La mia Berlino dalla A alla Z

Ricordi di viaggio, ma anche spunti, riflessioni, brainstorming su un viaggio a Berlino, una città molto, ma molto lontana dall'Italia...
Scritto da: marpos
la mia berlino dalla a alla z
Partenza il: 30/07/2013
Ritorno il: 06/08/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Troppo grande Berlino per essere raccontata in un solito diario di viaggio… troppo vivace per organizzare una visita con destinazioni e tempi ben scanditi… troppo veloce e articolata Berlino per poter riuscire a trattenerne le mille sfaccettature. Ecco quindi il perché di questo diario-alfabeto-brainstorming…

Alex, ovvero Alexanderplatz, inizio e fine delle mie giornate berlinesi: niente a che vedere con la solita “piazza”, bensì uno spazio molto esteso e articolato, luogo in cui puoi trovare tutto ciò di cui puoi aver bisogno; nel mio caso, hotel e mega stazione di treni, metro e bus. Inoltre, termine di riferimento per potersi anche orientare: la Torre della TV, la costruzione più alta della città con i suoi 365 m., è visibilissima da gran parte della città. Da “Alex” non esiste la notte.

Le Biciclette, mai una uguale all’altra, se non quelle a noleggio, sono le vere protagoniste del paesaggio urbano: la passione che nutro per la bici e le miriadi di “gambe snelle tornite e belle” mi hanno costantemente accompagnato, talvolta anche sui mezzi pubblici, nella mia visita della città e muoversi (da pedone: né mia moglie, né i miei figli mi avrebbero seguito…) è stato sempre un piacere aggiuntivo. Esistono anche le auto, per niente indispensabili, che non spadroneggiano per le strade e che devono rispettare percorsi destinati unicamente ai ciclisti; non ho parlato volutamente di “pista ciclabile”: soprattutto in città, il termine sa molto di riserva indiana!

“Berlino è…” completa la frase: “…un Cantiere!”. Ricordo le gru a Londra l’anno prima delle Olimpiadi; può capitare di vederne anche nel centro delle grandi città, ma una diffusione e un’attività simili (24 ore su 24) sono stati sorprendenti: ma non sorprende certo che la disoccupazione sia ai minimi e che Berlino sia considerata una delle capitali dell’architettura contemporanea. Il Muro è caduto nel 1989… o l’anno scorso?

PS Nei giorni scorsi Cagliari, la mia città, ha accolto Papa Francesco: naturalmente, sono state risistemate strade e aiuole, si è ripulito qua e là: insomma, un fervore di lavori per accogliere nel migliore dei modi l’illustre ospite. Ho pensato per un attimo: “Sembra di essere a Berlino…”.

DDR: Repubblica Democratica Tedesca. Non esiste OVEST senza EST, non potrebbe esistere l’attuale Berlino senza la presenza ed il riferimento costanti, talvolta opprimenti, alla precedente vicina Berlino EST. Non è questo certo il luogo per disquisizioni storiche, lo è però per allontanare certi facili trionfalismi (se interessa, si può saltare subito alla M).

Per chi come me vive le splendide ma torride estati sarde, potersi di tanto in tanto sdraiare tranquillamente (nessun divieto!) sull’Erba dei numerosi prati di parchi e giardini vari è stato un piacere. Se poi la cosa avviene di pomeriggio, dopo un’interessante visita al Bundestag (sperimentata la proverbiale efficienza tedesca, con la prenotazione on line a casa prima della partenza) ed un bel pranzetto accompagnato ovviamente da una bella birra, non c’è da stupirsi che ci scappi anche un sonnellino (testimoniato da subdola ripresa video!): il Tiergarten, cioè Giardino Verde, una sorta di Central Park o Hyde Park di Berlino, è stato il luogo del “delitto”.

Sappiate che, in Italia, nel mio caso all’aeroporto di Cagliari Elmas, dopo aver superato il check-in e mentre vi ricomponete tranquilli, un Finanziere può chiedervi se state portando con voi più di 10.000 euro, quali siano le ragioni del viaggio e invitarvi a seguirlo nel suo gabbiotto poco distante per trascrivere gli estremi del vostro documento. Non sono un attaccabrighe e ciò a cui stavo pensando era il mio viaggio, ma, ripensandoci, avrei potuto sfogare tutta la mia rabbia di dipendente pubblico che si apprestava ad viaggio low cost dopo aver pagato le tasse dal primo all’ultimo centesimo, compreso il primo acconto fresco fresco della TARES!

Giovane è uno degli attributi che più si adattano a Berlino: perché giovani sono le famiglie, spesso con più di un bambino, che vedi in giro; giovane è il personale che incontri, nei negozi come in hotel (nel mio, forse anche perché aperto di recente, la media non superava i 30 anni), l’architettura degli edifici, la mobilità alternativa all’auto, la vita notturna, l’aria che si respira…

Non voglio parlare del mio Hotel (non ha bisogno di pubblicità), ma di uno, vicino ad Alexanderplatz, che vi accoglie con un acquario alto diversi piani (almeno 5) su cui si affacciano i corridoi: se la quantità delle sue stelle non è alla vostra portata, una visita è comunque possibile. Un altro modo per toccare con mano il carattere sorprendente e giovane di questa città.

Quanto è lontana l’Italia? Sospiro. La sera, al rientro in hotel, utilizzavo uno dei tablet a disposizione dei clienti per definire qualcosa per l’indomani, vedere le previsioni meteo e conoscere le novità dall’Italia. Finchè le notizie che potremo leggere sui principali siti di informazione sono condizionate dagli eventi che si verificavano ai primi di agosto (e tuttora continuano…) questa lontananza è siderale.

Spesso al rientro di vacanze all’estero ci si sentiva chiedere: “E come hai fatto per la Lingua?” All’oscuro del Tedesco, con un po’ di Inglese (spesso però colpevolmente assente dalla cartellonistica nei musei), in una città multietnica come Berlino puoi parlare qualunque lingua. Poi sia in hotel che in aeroporto si mostra ciò di cui già si dispone, perciò si potrebbe anche restare in silenzio. La scocciatura è quando nei locali hanno solo menù in tedesco (capitato spesso): non amo mangiare nei locali italiani all’estero e preferisco affrontare magari qualche inconveniente. Lo stinco di maiale è una prelibatezza: ma se te lo portano bollito e non arrostito, come mi è capitato una volta, è una gran schifezza (lo so, de gustibus…!).

Quando si parla di caduta del Muro si dà per scontato che sia quello di Berlino; sembra che aver posto fine a quell’assurdità abbia segnato l’inizio di un’era felice, dominata anche dalla fine di qualunque altra mostruosità simile. Ti ricordi poi, proprio a Berlino, all’East Side Gallery (una striscia del vecchio Muro, lunga un chilometro e 300 metri, la seconda attrazione turistica visitata, dopo la Porta di Brandeburgo), che ben altri muri, concreti, materiali, non solo astratti e culturali, esistono e operano nel mondo, nella tranquillità – e nel silenzio – generale. C’erano le foto di una mostra (www.wallonwall.org) a testimoniare i muri tra USA e Mexico (3141 km), tra Israele ed i Territori palestinesi occupati (703 km), tra Ceuta e Melilla, Spagna, e il Marocco (8+13 km), oltre a quelli di Baghdad e di Belfast (che però vengono chiamati Peace Lines). Si capisce perché questa testimonianza storica pochi mesi fa stava per essere ulteriormente sventrata per far posto all’ennesima operazione immobiliare.

Mi piace evidenziare che, tra le diverse voci, questa è stata quella che ha avuto l’elaborazione più complessa.

La Notte berlinese evidenzia la struttura policentrica della città, da vivere in continuità con il giorno: non ho notato zone specifiche in cui fossero concentrati i locali, a discapito di altre periferiche; né mi sono mai dovuto preoccupare degli orari dei mezzi pubblici (che nei fine settimana continuano il servizio ininterrottamente). E finalmente il caldo (che durante il giorno si faceva sentire!) lasciava il posto ad una bella frescura.

Ok, l’Oktober Fest non si può vivere ad agosto: ma se è complicato tornare dopo poche settimane, puoi trascorrere una bella serata all’aperto, in quelli che i tedeschi chiamano Bier Garten, cioè Giardini della birra, col sottofondo delle loro musiche popolari, servito da personale in costume che ti presenta al tavolo dei bei boccaloni schiumanti (acktung: quella da 0.50 cl. è la loro birra “piccola”!). Il mio viaggio berlinese è stato anche la mia August Fest!

Il Pergamon Museum è stata la delusione del viaggio: prima di tutto per quella mia sensazione futurista di rifiuto del “museo” in quanto tale (provata già al Louvre e al British) che respinge da luoghi in cui potenti Stati hanno concentrato i propri bottini di guerra o esposto al mondo la propria potenza economica; in secondo luogo anche per il venir meno della proverbiale efficienza tedesca: un sistema tariffario cervellotico (non so quanto dovuto alla risistemazione dell’intero complesso, che sorge all’interno del Museuminsel, l’Isola dei Musei: altro enorme cantiere!) ed un caldo inaspettato (a cui a Berlino comunque molti ambienti non sono preparati).

I Quartieri di ogni città hanno una propria fisionomia che li distingue reciprocamente. Sarà anche per la storica divisione, però spesso quelli berlinesi sono così distinti, separati da un parco, un bosco o dal fiume Sprea, popolati da persone di origine o cultura diverse, da sembrare cittadine autonome. L’ultimo giorno, essendo rimasto un po’ di tempo, sono andato allo Stadio Olimpico di Berlino, l’Olympiastadion. Non amo visitare gli stadi (me ne sono tenuto alla larga a Barcellona, Madrid e Londra), ma mi piaceva l’idea di percorrere un po’ di strada in treno (partendo tra l’altro dalla splendida Hauptbahnhof, la più grande stazione ferroviaria d’intersezione su più livelli d’Europa). Quante “Berlino” ho attraversato?

Dalle Rive del mare a quelle della Sprea… dalla mia isola, la Sardegna, ad uno dei centri del mondo. La sensazione è comunque quella di passare da un’isola all’altra, da un aeroporto all’altro. Da rivedere queste rive berlinesi: poco integrate nella città, forse anche per i soliti lavori che stanno trasformando la zona tra il fiume e Alexanderplatz. Da sardo, preferirei sorvolare sui cosiddetti beach bar berlinesi.

Stille, cioè silenzio: è la piacevole sorpresa del viaggio! Nell’atmosfera da circo alla Porta di Brandeburgo, con i suoi figuranti, sosia, venditori, calessi, fotografi, si distingue l’indicazione per la “Raum der Stille”: ricavata immediatamente sotto uno dei suoi archi, la “Stanza del Silenzio” accoglie liberamente chiunque voglia entrare per staccarsi dallo scompiglio di una metropoli e soffermarsi in silenzio in un luogo particolarmente simbolico della nostra storia recente. Priva di riferimenti religiosi o ideologici, la stanza ospita delle sedie che in circolo sono rivolte verso un arazzo che vuole rappresentare la luce che penetra nel buio. E’ stato bello sedersi per qualche minuto.

T come “trasporti” o come “tranquillità”? La sostanza del contenuto non cambia. I primi sono fattori che sempre di più caratterizzano le nostre città e ne condizionano sensibilmente la vivibilità, rendendo la nostra vita più o meno tranquilla. Nessuno potrebbe lamentarsi dei trasporti londinesi, ma lo stress che si percepisce è rilevante: niente di tutto questo a Berlino. Sali sul bus linea 100 o 200 e, prima o poi, con un biglietto da 2,40 € per le zone AB (la zona C è quella che comprende l’aeroporto) sai che puoi arrivare ad una delle tante destinazioni turistiche (direi inutili i bus City Tour). Oppure arrivi in uno dei tanti snodi e sai che ci sarà, oltre al bus, una linea metro (U-Bahn) o ferroviaria (S-Bahn) che ti porterà a destinazione. Delle bici, last but not least, ho già detto. Vorrei aggiungere che non ho notato mega poster pubblicitari che incensassero la qualità del trasporto ferroviario (basta utilizzarlo per rendersene conto!), né che glorificassero alte velocità: una volta a casa, ho scoperto che (fonte IlSole24ore) mentre l’amministratore delegato Mauro Moretti ha annunciato che i supertreni italiani sfrecceranno a 360 all’ora, il presidente delle ferrovie tedesche ha evidenziato che la prossima generazione degli Ice – equivalenti ai TGV francesi e agli Etr 500 italiani – non viaggerà più a 300 chilometri all’ora, ma “solo” a 250: minor costo di produzione e di manutenzione dei treni, e minor costo di manutenzione delle linee. Ripeto la domanda: quanto è lontana l’Italia?

Unter den Linden, ovvero “Sotto i tigli”, ovvero il più bel nome che potresti dare ad un viale alberato! Né storia, né ideologia, né richiami naturalistici laddove magari trovi ormai solo inquinamento e cemento. Sotto i tigli, in questa bella quanto importante arteria stradale di Berlino, scorre la vita, più o meno insignificante, di tanti esseri umani: anche la mia ha partecipato, piacevolmente, a questo fluire.

Ai miei figli ho dovuto spiegare il significato di “Vuoto” a proposito di una bottiglia, estendendo la cosa sia alla bottiglietta di plastica, sia al boccale di birra. A Berlino, strano ma vero, l’acqua costa poco meno della birra: ma il prezzo di quella bottiglietta acquistata al chiosco di Alexanderplatz era proprio esagerato! Comprendeva però un gettone da 2€, restituito il quale, ti venivano restituiti anche i 2€: ecco spiegato perché in tutta la piazza non c’erano né bottiglie per terra, né bidoni stracolmi. Semplicità ed efficienza tedesche.

W come würstel? Buonissimi, ma basta!

Solo un brutto ricordo letterario (e cinematografico) Christiane F. e i ragazzi dello Zoo di Berlino: altri tempi, altre atmosfere. Mi tengo alla lontana dall’ingresso (non mi piace vedere esseri viventi chiusi in gabbia) e vivo quest’altra piazza non-piazza, dominata a poca distanza dalla superba Gedächtniskirche, ovvero la Chiesa commemorativa dell’Imperatore Guglielmo, un moderno edificio intorno ad un rudere che avrebbe dovuto essere demolito. Tutto molto significativo, non solo per la storia di Berlino: la volontà di ricostruire, di andare avanti nonostante le macerie, nonostante le negatività. E risorgere.

Altre parole e altri momenti potranno essere destinati a un altro viaggio. Per un altro diario, forse.



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