Bali ad agosto

Relax sull'isola indonesiana
Scritto da: thefara
bali ad agosto
Partenza il: 12/08/2012
Ritorno il: 28/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Quest’anno la meta scelta è stata l’isola di Bali, in Indonesia. Io e Laura siamo rimasti talmente affascinati dall’atmosfera asiatica durante il nostro primo viaggio in Thailandia che volevamo tornare in Asia, ma in un’altra nazione, così abbiamo scelto Bali.

Costi per due: Volo a/r Roma – Jakarta € 1200,00. Volo a/r Jakarta – Bali € 240,00. Hotel Amaris Jakarta € 40,00. Soggiorno a CasaAsia 12 notti circa € 200,00 + € 200,00 pasti, noleggio auto, trattamenti spa, gadjets. Noleggio motorino per 13 giorni € 50,00 circa. Una cena in un ristorante medio costa da 3 a 10 €, dipende dalla zona e da quello che si prende, diciamo che con 7/8 € in due si cena degnamente.

Clima: il periodo del viaggio va dal 12 al 28 agosto, la stagione è ideale per visitare Bali. E’ “inverno” ed è la stagione secca, il sole si fa vedere verso le 9 la mattina quando prende il posto delle nuvole mattutine, poi di solito non se ne va più fino a quando non viene buio. Di giorno comunque, almeno nella parte sud, non si soffre mai esageratamente il caldo perchè soffia un bel vento (solo nelle strette spiagge di Dreamland e Bingin non tirava vento). In motorino si sta bene, ma è meglio darsi la crema solare sulle braccia e sul naso, io mi sono strinato. Il buio cala completamente verso le sei del pomeriggio. Alcune sere ci vuole un maglioncino di cotone nella parte sud, meglio un pile se si è a nord.

Per risparmiare un bel po’ sul volo abbiamo fatto Roma – Jakarta con sosta a Doha della Qatar Airways, dormendo una notte all’hotel Amaris, buono solo per scali all’aeroporto perchè vicino, sennò meglio sceglierne un altro, soprattutto per la colazione. A Jakarta molti facchini e “tassisti” ci assalgono all’arrivo, completiamo la procedura per il visto (ottima la scelta di arrivare a Jakarta, perché è più veloce, ci hanno detto che chi arriva diretto a Bali deve fare anche mezz’ora o più di coda) e prendiamo un taxi non ufficiale, poi abbiamo scoperto che i taxi da prendere erano quelli della Bluebird.

La mattina seguente, dopo qualche ora di sonno, fatta una colazione disgustosa (e io sono uno che si adatta facilmente e sperimenta senza problemi) siamo tornati in aeroporto e abbiamo volato verso Bali con AirAsia, eccezionale sia l’imbarco (noi unici stranieri) che il volo, anche se gli indonesiani sono abbastanza casinisti sull’aereo, ci battono quasi. Arrivati a Bali ci viene a prendere Nicola, che insieme a Silvia e alla figlioletta Asia sono i proprietari di CasaAsia, una graziosa surf house nel centro della penisola di Bukit. Nicola e Silvia sono delle nostre zone, ma non ci conoscevamo, è stata una piacevole scoperta e abbiamo subito prenotato da loro vedendo i commenti su tripadvisor e dopo il consiglio di un amico in comune, che tra l’altro è l’ottimo pizzaiolo della struttura. L’ambiente che hanno costruito Nicola e Silvia è veramente familiare, anche lo staff indonesiano è speciale, ti senti veramente a casa, e le attenzioni sono altissime, dalle mappe disegnate con cura da Nicola, alle attenzioni nel venirti in contro con il cibo (noi siamo vegani e non abbiamo avuto nessun problema) nei contrattempi (motorino bucato e dopo mezz’ora ne avevamo subito un altro a disposizione, macchina noleggiata dall’oggi al domani) ecc… e soprattutto nelle chiacchierate serali, dove ci consigliavano cosa fare e dove andare, a che ora andarci per via delle maree ecc… Insomma, la struttura ha fatto la differenza.

Abbiamo deciso di soggiornare a Ungasan perché è una zona non proprio di massimo impatto turistico ma con tutti i servizi disponibili nei dintorni (supermercati, lavanderie, warung ecc…). La zona sud di Bali è frequentata soprattutto da surfisti australiani e brasiliani, oltre che europei ma in numero minore. Alla fine anche se non è patiti di surf come noi si vive bene, è comunque piacevole assistere ai numeri che fanno i surfisti in acqua e se si vogliono spiagge appartate ce ne sono molte, noi non abbiamo mai bissato la stessa spiaggia e non le abbiamo neanche girate tutte. Le persone a Bali sono speciali, tutti parlano l’inglese e qualcuno anche l’italiano, in generale comunque sono tutti cordiali e gentili, pronti a darti una mano in caso di bisogno, vi conquisteranno.

Primo giorno

Presa confidenza con la camera e dopo uno spuntino ci siamo diretti verso Balangan Beach con il motorino noleggiato per tutto il periodo della vacanza. Le strade a Bali non sono buone, sono strette, con qualche buca, simpatici galli e galline che girottolano ai bordi, illuminazione inesistente, segnaletica assente. Due esseri umani normali come noi catapultati alle 5 di sera nel sud dell’isola non potevano che perdersi, ma qui entra in ballo la gente dell’isola e così dei bambini sulla bicicletta al grido di “follow me” ci indirizzano verso la spiaggia, molto grande e con uno splendido tramonto, un bar per surfisti con della musica di sottofondo per una prima serata proprio da cartolina. Dopo siamo tornati a CasaAsia e a letto.

Secondo giorno

Stamattina sveglia alle 10, con il fuso orario addosso, colazione ricca di frutta e via subito per Uluwatu, la spiaggia tanto amata da Nicola, patito surfista. In effetti ogni cosa qua richiama al surf, sembra di stare in un film, la scalinata è ampia e ripida e soprattutto piena di venditori, io compro un paio di Rayban a circa 7 euro, ovviamente originali : – ). A Uluwatu si può fare il bagno nelle pozze che l’acqua crea tra uno scoglio e l’altro, il break delle onde è lontano, ma con un buono zoom si possono fare foto decenti. Direi che è un posto ideale anche per i bambini, visto che ci sono punti anche poco frequentati dove poter fare il bagno in tranquillità e senza la pericolosità del mare grosso. Verso le 3 abbiamo preso un toast, che da queste parti chiamano jaffle, al warung proprio sopra lo scoglio che domina la baia, bellissimo. La sera ci siamo diretti verso Kuta, senza raggiungerla, poiché dopo un’ora di motorino eravamo sempre a Tuban (mentre google maps direbbe 25 minuti, ma credo che non consideri il traffico e la poca esperienza con la guida a sinistra). Abbiamo visto un po’ di lungomare, un grande centro commerciale poi siamo tornati a cena a Bukit. Al ritorno è andata meglio, stiamo prendendo la mano, solo 40 minuti.

Terzo giorno

Anche stamani il fuso orario vince, sveglia alle 10:30, colazione a nasi goreng e kopi Bali, speciali. Il nostro motorino aveva una ruota a terra e così dopo la sostituzione (del motorino) siamo partiti verso la spiaggia di Green Ball, la più vicina a Ungasan. Arrivati al parcheggio si pagano i canonici 20 centesimi (praticamente ovunque il costo dei parcheggi va da 2000 a 5000 rupie) e scendiamo per la lunga scalinata. Alla fine ci si apre una spettacolare spiaggia di sabbia bianca, in tutto saremo in 10 persone, di cui solo 6 turisti. Ci siamo proprio rilassati e alla fine della giornata io ero diventato di un colore rosso accesso, diciamo red passion! A pomeriggio inoltrato ci siamo diretti verso il supermercato Pepito di Ungasan, bello fornito ma un po’ da turisti, comunque abbiamo comprato un po’ di articoli orientali, fatto merenda, e poi siamo andati al tempio di Uluwatu. Decisamente i turisti danno più fastidio delle famose scimmie, comunque l’atmosfera è bella e il tramonto crea uno scenario fantastico. Per assistere alla danza del tramonto però bisogna arrivare per tempo, in modo da prendere i posti nelle tribune, altrimenti i cancelli vengono chiusi e non si vede niente. La sera andiamo a cena al warung In Salt, a Ungasan, dove i piatti vengono serviti in perfetto stile balinese dentro a un cestino con un foglio di carta sopra, il riso giallo è molto buono e il tempeh caramellato pure, anche se stucca un po’ (troppo dolce).

Quarto giorno

Stamattina sveglia alle 8. E’ la prima volta che ci alziamo così presto e veniamo avvolti dalle nuvole mattutine. Con serenità Silvia ci rincuora e dice che è sempre così, ma da lì a un paio d’ore sarebbe venuto fuori il sole, e così è stato. Oggi tour dei resort. Come prima tappa ci siamo diretti a Nusa Dua, abbiamo sbagliato strada un paio di volte ma dopo un’oretta siamo arrivati a destinazione. Nusa Dua è un resort chiuso, per entrare bisogna attraversare un cancello con dei guardiani, ma in generale non ci sono controlli, anche molti ragazzi balinesi erano intenti a entrare nel resort con i loro motorini. All’interno Nusa Dua appare come un grande villaggio vacanze, con viali ben tenuti, negozi e moltissimi alberghi. Purtroppo il periodo di agosto non è proprio il migliore per visitare la bella spiaggia poiché è ventoso e tra l’altro quella zona è anche buona per la raccolta delle alghe sicchè il mare non è neanche pulitissimo. Dopo un giro tra i negozi andiamo a cercare Geger Beach, ma malauguratamente vediamo che è stata quasi completamente soppiantata dalla costruzione di un grande albergo. Ci rigiriamo e quindi andiamo verso la spiaggia di Dreamland. Attraversiamo l’enorme resort Pecatu Indah che comprende anche due campi da golf e arriviamo a destinazione. La spiaggia è carina, però piccola e molto affollata, l’albergo che hanno costruito davanti non è bello a vedersi, anzi, e l’atmosfera in generale non è per niente rilassata. La cosa positiva è che il break delle onde è molto vicino alla spiaggia e si possono ammirare i giovani indonesiani che si dilettano tra le onde. Bambini di tutte le età cavalcano le alte creste in modo spettacolare ed è un piacere restare a guardare per un po’. Poi il caldo ci assale e così decidiamo di tornare a CasaAsia a fare un bagno in piscina, decisamente più rilassante, dopo una giornata fuori. Stasera a letto presto perché domani si parte per il nord.

QUINTO GIORNO

Sveglia presto e presa la macchina via verso il nord dell’isola. Guidare a Bali, e in particolare nella zona di Kuta, è un’esperienza che ti rimane dentro, specialmente se non provochi incidenti o danni. Per me era la prima volta con la guida a sinistra (con gomitate nello sportello per cambiare, azionamento dei tergicristalli al posto delle frecce, per dirne un paio), poi ci metti che le indicazioni stradali sono scarse, che la gente del posto non sa leggere bene le mappe, e che ognuno fa disinvoltamente tutto quello che vuole, e diventa un po’ complicato. Comunque la gente alla guida è sempre maledettamente calma, l’aneddoto migliore è quando, al ritorno, nel pieno di un ingorgo, tiro giù il finestrino e guardo un vigile con la mascherina, lui mi guarda e ferma tutto il traffico, si avvicina e mi dà l’indicazione per dove devo andare, sorridendo, in inglese perfetto, poi torna al suo posto e ricomincia a dirigere il traffico, e nessuno ha fiatato, spettacolare. Comunque ci divincoliamo dalla zona calda e prendiamo per il nord. Ci fermiamo a mangiare a Bedugul dove un simpatico cameriere che parlava anche un po’ di italiano ci porta il nostro Gado Gado, con salsa piccante a parte, per fortuna. Nel primo pomeriggio arriviamo a Munduk e troviamo subito un albergo trattando sul prezzo, siamo proprio nel mezzo alla giungla e le camere sono spaziose e caratteristiche. A Munduk ci sono molte offerte di alberghi e ristoranti sicché possiamo consigliare decisamente di andare senza prenotare, non sarà difficile trovare quello che volete e trattare sul prezzo. Andiamo a vedere la cascata più alta della zona raggiungibile da un sentiero proprio vicino al nostro albergo e comunque facilmente riconoscibile perché dalla strada principale si vede il parcheggio della cascata che è sempre piano di macchine. Poi dal sentiero torniamo indietro e ci godiamo il tramonto guardando il mare in lontananza, prima di andare a cena al ristorante dell’albergo, dove il vino balinese (arak molto molto forte) farà il suo effetto sui nostri sonni.

Sesto giorno

Dopo una bella dormita con tanto di coperta pesante visto che siamo al nord, lasciamo l’albergo e andiamo a vedere le risaie di Gesing, proprio sulla sinistra appena superato il villaggio di Munduk, ci sono state consigliate dall’albergatore poiché non turistiche e autentiche. Ci addentriamo nelle risaie e notiamo che tutti ci salutano, ci chiedono da dove veniamo, se abbiamo bisogno di informazioni, forse non sono abituati a vedere i turisti e sono tutti molto gentili. Scattiamo delle foto e respiriamo un po’ di aria buona in mezzo a tutto questo verde. Dopo questa visita (forse l’unica cosa che ci eravamo prefissati di vedere prima di partire era una visita ben fatta ad una risaia) ci siamo diretti verso il giardino botanico nei pressi di Candikuning. Essendo fine settimana il posto è parecchio movimentato, ma è talmente grande che ce ne accorgiamo solo all’ingresso. Si entra in macchina e si percorrono i viali con la macchina, perché a piedi sarebbe impossibile da quanto è grande. Il giardino e diviso in zone e serre, noi visitiamo quella dei cactus e dei bambù. Poi pranziamo al bel ristorantino, che per rendere l’idea del costo della vita, ci costa € 3,50 per un insalata, una zuppa di verdure e una bottiglia d’acqua. Tornando a Ungasan passiamo per Seminiak, fortunatamente troviamo subito parcheggio e andiamo vedere la spiaggia che è la prosecuzione della lunga striscia che parte da Kuta. In effetti è molto bella, con la bassa marea la battigia è lunghissima, ma per noi risulta scomoda sia per la distanza degli ombrelloni dal mare, sia per la distanza dall’albergo e quindi decidiamo di non tornarci in seguito e di provare le altre spiagge isolate del sud. La sera riconsegnamo la macchina e andiamo a letto presto perché provati dalla giornata intensa.

Settimo giorno

Stamattina riprendiamo il ritmo balneare a ci dirigiamo verso la spiaggia di Nyang Nyang, opportunamente consigliataci da Umberto, un ospite di CasaAsia che conosce benissimo tutto il sud dell’isola. La spiaggia anche in questo caso è deserta, tutta per noi, dobbiamo affrontare 510 scalini per raggiungerla ma una volta arrivati è spettacolare. Le onde la mattina sono altissime tanto da aver paura a fare il bagno, solo un gruppo di francesi intrepidi si avventura in mare per fare un po’ di surf. Dopo un paio d’ore passate a sonnecchiare e a passeggiare notiamo che il mare si è ritirato parecchio così possiamo cominciare a fare dei bagni più lunghi, si creano delle pozze nel mezzo agli scogli, e nel pomeriggio il paesaggio diventa completamente diverso, riguardando le foto sembrano proprio due posti diversi, molto meglio nel pomeriggio. Scambiamo due parole con una coppia di italiani che nel frattempo sono arrivati sulla spiaggia e ci dicono di frequentare Nyang Nyang sempre nelle fasce pomeridiane, fino al tramonto, noi però andiamo via verso le 4, poiché io sono nuovamente cotto dal sole. Andiamo fare merenda al warung di fronte al tempio di Uluwatu, lo splendido burger di soia con patatine e birra mi fa riavere e poi andiamo a CasaAsia perché alle 7 abbiamo appuntamento con Edo, un ragazzo di un’agenzia che ci proporrà una gita fuori porta alle Gili, ma svegliarsi alle 5 per stare al mare 5 o 6 ore al massimo e tornare il giorno dopo, al costo di circa € 200 non è il massimo per noi, così decidiamo di non andare.

Ottavo giorno

Stamattina chiedo ad Umberto dov’è che possiamo trovare un spiaggia attrezzata, visto che sono rosso come un peperone, lui ci propone la spiaggia del Finn’s Beach che però ha un costo troppo elevato per il nostro budjet (circa 25 dollari a testa con tutte le comodità e il pranzo incluso) così ripieghiamo su Secret Beach (sempre consigliata dal mitico Umberto), ma che ripiego! L’ambiente è proprio caratteristico, ci sono distese di alghe al sole, con € 5 si hanno due comodi lettini e l’ombrellone, puoi anche ordinare qualcosa da bere che ti viene portato direttamente sulla spiaggia. Il gioco delle maree è sempre lo stesso, la mattina bagni nelle acque alte, il pomeriggio raccolta delle alghe da parte dei pescatori locali. Ci rilassiamo tutto il giorno, io mi godo l’ombra e la Laura ne approfitta per fare diverse foto a distese di alghe e personaggi tipici. Il turismo in questa spiaggia è leggermente più sviluppato che a Green Ball e a Nyang Nyang, anche perché non ci sono scalinate, e nei dintorni sembra che stiano costruendo qualcosa di imponente, mi piacerebbe vedere tra qualche anno cosa ci sarà in questa zona.

Nono giorno

Oggi abbiamo noleggiato una macchina con l’autista per accelerare la visita dei diversi siti che ci interessano. Cominciamo da Ubud, veramente una graziosa località nel centro di Bali. Ci sono molte gallerie d’arte e negozi di artigianato. Andiamo al Monkey Forset, un’esperienza che non ci delude, anzi. Le scimmie non sono affatto turbate dalla presenza degli uomini, saranno ormai abitate, vivono la loro vita tra questi alberi e approfittano dei regali golosi che la gente gli dona. Laura compra un casco di banane e puntualmente, alla prima distrazione, una scimmia di medie dimensioni glielo frega dalle mani e se lo pappa in due o tre minuti. Poi visitiamo delle risaie nella zona di Ubud, molto belle ma meno autentiche di quelle viste a Munduk, basta pensare che per affacciarci ci hanno fatto pagare una specie di pedaggio. In seguito siamo andati alla grotta di Goa Gaja, il sito non è grandissimo ma si fa visitare, la nostra guida ingaggiata sul momento parla un italiano un po’ maccheronico ma riusciamo a capire tutto quello che ci voleva dire. Poi andiamo a Tampak Siring a vedere il Gunung Kawi, il sito archeologico più grande di Bali, molto bello e suggestivo, anche qui molti scalini da scendere e risalire che ci sfiancano e così evitiamo di andare al tramonto al Tanah Lot, tempio più famoso di Bali che tra l’altro ci hanno sconsigliato poiché sempre affollato di turisti. Quindi il nostro autista Epics ci riporta a CasaAsia, con una minisosta alla foresta di mangrovie (molto maltenuta) al ritmo di Britney Spears.

DECIMO GIORNO

Stamattina visitiamo altre due spiagge del sud dell’isola, prima però passiamo da un negozietto che si chiama Bali Buddah, che vende alimenti biologici e frequentato soprattutto da australiani, e compriamo uno spuntino crudista. La prima che visitiamo è Bingin Beach. È molto carina, specialmente se si arriva presto e si riescono a prendere dei buoni posti come abbiamo fatto noi. La distesa è abbastanza lunga ma la spiaggia è piccola, alle spalle ci sono molte homestay e warung e la sera dev’essere uno spettacolo dormire in uno di questi posti con il balcone sul mare. Si riescono a fare dei bagni e delle nuotate niente male, qui non ci sono break davanti alla spiaggia (ce n’è uno, ma spostato di una cinquantina di metri che dà sulla scogliera) e l’acqua è limpidissima. Dopo la mattinata passata in spiaggia ci prendiamo un frullato a un warung e ci dirigiamo verso il Thomas Homestay. Infatti questa stradina sterrata porta a una spiaggia sconosciuta ai più. La spiaggia è sorprendentemente grande, pulita e deserta, e anche le foto rendono bene dalla terrazza dell’Homestay. Nel pomeriggio ci viene fame e andiamo al warung Ye Ye’s che scopriremo essere anche sulla Lonely Planet. Io ho la brillante idea di prendere una zuppa di curry, ma è piccantissima e considerato che siamo sotto il sole comincio a sudare di brutto, poi mi guardo intorno e vedo che anche gli altri avventori sono a petto nudo, forse hanno il mio stesso problema? Dopo una doccia a CasaAsia torniamo a cena all’In Salt dove con € 4 prendiamo due piatti a buffet e due acque piccole.

Undicesimo giorno

Stamattina prendiamo un taxi per Seminiak, giornata di shopping! Il taxi all’inizio ci porta a un grande magazzino, ma noi volevamo andare nel centro di Seminiak e così è stato. I negozi sono molto belli, ben tenuti, puliti, il personale è cordiale e non stressante. I prezzi a dire il vero non sono molto diversi dall’Italia, ma almeno si può trovare qualcosa che da noi non si trova o che non va di moda nello stesso periodo. Giriamo tutta la zona dei negozi riuscendo a comprare anche qualcosa di interessante. Nel pomeriggio andiamo al Discovery Shopping Mall di Tuban, un classico centro commerciale che però ha il pregio di avere il bar in un punto panoramico sopra la spiaggia, anche se al chiuso, comunque piacevole. Al ritorno serale prendiamo un taxi della Bluebird, anche se qualcuno ha provato a fregarci, alla fine riusciamo anche a trattare sul prezzo, un’usanza apprezzata in Indonesia, una vera e propria arte. La sera ceniamo in un ristorante Thailandese pessimo, e anche molto caro per gli standard balinesi, che si trova sulla strada che porta al tempio di Uluwatu.

Dodicesimo giorno

Stamattina la sveglia ci coglie un po’ malinconici, è il nostro ultimo giorno a Bali, e anche il tempo pare accorgersene perché sarà nuvoloso fino al pomeriggio. Andiamo a fare un giro per Ungasan, senza una metà precisa, il motorino viaggia veloce tra le strade e i vicoli nei sali-scendi di Bukit. Arriviamo fino al Finn’s Beach, per vedere cosa ci siamo persi per non aver pagato 25 dollari, beh la spiaggia sembra proprio molto bella e il mare è sensazionale, magari la prossima volta che torniamo ci andremo. Ma oggi è nuvoloso, così torniamo a CasaAsia, pranziamo e nel primo pomeriggio arriva il sole, così ci mettiamo in piscina. Poi facciamo un paio di trattamenti alla spa (massaggio io, manicure e viso Laura) prima di preparare le valigie. La nostra vacanza volge al termine, la mattina seguente sarà la mattina dei saluti e del trasferimento a Jakarta, dove staremo un paio di giorni prima del rientro in Italia.

Visto com’è andata la vacanza credo proprio che penseremo di tornare a Bali, magari non nei prossimi anni, visto che possibilmente ci piace cambiare e comunque il viaggio è impegnativo anche a livello economico, ma l’atmosfera che si respira, la gente del posto, le bellezze naturali e spirituali che offre quest’isola sono uniche ed ora capisco come mai è così famosa in tutto il Mondo.

Terima kasih Bali.



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