Tarantella e Romagna Mia

PREFAZIONE: io e la mia orchestra Romagna Mia, siamo sta invitati dalla Leonardo da Vinci, associazione culturale nata nel 1963 da un gruppo di emigranti italiani ed, a suonare a Seraing, cittadina a pochi passi da Liegi in occasione di un gemellaggio con Gatteo, ridente località della riviera romagnola. Appena tornata, assai colpita da quello...
Scritto da: LAURA V.
tarantella e romagna mia
Partenza il: 30/09/2006
Ritorno il: 02/10/2006
Viaggiatori: in gruppo
PREFAZIONE: io e la mia orchestra Romagna Mia, siamo sta invitati dalla Leonardo da Vinci, associazione culturale nata nel 1963 da un gruppo di emigranti italiani ed, a suonare a Seraing, cittadina a pochi passi da Liegi in occasione di un gemellaggio con Gatteo, ridente località della riviera romagnola.

Appena tornata, assai colpita da quello che là ho trovato, scrivo una e-mail al mio caro amico Lorenzo (abruzzo/pugliese da tanti tanti anni trasferitosi ai confini con la Svizzera) per comunicargli le mie emozioni.

Forse sono riuscita a trasmetterle anche a lui visto che mi risponde subito, invitandomi a pubblicare quanto da me scrittogli su Turisti per Caso, visto che questo per me è stato effettivamente un viaggio PER CASO, e viaggiare non è sempre solo per andare in mega alberghi con mega buffet al di fuori di ogni realtà territoriale.

Con questo racconto voglio ringraziare tutte le persone che ho incontrato, che mi hanno arricchito in poche ore insieme, con i loro racconti e le loro esperienze ben più che tante altre che conosco da una vita.

Un ringraziamento caro al Sig. Santamaria, clandestino fondatore (naturamente insieme a tanti altri) del partito comunista belga, (in estate veniva con un amico in vacanza a Rimini e la sera andava a lavare i piatti gratis alla festa dell’Unita!) a Totò che ha voluto a tutti i costi che gli cantassimi BELLA CIAO, a sua sorella nata e cresciuta in Belgio ma italianissima, la quale guarda Rai 1 ed è sconvolta (ed anche un po’ offesa come italiana) da tutte le nostre vallette ed annunciatrici, stiracchiate e siliconate e a tutti coloro di cui non ricordo i nomi ma i cui visi e sorrisi rimangono impressi nel mio cuore.

A voi, alla vostra fatica, al vostro coraggio, alle umiliazioni che avete subito, alla riscossa economica e sociale che avete saputo ottenere, grazie di cuore! Sono sfinita!!! Poche ore di sonno dopo il viaggio più lungo della mia vita: 17ore e ½ all’andata e lo stesso al ritorno! All’andata ho guidato fino a Lucerna ed al ritorno, che abbiamo cambiato strada, fino a circa 100 Km. Da Digione.

Sì abbiamo cambiato strada perché gli svizzeri sono dei veri rompicoglioni, poco prima della frontiera ho fatto salire tutti in macchina (a parte Roberto ed un altro, il più leggero!) e poi ci siamo presentati, noi dalla parte dei turisti e non ci hanno neanche chiesto i documenti e loro, come ci aveva detto lo spedizioniere a Cesena che ci aveva preparato i documenti, dalla parte delle merci in transito.

Noi, attaccato il bollino dell’autostrada siamo andati via come l’olio e li abbiamo attesi al primo autogrill: solo che l’attesa è stata bella lunghetta, visto che prima gli hanno detto che non dovevano fare la fila alle merci ma al turistico e poi è gli hanno fatto cambiare la fila due / tre volte, insomma un gran casino.

Quando poi siamo arrivati al confine con la Francia, a quel punto si è incolonnato al turistico, ma quando ha chiesto che gli timbrassero i documenti per l’uscita (è obbligatorio riconsegnarli timbrati alla prima dogana francese), gli hanno detto che doveva andare alla dogana delle merci (che è proprio da un’altra parte) e là è cominciata l’odissea, …No vada là, …No venga e aspetti qua,…Dove cazzo va!…Insomma abbiamo perso un bel po’ di tempo! A quel punto ci siamo decisi a cambiare l’itinerario del ritorno, visto che all’andata i documenti necessari ce li avevamo già belli che pronti ma al ritorno avremmo dovuto fare la fila in dogana o andarci cercare uno spedizioniere o in Belgio o in Francia, …Tanto più che di sicuro la fila del lunedì non sarebbe stata quella del sabato.

In più in Svizzera abbiamo fatto un sacco di code per lavori al San Gottardo e altro, pensa che ieri abbiamo impiegato lo stesso tempo a tornare pur facendo 200 Km. In più e fermandoci due volte anziché una come all’andata.

Insomma è stata tosta: ne è valso la pena solo per le persone che abbiamo trovato in Belgio, gli emigranti italiani (e non solo) che ci hanno trattato come se ci conoscessero da sempre, persone che ci hanno raccontato delle storie di vita da brividi, ma nelle quali abbiamo trovato tanta soddisfazione per quello che negli anni hanno conquistato, dopo essere arrivati in un paese dove sulle porte dei negozi c’era il cartello VIETATO L’INGRESSO AGLI ITALIANI E AI CANI (…Capisco i primi…Ma i cani …Che male avevano mai potuto aver fatto?!?!) Hanno organizzato questa festa dove c’erano i banchetti delle varie regioni (emigranti dalla Sicilia, i più numerosi, dalla Calabria, dalla Sardegna, dalla Toscana, da Bergamo, dall’Emilia Romagna e via di seguito…Fa impressione trovare tanti veneti, pensare che il ricchissimo Nord Est nel primo dopo guerra fosse così povero da vendere i propri abitanti per un po’ di carbone!…Lo sapevi tu che lo Stato italiano riceveva in pagamento per ogni minatore che arrivava un quantitativo di carbone?!? Io no!) …E insieme a tutti questi italiani, che sono la comunità di stranieri più numerosa, gli emigranti dal Marocco, dalla Turchia, e dal Congo (quel martoriato paese dove grazie alla conquista coloniale belga, tutti i bambini vennero vaccinati con vaccini sperimentali per la poliomielite…Con antigeni ricavati dal sangue degli scimpanzé, da qui è quasi sicuro che sia nato l’AIDS!) …Tutti quanti coi loro prodotti tipici (circa, i toscani avevano il pane francese!) e le foto della loro terra! Io al momento dei saluti a fine serata, mi sono quasi commossa, davvero è stata un’esperienza indimenticabile: le storie dei minatori (a me veniva la claustrofobia solo quando stavo ad ascoltare i loro racconti), tutte queste casette uguali, questi squallidi quartieri tutti neri di inquinamento (devi vedere le ciminiere che fumano a tutte le ore…Marghera ci fa un bel baffo!!!…Chissà cosa si respirano poveracci!), persone che sono in Belgio da 50 anni o che sono nate là, tutti che parlano perfettamente l’italiano…O che se anche non lo parlano più si sentono fieri ugualmente di dirti da dove vengono! …Poi non parliamo delle lotte politiche e sindacali, attività illegali a quei tempi (tutte le volte che un gruppo di stranieri per qualsiasi motivo si riuniva, mandavano un poliziotto a sorvegliare!) per ottenere sanità, indennità di disoccupazione (quella brutta fabbrica fumante una volta occupava 20.000 persone, ora solo 4/5000 e nel giro di cinque, sei anni dovrebbe chiudere definitivamente).

Loro sono fieri di vivere sulla solidarietà, cioè chi più ha, è contento di occuparsi di chi fa fatica (non chi fa fatica, perché non ha voglia di fare un tubo, naturalmente!).

Io, onestamente, forse sbagliando, li ho un po’ invidiati: sicuramente invidio quel loro modo, pur nelle loro differenze, di sentirsi tutti italiani (quando noi se potessimo, spareremmo anche a quello che vive sul nostro pianerottolo!), e fieri della loro italianità, pur sentendo loro pari anche chi parla un’altra lingua o ha un colore di pelle diverso! Ma sai…Stare in un posto un giorno solo è differente che viverci, sicuramente anche loro avranno i loro difetti, i loro egoismi, le loro contraddizioni…Però di prima botta io mi sono sentita come se noi qua in Italia che siamo capaci di pensare ogni giorno di più sempre solo al nostro orticello (che diventa ogni giorno più piccolo!!!) fossimo diventati molto più STRONZI di loro.

Quando stavamo smontando gli strumenti, è arrivato un congolese che mi ha chiesto se ci saremmo fermati anche i giorni successivi, a suonare e alla mia risposta negativa, mi ha detto che gli dispiaceva molto, continuava a dire: che peccato, che peccato! (mentiva? Forse sì, ma chi gliel’ha fatto fare?!?) L’unica cosa veramente patetica è stata questa: domenica prossima a Liegi ci sono le elezioni comunali e a questa festa c’erano un sacco di candidati che distribuivano volantini, baci e pacche sulle spalle a tutti: anch’io non so quante volte sono stata baciata…Forse non hanno capito che non voto! (in Belgio votano anche gli stranieri residenti da almeno, credo, 5 anni) Da loro si dice che i politici mangiano tutti nella stessa “mangiatoia” (proprio quella delle mucche, visto che là è pieeeeeeeeenissssssimo di mucche quindi ricordarle è di rigore!), e questo ti fa capire che tutto il mondo è paese! Si è presentato un candidato, già consigliere comunale e fratello di un signore che ricopre una carica importante, per metà belga e per metà algerino, però, mi ha detto, lui porta sempre gli italiani nel cuore: io gli ho risposto, sorridendo: Certo, sta parlando con gli italiani, un bravo politico deve sempre dire la cosa giusta al momento giusto! (mi ha dato ragione e si è messo a ridere).

Adesso basta, tediarti con il mio racconto.

Vi mando un bacione grosso, soprattutto a te che…Dopotutto sei un emigrante!!! Ciao Laura



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