Barbados, il tesoro dei Caraibi

L’isola di Barbados si raggiunge con volo diretto da Londra e così io e il mio fidanzato abbiamo passato una notte nella capitale inglese e il giorno dopo dall’aeroporto di Gatwick siamo partiti con la British airways per Barbados. Dopo circa 9 ore di volo, eccoci finalmente nell’isola che a est è bagnata dal tumultuoso Oceano Atlantico e...
Scritto da: emanuela t.
barbados, il tesoro dei caraibi
Partenza il: 31/08/2006
Ritorno il: 09/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
L’isola di Barbados si raggiunge con volo diretto da Londra e così io e il mio fidanzato abbiamo passato una notte nella capitale inglese e il giorno dopo dall’aeroporto di Gatwick siamo partiti con la British airways per Barbados. Dopo circa 9 ore di volo, eccoci finalmente nell’isola che a est è bagnata dal tumultuoso Oceano Atlantico e a ovest è cullata dal limpido mar dei Caraibi. Abbiamo scelto questa meta per fare un tuffo nelle acque turchesi dei Caraibi ma anche per conoscere le differenze tra le ex colonie spagnole, eravamo già stati in Messico e a Santo Domingo e quelle inglesi come appunto Barbados. Qui infatti si respira da subito la tradizione africana che appartiene alla popolazione locale, le cui origini vanno ricercate negli schiavi portati sull’isola dai colonizzatori per farli lavorare nelle immense piantagioni di canna da zucchero che ancora oggi rappresenta la prima fonte di occupazione nell’isola. E infatti lo zucchero che usavamo per dolcificare caffè e tè era veramente delizioso. Un altro vanto dell’isola è il rum, ma essendo poco portati all’alcol ne abbiamo assaggiato solo un po’, per gli appassionati su tutta l’isola sono disseminate le fabbriche di rum, la più importante è il Rum factory and Heritage Park nei pressi della Sunbury Plantation house. Ma andiamo per ordine. Il nostro resort, scelto con molta attenzione e dopo lunghe ricerche in agenzia, era il Coral Reef, abbiamo scelto solo il pernottamento per non restare confinati nel resort in quanto l’isola di Barbados va assolutamente esplorata in lungo e in largo a bordo di una macchina a noleggio. Il Coral Reef Resort è situato lungo la spiaggia a ridosso della cittadina di Holetown nella costa ovest dell’isola ed è composto da poche camere curate nei minimi dettagli e situate in un lussureggiante giardini tropicale a pochi passi dal mare, è un vero gioiellino, niente a che fare con i colossi che propongono l’all inclusive. Ambiente raffinato e discreto, camerieri e attendenti che assistono gli ospiti anche in spiaggia, ombrelloni e lettini ben distanti per assicurare privacy e riposo assoluto. C’è da dire che il mare del resort aveva pochissima spiaggia a causa dell’erosione ma bastava scavalcare un basso muretto per usufruire della spiaggia confinante che fa parte di un parco marino, quindi i lettini li lasciavamo sul prato o sulla piccola spiaggia del resort e per fare il bagno bastava un salto dall’altra parte del muretto. Dunque appena arrivati abbiamo fatto conoscenza con il tipo della reception al quale abbiamo chiesto informazioni per noleggiare un’auto, a proposito parlare inglese è indispensabile, non dico che serve una laurea ad Oxford però serve capirlo e saperlo parlare. Il solerte impiegato del resort ci ha portati subito nella vicina agenzia di noleggio auto e abbiamo affiato per l’intera settimana una utilitaria identica alla toyota Yaris ma che lì si chiamava Vitz. Dunque la sera stessa del nostri arrivo avevamo l’auto e naturalmente abbiamo deciso di cenare fuori e visitare la cittadina di Holetown anche perché il ristorante del resort aveva prezzi esagerati. Il nostro assistente ci ha così consigliato un ristorante a picco sul mare, chic e molto turistico, e noi, presi dalla stanchezza del viaggio abbiamo ceduto al suo scellerato consiglio pur non avendo neanche molta fame ma solo rimbambimento da jet-lag. Insomma, il ristorante, chiamato Calabaza, e mi raccomando ricordatevi questo nome per evitarlo come la peste, era sì elegantissimo e a picco sul mare, ma per due polpette e un pescetto con contorno di patate ci ha dato una bella ripulita al portafogli, circa 200 euro in due, e naturalmente avevamo bevuto solo una bottiglia d’acqua. Solo il giorno dopo, a mente fredda, ci siamo resi conto che la maggior parte dei ristoranti disseminati sulla costa hanno gli stessi prezzi altissimi destinati ai turisti poco attenti alle loro tasche. Dopo questa lezione di economia per il resto della settimana abbiamo scelto locali carini e piccoli per consumare i nostro pasti leggendo sempre i prezzi esposti fuori dalle vetrine. In particolare a cena era veramente eccezionale la cucina del Coach House, una sorta di risto pub con tavoli all’aperto e al chiuso gestito da un inglese e situato lungo la strada di Holetown. Le polpette di pesce erano eccezionali così come i dolci e i prezzi veramente onesti. Il modo migliore per vivere Barbados è diventarne abitanti e non turisti, quindi abbiamo imparato subito a usare i numerosi supermercati per comprare acqua e cibo da consumare durante le nostre numerose gite oppure per la prima colazione. In camera infatti c’erano diverse prese per pentole elettriche e il bollitore per il caffè nonchè il frigo, proprio perché la maggior parte dei turisti si organizza per cucinare da soli evitando così i conti salati dei ristoranti. Quindi a colazione nella nostra veranda consumavamo succo di frutta, caffè fatto con la nostra caffettiera, pane e marmellata, biscotti e così via, anzi in un supermercato il mio fidanzato ha comprato anche la nutella ma il prezzo era quello di un barattolo di caviale, comunque fare la spesa costa più o meno come in Italia. A pranzo di solito eravamo in spiaggia quindi consumavamo soprattutto frullati di frutta e panini, inoltre in ogni città c’è una catena di fast food che imita il Mc Donald’s e si chiama La Chefette, se proprio siete stufi di frutta e tramezzini. Per quanto riguarda il cibo questo è ciò che serve sapere, per quanto riguarda i turisti la maggior parte sono inglesi e americani, non ci siamo imbattuti in nessun connazionale italiano ma solo in una coppia di spagnoli, forse perché a Barbados il turismo di massa non è ancora approdato e spero non arriverà perché la bellezza di quest’isola consiste proprio nel fatto che è un piccolo gioiello sconosciuto e tutto da scoprire, il vero tesoro dei Carabi. Ma passiamo alla vacanza on the road che ha reso il nostro viaggio a Barbados indimenticabile. La nostra assistente della Kuoni ci ha fornito una cartina geografica per facilitare i nostri percorsi, solo che si trattava di una mappa molto approssimativa contenente solo i nomi delle città e delle spiagge principali, forse per questo il primo giorno di macchina per arrivare nella capitale Bridgetown ci abbiamo impiegato circa 4 ore perdendoci nell’entroterra per poi scoprire che ci voleva circa mezz’ora partendo dal nostro resort. Ma anche questo è il bello di scoprire l’isola in machina, inoltre pur avendo cercato in alcuni negozi, le uniche cartine disponibili erano come quella che avevamo. La capitale è da vedere, in particolare è molto pittoresca la zona del porto, ma i luoghi più suggestivi sono costituiti dalle piccole cittadine che costeggiano l’isola e soprattutto dalle numerosissime spiagge, quasi tutte attrezzate con ombrelloni e lettini,che garantiscono bagni di sole e mare cristallino circondato da sabbia bianchissima e fine. La nostra priorità era goderci il mare e così partendo sempre da Holetown sede del nostro resort e scendendo verso la costa sud ovest ci siamo fermati nella spiaggia di Paynes Bay dove abbiamo avuto modo di pranzare nel chioschetto con pesce fritto e patatine e fare un giro sulla moto ad acqua. Certo, i fondali di queste spiagge non hanno pesci ma l’acqua è stupenda, per fare snorkeling bisogna partire per qualche escursione in barca, cosa che abbiamo fatto prenotando una uscita in catamarano dal nostro resort. Il catamarano, chiamato Shasa (si trova anche su internet al sito www.Shasacatamaran.Com) ospitava oltre a noi solo un’altra coppia di olandesi e il gentilissimo “guidatore” ci ha portati a nuotare con le tartarughe marine che erano veramente enormi. E’ stato uno snorkeling fantastico e oltre alle tartarughe abbiamo avuto modo di osservare il relitto di una nave e altri esemplari di pesci tipici dei mari caldi. Ogni mattina partivamo a bordo della nostra auto alla ricerca di qualche spiaggia in cui sistemarci e così scendendo nella parte sud dell’isola e in poco più di mezz’ora abbiamo trovato una spiaggia stupenda, Rockley Beach, che fa parte della città di Hastings. La spiaggia era così bella che durante il resto della settimana abbiamo fatto tappa anche in altre spiagge ma alla fine preferivamo sempre tornare là. C’è da dire che percorrendo la strada che costeggia tutta la parte ovest dell’isola ogni tre minuti di macchina ci sono i cartelli che indicano l’accesso in spiaggia quindi la scelta non manca, ma Rockely Beach era veramente spettacolare. A parte la grandezza della spiaggia, il mare era calmissimo e tinto di colori che passavano dalla trasparenza assoluta al blu profondo venato di un azzurro che si univa al colore del cielo sempre limpido. Inoltre la spiaggia era attrezzata e attraversando la strada c’èra anche un piccolo centro commerciale e vari chioschi in cui venivano serviti frullati di frutta esotica eccezionali e soprattutto dissetanti. Una caratteristica di Barbados è l’alternanza di clima da un parte all’altra dell’isola, se infatti la parte ovest e sud è caratterizzata da cieli limpidi e caldo infernale, quella nord est ha un clima a dir poco minaccioso. Qui infatti, essendo la costa bagnata dall’oceano, l’intero panorama cambia in un attimo e mentre si lasciano alle spalle le spiagge dell’ovest si va incontro al rumore delle onde che si infrangono nei suggestivi “cliff”, le scogliere che ornano il punto nord dell’isola e le piccole cittadine dell’est prese non a caso d’assalto da schiere di surfisti in cerca dell’onda perfetta. Spinti dal desiderio di esplorazione e dopo una mezza giornata passata in spiaggia, siamo partiti alla volta del nord con l’intento di assistere dal vivo allo spettacolo del cambio repentino di panorama e di clima. Abbiamo attraversato la città di Speightstown alla volta dell’Animal Flower Cave, una sorta di miniera a cielo aperto che domina la punta nord di Barbados e si affaccia proprio sui frastagliati cliff. Qui sembra di stare in Irlanda, le scogliere sono scoscese e continuamente lambite dalle onde violente dell’oceano, lo spettacolo è mozzafiato. Questa zona è poi caratterizzata da un piccolo bar tappezzato da banconote, biglietti da visita e semplici pezzi di carta lasciati dai turisti, c’è anche una specie di palo in cui si segnalano tutte le direzioni da seguire per andare in ogni paese del mondo, dall’Africa all’Australia. L’unico neo è che i souvenir qui sono costosissimi ma è molto meglio scattare una bella foto panoramica. Il nostro viaggio in macchina è proseguito alla volta della città dei surfisti, Batsheba, per raggiungerla abbiamo attraversato una zona che sembrava di montagna e arrivati là abbiamo trovato cielo e mare in tempesta, pioggia, lampi e tuoni ma soprattutto Batsheba sembrava una città fantasma. Le uniche persone che abbiamo visto erano appunto i surfisti intenti a domare con scarso successo le temibili onde dell’oceano. Circa mezz’ora dopo, tornati sulla costa ovest il sole splendeva come sempre ma guardando verso l’orizzonte opposto ancora si poteva intravedere il temporale. La scoperta di quest’isola è stata sorprendente e senza macchina avremmo perso veramente la magia e la bellezza di Barbados.Un piccolo neo? Forse la passione degli abitanti dell’isola per il rum e i funghi allucinogeni e le droghe in genere che cercano di vendere anche ai turisti forse perché la richiesta è alta. Noi mentre eravamo al mare abbiamo anche assistito ad una lunga conversazione tra un “rasta” e la sua bottiglia di rum, comunque non sono insistenti nel vendere le droghe e dopo il primo giorno ci si fa l’abitudine. Abbiamo anche conosciuto un signore molto gentile, un’inglese che gestisce un negozio di souvenir al porto di Barbados e in cui ho comprato dei batik veramente eccezionali. Una delle cose che più ci ha colpiti è che molti europei si sono trasferiti a vivere sull’isola, un’idea niente male. Qui le giornate trascorrono secondo il lento stile di vita caraibico e l’unico pensiero è quale spiaggia scegliere per prendere il sole e fare lunghi bagni nella acque trasparenti, Barbados sorprende i visitatori con le sue mille facce che rappresentano la bellezza di un’isola tutta da scoprire.


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