Le capitali dei Balcani

Alla scoperta di Zagabria, Belgrado e Sarajevo in un viaggio on the road
Scritto da: anmonte
le capitali dei balcani
Partenza il: 20/07/2015
Ritorno il: 01/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Io e la mia compagna dopo un viaggio a Mostar nell’estate del 2013 abbiamo deciso di andare alla scoperta della ex-jugoslavia.

Le nostre mete sono state Zagabria, Belgrado e Sarajevo ora capitali rispettivamente di Croazia, Serbia e Bosnia-Erzegovina.

Avendo visto che il navigatore ci avrebbe aiutato ben poco prima di partire abbiamo cercato di documentarci il più possibile sui luoghi che saremo andati a visitare studiando la storia, la geografia di queste nazioni facendoci aiutare da internet. Grazie a google maps siamo riusciti a trovare posti che difficilmente avremmo potuto vedere. Per gli hotel ci siamo avvalsi della preziosa risorsa di booking.

Ci siamo informati anche dei possibili disagi che avremmo incontrato: la sicurezza nel passaggio delle frontiere, e quello che avremmo dovuto portare in auto. Abbiamo cercato di programmare il viaggio nei minimi dettagli per non avere sorprese.

1° e 2° giorno

Partiti la mattina da Ancona raggiungiamo nel primo pomeriggio Zagabria, capitale della Croazia, alloggiamo presso l’apartments marin (3 notti 78 euro) che si trova fuori dal centro, vicino all’Arena.

Zagabria è una ridente città, che si visita facilmente, sia a piedi che con l’auto, il traffico non è mai caotico e si può parcheggiare in centro es. vicino alla cattedrale a modiche cifre. (4 kune all’ora circa 50 centesimi).

Abbiamo visitato la capitale in due giorni, Zagabria non ha grandi e imponenti monumenti che possono farla competere con le altri capitali europee, ma è pur sempre una bella città. A noi sono piaciuti tantissimo il pittoresco mercato di frutta e verdura (il Dolac), la chiesa di S.Marco con il caratteristico tetto di piastrelle colorate, l’atelier Mestrovic lo scultore croato più famoso, il museo croato di arte naif che per gli amanti del genere è assolutamente da non perdere e la cattedrale.

Abbiamo avuto la fortuna che nei nostri giorni di permanenza presso il padiglione artistico in stile art noveau c’era la bellissima mostra dello scultore Rodin (maestro di Mestrovic).

Consigliamo di non perdere il magnifico panorama che si può vedere dalla torre lotrscak e di godersi i pomeriggi e le sere girando lungo le caratteristiche vie Tkalciceva e skaliska che traboccano di bar, ristorantini caratteristici. Punto d’incontro degli abitanti di Zagabria è la magnifica ed immensa piazza Trg Josipa Jelacica con al centro la statua equestre di Jelacic.

3° giorno

Partiamo alla volta della regione dello Zagorje e le sue meraviglie. La prima tappa è Varazdin (81 km da Zagabria) che si può raggiungere in un’oretta.

E’ una cittadina barocca del vecchio impero austro-ungarico, numerosi i palazzi barocchi, un’interessantissima piazza e una magnifica fortezza bianca con all’interno un interessante museo civico. La città si visita in un paio d’ore, zona pedonale e castello.

A circa 1 ora da Varazdin ci fermiamo al magnifico castello di Trakoscan immerso in una cornice paesaggistica incantevole. Un camminata in salita di 15 minuti ci porta all’interno del castello dove si trovano numerose stanze con arredamenti d’epoca.

Nella strada di ritorno verso Zagabria facciamo tappa a Krapina per vedere il museo dell’uomo di Neanderthal (ingresso circa 6 euro) nel luogo dove furono rinvenuti nel 1899 fossili di animali e uomini appartenenti ad una tribù vissuta in una grotta tra il 100000 e il 35000 a.C.

4° giorno

La mattina del quarto giorno lasciamo Zagabria con un po’ di nostalgia alla volta di Belgrado, decidiamo però di passare per Osijek e Vukovar.

Ad Osijek visitiamo la Tvrda che è la fortezza costruita dagli Asburgo nel XVIII secolo per difendere la città. Si tratta di un complesso in stile barocco che racchiude strade acciottolate, un’ampia piazza e grandi palazzi.

A pochi km da Osijek ci fermiamo a Vukovar la città martire della guerra jugoslava del XX secolo. Fu assediata nel 1991, vi morirono 2000 persone tra cui 1100 civili. Tanti furono i profughi circa 22000. Visitiamo la torre dell’acquedotto, preservata come simbolo della sofferenza della città durante il conflitto. Ci rechiamo al cimitero-memoriale con 931 croci bianche a ricordo delle vittime dell’assedio.

Prima di raggiungere Belgrado visitiamo alcuni monasteri ortodossi nella regione serba della Fruska Gora.

Tra il XV e il XVIII secolo vi furono costruiti bel 35 monasteri, oggi ne sono rimasti 16, il più noto è il monastero di Krusedol che fu costruito da D. Brankovic tra il 1509 e il 1516. Bellissima al suo interno è la chiesa che, purtroppo, non si può fotografare, ricca di interessantissimi affreschi raffiguranti eventi biblici.

Visitiamo anche il monastero di Mala Remeta con una chiesa in stile classico.

A Belgrado arriviamo in tarda serata, il navigatore nissan non è molto preciso e ciò ci mette in difficoltà, dobbiamo trovare l’albergo prenotato B club 11 (90 euro 3 notti con colazione). Un intuizione della mia compagna ci porta all’interno di un centro commerciale dove acquistiamo la mappa dettagliata della città (consiglio vivamente di acquistarla già in Italia) a quel punto non è difficile trovare l’albergo, che si trova vicino allo stadio della squadra di calcio del Partizan.

Dopo una lunghissima giornata il meritato riposo, siamo molto stanchi.

5° giorno

Il mattino presto iniziamo la visita di Belgrado partiamo dalla cittadella di Kalemegdan, è una fortezza dove si può vedere la città nuova dall’alto e il fiume Sava che affluisce nel Danubio.

All’interno della fortezza abbiamo visitato l’interessante museo militare con mezzi, bombe, resti di missili dei bombardamenti NATO del 1999. All’esterno un bel giardino con il monumento del vincitore, il monumento di gratitudine alla Francia (eretto nel 1930 in onore dei francesi che combatterono e morirono a Belgrado durante la 1^ guerra mondiale) e le tante porte di accesso alla cittadella tutte ancora ben conservate.

Dopo la cittadella visitiamo parte della città vecchia: piazza della Repubblica qui purtroppo il museo nazionale è chiuso per ristrutturazione, passeggiamo lungo la via pedonale più famosa la Knez Mihailova è stata la prima strada di Belgrado ad aver avuto una denominazione, qui tanti sono i caffè affollati. Lungo la via fotografiamo alcuni edifici molto belli, la scuola di belle arti, poco più avanti l’accademia serba delle arti e delle scienze con uno stupendo fregio della dea nike.

Continuiamo la nostra passeggiata fino alla cattedrale ortodossa (chiesa di Saborna), all’interno la tomba di Milos Obrenovic e dei suoi figli, vicino visitiamo il palazzo della principessa Ljubica (entrata circa 1,7 euro) che è un tipico edificio balcanico costruito nel 1831 per la moglie del principe Milos.

Nelle sale molti mobili d’epoca e cilim (tappeti) ma la cosa più bella è l’hamam dove la principessa amava farsi massaggiare tra i vapori balsamici.

Il caldo si fa opprimente (circa 38°) ci fermiamo nel parco della cittadella per riposarci un po e mangiare un po di frutta fresca presa in uno dei supermercati cittadini. Si spende poco, molto di meno che in Italia.

Visitiamo la moschea Bayrakli e la chiesa ortodossa di Sveti Aleksandar Nevski che fu il primo tempio cristiano costruito nella zona. La sera non possiamo non andare a cena nella “montmartre di Belgrado” (il soprannome è un po ardito) la via si chiama skadarska, qui ci sono ristorantini, complessi rom che suonano in un atmosfera romantica. Qui è obbligo mangiare i cevapcici (polpettine di carne sembrano più piccole salsicce) e la birra locale, la Jelen.

6° giorno

Iniziamo il secondo giorno di permanenza a Belgrado con la visita alla chiesa di Sveti Sava, si tratta della chiesa ortodossa più grande della Serbia e del mondo. L’interno però è ancora in costruzione ma l’esterno è bellissimo.

Ritorniamo in centro, ci addentriamo nel mercato Zeleni Venac il mercato caratteristico di Belgrado, si trova sotto una struttura coperta ed è in funzione dal XIX secolo.

Lì vicino ammiriamo lo stupendo Hotel Moskva, ci dirigiamo verso il Parlamento divenuto famoso nel 2000 quando le tv di tutto il mondo trasmisero l’asssalto al palazzo degli oppositori di Milosevic. A lato si trova il palazzo delle poste e il palazzo delle telecomunicazioni in stile serbo-bizantino e la chiesa di Sveti Marko con 5 cupole e un campanile sopra la porta principale, con accanto la minuscola chiesa Russa.

Oltrepassiamo la Kralja Milana e ci rechiamo all’incrocio tra la Kneza Milosa e la Nemanjina e lì troviamo gli edifici amministrativi bombardati dalla NATO nel 1999 che sembrano appena distrutti.

Riprendiamo la macchina lasciata nel parcheggio chiuso di via Masarikova (2h19 minuti per 2 euro) e ci rechiamo nei sobborghi di Belgrado nel quartiere di Dedinje per vedere la casa dei fiori dove si trova la tomba del maresciallo Tito, è un complesso residenziale molto bello con parco, il museo è purtroppo chiuso per ristrutturazione.

La sera la passiamo allo stadio per vedere la partita di campionato di calcio serbo tra il Partizan Belgrado e la Jagodina con i belgradesi vincenti per 6 a 0.

7° giorno

Il mattino lasciamo Belgrado per recarci a Sarajevo. Decidiamo di prendere l’autostrada direzione Zagabria e uscire a Ruma, e prendere la statale serba poco trafficata, costeggiamo il fiume Drina e oltrepassiamo il confine serbo bosniaco a Stara Ljubovia. I^ tappa in Bosnia è il memoriale di Srebrenica-Potocari, la visita è davvero toccante, nel cimitero di sono 8342 tombe di bosniaci musulmani uccisi nel genocidio dell’11 luglio del 1995 ad opera dei serbi.

Da Srebrenica a Sarajevo la strada, a volte, si inerpica anche oltre 1000 metri, le strade comunque sono curate, e ottimamente asfaltate. L’arrivo, nel pomeriggio, a Sarajevo è a dir poco emozionante. Sarajevo è bellissima, incantevole, si rimane senza fiato quando dall’alto la si ammira per la prima volta. Tante saranno le cose da vedere in questa città, la sera facciamo un primo giro nel quartiere di Bascarsija e mangiamo uno dei piatti più famosi il Burek (pasta sfoglia ripiena di carne) in uno dei tanti Buregdzinica Bosna.

8°giorno

Iniziamo la visita della città partendo dalla città vecchia e precisamente dal quartiere di Bascarsija (quartiere turco), la piazza dei piccioni (numerosissimi sono i volatili presenti) con la fontana Sebilj che si trova al centro della piazza, sembra un gazebo. La fontana di acqua potabile è stata costruita nel 1891.

Le bellissime moschee, da quella di Bascarsija, che sembra sempre chiusa dei giorno per poi trovarla aperta di sera con accesso riservato ai musulmani, alla moschea di Gazi-Husrevbey che visitiamo (biglietto d’ingresso 1 euro).

Entriamo a vedere gli edifici del Gazi-Husrevbey Vakuf che comprendono il Bursa Bezistan, una struttura in pietra sormontata da sei cupole costruite nel 1551 per ospitare un bazar della seta, oggi all’interno di trova il museo di Sarajevo e una madrasa (scuola coranica).

Come dimenticare il grazioso bazar coperto con la torre dell’orologio in pietra con i numeri arabi nel quadrante dell’orologio.

Sempre all’interno del quartiere di Bascarsija potete visitare anche la vecchia chiesa ortodossa costruita nel 1740 e seriamente danneggiata dalla guerra degli anni 90, e il museo ebraico con all’interno una copia della famosa Haggadah.

Poco fuori Bascarsija si trova via Ferhadija (quartiere austro-ungarico) con la cattedrale cattolica, dove nel 1997 celebrò messa solenne Giovanni Paolo II nel corso della sua storica visita alla città da poco uscita dal conflitto. Davanti alla chiesa “le rose di Sarajevo” (buchi nell’asfalto provocati da colpi di mortaio simbolicamente ricoperti di vernice rossa), a fianco la galleria 11-7-1995 mostra ricordo del genocidio di Srebrenica. Lì vicino il mercato coperto di Sarajevo (Markale) teatro degli efferati attentati dove molti civili persero la vita. In mezzo ai tradizionali banconi dove vengono esposte le mercanzie, una lastra di vetro protegge il punto dove esplose la granata del primo attentato, quello del 5 febbraio 1994 e su una parete si possono leggere i nomi delle 68 vittime. Poco più in là la cattedrale ortodossa e in Trg Oslobodenja (Piazza delle Liberazione) troviamo dei vecchietti intenti a giocare con scacchi giganti su una grande scacchiera disegnata sulla pavimentazione della piazza. Al termine della via Ferhadija, ricca di negozi, si trova la fiamma eterna, una fiamma sempre accesa a ricordo di tutti i morti bosniaci delle guerre.

Proseguendo questa suggestiva visita sul lungo fiume vediamo la Biblioteca Nazionale bellissima in stile moresco recentemente ristrutturata dopo la guerra, è un monumento carico di storia e significato da qui nel 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando iniziò il tragitto in auto e il 25 agosto del 1992 l’edificio fu colpito da una bomba incendiaria serba, che mirava a distruggere la biblioteca unica depositaria della cultura bosniaca grazie alla presenza di manoscritti di inestimabile valore.

Visitiamo il museo di Sarajevo 1878-1918 vicino al ponte dove Gavrilo Princip sparò ed uccise l’arciduca Francesco Ferdinando. All’interno del museo un documentario di grande interesse ricostruisce il tragico evento. Al di là del fiume una passeggiata ci conduce alla moschea dell’imperatore, il luogo di culto islamico più grande di Sarajevo, non è visitabile. Passiamo davanti alla birreria sarajevska e alla sinagoga Askenazita.

La sera la trascorriamo di nuovo nel quartiere di Bascarsija e proviamo altri due piatti locali il Klepec (ravioli) e il sarma (involtini di carne dentro foglie aromatizzate) in un altro ristorantino. Il quartiere illuminato, è bellissimo: tantissimi i negozietti di souvenir, tanta gente in giro di tutte le nazionalità e culture che si riversano in questa atmosfera quasi orientale a dimostrazione che ortodossi, musulmani e cattolici possono vivere insieme senza problemi.

9° giorno

L’ultimo giorno di permanenza a Sarajevo lo dedichiamo alla visita della Nova Sarajevo, la parte della città dove maggiormente si notano le ferite di guerra.

Prima di tutto il museo del tunnel, situato sul lato meridionale dell’aeroporto: arrivarci senza una guida locale non è semplice ma armati di pazienza si può raggiungere. Si trova sotto una casa privata nel quartiere di Butmar.

In questa casa bombardata, diventata museo tre sono le cose importanti da vedere: un documentario della durata di 20 minuti che spiega come venne costruito e utilizzato il tunnel in tempo di guerra, un pezzo originale del tunnel della lunghezza di 20 metri e la stanza nella cantina della casa nella quale sono sistemati diversi oggetti.

E’ una visita che ti convince dell’impossibile come, grazie ad un piccolo tunnel, hanno potuto sopravvivere gli abitanti di Sarajevo!

Riprendiamo la visita e percorriamo l’ampia e lunga strada che proviene dall’aeroporto via Zmaja od Bosne tristemente nota come “il viale dei cecchini”, lungo la via si trova l’Holiday Inn costruito per l’Olimpiadi invernali del 1984 e durante l’assedio, fu l’unico hotel rimasto in funzione, e ospitò i giornalisti di tutto il mondo.

Vicino all’hotel le Twin Towers (le due torri) di Sarajevo completamente distrutte durante il conflitto ora ricostruite per ospitare un business center.

Di fronte c’è il parlamento della Bosnia e il museo nazionale quest’ultimo è uno dei più grandi musei dei Balcani purtroppo chiuso per mancanza di fondi, all’interno viene conservato uno dei manoscritti più importanti al mondo l’Haggadah.

Accanto si trova il piccolo ma coinvolgente museo di storia della Bosnia ed Erzegovina, qui abbiamo incontrato Elvir un ragazzo che ha vissuto la guerra e oggi fa la guida, parla perfettamente l’italiano, con lui abbiamo proseguito la visita nelle zone colpite dalla guerra del 1992-95.

Cominciamo il giro con la visita del ponte Vrbanj, luogo dove furono uccise due studentesse, prime vittime della guerra. Vediamo edifici e strade del quartiere Dobrinja che riportano ancora fori di granate e di artiglieria. Arriviamo alla pista di bob (olimpiadi invernali 1984) abbandonata e al ritorno visitiamo al ritorno il cimitero dello stadio Kosevo, e l’ospedale pediatrico completamente distrutto e arriviamo al vecchio quartiere Vratnik con la sua cittadella e il cimitero di Kovaci con al centro la tomba del presidente Iztbegovic. Terminiamo la visita con una bella immagine di Sarajevo dall’alto, da qui la città è fantastica, colline verdi, tetti rossi, minareti, chiese ortodosse, chiese cattoliche.

Nonostante la guerra abbia segnato per sempre la città e i suoi abitanti Sarajevo è viva allegra e multiculturale.

10° giorno

Lasciamo Sarajevo con rammarico, avremmo sempre nei nostri cuori le tante meraviglie viste in questi tre giorni e partiamo alla volta di Senj, che si trova nella regione del Quarnero in Croazia per concludere la nostra vacanza con un paio di giorni di mare. Il viaggio è lunghissimo attraversiamo tutta la Bosnia. Pensavamo di trovare una terra arida e povera invece rimaniamo piacevolmente colpiti da tanto verde, da fiumi, laghi e cascate.

Spezziamo il tragitto fermandoci a visitare due luoghi, Travnik cittadina veramente incantevole dominata dalle rovine del castello medievale e Jajce. Qui il paesaggio è magnifico la cittadina si trova incastonata in una gola e domina dall’alto un imponente cascata.

Nel 2006 il suo centro storico è stato proposto per essere inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco.



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