, costruito ad hoc per turisti, con tanto di giro su una barca stile Kon Tiki e offerta di 10 soles per aiutare i poveri abitanti delle isole. Ad ogni modo si tratta di una caratteristica tipica del lago Titikaka che vale la pena di vedere. Tornati a Puno assaggiamo l’altra specialità peruviana: il Cheviche. A me non dispiace, mentre a Mary proprio non va. Magari lo riproveremo durante il resto della vacanza.

Il tour del pomeriggio a Sillustani è invece davvero affascinante. In questo sito si trovano alcune torri funerarie preinca e inca. Ma a lasciare senza fiato non sono tanto le torri, quanto la loro posizione in cima a una collina che domina il blu profondo del lago Umayo. In più la guida racconta con convinzione storie e leggende sull’energia che trasuda da questo posto e sui significati simbolici legati alle tombe inca e ai loro riti funerari. Rientrati in Puno cerchiamo un ristorante con menu del giorno e, stanchi morti, andiamo a dormire.

Venerdì 16 Agosto 2013: LAGO TITIKAKA

Progettando il nostro viaggio avevamo valutato l’idea di fermarci a dormire una notte su un’isola del Titikaka (Amantanì o Taquile nella zona di Puno, oppure la Isla del Sol o de la Luna nella zona di Copacabana, Bolivia). Abbiamo tuttavia scartato questa ipotesi sia perché richiede di fermarsi qualche giorno in più, sia perché da racconti di altri viaggiatori ci sembrava l’ennesima proposta fotocopia per il buon turista. Decidiamo così di passare una giornata fai da te. Leggiamo sulla guida che la penisola di Luquina Chico, a sud est di Puno, è un posto con un panorama meraviglioso e decidiamo di andarci. E qui capiamo come sia difficile muoversi in autonomia. I bus locali per Luquina partono solo la mattina verso le 5 o le 6 per tornare a mezzogiorno. Oppure partono a mezzogiorno per tornare alle 3 della notte successiva. Una discutibile alternativa è quella di andare a Luquina e poi sperare (!) che una barca di ritorno da Taquile o Amantanì si fermi per qualche ignoto motivo e possa offrirti il passaggio di ritorno a Puno. Ehmm ipotesi scartata. Chiediamo ad alcuni taxi che ci chiedono dei prezzi fuori di testa e proviamo ad andarci da soli. Così ci armiamo di continue domande da fare alla gente e ognuno sembra offrire un’ipotesi diversa (e mai troppo convinta) per raggiungere Luquina. Tra un bus, un combi e l’altro, ci avviciniamo sempre di più a Luquina, ma passa quasi tutto il giorno. Per l’ultimo pezzo decidiamo di prendere un taxi che per 60 soles ci porterà, aspetterà un’ora e ci riporterà sulla carretera principal. Risultato: a Luquina ci siamo arrivati e ci è piaciuta molto, il panorama è stupendo e la vita rurale della gente affascinate. Ma ci è voluto un giorno intero, 7 o 8 mezzi di trasporto differenti, domande e indicazioni da parte di un sacco di persone e un costo che tutto sommato non è stato così basso. Luquina offre comunque delle possibilità di Turismo Vivencial presso le case della gente del posto che credo sia affascinante e che ci sarebbe piaciuto fare.

Le Ande mostrano all’europeo un volto diverso del popolo latino americano. Siamo abituati a pensare il latino come una persona solare, divertente e affabile, come se tutto il continente fosse un’espansione del carnevale di Rio. In realtà chi vive sulle Ande respira la durezza e l’altitudine delle montagne, ha un carattere talvolta duro e spigoloso, temprato dal freddo e dalla fatica. A tutto questo si unisce il fatto che noi turisti spesso riusciamo ad incontrare solo peruviani (boliviani e cileni) che lavorano con i turisti. Cioè che si comportano come lo stereotipo che turista si attende di vedere. Manca, a nostro avviso, la possibilità di un turismo in cui sia facilitato l’incontro con le persone del luogo, la possibilità di incontrare gente senza essere trattato da turista. E questo è un vero peccato. A questo si può rimediare facendo un’esperienza di alcuni giorni in una struttura di turismo vivencial (e dedicare parte del viaggio a questo incontro culturale) oppure cercando di parlare con la gente del luogo, chiedere informazioni, organizzare con loro un’escursione (e a questo punto… si improvvisa). Un viaggio con tour operator ha l’enorme vantaggio di permettere di visitare molti luoghi senza fatica, ma certamente elimina quel contatto umano con la cultura locale che secondo noi arricchisce e dà sapore al viaggio.

In serata rientriamo a Puno stipati su un maleodorante bus locale, ormai con il buio. Cena in centro, Mary ha preso la pizza: non un granché, ma meglio di come immaginassimo e poi a dormire presto.

Sabato 17 Agosto 2013: PUNO-LA PAZ

Sveglia alle 6, colazione e trasporto in taxi (4 soles) al terminal dei bus. Abbiamo prenotato ieri il bus per La Paz con TourPerù (35 soles, partenza alle 7.30 e arrivo a La Paz alle 16 ora boliviana) che da tutti è indicata come la migliore. Anche in questo caso la fantasia è inesistente. Tutti i bus di tutte le mille compagnie partono solo alle 7.30 o alle 14.30. Nonostante Tour Perù sia la compagnia migliore, il bus è partito in ritardo perché alcuni passeggeri, tra cui noi, erano in eccesso: avevamo i sedili 53 e 54 (scelti con l’operatore sul monitor del pc), mentre il bus aveva solo 41 posti e quindi eravamo in una specie di overbooking improvvisato. Dopo aver spostato alcuni passeggeri e fatto movimenti strani tra vari operatori siamo partiti. Fino alla frontiera il viaggio prosegue tranquillo, inizio a scrivere il mio diario di viaggio e conosciamo un ragazzo peruviano, laureando in scienze del turismo, che ci chiede di compilare un questionario sul nostro viaggio per la sua tesi. Verso le 11 arriviamo alla frontiera con la Bolivia che passiamo senza difficoltà (c’è il fuso di un’ora) e dopo poco arriviamo a Copacabana per un’ora di sosta pranzo e per cambiare bus (già incluso nel biglietto comprato a Puno). Il bus boliviano è un po’ più scassato e carica i bagagli sopra il tetto. Il tragitto lungo il lato boliviano del Titicaca è veramente stupendo e vale da solo l’intero viaggio. A un certo punto bisogna scendere dal bus per attraversare su una chiatta un piccolo stretto di lago (2 bolivianos). Arriviamo a La Paz verso le 3 locali e subito ci rendiamo conto di quanto sia intasato il traffico di questa città. Impieghiamo circa 2 ore in coda per arrivare alla stazione dei bus e da qui in poco arriviamo in taxi (12 BOB) all’hotel Sagarnaga. L’hotel è praticamente invaso dagli italiani di un’organizzazione di viaggi che deve aver prenotato tutto l’hotel. Siamo molto stanchi e su consiglio della Lonely Planet andiamo a mangiare al ristorante del vicino hotel Rosario dove finalmente facciamo una cena con i fiocchi (circa 140 BOB a testa) a base di specialità locali (quinoa, alpaca, ecc….).

Domenica 18 Agosto 2013: LA PAZ

Colazione basica in hotel (dove scopriamo che il latte caldo si ottiene aggiungendo acqua calda al latte freddo J) e giro per la città. Il mercado de la Hechicería (stregoneria) a dire il vero non è poi entusiasmante, si tratta di alcuni negozi che vendono ogni tipo di pozione, unguenti, polveri in grado di guarire da ogni male e di ottenere tutte le fortune dalla vita. Si riconoscono perché all’ingresso hanno dei feti di lama appesi che vengono venduti per offerte e sacrifici alla Pachamama. Cogliamo tuttavia l’occasione per comprare pozioni magiche da regalare ai nostri amici (amore, sesso, dominio, soldi, seduzione, fortuna sul lavoro… ce n’è per tutti i gusti). La visita della città continua con qualche via di commercio locale che tuttavia non ha molto da offrire. Inoltre essendo domenica i mercati sono chiusi e non possiamo visitarli. Anche la piazza principale, con la cattedrale e il palazzo del governo, seppur carina, merita solo una breve visita. Dopo una piacevole camminata lungo il Paseo del Prado (la via principale di La Paz) prendiamo un taxi verso lo stadio. Rinunciamo alla proposta dell’hotel di andare a vedere un incontro di wrestling in El Alto (probabilmente per turisti) e convinco Mary ad andare a vedere la partita Bolìvar-Oriente Petrolero (80 BOB a testa nella tribuna VIP). Partita di livello scarso, probabilmente una nostra serie B, nonostante il Bolìvar abbia vinto lo scorso campionato. Tuttavia è divertente vedere un pesante 6-0 con cui i padroni di casa sconfiggono gli avversari.

Per cena, sempre su consiglio della LP andiamo ad un ristorante argentino in cui finalmente dimentichiamo il pollo per dedicarci ad una buona bistecca di manzo alla brace (circa 100 BOB a testa).

Lunedì 19 Agosto 2013: LA PAZ-ORURO

Giornata interminabile. Alle 8.30 Prendiamo uno dei mille bus possibili con destinazione Oruro (20 BOB, partenze ogni mezz’ora) sapendo che il viaggio sarebbe durato 4 ore. Alle 10.30 tuttavia stiamo ancora girovagando per il quartiere di El Alto. Sarà il traffico mattutino, saranno le processioni religiose (di lunedì mattina?) sarà che ogni dieci minuti sale e scende qualcuno, ma uscire da La Paz si rivela un’impresa lunga e faticosa. La pubblicità presidenziale lungo la strada ci vuole ripetutamente e insistentemente convincere che Evo Morales ha migliorato il paese facendo questo e quello. Nessuna informazione, ovviamente, da parte dell’opposizione. Come se non bastasse a metà del viaggio ci dobbiamo fermare in un paesino per un “bloqueo” di protesta da parte di alcuni lavoratori che hanno occupato la carretera principal. Dopo un’ora abbondante l’autista scopre magicamente una stradina alternativa. Morale del viaggio: arriviamo a Oruro verso le 4 del pomeriggio. Oruro non ha niente da offrire e facciamo solo un breve giro per la città. Nota: riusciamo a prelevare contanti solo al bancomat (circuito cirrus-maestro) della banca BCP perché alle altre ci negava la possibilità di prelevare. Andiamo a ritirare i biglietti del treno per domani in stazione. Comprare i biglietti via internet (130 BOB a testa) già si era rivelata un’impresa ardua (difficoltà di registrazione, pagamenti solo con alcune carte, continui problemi con il sito) e inoltre non hai in mano il biglietto, ma solo una prenotazione che devi comunque cambiare di persona almeno tre ore prima (ma perché?) mostrando passaporto e la carta di credito utilizzata per l’acquisto. Ad ogni modo visto che il treno non c’è tutti i giorni e in questo periodo è sempre pieno, siamo contenti di averlo acquistato in anticipo. Per cena proviamo la pizza (una pizza familiare, 50 BOB per due persone) che si rivela sicuramente lontana dalla buona pizza italiana, ma comunque buonina e superiore alle poco fiduciose attese.

Martedì 20 Agosto 2013: ORURO E TRENO PER UYUNI

Visto che Oruro non ha nulla da offrire, decidiamo di concederci mezza giornata alle terme di Obrajes, distanti circa 25 km da Oruro. Dato che non abbiamo fretta scegliamo di prendere un colectivo (come anche molte persone ci avevano consigliato ieri di fare: “sono rapidi, economici, frequenti, ecc…” dicevano). Belli belli arriviamo all’incrocio dove partono i colectivos e con una tranquillità serafica ci viene detto: “Hoy no hay” – “Porque?” – “porquè hoy no trabajan”. Semplice, oggi hanno deciso di non lavorare. Contrattiamo un taxi perché ci porti, ci aspetti tre ore e ci riconduca a Oruro (100 BOB). La strada è pessima, tutta sterrata, piena di buche e di deviazioni (credo che in Bolivia ci siano più cartelli “Desvio” che “’Pare” cioè Stop). In 45 minuti di polvere arriviamo alle terme (15 BOB a testa). Dimenticate le terme di Merano. Si tratta di una piscina in cemento piastrellato di azzurro con qualche sdraio anni ’60 ai bordi. Ciononostante l’acqua è calda e siamo gli unici in piscina! Ecco perché i colectivos oggi non lavoravano. Qualche ora di sano relax ci vuole e solo verso le 11 arrivano una decina di boliviani a fare beatamente il bagno. Ci offrono anche 30 minuti di “bagno privato” in una vasca brutta e sporca. Preferiamo non usufruire di questa opportunità già inclusa nel prezzo per restare in piscina. È necessario portare il costume e la propria salvietta. Per cambiarsi ci sono delle cabine all’aperto.Altra mangiata di polvere nel ritorno fino a Oruro dove pranziamo presso un basico ristorante locale a menù unico e fisso (10 BOB a testa).

Andiamo in stazione per prendere il treno (che ha carrozze FIAT!): questa volta non possiamo lamentarci. È nuovo, pulito e puntuale anche se, come sempre, abbastanza lento. Il paesaggio che si vede uscendo da Oruro è molto bello: prima le lagune del lago Poopò, poi le montagne e le pianure aride dell’altipiano. Partenza alle 15.30 e arrivo a Uyuni alle 22.20. Lì ci attende una signorina inviata dall’agenzia con cui abbiamo prenotato il tour nei salar che ci accompagna all’hotel.

Mercoledì 21 Agosto 2013: PRIMO GIORNO DI TOUR NEI SALAR/LAGUNE – UYUNI

Premessa al tour nei salar di Uyuni: questo tour a nostro parere non può assolutamente essere perso. Nonostante tutti i disagi, le lamentele e le critiche di cui scriverò, questi posti meritano davvero la fatica e il tempo di almeno 3 giorni. Del resto ci siamo resi conto che la riuscita del tour dipende molto dalla fortuna e sia difficile poter evitare molte fregature o disagi. Ma procediamo con ordine. Leggendo la LP ci siamo informati tempo prima di partire rispetto alla scelta dell’agenzia. La LP consiglia di dedicare 4 giorni se possibile, di non badare troppo alla spesa , perché il risparmio si sarebbe trasformato in disagio ecc… Ecco perché abbiamo contattato dall’Italia diverse agenzie, confrontato prezzi, programmi, chiesto con insistenza informazioni. Non dico che sia stato tutto inutile, ma quasi. Molte (forse tutte?) le agenzie lavorano in questo modo: scrivono programmi, fanno promesse e garantiscono servizi che poi non possono o non vogliono mantenere. Inoltre sulla stessa jeep si trovano persone che hanno prenotato con agenzie diverse e hanno pagato per servizi differenti, ma che alla fine si trovano sulla stessa barca. Inoltre, nonostante avessimo il programma scritto e alcune “garanzie” inviate per email, a poco serve. Quando sei nei salar e ti accorgi che non è tutto come era stato promesso non puoi più comunicare con l’agenzia (non c’è internet né rete telefonica), hai già pagato e l’unica persona con cui lamentarsi è l’autista della jeep che risponde “sono solo l’autista”. Detto questo credo davvero che si tratti in buona parte di fortuna, di trovare un’agenzia onesta e seria. Oppure chiedere (sempre che sia possibile) di pagare metà all’inizio e metà alla fine, solo se il programma e i servizi proposti sono stati rispettati. Noi (da polli) abbiamo pagato 220 USD a testa prima della partenza. Decisamente un prezzo più elevato rispetto a quello dei nostri compagni di viaggio, per ottenere gli stessi servizi. Quindi vi sconsigliamo vivamente la www.uyunitoursbolivia.com

Chiudo la premessa dicendo che nonostante i disagi questo tour è davvero meraviglioso e vale davvero la pena farlo. Senza dubbio la parte più bella del nostro breve viaggio in Bolivia.

Ore 10.30: la jeep ci viene a prendere all’hotel per portarci all’agenzia. Qui sommariamente ci spiegano il programma e partiamo verso le 11.30. I primi due giorni li trascorriamo in compagnia dell’israeliano Matan e dello spagnolo Victor. Due buoni compagni di viaggio. La prima tappa è il cimitero dei treni di Uyuni, suggestivo e ideale per qualche foto “ad effetto”. Il nostro autista Hector ci porta poi al vicino villaggio di Colchani dove l’unico motivo della breve fermata è di farci acquistare degli oggetti di artesanias fatti di sale. La fermata successiva è all’ingresso dei salar dove gli abitanti di Colchani estraggono il sale “grattandolo” dal suolo e costruendo delle montagnette per farlo essiccare. Il panorama inizia a diventare veramente splendido. È una bella giornata di sole e il biancore delle saline è accecante. Da qui inizia la ricerca di idee per fotografie ad effetto. Da subito tuttavia ci rendiamo conto che il nostro autista non è una guida e ci dice solo: “ci fermiamo qui per 20 minuti” senza spiegare nulla. Prima fregatura: tutto il tour sarà senza una guida e ci dovremo limitare a leggere le poche righe della LP o chiedere all’autista quelle poche informazioni che sa. La tappa successiva è nel mezzo del salar dove presso una baracca ci fermiamo a mangiare. Tutti i pranzi saranno “al sacco” con delle cotolette e verdure scaldate al momento dal nostro autista. Altra fregatura: ci avevano garantito 2 litri di acqua a testa al giorno e invece ce ne sarà molto meno. Alle nostre lamentele l’immancabile risposta era: questo è ciò che mi ha dato l’agenzia. Lamentatevi con loro. Dopo pranzo partiamo e ci immergiamo nel salar. Sembra di volare sulle nuvole e tutto il biancore elimina la percezione della profondità rendendo il tutto surreale. Verso le 4 arriviamo al nostro “alloggio” a Coquesa, alle basi del vulcano Tunupa. L’albergo è una vera e propria catapecchia e rimaniamo sorpresi quando l’autista ci dice che per oggi abbiamo finito e che domattina potremo salire (senza nessuna guida!) sul vulcano. Lui ci aspetterà a mezzogiorno per spostarci alla tappa successiva. Abbastanza arrabbiati facciamo due passi nei dintorni (siamo ai bordi del salar) per distenderci e il luogo è in effetti davvero incantevole. Il sale crea alcune piccole lagune ai bordi, dove dei fenicotteri se ne stanno tranquilli vicino a noi. La serata trascorre piacevolmente tra racconti spagnoli, umorismo (freddo) israeliano, e spiegazioni delle specialità culinarie italiane. Altra magagna: per la doccia ci viene chiesto di pagare ulteriori 10 BOB a testa (mentre l’agenzia aveva garantito fosse inclusa, lo stesso succederà la notte successiva). Notte al gelo, ma lo sapevamo. Dormiamo vestiti nel nostro sacco a pelo a 5° C e non patiamo troppo freddo.

Giovedì 22 Agosto 2013: SECONDO GIORNO DI TOUR NEI SALAR/LAGUNE – UYUNI

Colazione modello astronauti: acqua calda e tutto in polvere. Decidiamo di fare la camminata da soli e in circa un’oretta (abbastanza facile, anche se l’altura si fa sentire) raggiungiamo i 4000 metri. Qui volendo si può chiedere ad una guida di spiegare la storia/leggenda della mummia ritrovata qui (60 BOB a gruppo). A noi non interessa. Ci godiamo la vista del salar che visto dall’alto è ancora più grande. Scendiamo e dopo il solito pranzo (ah… la pasta è un contorno per la cotoletta di pollo…) andiamo in jeep all’Isla del pescado (Inkawasi, 30 BOB a persona). È un’isoletta solitaria in mezzo al biancore del salar, sulla quale crescono dei cactus giganti. A noi piace molto, mentre ai nostri amici, forse per la rabbia contro la malaorganizzazione, no. Quando abbiamo finito di visitare l’isola dobbiamo aspettare circa due ore che arrivi un’altra jeep con altri turisti che si uniranno a noi, mentre Victor e Matan torneranno a Uyuni. Si tratta di un tentativo scalcagnato di far combaciare le esigenze di chi come noi voleva fare il tour di 4, chi 3, chi 2. Senza tenere conto che tutto questo va a danno dei programmi concordati in precedenza. Nella nostra esperienza il tour migliore è quello di 3 giorni, perché il nostro 4 giorno è stata semplicemente un’estensione dei tempi e dei costi, senza nessun vantaggio. Dopo aver riorganizzato i gruppi ci troviamo sulla jeep con una coppia di francesi, un brasiliano e un filippino, tutti con viaggi prenotati da agenzie diverse. Arriviamo all’hotel di sale che è decisamente migliore di quello del giorno precedente, anche se decisamente spartano. Cena con zuppa di primo e pasta al pomodoro di secondo. La serata trascorre con una sfida internazionale a ramino.

Venerdì 23 Agosto 2013: TERZO GIORNO DI TOUR NEI SALAR/LAGUNE – UYUNI

Sveglia, senza motivo, con un’ora di anticipo, colazione da astronauta e partenza verso le 8. Trascorreremo praticamente tutto il giorno sulla jeep, attraverso il deserto, fermandoci frequentemente per vedere vulcani, lagune, fenicotteri, formazioni rocciose, ecc… Il paesaggio è meraviglioso e disarmante. Centinaia di km senza il segno della presenza dell’uomo con paesaggi mozzafiato. Le lagune sono spesso abitate da fenicotteri che si lasciano fotografare senza chiedere la propina. Fa molto freddo e è necessario il piumino. Inoltre (a differenza dei giorni precedenti, il cielo è molto nuvoloso e il vento colpisce mica male). Visitiamo la laguna Hedionda, la laguna BLA BLA. Arriviamo per le 16 all’albero di pietra e da lì alla laguna colorada che ci colpisce molto per il colore rosso intenso (nonostante le nuvole). Entriamo così nel parco nazionale (150 BOB, che probabilmente si dividono equamente l’autista e il poliziotto). La luce sta scemando, ma riusciamo comunque a fare qualche bella foto. Siamo a 4200 mslm. L’autista ci informa che potrebbe nevicare durante la notte e che nel caso bisognerà decidere il da farsi. L’ostello è un bivacco di montagna con camerate gelide, senza corrente di notte (portate una torcia) e bagni in comune senza acqua (solo un bidone con dell’acqua per tutti). Dormiamo vestiti, nel sacco a pelo 5° e sotto le coperte. Il lato positivo è che durante la notte non patiamo il freddo.

Sabato 24 Agosto 2013: QUARTO GIORNO DI TOUR NEI SALAR/LAGUNE – UYUNI

Sveglia alle 5. Quando siamo tutti a tavola l’autista ci comunica che è nevicato e che dobbiamo aspettare le 8 per capire cosa possiamo fare. In programma avevamo la laguna verde e i geyser (con tanto di bagno) a 5000 metri, per poi passare la frontiera con il Chile a Hito Cajon per arrivare a San Pedro de Atacama verso le 12.00, mentre i nostri compagni sarebbero tornati a Uyuni. Torniamo a dormire un’oretta e quando ci svegliamo ci dicono che in montagna è nevicato parecchio e che le frontiere sono chiuse. Che si fa? Non resta che tornare a Uyuni (non sappiamo per quanti giorni la frontiera sarà chiusa). Siamo molto dispiaciuti sia perché ci piaceva molto l’idea dei geyser e del bagno a 5000 m, sia perché ora non sappiamo quanti Km e giorni ci metteremo per arrivare a San Pedro (mentre normalmente ci separavano solo 70 km e 2 h di viaggio. Passiamo tutta la giornata in jeep ripercorrendo sostanzialmente le stesse strade di ieri, avvolti dalle nuvole, mentre nevica e il paesaggio è affascinante e spettrale. Arriviamo, allucinati, a Uyuni verso le 18. E ora? Ci dicono che si può prendere il giorno dopo (alle 4 di notte) un bus per Avaroa, passare il confine con il Chile a Ollague, da lì prendere un secondo bus per Calama e un terzo per San Pedro de Atacama. Chiediamo se la frontiera sia aperta (ci avevano detto che era chiusa) e alcuni amigos garantiscono che sia aperta mentre altri garantiscono che sia chiusa. Ennesima conferma dell’inaffidabilità delle agenzie boliviane. Decidiamo di rischiare, anche perché siamo davvero stanchi e di fermarci ad Uyuni proprio non ne abbiamo voglia. Compriamo i biglietti (120 BOB a testa per il tragitto fino a Calama) e cerchiamo un hotel. Troviamo un’orrenda topaia (come direbbe Fantozzi) proprio vicino alla fermata dei bus che costa solo 100 BOB per una tripla (con noi dorme anche Oscar, un ragazzo Brasiliano conosciuto durante il tour). Il prezzo è bassissimo, così come la qualità dell’hotel e la temperatura dell’acqua delle docce. Mary si addormenta quasi subito, mentre io esco e, senza troppe pretese mi fermo nel primissimo ristorante che trovo (a questo punto uno vale l’altro), mangio una milaneza (!) con il solito arroz e papa, mi consolo con una cerveza Cusquena e volo a dormire.

Domenica 25 Agosto 2013 viaggio della speranza: UYUNI-AVAROA-OLLAGUE-CALAMA-SAN PEDRO DE ATACAMA

La notte passa lentamente tra telefoni che squillano, persone che parlano, campanelli, valigie che sbattono sulle scale. I muri sono di cartone e si sente tutto, oltre ai morbidi materassi eminflex. Sembra di dormire in stazione. Sveglia definitiva alle 3.30 e partenza in bus. Arriviamo alla frontiera boliviana alle 8, per fortuna dormendo. Le procedure di uscita dalla Bolivia sono per fortuna semplici. Da lì il bus avanza 400 metri fino ad un cartello che indica BOLIVIA ßàCHILE. Attendiamo. Attendiamo. Attendiamo. Ci dicono che la frontiera chilena è al momento chiusa perché non c’è la corrente. Si presenta lo spettro del ritorno ad Uyuni… sono circa le 13 quando per fortuna ripartiamo verso il Chile. Le operazioni di entrata hanno tempi biblici, circa un’ora in piedi per far entrare un centinaio di persone. Ma il bello è alla dogana. Ognuno di noi prende il proprio bagaglio e attende all’esterno, in una bufera di sabbia, di poter entrare nello sgabuzzino di controllo. Il vento è forte e i granelli di sabbia picchiano come mille aghi sul volto. Dopo un quarto d’ora riusciamo ad entrare e il simpatico poliziotto chiede serafico: “avete frutta?” – “No” – “allora avanti”. Eh? Tutto questo per chiedere solo se avevamo frutta? Questa tempesta di sabbia tra l’altro mi procurerà una bella congiuntivite che curerò nei giorni successivi. Finalmente alle 14.30 ripartiamo e arriviamo a Calama per le 17.45, appena in tempo per l’unico bus verso San Pedro. Ovviamente senza valuta chilena ci concedono di pagare in dollari, con cambio approssimativo. Alle 19.30 siamo a San Pedro de Atacama. Ci dicono che è il primo bus degli ultimi da due giorni perché è nevicato molto forte. A San Pedro ci fermiamo nel primo hotel che incontriamo che sfortunatamente è l’Hostel International di calle Caracoles (36.000 pesos). Nonostante fosse consigliato dalla LP è veramente brutto e maleodorante. Ci garantiscono l’acqua calda per la doccia e, dopo averla fatta fredda ci dicono “che volete, siamo nel deserto”. Per fortuna ci consola un’ottima cena al ristorante Tierra di calle Caracoles che ci regala un ottimo bife de lomo (menu del turista 7000 pesos chileni).

Lunedì 26 Agosto 2013: SAN PEDRO DE ATACAMA

Sento una goccia d’acqua. Poi un’altra. Apro gli occhi e mi rendo conto di essere in Chile. Guardo il soffitto e vedo del plexiglas trasparente. Un’altra goccia. Realizzo che sul tetto c’è della neve e che il sole la sta sciogliendo facendo piovere sul nostro letto. Richiudo gli occhi e sento un rumore molto vicino. Li apro e mi prende un colpo quando vedo un cane che cammina beatamente sopra i miei occhi sul tetto dell’ostello. Speriamo solo che il plexiglas regga, altrimenti ci ritroviamo il cane in braccio. Credo che cambieremo albergo. La mattinata passa esplorando il paesello. In effetti SP, pur essendo molto turistica è davvero piacevole. La via principale (Caracoles) è in terra rossa battuta e si respira, finalmente, un’aria di leggerezza, pulizia e modernità. Per chi come noi proviene dalla Bolivia e in particolare dal salar, sembra di arrivare in paradiso. Il Chile è veramente molto più moderno, offre più servizi, più igiene, più affidabilità. E, proporzionalmente, i prezzi sono molto più elevati, anche se comunque più bassi che in Italia. Le due agenzie a cui ci siamo rivolti sono in effetti precise e oneste: Turistur e DesertAdventure. Tutte offrono le stesse proposte, talvolta a prezzi diversi, ma stanchi di inaffidabilità ci affidiamo a queste due che sono le più famose. Tutte ci dicono che a motivo della straordinaria nevicata dei giorni scorsi tutti i tour sono chiusi fino a data indefinita. Un negoziante di 40 anni circa ci dice che non ha mai visto nevicare a san Pedro e che a sua memoria nessuno gli ha mai raccontato della neve. La legge di Murphy è con noi. Cerchiamo un hotel e scegliamo il Katarpe. Uno dei migliori hotel di tutta la vacanza. Ci sentiamo davvero di consigliarlo: pulito, economico, personale gentilissimo, doccia calda a volontà (25.000 pesos, meno dell’Hostel international). Nel pomeriggio per fortuna è attivo il tour del sandboard con inclusa la valle della muerte e valle della luna. Su consiglio LP scegliamo Atacamaincatour www.sandboardsanpedro.com che si trova nella piazza principale. Veramente bravi. Alle 14 partiamo con Sebastian e Pablo che saranno i nostri simpatici istruttori-guide nel nostro tour del pomeriggio (15.000 pesos per persona). Passando per la suggestiva Valle de la muerte arriviamo ad una collina dove per un’ora e mezza tentiamo di fare sandboard. Pur sapendo sciare non abbiamo mai fatto snowboard, ma l’esperienza si mostra più facile e divertente del previsto. La sabbia crea più attrito della neve e inoltre le cadute sono morbide per cui imparare è abbastanza facile. La fatica maggiore è risalire la collina a piedi con la tavola in mano. Verso le 16 andiamo nel parco della valle della luna (2000 pesos per persona), con le sue colline e montagne di sabbia ricoperte da un sottile strato di sale, rendendole così un paesaggio “lunare”. Visitiamo velocemente le miniere di sale (serve una torcia frontale e non soffrire di claustrofobia) e poi con una breve camminata saliamo su una montagna dove, tra una battuta di Sebastian e un bicchiere di Pisco Sour ammiriamo i colori del tramonto. Consigliamo vivamente questa escursione con questa agenzia. Ceniamo nuovamente al Tierra e alle 21 andiamo al tour astronomico (18.000 pesos per persona) prenotato la mattina con SPACEOBS. È un’esperienza meravigliosa, ma che freddo! Nonostante i piumini, due ore all’aperto nel deserto dell’Atacama congelano le ossa. Detto questo, il tour astronomico a nostro parere non può essere saltato. Le guide sono astronomi professionisti (marito e moglie) che spiegano (potete scegliere il tour in spagnolo o inglese) in modo appassionato come “funziona” il cielo, le stelle, costellazioni, galassie, ecc… Viene voglia di iniziare a studiare l’astronomia! Rientriamo verso mezzanotte per una lunga e rilassante notte.

Martedì 27 Agosto 2013: SAN PEDRO DE ATACAMA

Mattinata dedicata a dormire a volontà, doccia calda e riposo. Pranzo al sacco con empanadas da forneria (2000 pesos). Questa mattinata avremmo voluto fare l’escursione ai geysers del Tatio, ma ancora una volta non possiamo. Si vede che non stiamo molto simpatici sia ai geysers boliviani che a quelli chileni. Il tour è chiuso ancora per alcuni giorni come del resto molti altri. Possiamo scegliere tra il salar e la laguna Chaxa con i fenicotteri e la laguna salata Cejar. Scegliamo la seconda possibilità con DesertAdventure (20.000 pesos a testa + 2000 di ingresso al parco) perché la prima ci sembra simile al paesaggio visto nel salar di Uyuni in Bolivia. Partenza alle 15, la prima tappa è la laguna Cejar che ha la particolarità di essere salata come il mar Morto. Ovviamente faccio il bagno e si galleggia facilmente, anche se a differenza del mar morto qui la temperatura dell’acqua che scende dai ghiacciai della cordillera è di 10 gradi. Dopo aver visto los ojos del salar (due buche d’acqua non particolarmente interessanti, ma utili per qualche foto ad effetto “specchio”) arriviamo alla laguna Tebiquinche dove vediamo il tramonto bevendo un pisco sour. Questa escursione ci è piaciuta, ma non ci ha entusiasmato. A San Pedro prendiamo alle 20.25 un Bus per Calama e da qui alle 23.20 un bus per Iquique (Turbus, costo totale 20.000 pesos a persona). Gli ultimi posti disponibili erano in fondo al bus, davanti alla toilette, vi lasciamo immaginare gli odori di cui abbiamo beneficiato per tutta la notte.

Mercoledì 28 Agosto 2013: IQUIQUE viaggio verso ARICA

Arrivo verso le 5 e aspettiamo un paio d’ore nella stazione dei bus. Mary dorme (beata lei), io cerco di capire qualcosa tra le 20 compagnie di trasporti che offrono spostamenti per Arica. Con un taxi andiamo al flying park di Altazor. L’idea di provare il parapendio è in realtà di Mary, visto che io soffro di vertigini, ma visto che ci siamo, do la colpa a lei e decido di provare anche io. Altazor è un’organizzazione internazionale di parapendio molto seria e affidabile. Al flying park pisolino sull’amaca e poi via, raggiungiamo con un minibus uno spiazzo sulla cima della montagna (500 mslm) che si erge alle spalle della città. Dopo qualche spiegazione su cosa fare al decollo e all’arrivo, si parte. É il nostro battesimo di volo. In tandem l’istruttore è dietro di te che siedi davanti a goderti il panorama e sentire il vento che ti trasporta. Nonostante le vertigini non ho provato alcun fastidio. L’esperienza è davvero unica e ci è piaciuta molto. Si vola per circa 30 minuti e si atterra sulla spiaggia di Iquique, davanti all’oceano Pacifico (costo 40.000 pesos a testa, più 10.000 nel caso in cui si vogliano le foto scattate durante il volo). Se vi interessa ricordate di contattarli dall’Italia per prenotare il volo.

Pranziamo in centro e visitiamo la città. Notiamo nuovamente come la LP a volte si lasci inutilmente trasportare dall’entusiasmo. La “disarmante Iquique” non è niente di eccezionale. Una piazza carina e una via pedonale, niente di più, almeno a nostro parere. Se Iquique è disarmante non capisco come possano essere definite Roma, Parigi o Firenze.

Alle 16.00 nuovamente in bus (5.000 pesos a testa) verso Arica. Lungo il tragitto guardiamo sul pc il film “I diari della motocicletta” e ci godiamo il tramonto oltre le dune di sabbia che ci separano dal Pacifico. Nonostante il tramonto sia una costante valorizzata in molte delle nostre escursioni, è nuovamente bello osservare il cielo che si accende e il sole che scompare dietro le dune della costa. Arriviamo ad Arica verso le 20. Cerchiamo il nostro hotel prenotato con booking.com, ceniamo (Mary prende una terribile pizza sommersa da formaggio e olive) e ci addormentiamo come sassi. Ad Arica avevamo ipotizzato inizialmente di fermarci per due giorni, in modo da poter fare un’escursione a Putre e al Parque Nacional de Lauca (costo preventivato 120.000 pesos a testa, tutto incluso con raicesandinas.com), ma visto che abbiamo perso un paio di giorni tra Bolivia e Chile, decidiamo di rinunciarvi.

Giovedì 29 Agosto 2013: ARICA-TACNA-AREQUIPA

Ci sono alcune dinamiche che un europeo non riesce a capire in Sudamerica. Un turista non può che adattarsi. Per attraversare il confine Chile-Perù non ci sono autobus e se ci sono fanno di tutto per non farteli scoprire. Devi (praticamente per forza) prendere un taxi condiviso con altri turisti (3000 pesos a testa) che in un’ora e mezza ti porta a Tacna, oltre la frontiera. Tutto sommato è una soluzione rapida, frequente ed economica. Per fortuna le formalità di uscite dal paese sono molto più rapide di quelle in entrata (lo spettro della tempesta di sabbia di Avaroa ci mette ancora timore). Da Tacna alle 13 prendiamo un bus per Arequipa (18 soles a testa). “A che ora arriva?” chiediamo? “mah, verso le 6-7, forse alle 8” ci rispondono. Ok, non abbiamo ancora capito che certe domande non dobbiamo farle. Molte compagnie di viaggio pubblicizzano tra i loro punti di forza la puntualità. Del resto hanno ragione. Non dichiarando l’ora prevista di arrivo è impossibile arrivare in ritardo! Arriviamo alle 8 nel miglior hotel della vacanza (Hostal Casa del Melgar, 190 soles a notte): una casona (casa coloniale) colorata, con un bel giardino floreale e dei patii, una camera enorme con bagno. Consigliata.

Venerdì 30 Agosto 2013: AREQUIPA

Arequipa è, a confronto con le città peruviane viste finora, un po’ più moderna e con un centro più cittadino. Chiamata “la ciudad blanca” a motivo della bianca pietra sillar con cui sono costruiti gli edifici del centro, è gradevole da visitare. Oggi è la festa di Santa Rosa da Lima, patrona del Perù e in Plaza de Armas si svolge la manifestazione delle forze armate (un po’ come il nostro 2 giugno). A dire il vero i “moderni” mezzi messi a disposizione della polizia locale sono sufficientemente datati: i militari si esibiscono in improponibili esercizi di coordinazione e in esilaranti sfilate in equilibrio sulla moto eseguendo la mossa dell’angelo o quella dell’inca. Speriamo che nessuno nemico militare del Perù abbia visto questa brillante esibizione delle forze armate nazionali.

Pranziamo in un Burger King (il primo in tutto il viaggio!) e nel pomeriggio visitiamo il Monasterio de santa Catilina (35 soles per persona). É molto grande, servono circa due ore per visitarlo. Affascinante per la sua storia (molto lunga per gli standard locali) a noi piace soprattutto per i colori intensi delle mura (arancione, rosso e blu) che offre spunti per interessanti foto con la luce pomeridiana. Shopping con gli ultimi souvenir in città e cena (questa volta il menù del turista ci frega: è economico, ma particolarmente scarso) dietro la cattedrale.

Sabato 31 Agosto 2013: AREQUIPA e viaggio verso PARACAS

Personalmente ritengo che se si decide di non fare l’escursione a vedere i Condor al Canyon del Colca (si può fare in due giorni o in uno solo, con una levataccia alle 3 di notte), un giorno per vedere Arequipa sia sufficiente. Noi abbiamo deciso di fermarci un secondo per riposare un po’. Il tour de force è stato abbastanza serrato “y necesitamos descansar un poco”.

Facciamo una passeggiata (in tutto 2 ore) consigliata dalla LP camminando fino a Yanahaura dove c’è un bel mirador sulla città (ma niente di imperdibile). Assaggiamo il famoso queso helado. Pensavamo, dal nome, che fosse in qualche modo formaggio, mentre in realtà si tratta di un gelato con un gusto misto tra crema, cocco e cannella. Non male. Camminiamo ancora fino al quartiere Cayma, dove su una piazzetta si affaccia la graziosa chiesetta di San Miguel Arcangel. Si sta celebrando un matrimonio e ci fermiamo a osservare tradizioni e usanze locali, improbabili addobbi floreali e originali abiti eleganti peruviani.

Ci fermiamo a pranzare al ristorante Sol de Mayo, all’incrocio tra Avenida Ejercito e calle Jerusalen. Con un bel giardino interno è davvero piacevole ed elegante (esteticamente il migliore del viaggio) dove mangiamo piatti tradizionali criollos (menu turistico 20 soles per persona). Consigliato.

Il pomeriggio alle 15 seguiamo un tour gratuito a piedi per il centro della città (mancia caldamente suggerita). Per informazioni andate allo sportello di informazioni iPerù in plaza de Armas. Il ragazzo che fa da guida spiega alcuni monumenti, chiese, la storia della città, mostra alcuni negozi di strumenti musicali e di lavorazione del cuoio. Il tour risulta piacevole e mostra alcune caratteristiche di Arequipa che da soli non si potrebbero mai vedere e comprendere. Alle 19.30 prendiamo il (poco economico) bus di Cruz del Sur (140 soles). É infatti l’unico bus che effettua questa tratta ad un orario per noi comodo (l’altra compagnia è Oltursa che parte alle 7.30 e alle 21.00). Ovviamente nessuno ci sa dire a che ora arriveremo e se domattina riusciremo a prendere in tempo il tour delle Islas Ballestas. Lo steward di bordo propone durante la serata attività ricreative come balli con musica e tombola. Come sempre la musica è altissima, lo steward si improvvisa vocalist e intrattiene il pubblico raccontando aneddoti e barzellette, invitando i divertiti clienti in prestazioni di danza nel corridoio del bus. Noi a dire il vero avremmo preferito dormire. Tutto sommato il viaggio sui sedili “cama” è comodo e riusciamo a dormire bene.

Domenica 1 Settembre 2013: PARACAS

Arriviamo alle 7.45 e la LP dice che tutti i tour per le isole Ballestas partono alle 8. Accettiamo così la proposta del primo offerente (40 soles a testa + 5 di ingresso al parco) ipotizzando che tutti i tour siano uguali. Su una barca moderna (realmente!) vediamo il famoso candelabro disegnato (non si sa da chi, quando e perché) tra le sabbie della collina e arriviamo alle isole, precedute da un forte odore di guano. Sono isole abbastanza grandi e letteralmente ricoperte da uccelli. Sono decine di migliaia che ricoprono come un tappeto le isole e volano sopra le barche (lasciando a volte dei ricordini…). Lo spettacolo è affascinante. Si possono vedere anche dei leoni marini spiaggiati sugli scogli, pinguini di Humboldt o dei bei pellicani con il loro lunghissimo becco. La presenza di molte barche di turisti che si avvicinano agli scogli non rende meno “naturalistica” l’esperienza. Torniamo verso le 10.30 e andiamo al Paracas Backpackers’ House che avevamo prenotato. Ci accoglie il gentilissimo e attivo Alberto. Questo ostello è una buona soluzione. Economico, pulito, centrale (70 soles, camera con bagno privato). Alberto ci propone l’escursione per la Reserva Nacional de Paracas (per 20 soles a persona + 5 di ingresso al parco, a fronte dei 35+5 chiesti da altre agenzie). Partiamo alle 11.30 e visitiamo l’obelisco (orribile), il museo della riserva (fattibile) e poi entriamo nella penisola dove più volte il bus si ferma per mostrare punti panoramici, la Cattedrale di roccia, la spiaggia rossa ecc… Niente di eccezionale, ma visto che non c’è altro da fare a Paracas direi che vale la pena di vederlo. Il tour si ferma infine a Lagunillas, un micro paese fatto da tre ristoranti per turisti con una piccola baia per pescherecci. Ci consigliano di mangiare al ristorante “El Che” (30 soles a persona) dove hanno pesce fresco e in effetti è veramente ottimo (mentre il risotto è buono, ma non eccezionale). Questo buon pranzo di pesce ha riscattato l’escursione! Torniamo a Paracas verso le 16 e abbiamo tempo per riposare in camera. Per cena Alberto ci consiglia il ristorante Joselyne che si rivela invece una delusione (80 soles). La zuppa è orribile e il pesce fresco non è nulla di speciale. Il ceviche (sono recidivo, ho voluto riprovare) è decisamente meglio che a Puno, anche se il suo sapore così forte lo rende un piatto lontano dalle nostre abitudini.

Paracas a me è piaciuta, in particolare l’escursione delle islas Ballestas, mentre la riserva merita decisamente meno. Credo valga la pena di fermarsi un giorno a Paracas anche perché così si divide il lungo viaggio Arequipa-Lima. Molte persone visitano anche le linee di Nazca. Potrebbe essere una valida alternativa che tuttavia noi abbiamo scartato poiché i voli non sono ancora del tutto sicuri (pochi anni fa ci sono stati ancora degli incidenti mortali). Una valida alternativa potrebbe essere anche fermarsi nella zona di Ica e fare sandboard a Huacachina.

Lunedì 2 Settembre 2013: VIAGGIO PARACAS-LIMA e visita alla città di LIMA

Per andare a Lima la soluzione più turistica è prendere un bus di Cruz del Sur oppure di Oltursa che costano entrambi 60 soles a testa. Per risparmiare il 50% tuttavia conviene prendere un taxi (20 soles) fino alla Panamericana e poi un bus di Zoius (20 soles a testa), che parte ogni 15 minuti e impiega lo stesso tempo di Cruz del Sur (4 ore). Alle 13 arriviamo a Lima che ci accoglie con la sua immancabile garua, la nebbia invernale che rende tutto grigio. Con un taxi (10 soles) arriviamo a Miraflores che è il quartiere più moderno di Lima. L’hostel 151 Backpacker è pulito e decoroso, nonostante lo scontroso receptionist. Usciamo a fare due passi e in effetti finalmente siamo in una città! Non sembra vero ritrovare tutti i confort e l’igiene di una città. “Festeggiamo” con un panino da Subway, ma torniamo subito in hotel perché Mary non sta bene. Il ritmo serrato degli spostamenti l’ha messa ko. Si addormenta come un sasso mentre io vado a fare ancora un giro. Compro qualche bottiglietta della preziosa Inca Kola che mi sembra davvero un regalo tipico del perù che sicuramente amici e familiari apprezzeranno, se non per il gusto, almeno per l’originalità. Compro anche qualche scatola di bustine di te di coca, sperando che alla frontiera non mi scambino per narcotrafficante. Cammino lungo una bella passeggiata a strapiombo sull’oceano, mentre alcuni paracadutisti volteggiano nell’aria. Verrebbe voglia di riprovare! A cena ci affidiamo a “Miguelito, no hay como el!”, una paninoteca locale che nonostante le promesse si rivela di bassa qualità. Tra l’altro il menù prevede come unica bibita l’Inca Kola che mi tocca nuovamente bere. Una sorta di pena del contrappasso per aver scelto di regalare agli amici la deliziosa bevanda.

Martedì 3 Settembre 2013: VOLO LIMA-MIAMI-MADRID

Sveglia nuovamente presto e partenza con un taxi per l’aeroporto. Arriviamo con largo anticipo, purtroppo o per fortuna. Il check in non è ancora aperto e ci sediamo ad aspettare. Mary inizia ad avere dolori di stomaco e forte mal di testa. Proprio non ci voleva. Pensando di avere molto tempo rischiamo di non fare il check in e riusciamo a prendere l’aereo in extremis. Il volo Lima-Miami (partenza ore 9.10, arrivo 15.55 locali, con LAN Perù) trascorre senza difficoltà. Anche il volo Miami-Madrid (18.15-9.05 locali) è regolare, anche se come all’andata American Airlines offre un servizio scadente e degli aeromobili vecchi.

Mercoledì 4 Settembre 2013: VOLO MADRID-MILANO

L’ultimo volo è con Iberia da Madrid a Milano Malpensa (12.10-14.25). Dopo le lunghe ore che durante questo viaggio abbiamo trascorso in pullman e in aereo, quest’ultimo tratto passa come un soffio. Arriviamo in Italia che ci accoglie con un bel caldo settembrino. Ne avevamo bisogno, dopo un mese passato spesso al freddo.

DUE PAROLE SULLA CUCINA LOCALE

Dedichiamo alcune righe finali a un aspetto che ogni italiano considera importante in ogni viaggio: il cibo. “Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni” dice Totò. Durante la nostra vacanza latino americana abbiamo avuto l’ennesima conferma che nessuna cucina può raggiungere gli alti livelli di quella Italiana. A nostro parere questi Paesi hanno a disposizione delle buone materie prime, ma non sanno sfruttarle in modo adeguato. La madre terra dona loro degli ottimi cereali, ma hanno un solo tipo di pane, che sembra sfornato da un unico forno industriale; hanno della buona carne, ma nella maggior parte dei casi viene fritta; hanno del latte genuino, ma lo concentrano per poi ri-diluirlo con l’acqua calda; pescano dell’ottimo pesce, ma lo devono per forza di cose impanare e friggere! E come nella maggior parte del mondo spopola il pollo (fritto!). Nei nostri viaggi cerchiamo sempre di entrare nella cultura locale anche attraverso le porte della cucina, chiedendo informazioni alle persone locali sui migliori ristoranti tipici, chiedendo espressamente di non voler mangiare in posti per turisti, accettando luoghi dove spesso la pulizia non è la caratteristica dominante, ma dove poter d’altro canto assaporare dei piatti veramente tipici. Ad esempio in Perù abbiamo voluto degustare come il cuy, specialità ampiamente descritta dalla guida LP che tuttavia ci ha lasciati… sconcertati. Tra i prodotti della terra abbiamo scoperto con piacere la quinoa, un cereale finora poco utilizzato, ma in forte ripresa! Ottimo come contorno ai secondi piatti, cotto fino a sciogliersi in un dolce budino o soffiato come i classici cereali per la colazione. Al contrario il mais dai chicchi bianchi e grossi non ci è sembrato particolarmente buono, forse perché servito quasi sempre freddo. Altro invidiabile prodotto della terra è la patata, saporita e farinosa, utilizzata come contorno in qualsiasi piatto in alternativa al riso in bianco. È frequente che i ristoranti propongano una zuppa come primo piatto, buon rimedio per riscaldare lo stomaco dopo una giornata trascorsa al freddo: a volte è come quella della nonna, densa e saporita, altre volte sembra un preparato tipo busta knorr. Abbiamo assaggiato anche le carni di lama e di alpaca: un po’ selvatiche, ma se cucinate da cuochi esperti nei ristoranti di lusso (comunque per noi economici) di La Paz sono veramente da apprezzare. Il pesce non è cucinato particolarmente bene e il piatto tipico chiamato ceviche… non so, sarà il gusto del cilantro, saranno le cipolle marinate nel limone, è un mix di sapori in agrodolce che non mi è piaciuto affatto (Mary). È decisamente meglio il pesce crudo preparato dai giapponesi. Alcune botteghine sfornano delle stuzzicanti empanadas, mentre nessun dolce è degno di nota.

CONCLUSIONE

Il nostro racconto si conclude qui. Se avete avuto la pazienza di leggere tutto avrete notato come sia stato un viaggio ricco di emozioni, con alcuni contrattempi e imprevisti. Sicuramente entusiasmante e piacevole da un lato, faticoso e impegnativo dall’altro. Ci sentiamo sicuramente di consigliare questo viaggio “fai da te”, ma solo a chi ha un buono spirito di iniziativa, pazienza per organizzare (o improvvisare) e capacità di adattamento a situazioni igieniche, strutture ricettive, mezzi di spostamento e piatti non sempre invidiabili. In cambio questi luoghi sapranno offrirvi uno spaccato dell’America Latina andina affascinante e unico.

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San Pedro de Atacama



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