Barcellona…una città indimenticabile

Alla scoperta della capitale del Mediterraneo
Scritto da: corfiati.marco
barcellona...una città indimenticabile
Partenza il: 29/10/2010
Ritorno il: 02/11/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
Prima che anche l’ultima stilla di sole barcellonense venga congelato e lavato via dalla nebbia della Valle, sarà bene che annoti le mie impressioni di questo viaggio, ultimo scampolo d’estate nell’autunno siberiano di Torino. Avvolti dalla notte torinese siamo partiti con il treno alle 5.50 alla volta della capitale del Nord (To-Mi 9,55 euro). Una volta a Milano abbiamo preso una delle tante navette che affollano il piazzale antistante la stazione Centrale…destinazione: Orio al Serio (7euro). Finalmente alle 14.00 lo sbarco in terra spagnola, accolti dal suo caldo sole che ci ha fatto subito dimenticare le nebbie della partenza e che ci ha fatto maledire il nostro abbigliamento!!! Qui subito una piccola odissea per potersi conquistare un posto sull’unico autobus che collega Reus (Terragona) a Barcellona! (Il bus non è legato all’orario di arrivo dei voli Rynair, quindi informarsi degli orari www.igualadina.net, costo del biglietto 13 euro, arrivo alla stazione Sants).

Arrivati nella capitale del Mediterraneo i nostri piedi ci hanno portato verso l’albergo, meta agognata dopo tante ore di viaggio e che abbiamo eletto a rifugio del riposo…vista l’indiscutibile comodità che ci è stata riservata (www.apindependencia.es). Un breve riposo e poi ci siamo subito tuffati nella visita di Barcellona. Prima tappa alla Sagrada Familia, incredibilmente vicina al nostro albergo, opera incompiuta di Gaudì e ormai simbolo indiscusso della capitale catalana. Simbolo che si presenta all’occhio del visitatore immensa e unica, eclettica e difficile da definire… corredata di gru di ordinanza. Dopo i commenti di rito al monumento più conosciuto e che si sono rivelati assolutamente contrastanti tra loro ci siamo concessi una piccola sosta all’ombra dei pinnacoli altissimi della facciata della Passione, gustando un ottimo panino con jamon serrano e osservando con attenzione le statue di Subirachs (il cui nome adorna i pinnacoli della chiesa… con un discutibile gusto!). La serata l’abbiamo trascorsa camminando senza una meta precisa per le strade del centro…abbiamo così trovato sul nostro cammino: la Cattedrale (alle cui spalle abbiamo mangiato –Restaurant La Gloria www.gruroelreloj.com -, sovrastati dalla statua equestre che campeggia al centro della Plaça de Ramon Berenguer el Gran e circondati ahimè dai rifiuti che abbondano per le strade di Barcellona!), la Pedrera, casa Batlò, Passeig dè Gràcia e infine sulla strada del ritorno verso l’albergo (rigorosamente a piedi) la Plaça de Toros “Monumental”…il tutto animato da una popolazione di ogni età che anche in piena notte continuava a fluire ininterrotta e indefessa.

Il giorno dopo, memori delle lagnanze delle nostre membra dopo tanto camminare, abbiamo deciso di usufruire della metropolitana, presente capillarmente nel sottosuolo della città, diretti a Parc Guell (abbonamento per 3 giorni 16 euro, corsa singola 1,40 euro). Qui il genio di Gaudì penso abbia toccato i suoi massimi livelli, creando una micro città che sorprende ad ogni angolo. Si passa dalla Salamandra che accoglie il visitatore al centro della sinuosa doppia scalinata che conduce alla Stanza delle Cento Colonne, ai curiosi padiglioni di ceramica policroma che fiancheggiano il cancello, alle colonne con sembianze femminili che adornano il colonnato laterale d’ingresso all’immenso terrazzo delimitato dalle celeberrima panca sinusoidale, si dice modellata da Gaudì facendo sedere un suo operaio nudo sulla gettata di gesso, che offre un’impagabile visuale sull’intera città (foto di rito irrinunciabile!). Il parco si articola di diversi scenari come le varie case che si fanno spazio tra la folta vegetazione ( tra cui la Casa Museo di Gaudì, in cui risiedette il vulcanico artista tra il 1906 e il 1926), gli ampi viali con vista sulla città e che si inerpicano nel parco, il Turò de les Tres Creus che si vede da lontano e sempre affollatissimo di gente (si richiedono abilità di equilibro e un’assoluta assenza di vertigini per salire visto l’alto numero di persone che affollano questo minuscolo simulacro del Calvario). Sosta ristoratrice immersi nello sfolgorio cromatico del parco (e attorniati da una legione di piccioni…onnipresenti!) e poi metro verso il Litoral, nel suo punto più estremo (lì dove sorgono gli edifici del Fòrum…gioia per gli occhi di appassionati di architettura e no). Da qui ci siamo incamminati a piedi verso la barceloneta… spettacolo induscitibilmente affascinante quello del mare (anche d’autunno), ma sconsiglio a chiunque di ripercorrere questo nostro cammino (a meno che non si vada d’estate) perché fino a che non si arriva alla Torre Mapfre, che assieme alla Hotel Arts (le Torri Gemelle) danno ingresso alla zona del Port Olimpic, il mare è l’unico spettacolo da vedere e conviene voltare le spalle alla città per non rovinarsi la visuale.

All’ingresso del Port Olimpic troneggia il “Peix” di Gehry, da qui (aggirando Barceloneta visto l’improvviso scroscio d’acqua che ci ha colto) attraverso Palau de Mar siamo arrivati al Port Vell, che ci ha regalato un bellissimo tramonto tra cime, scotte e alberi. Calata la sera ci siamo diretti verso le Rambla del Mar, dove abbiamo mangiato a base di pesce direttamente con vista sul mare… uno spettacolo! (Tapa tapa al centro commerciale Maremagnum, maremagnum.es). Ristorati e riposati ci siamo tuffati nella Rambla…rimanendo folgorati dalla vitalità che esprime questa strada e meravigliandoci ad ogni passo per le esibizioni degli artisti che affollano questo immenso corridoio in cui si mescola tutta l’umanità di Barcellona. Le Rambla, che con la loro idea sintetizzano l’anima della città, volta all’esaltazione delle persone, al loro divertimento e intrattenimento, relegando in posizione marginale le auto (e non come si fa nelle nostre città, dove le aree pedonali sono costantemente invase di auto e non si riesce a camminare senza pericolo di venire investiti in ogni istante!). Soddisfatti, ma sfiniti, ci siamo affidati alla metropolitana per tornare all’hotel…con gli occhi pieni di meraviglia!

Il giorno dopo l’itinerario deciso per la mattinata prevede Montjuïc. Scesi con la metro vicino al Parc Joan Mirò ci siamo incamminati verso Plaça d’Espanya, e da qui riscaldati dal caldo sole che ci fronteggiava abbiamo percorso l’avenida de la Reina Maria Cristina con gli occhi ricolmi di quello spettacolo unico che è il Palau National de Montjuïc (sede del Museu Nacional d’art de Catalunya), circondato da scale mobili (che aiutano la salita e permettono una panoramica sulla città) e preceduto dalla spettacolare Font Magica (fantastica a giudicare dalle foto delle guide, visto che l’abbiamo trovata in ristrutturazione!). Addentratici per i viali che si estendono alle spalle del Palau, abbiamo goduto della natura lussureggiante che abbonda nei vari giardini che si incontrano e che ci hanno accompagnati quasi costantemente fino al passeig Olimpic, dove abbiamo potuto ammirare lo stadio (ristrutturato mantenendo intatta la facciata del 1929), il palau sant Jordi e l’immensa e inquietante Torre di Calatrava, che ha monopolizzato le nostre foto! Tornando sui nostri passi abbiamo trovato il Poble Espanyol (una Spagna in miniatura creata per l’esposizione Universale del ’29, che ci ha ricordato molto il Borgo Medioevale di Torino –costo 10euro-). Stanchi e ancora non abituati agli orari di pranzo spagnoli (molto in ritardo rispetto le nostre abitudini) ci siamo concessi un piccolo pre-pranzo davanti al Palau Nacional a base di tortilla di patate (Bar Les cascades) e poi ci siamo subito rimessi in marcia verso il castello di Montjiuc. Affidatici alle nostre affidabilissime capacità di saper leggere una cartina, abbiamo deciso di arrivare al castello attraversando prima i Jardins del Laribal e poi il Jardi de Petra Kelli, i primi sicuramente da vedere il secondo assolutamente da evitare anche perché alla fine di tutti i tornanti in salita si arriva a un cancello insuperabile e non vi è alcuna possibilità di andare oltre (tra l’altro la parte finale del parco è sostanzialmente una discarica, l’unico aspetto positivo è la vista della città che da qui si può ammirare).

Sfiniti siamo tornati indietro e abbiamo aspettato il bus sulla Carrer del Doctor Font i Quer, che ci ha sbarcato con nostra enorme gioia al castello. Castello mantenuto benissimo e da cui si gode di una vista spettacolare a 360°sulla città (preparate la macchina fotografica)! Qui ci siamo riposati delle fatiche della mattinata concedendoci l’agognato pranzo (da buoni turisti che si adeguano alle usanze spagnole abbiamo pranzato alle 14.30 nel bar del Castell, che offre varie scelte tra cui quella da me prescelta: Paella+vino+dolce= 11.80 euro)- e concedendoci anche una siesta per digerire! Decisi a tornare verso il centro della città, ma assolutamente incapaci di riaffrontare la Muntanya de Montjiuc (anche in discesa), abbiamo optato per la Teleferic de Montjiuc, che comodamente porta dal castello a Avinguda de Miramar (6.90 euro a corsa). Da qui in pochissimo si riesce a tornare sulle Rambla, da cui ci siamo inoltrati verso carrer de Ferrant e dove ci siamo imbattuti tra l’enorme massa umana in una splendida Santa Maria del Pi, dall’austera ed elegante facciata gotica ai cui piedi si estendeva un mercatino di prodotti tipici, tutto “luci e profumi”. Da qui, guidati dal nostro navigator attraverso le viuzze del quartiere gotico siamo arrivati alla Cattedrale che abbiamo visitato durante la funzione in catalano (si alternano messe in catalano e in castigliano), riservandoci di tornarci il giorno dopo per poter accedere a tutte le zone che durante la messa sono precluse al turista (a parte la zona dell’ingresso e le prime cappelle laterali è tutta riservata ai fedeli)! Da qui ci siamo inoltrati coraggiosamente (perché abbiamo deciso di non usare la cartina, ma di farci guidare dal nostro istinto) nella Ribera, quartiere cuore della città, dove però si trovano anche vie abbastanza malfamate! Ma solo così abbiamo scoperto Carrer de Montcada, zona signorile tra il 1200 e il 1700 come testimoniano i suoi palazzi, il Museu Picasso, il Museu barbier-Mueller d’art precolombi, l’Argeneteria e il passeig del Born, strade della movida in cui si ha l’imbarazzo della scelta tra i vari locali che preparano tapas, Santa Maria del Mar (mia meta agognata avendo letto La cattedrale del Mare di Falcones) monumento nazionale esempio dell’architettura medievale catalana e che assolutamente merita una visita al suo interno, perché pur se spoglia di decorazioni a causa dell’incendio del 1936 conserva la sua aura di potenza e gloria! Recuperato il nostro navigator, (che si era fatto catturare dalla messa in catalano…e senza di cui ci siamo dovuti affidare solo al nostro senso dell’orientamento), siamo tornati verso l’Argenteria e abbiamo scelto un magnifico localino vicino al mercat del Born, in cui ci siamo fatti conquistare dal rito delle tapas, e in cui siamo stati circondati da una serie infinita di piattini colmi di cibo diverso per colore, sapore e ingredienti il tutto innaffiato da una sangria eccezionale…un vero piacere per gli occhi e il palato!!! (www.tavernadelborn.es/) Durante la cena siamo stati anche spettatori dello spettacolo pirotecnico di halloween che si svolgeva alle spalle di santa Maria del Mar…veramente unico! L’allegria, il clima di festa e di divertimento sono veramente contagiosi in queste strade, che possono essere considerate uno dei cuori pulsanti della vita barcellonese.

E siamo così arrivati al nostro ultimo giorno effettivo da turisti (visto che la partenza era fissata per il giorno seguente alle 11 da Girona). Dopo la nostra abituale e abbondante colazione, consumata come di rito in questa vacanza, in un forno vicinissimo al nostro albergo dove si trovano dolci buonissimi a prezzi davvero convenienti e le fornaie sono davvero gentilissime (Panos), dopo questa carica di zucchero ci siamo posti il problema di come arrivare all’aeroporto la mattina seguente. Una puntatina alla Sagrada Familia prima di prendere la metro, nella speranza di riuscire a entrare per visitare l’interno…speranza delusa visto che il primo di novembre già alle 9 del mattino c’era una fila di almeno 2 ore (purtroppo durante queste vacanze abbiamo perso la cognizione del tempo… e non abbiamo approfittato dei giorni lavorativi per visitare questo monumento simbolo, altrimenti inaccessibile nelle giornate di festa visto l’alto numero di turisti). Abbiamo deciso di rimandare l’interno della chiesa al prossimo viaggio a Barcellona e di visitare ciò che ancora non avevamo visto e di risolvere il problema del bus per Girona. Problema di non facile soluzione, visto che all’albergo non ci hanno saputo dare informazioni utili circa l’autobus da prendere e dato che anche alla stazione Saints (dove siamo arrivati con l’autobus dall’aeroporto di Reus) le info sono state frazionarie (quindi informatevi bene su www.barcelonabus.com, costo del biglietto Barcellona-Girona Aeroporto: 12euro). Meno male che alla fine siamo riusciti a sapere (dopo molto chiedere, in inglese ma soprattutto in italiano che tutti capiscono molto meglio!) che c’erano degli autobus alla stazione di Barcellona NORD, che si trova vicina all’Arc de Triomf. Quindi per il futuro non accontentarsi di leggere sui forum on line che ci sono molti autobus tra Girona e Barcellona, perché trovare un punto informativo è stata una vera impresa (nella stazione Saints danno solo informazioni sui treni e non in generale sulla città come invece avviene da noi!).

Dopo questa piccola polemica e dopo aver perso parecchio tempo viaggiando in metropolitana da una parte all’altra di Barcellona, abbiamo approfittato della vicinanza della Estaciò d’autobusos Barcelona Nord per visitare il Parc de la Ciutadela, che altrimenti avevamo escluso di visitare, dovendo sacrificare qualcosa nella nostra pianificazione. Mai scelta si sarebbe rivelata più sbagliata. Non visitare il Parc vuol dire perdersi uno dei migliori spettacoli che la città può offrire. Anzitutto l’Arc de Triomf, immenso nei suoi 30 metri in stile mudejar, che dava ingresso alla zona dell’Esposizione Universale del 1888, e che immette sul Passeig de Lluis Companys. Questa immensa strada pedonale è un altro degli esempi che Barcellona offre per esplicitare la sua filosofia urbanistica, di città pedonale, dato che è affollata in ogni momento della giornata da ciclisti, pattinatori, gente che passeggia, chi esegue evoluzioni sullo skate e ovviamente … turisti! Dopo questa immensa via si apre davanti agli occhi, già stupefatti del turista, il cuore del parco dove sin dall’inizio si rimane affascinati dalle dimensioni di questo angolo di verde cittadino che si estende per 300 ettari, costellati di viali, prati, statue, giardini, laghetti, cascate e palazzi. Appena entrati si incontra il castello dei Tre Dragoni che ospita il Museu de Zologia, il Museu d’art modern e appena dopo il lago l’imponente Cascada Monumetal, che affascina e ipnotizza! E ancora si continua tra statue, fontane e una natura rigogliosa, che colma gli occhi e soddisfa lo spirito del turista. Per gli appassionati vi è anche lo zoo, che noi abbiamo saltato per dirigerci verso il Barrio gotico, non senza fermarci di nuovo a Santa Maria del Mar, l’Argenteria (che la sera prima ci aveva così tanto affascinati) e le mura romane. Nel nostro peregrinare verso la cattedrale abbiamo incontrato sulla nostra strada la Chiesa di Sants Just I Pastor, che secondo gli statuti cittadini può concedere il privilegio “de Los Testamentos Sacramentales”, un diritto per cui le ultime volontà espresse da un moribondo assumono valore legale anche senza documenti scritti, se ripetute , sotto giuramento entro 6 mesi, di fronte all’altare della cappella di San felice dai testimoni presenti quando vennero formulate. Da qui dopo un panino al volo, ci siamo addentrati nella cattedrale che il giorno prima avevamo potuto vedere solo parzialmente a causa della liturgia in atto. Una visita che vale certamente i 5 euro da pagare e che vi permette di ammirare con calma la magnificenza di sant’Eulalia, che da fuori abbiamo trovato oscurata dai ponteggi e dalle gru. Il gotico catalano qui si esprime al meglio, con il susseguirsi delle cappelle laterali, ognuna scrigno prezioso da ammirare, tra cui la Cappella di Sant Olegario che ospita sopra l’altare il crocifisso ligneo che Don Giovanni d’Austria portò sulla nave ammiraglia della flotta cristiana nella battaglia di Lepanto. L’imponente coro che occupa la navata centrale con i suoi celebri stalli lignei, decorati con gli stemmi policromi dorati dei cavalieri dell’Ordine del Toson d’Oro, convocati nella Cattedrale dall’imperatore Carlo V e dall’arciduca Massimilano d’Austria nel 1519. La cripta che conserva in un sarcofago d’alabastro i resti della giovane Santa, torturata e uccisa per la sua fede nel IVsecolo. E infine il più bello dei chioschi gotici esistenti, con le antiche cappelle delle congregazioni religiose, la cappella di Santa Lucia, ossia quel che resta della cattedrale romanica del XIIIsec e la sala Capitolare che ospita il Museo della Cattedrale. Il chiostro ospita anche un grazioso e antico lavamano conventuale collocato al centro di una sorta di tempietto, il Pabellò de Sant Jordi, ornato nella volta da decorazioni scultoree raffiguranti al centro San Giorgio e lungo le nervature i Padri della Chiesa. Ogni anno, per la festa del Corpus Domini, in questo tempietto si ripete il tradizionale Ou com balla (uovo che balla): un guscio che “danza” sospeso al di sopra della vasca del lavamano grazie al suo getto d’acqua. Vicino al tempietto si trova un piccolo specchio d’acqua popolato da oche, simbolo della purezza di sant’Eulalia. Usciti dalla cattedrale ci siamo di nuovo tuffati nelle strade del Barrio e attraverso il carrer del Bisbe, sormontato dall’eccezionale corridoio aereo gotico, siamo arrivati alla Placa de Sant Jaume imponentemente incorniciata dal Palau de la Generalitat e dall’Ajuntament.

Da qui ci siamo diretti verso la Ciutat Vella, in un intrico di stradine e viuzze, caratteristiche certo ma che forse non reggono il confronto con altre zone della città. Tornati alle svettanti palme sul Passeig de Colomb ci siamo incamminati verso il Mirador de Colom e da qui abbiamo risalito la Rambla. Abbiamo ammirato i comignoli di palau Guell, ci siamo affacciati al mercat Boqueria, dove contavo di ammirare uno spettacolo unico (visto tante volte in tv) ma che purtroppo era chiuso (essendo il primo novembre giorno festivo) e ci siamo quindi incamminati verso l’Hospital de la santa Creu. Visitato questo complesso del 1400 si siamo spinti fino a sant Pau del Camp, passando per la Rambla Raval dove si incontra il grassoccio gatto di Botero con cui è impossibile non volere una foto! La piccola chiesetta di Sant Pau, nascosta e lontana dai percorsi turistici, è considerata la più bella chiesa romanica di Barcellona e custodisce al suo interno un chistro assai suggestivo, che trasporta immediatamente in un’atmosfera da Il nome della rosa e che rappresenta un rifugio ben noto ai Barcellonensi. A fronte di un’offerta di 3 euro, completamente devoluto in beneficenza (e per cui si riceve anche una ricevuta!) una simpatica suorina vi da tutte le informazioni sulla chiesa e vi conduce attraverso questo piccolo gioiello romanico. Unica nota da sottolineare e che per tornare da qui alla Rambla ci si avventura nel Barrio Chino dove non è consigliato addentrarsi in tutti i vicoli! Visto che secondo gli orari spagnoli eravamo un po’ in anticipo per la cena ci siamo prima concessi un aperitivo a base di tapas basche, consumate seduti al bancone come dei veri aficionados (Txapela). Quindi dopo un ultimo giro per le vie del Barrio, ci siamo diretti verso Plaça Reial dove abbiamo scelto uno tra gli innumerevoli ristorantini che affollano i portici e dove ho potuto gustare gazpacho e fave alla catalana, oltre ad altri piatti tipici (Ambos Mundos).

Tristi di dover abbandonare il festoso clima della città, il giorno dopo siamo ripartiti, non prima di salutare le nostre amiche fornaie che ci hanno permesso di fare colazione ancor prima dell’orario di apertura visto che siamo dovuti partire prima dell’alba per arrivare in orario a Girona. Da qui dopo un ultimo saluto siamo tornati in Italia, dove abbiamo ritrovato pioggia e freddo e ci siamo pentiti di non essere rimasti nella calda e affascinante capitale del Mediterraneo!



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