Tra fiamminghi e valloni

E’ vero, il Belgio non è una meta tra le più gettonate, soprattutto in inverno, ma il mio motto è che un viaggiatore non si può fermare a mete scontate ma deve andare oltre. Strano Paese il Belgio: due lingue e due popolazioni in poco più di 250 km, tanta è la distanza che separa questo piccolo Stato europeo da un capo all’altro della...
Scritto da: Giovanni D
tra fiamminghi e valloni
Partenza il: 20/02/2008
Ritorno il: 24/02/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
E’ vero, il Belgio non è una meta tra le più gettonate, soprattutto in inverno, ma il mio motto è che un viaggiatore non si può fermare a mete scontate ma deve andare oltre.

Strano Paese il Belgio: due lingue e due popolazioni in poco più di 250 km, tanta è la distanza che separa questo piccolo Stato europeo da un capo all’altro della sua estensione.

Incuriositi da questa nazione di cui sentiamo parlare tutti i giorni, se non altro perché è la sede di tutte le principali istituzioni europee, decidiamo di fare un long weekend di fine febbraio.

Partiamo con Alitalia da Brindisi (200 euro) ma solo la tratta nazionale la facciamo con la compagnia di bandiera, in quanto la tratta internazionale è effettuata da Brussels Airlines, una vera e propria compagnia low-cost, tanto che gli snack ed i giornali a bordo sono a pagamento.

Il nostro hotel è il Radisson Royal, a pochi passi dalla Gare Central, prenotato tramite expedia anche perché sul sito dell’hotel non vendevano la camera per le nostre esigenze (due adulti ed una bambina), prezzo per una business davvero enorme, con colazione compresa, poco più di 600,00 euro per 4 notti.

All’arrivo a Brussels ci accoglie un pallido sole che, tuttavia, non ci scoraggia; per raggiungere il centro vi consiglio il treno che fa la spola con le principali stazioni della città ad un prezzo di € 2,90 per adulti, mentre la bambina (9 anni) non paga.

La stazione ferroviaria si trova all’interno dell’aeroporto, basta scendere di due piani rispetto alla hall degli arrivi; le corse sono continue, passa circa un quarto d’ora tra l’una e l’altra.

In venti minuti si raggiunge il centro cittadino, noi siamo scesi alla stazione centrale e, dopo qualche difficoltà per uscire dalla zona binari (ci sono lavori in corso), ci ritroviamo nella piccola piazza che fronteggia la Gare.

Raggiungiamo il nostro albergo, a poche centinaia di metri, passando davanti la cattedrale di S. Michele che ricorda molto Notre Dame; siamo tuttavia in anticipo per prendere possesso della stanza sicchè, depositati i bagagli, facciamo un primo giro per prendere confidenza con la città Attraversiamo la Galeries Saint Hubert, divisa in due parti intitolate al re ed alla regina, dove si trovano alcuni negozi storici piacevolmente visitabili grazie alla volta vetrata che rappresenta un confortevole riparo dalle intemperie.

La galleria termina in una grande piazza dove si trovano molti locali in cui fare veloci spuntini; nulla a che vedere con la famosa rue de Bouchers che abbiamo intravisto passeggiando nella galleria e che ci ripromettiamo di visitare per cena.

Consumiamo il nostro primo pasto in un fast food della catena Quick, l’alternativa belga a Mc’ Donald, ma dopo esserne venuti fuori non sappiamo resistere alla tentazione di assaggiare i waffeln, cialde di pasta condite con panna, cioccolato fuso e quant’altro soddisfi la golosità degli avventori: ci sono chioschi un po’ dappertutto.

Rientriamo in albergo e, preso possesso della stanza, ci riposiamo preparandoci per la sera.

Il centro storico della capitale è facilmente visitabile a piedi, ci sono molti zingari che si posizionano nei luoghi di maggior interesse turistico per chiedere l’elemosina ma, nel complesso, si respira un’aria di tranquillità e sicurezza.

Certo una delle cose che ci ha colpito di più, durante il nostro soggiorno, è stata la scarsità di persone in giro per strada: chi è alla ricerca della movida madrilena è avvertito.

Prima di andare a cena non sappiamo resistere al richiamo della Grand Place, la torre gotica del municipio è come un faro illuminato fatto apposta per attirare i turisti.

Non c’è che dire, è veramente una bella piazza, non particolarmente grande ma ricca di palazzi (le case delle corporazioni) che la impreziosiscono, soprattutto nelle ore serali quando una sapiente illuminazione fa scomparire quella patina di grigio che caratterizza molti degli edifici.

In generale devo dire che il centro della città presenta molti palazzi d’epoca non particolarmente curati; insomma l’Italia non è sempre l’ultima! Dappertutto si trovano cioccolaterie che assomigliano a delle boutiques (anche per i prezzi) e si fanno concorrenza nelle creazioni più originali a base di cioccolata (fontane di cioccolato, animali a grandezza naturale etc.).

Imbocchiamo rue de Bouchers ed è davvero un’esperienza resistere ai richiami dei camerieri che, sull’uscio dei ristoranti, cercano di accaparrarsi i clienti: noi, però, dirigiamo senza esitazioni verso Chez Leon, indicato dalla Lonely come un ristorante dal buon rapporto prezzo-qualità.

In effetti è uno dei locali più affollati della via ma non abbiamo difficoltà a trovare posto, complice anche il fatto che è un mercoledì sera.

Scelgo il “completo” di Leon che consiste in un tegame di moules in brodo (cozze), davvero abbondante, nonché in un pomodoro guarnito di gamberetti ed accompagnato da patate fritte e birra (prezzo 26 euro).

Mia moglie si accontenta di una soup di crostacei mentre mia figlia mangia, gratis, un piatto di pasta alla bolognese tutt’altro che appetitoso, almeno a suo dire.

Sono molti, comunque, i ristoranti di questa strada che propongono menu gratis per i bambini e quindi vi consiglio, se avete bambini, di proporre direttamente al cameriere sulla strada il pasto gratis, sempre che non sia lui a offrirlo.

La sera termina con una passeggiata tra le vie del centro, piene quasi soltanto di turisti che si soffermano sulle vetrine dei negozi di cioccolata, gli unici ad essere aperti nonostante l’ora non sia particolarmente tarda.

Il giorno seguente, dopo una ricca colazione all’hotel in un’area riservata a coloro che occupano stanze business come la nostra, ritorniamo sulla Grand Place che è il punto di partenza del nostro giro della città.

A seguire andiamo a vedere il Manneken Pis, la statua simbolo della città, situato all’incrocio tra due strade molto pittoresche, piene peraltro di negozi gestiti da cinesi; nei dintorni si trova anche uno dei tanti murales che costellano la città.

La tappa successiva è la chiesa di Notre Dame de la Chapelle, indicata dalla guida come la più antica della città, in stile gotico; successivamente dirigiamo in piazza di St. Gery, piuttosto piccola, ma dove c’è un vecchio mercato della carne oggi adibito a museo sulla storia urbanistica della città; approfittiamo del caldo della struttura coperta del vecchio mercato per recuperare un po’ di energie.

La giornata fredda ci induce a fare piccole soste in ogni chiesa che troviamo aperta, anche perché sono tutte riscaldate: visitiamo così la chiesa di S. Nicolas e di Santa Catherine, nell’omonima piazza, molto bella perché piena di bancarelle che vendono pesce e cozze, insieme ai tanti ristoranti di pesce; vi sono anche delle pescherie che preparano piatti caldi.

Ritorniamo verso la Grand Place salendo all’ultimo piano di un grande parcheggio (Parking 58) per godere di una vista panoramica della città (è gratis) e passando attraverso boulevard Anspach, con sosta dinanzi al palazzo della Borsa.

Nei pressi della Borsa troverete un Mc’ ed un Pizza Hut, dove eventualmente fare una sosta se non altro per usufruire delle toilette (in Belgio sono tutte a pagamento); noi ne approfittiamo anche per mangiare qualcosa, atteso che la temperatura rigida e la lunga passeggiata ci hanno lasciato a corto di calorie.

Rifocillati ci dirigiamo verso Rue Neuve, una via pedonale, con negozi eleganti e grandi centri commerciali; in uno di questi, l’Inno, troviamo al piano interrato un supermercato alimentare dove ci sono anche tavole calde.

Più di altro ci interessa, tuttavia, il fornitissimo reparto di birre di cui è dotato il supermercato: facciamo una scorta di kriek, la birra di ciliegie, di lampic faro – una birra dolce che è una via di mezzo con uno spumante – e tante ancora tra cui quelle di monastero e la famosa “A la morte subite”, la cui brasserie è proprio nei pressi del Radisson.

Un consiglio che posso dare è quello di acquistare in un supermercato piuttosto che in uno dei tanti negozi di birra che troverete per le vie del centro, perché i prezzi sono migliori e le birre le stesse. Stracarichi come siamo di bevande (anche mia moglie apprezza la birra) ci dirigiamo in albergo per scaricare gli acquisti, ma prima facciamo una sosta alla chiesa di Notre Dame du Finistere, una bella chiesa che contrasta con la modernità dei palazzi che prospettano rue Neuve, nonché a place de Martyrs, una bella piazza, chiusa da palazzi d’epoca, al cui centro si erge un monumento ai caduti della rivoluzione del 1830, in parte posto al di sotto del piano stradale.

E’ già pomeriggio avanzato quando ritorniamo in strada, questa volta siamo diretti verso la città alta che raggiungiamo oltrepassando la stazione centrale.

Una grande scalinata, fiancheggiata da giardini e dalla biblioteca nazionale, conduce da boulevard de l’Empereur a place Royale, dominata dalla cupola del parlamento belga e dall’imponente costruzione color crema del palazzo reale e del vicino museo delle Belle Arti.

In lontananza, alla fine di rue de la Regence, si scorge l’imponente cupola del palazzo di giustizia; tuttavia è avvolta da impalcature e quindi decidiamo di non raggiungerla.

Per ritornare verso il centro scendiamo dal quartiere di Sablon, dove la nostra guida parla della presenza di negozi di antiquariato che, a dire il vero, non sono poi così numerosi (ma forse perché prendiamo come termine di paragone via dei Coronari a Roma).

La giornata volge al termine e bisogna concluderla con un pasto dignitoso: dopo esserci aggirati per rue de Bouchers ed aver resistito alle lusinghe dei camerieri piazzati all’ingresso dei ristoranti, non sappiamo dire di no ad un cameriere che presidia un piccolo ristorante all’angolo tra rue de Marche aux Herbes e rue de petit Boucheres; il fuoco vivace proveniente da un camino rallegra l’ambiente ma siamo solo i secondi avventori della serata (scopriremo nei giorni seguenti che il ristorante è più animato a pranzo).

Nell’attesa di essere serviti programmiamo la giornata seguente decidendo che l’indomani sarà la volta di Bruges; infatti dopo cena facciamo una piccola deviazione verso la Gare Central per informarci degli orari e ci viene detto che ci sono treni ogni mezz’ora. In effetti il giorno dopo prendiamo il treno per Bruges (a/r per due persone 49 euro, i bambini (9 anni) non pagano), dove arriviamo dopo poco meno di un’ora di viaggio.

Nella hall della stazione troviamo l’ufficio informazioni turistiche dove acquistiamo, per 50 eurocent, la mappa della città; usciti, sulla sinistra, individuiamo l’ufficio dove acquistare il biglietto per l’autobus che ci porterà in centro: gli autobus utili per raggiungere il centro sono numerosi (1,3,4 etc), quello più facile da individuare porta la scritta “centrum”.

Il tragitto verso il centro della cittadina richiede pochi minuti e consente di raggiungere il Markt, la piazza principale della città che ci accoglie con lo splendore dei suoi palazzi medioevali appartenuti alle corporazioni e del Belfort, l’antico campanile che domina la stessa piazza.

La piazza è in gran parte pedonale ed affollata di carrozze che portano a spasso i turisti; la giornata, però, è fredda e desistiamo dall’idea di scarpinare lungo i 366 gradini del campanile per una vista sulla città che è già impagabile a livello del suolo.

Tutta Bruges emana un fascino irresistibile perché la città consente di fare davvero un passo indietro nel tempo, al medioevo, anche se i troppi turisti per strada testimoniano che la cittadina ha assunto le caratteristiche del museo all’aria aperta, con tutto ciò che questo comporta.

Dal Markt ci spostiamo nell’adiacente Burg, la piazza del municipio dove ammiriamo lo splendore gotico del palazzo di città, sormontato da statue dorate; sempre sulla stessa piazza si trova la basilica del Sacro Sangue, sistemata su due piani.

Noi abbiamo iniziato la visita dalla chiesa superiore ma vi consiglio di partire dal basso perché la magnificenza della parte superiore potrebbe non farvi apprezzare appieno anche la cappella inferiore.

L’interno della cappella superiore, cui si accede da una bella scala, è riccamente decorato da affreschi che, con la luce soffusa che entra dalle finestre, appaiono davvero magici.

Il luogo più importante della chiesa è il tabernacolo d’argento, collocato su un altare, che racchiude la fiale contenente, secondo la tradizione, il sangue di Cristo; bello anche il museo del reliquiario.

Discesi alla parte inferiore della basilica ci troviamo in un ambiente completamento diverso, di chiara impronta romanica e perciò molto essenziale.

Usciti dalla basilica (anche perché sono le 14,00 e stanno chiudendo) attraverso il Blinde Ezelstraat (un piccolo vico coperto) giungiamo nel Vismarkt, il vecchio mercato del pesce, costituito da un colonnato dove sono collocate i banchi dei venditori di pesce; ci fermiamo a guardare le varietà di pesce e di mitili in vendita, decisamente insoliti per i nostri gusti mediterranei.

Nei pressi del mercato del pesce molto bella la vista di un canale e di una piccola piazza, anche questa vicina ai canali, dove si affacciano delle belle costruzioni d’epoca e sono situati gli imbarcadero dei battelli che fanno il giro dei canali.

Da questa piazza parte anche una lunga via (Dijver) che costeggiando un canale conduce alla chiesa dell’Onze Lieve Vrouwekerk che custodisce la Madonna con il bambino di Michelangelo; da visitare anche le tombe di Carlo e Maria di Borgogna.

Sempre camminando nel quartiere ci dirigiamo verso l’alta torre della chiesa di San Salvatore, situata in prossimità di Steenstraat, la via principale piena di negozi e posti dove consumare un pasto.

Poiché l’aria fredda e la lunga passeggiata hanno stimolato il nostro appetito tentiamo di entrare in un fast-food ma è troppo pieno di ragazzi intenti a mangiare e non c’è posto; per caso ci spingiamo in una piccola via laterale (Walstraat) dove troviamo un piccolo pastificio (credo si chiamasse “d’asporto” o “porta”) in cui la gentile proprietaria, oltre a produrre a getto continuo la sua pasta fresca (radiatorini), offre anche di cucinarla.

Il posto è praticamente un buco ma non c’è nessuno sicchè ci fermiamo e chiediamo di servirci un mix di pasta che, a scelta, la pastaia ci servirà con sugo di pomodoro o alla bolognese, all’interno di coni di cartone.

Certo non è il modo migliore per consumare un piatto di pasta ma un pasto caldo, al prezzo di 3,50 euro per ogni porzione, ci fa dimenticare le difficoltà in cui consumiamo il pranzo che si conclude con l’immancabile waffeln condito con panna e cioccolato fuso.

Durante la conversazione in inglese che avvio con la gentile proprietaria vengo confermato nell’idea che mi sono fatta di Bruges: dopo le cinque del pomeriggio la città si svuota di turisti e diventa davvero noiosa.

Rifocillati di tutto punto ci dirigiamo verso il Begjinhof, una sorta di convento di clausura ubicato nei pressi di un parco e di un laghetto popolato di cigni che, nella stagione calda, deve essere ancor più bello di quanto non sia già adesso.

A questa sorta di monastero si accede attraversando un piccolo ponticello che immette in un grande giardino su cui si affacciano tante piccole case bianche ed una chiesa molto bella da vedere (ed anche molto calda, perché in Belgio le chiese, in genere, sono tutte riscaldate ed è piacevole sostare).

Ritorniamo verso il centro percorrendo Mariastraat e facendo una ulteriore sosta al Museo di Sant Jan, una vecchia chiesa ed annesso ospedale adibito a centro culturale dove è possibile fare una pausa per fuggire al traffico dell’esterno.

Dopo esserci ritrovati sulla piazza del Markt facciamo qualche ulteriore giro nelle vie circostanti scoprendo il Teatro dell’Opera ed altri scorci panoramici: l’aria si è fatta decisamente più fredda e decidiamo, in conseguenza, di riprendere la via di Brussels, approfittando del primo treno disponibile.

La serata si conclude con una cena consumata a Pizza hut, nei pressi delle Borsa, dove pasteggiamo bevendo la birra acquistata al supermercato, molto più buona di quella servita nel locale che, non a caso, vieta la consumazione di bevande provenienti dall’esterno! L’indomani ci presentiamo per tempo in stazione per prendere il treno per Anversa; è un sabato e le tariffe sono ridotte del 50% con il risultato che in due paghiamo poco più di 20 euro.

Dopo un breve tragitto ci ritroviamo nella magnifica stazione di Anversa, una enorme struttura sotterranea realizzata al di sotto della vecchia stazione che conserva il fascino e la copertura delle stazioni di inizio novecento; all’interno della stazione, piano strada, trovate l’ufficio turistico dove è possibile ricevere, gratis, la pianta della città.

Subito fuori dalla stazione centrale si snoda un largo viale che prende dapprima il nome di Leysstraat e poi di Meir e conduce diritto al Grote Markt, snodandosi tra due file ininterrotte di negozi.

La prima differenza che si nota rispetto a Bruxelles e a Bruges è la grande animazione per le strade, piene di gente intenta alla shopping.

Prima di giungere sulla piazza del Markt si incontra un’altra piazza, dominata dall’hotel Hilton, su cui si apre la facciata laterale della Cattedrale di Nostra signora, con il suo altissimo campanile che svetta sulla città.

Si tratta di una celebrazione enfatica del gotico, contraddetta all’interno dove si respira un’atmosfera più barocca; i punti di forza della chiesa sono le tele di Rubens, una situata sull’altare maggiore che si può vedere dall’ingresso dell’edificio e le altre collocate nelle navate laterali, cui si accede previo pagamento del biglietto (4 euro, i bambini non pagano).

La visita della chiesa è molto piacevole e i dipinti di Rubens sono davvero molto belli, sicchè consiglio vivamente di non perdere l’occasione.

Dalla piazza della cattedrale (notate in un angolo la bella composizione di sculture di bronzo), dirigiamo verso la Grote Markt, una piazza pedonale dominata dal Municipio e dalla fontana del Brabo.

Sui lati della piazza si ergono le case delle corporazioni molto pittoresche con le loro decorazioni dorate che risaltano nel grigio della giornata, in particolare richiama l’attenzione quella di S. Giorgio ed il drago.

Il drago, peraltro, è l’elemento che caratterizza anche la fontana del Brabo, sulle cui rocce si affollano numerosi turisti pronti a farsi immortalare vicino alla fauci dell’animale; anche mia figlia non resiste alla tentazione.

In generale l’atmosfera è piuttosto fiabesca, almeno per i canoni che fanno parte del nostro immaginario dell’infanzia, così che diventa davvero gradevole aggirarsi per le strade della città dove, tra l’altro, vi è un gran numero di ristoranti italiani.

Subito dopo ci spostiamo verso il lungofiume, in direzione del castello detto Steen.

V’è da dire che del castello è rimasta, in sostanza, la sola facciata dominata, all’ingresso, dalla statua di un gigante malefico, Lange Wapper.

Salendo per il ponte di pietra che conduce all’interno si entra in una piccola corte e poi, dopo qualche metro, ci si ritrova in una specie di passeggiata sopraelevata dalla quale si gode un bel panorama del fiume Scheda; decisamente il paesaggio, nella bella stagione, deve essere proprio bello ma adesso spira un forte vento che consiglia di riprendere la via del centro storico, più riparato.

Il freddo ed il vento hanno stimolato il nostro appetito, sicchè raggiungiamo una friggitoria sita nei pressi della piazza (la Groenplats) che precede la cattedrale, di fronte all’Hilton.

C’è un po’ di fila anche perché pare che il locale, molto piccolo, sia una delle friggitorie più antiche della città; da Max (questo il nome) potrete gustare porzioni generose di patate fritte (un cartoccio medio è più che sufficiente) che potrete condire a vostro piacimento scegliendo in un vasto assortimento di salse situate su un banco ai lati del banco di vendita.

In tutta la città, comunque, sono numerosi i locali dove potrete gustare patatine ed altri cibi fritti al momento, essendo questa una delle specialità del luogo, insieme alle immancabili birre che gustiamo in una birreria sita quasi alle spalle di Max.

Dopo questa pausa ristoratrice seguiamo il consiglio della Lonely ed andiamo a vedere la chiesa di San Carlo Borromeo, con una facciata barocca che prospetta una piccola piazza intitolata allo scrittore Hendrik Conscience la cui statua adorna lo spiazzo.

Nella piazza troviamo numerosi artisti di strada che intrattengono una folla di curiosi.

L’interno della chiesa, invece, ripete delle ambientazioni già viste in altri luoghi sacri; in particolare nelle chiese belghe vi è sempre un grande coro ligneo molto decorato con statue di angeli nonché un pulpito che è una vera celebrazione dell’arte di scolpire il legno.

Proseguendo il nostro giro turistico ritorniamo nei pressi del lungofiume – questa volta dalle viuzze interne – per raggiungere la Vleeshuis, la casa dei macellai, così chiamata per essere stata, un tempo, la sede della omonima corporazione.

E’ un edificio a più piani che si riconosce per il colore dei suoi mattoni, un’alternanza di rosso e bianco; al suo interno un museo che, tuttavia, ci limitiamo a guardare dalla biglietteria.

Da qui ci spostiamo verso la chiesa di San Giacomo in Lange Nieuwstraat, famosa sia per le sue ricche cappelle che per ospitare la tomba della famiglia Rubens; da notare sulla tomba il dipinto realizzato dal pittore.

A questo punto cominciamo ad avvertire i primi segni della stanchezza sicchè decidiamo di riprendere, lentamente, la via del ritorno percorrendo, a ritroso il Meir dove ci fermiamo a guardare le vetrine illuminate dei negozi e consumiamo gli immancabili waffeln.

Prima di riprendere il treno che ci riporta a Bruxelles non sappiamo resistere alla tentazione di fare un giro nel quartiere dei diamanti, proprio nei pressi della stazione (a sinistra uscendo dell’ingresso principale).

Nonostante sia un sabato pomeriggio ci sono molte gioiellerie aperte; le loro vetrine, per abbondanza e ricercatezza dei pezzi esposti, lasciano a bocca aperta (non meno dei prezzi).

La serata si conclude con una cena al ristorante Van Dick, sulla rue de Bouchers; una cena da dimenticare.

La mattina successiva, giorno della partenza, prepariamo rapidamente la valigia (lasciata in albergo) e poi ci spostiamo verso il quartiere dell’Atomium, per raggiungere il quale prendiamo la metro in direzione Eyselle.

Poiché è una giornata festiva le biglietterie della metropolitana sono chiuse e l’unica possibilità di fare i biglietti è quella di servirsi delle macchinette automatiche, funzionanti solo con monete: noi abbiamo fatto il biglietto giornaliero a 4 euro che, durante il fine settimana, vale anche per due persone.

Una volta giunti a destinazione siamo subito rapiti dalla imponente struttura dell’Atomium che cattura lo sguardo già appena fuori della stazione della metro.

Dopo le foto di rito ci mettiamo pazientemente in fila prima alla biglietteria (dove ce la caviamo in pochi minuti ed al prezzo di 9 euro a persona) e poi all’ascensore che ci porterà sulla sfera più alta.

Il panorama che si gode dall’alto è interessante anche se la gran folla non consente di godere appieno dell’ambiente; una volta ritornati a terra bisogna poi spostarsi nelle sfere intermedie utilizzando le scale mobili, che conducono a vari ambienti dove sono allestite piccole mostre che raccontano la storia dell’edificazione dell’Atomium.

Per concludere degnamente il nostro soggiorno in Belgio non potevamo farci mancare una visita al quartiere europeo (metro Schuman).

La giornata festiva, tuttavia, crea una strana atmosfera di abbandono nei palazzi delle istituzioni; abbiamo apprezzato la struttura del Berlaymont, sede della Commissione.

Nei pressi del quartiere europeo, inoltre, si trova anche il parco del Cinquantenario, un bel luogo dove molti brussellesi amano trascorre la domenica; di rilievo un arco di trionfo che domina una piccola altura.

E’ l’ora di riprendere il treno che dalla gare Central ci riporta in aeroporto; partenza in orario sempre con Brussels airlines (fino a Roma) e rientro a casa nei tempi previsti.

Che dire: il Belgio merita una visita anche se non è tra le mete più ricercate, l’unico suggerimento è che magari bisogna scegliere un periodo più mite di febbraio.

L’altra particolarità è che un viaggio in Belgio è come scoprire due nazioni: infatti Brussels è una città francese mentre Bruges ed Anversa sono fiamminghe, così che sembra di stare in Olanda.

Buon viaggio a tutti i TPC.

Giovanni



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