Avventure tra Cile e Bolivia

Un intenso viaggio tra alcuni gioielli del Sud America come l'Isola di Pasqua e il Salar De Uyuni
Scritto da: Rudy72
avventure tra cile e bolivia
Partenza il: 06/08/2016
Ritorno il: 27/08/2016
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €

06 agosto 2016

Per la vacanza di questa estate abbiamo scelto il Cile e la Bolivia. Avevamo già visto la parte sud del Cile durante il nostro viaggio di nozze e ce ne eravamo innamorati. Faremo anche una tappa all’isola di Pasqua, uno dei nostri sogni. Partiamo in compagnia di Stefano e Debora, i nostri compagni di viaggio già in altre occasioni, con un volo Alitalia da Linate per Roma. Partenza alle 17.00 e quindi alle 22.00 parte il nostro volo per Santiago del Cile, 14 ore di volo!

07 agosto 2016

Atterriamo a Santiago pochi minuti prima delle ore 7.00 e dopo aver sbrigato le pratiche doganali e ritirato i nostri bagagli, troviamo Victor, l’autista del taxi organizzato dal nostro albergo, ad attenderci puntuale. In poco meno di 30 minuti siamo all’Hotel Plaza Helen, che in realtà è una struttura che affitta appartamenti nel pieno centro città. Il proprietario, Cristian è già lì ad attenderci e facciamo subito il check in. L’appartamento è molto spazioso e ben arredato. Facciamo un doccia e usciamo subito ad esplorare la città: fa freddino, 8 gradi e il cielo è nuvoloso. Vediamo la Plaza de Armas e la cattedrale. Pranziamo all’ottimo Le Fournil, nel quartiere Barrio Lastarria dove si trovano diversi locali interessanti, e poi saliamo sulla collinetta Cerro Santa Lucia, un parco su una piccola collina dal quale, nelle giornate serene, si gode di una bella vista sulla città e le montagne attorno. È uscito un po’ di sole e la temperatura è già più gradevole. Torniamo in camera per riposare un po’ e fare il check in online per volo di domani. Usciamo nuovamente verso le 16.30 e ci dirigiamo verso Barrio Bellavista che pullula di locali dove bere e mangiare. Arriviamo fino a Cerro San Cristòbal ma la salita la rimandiamo a quando torneremo a Santiago tra qualche giorno. Passeggiamo lungo il fiume Rio Mapocho e il parco che lo costeggia, gremito di famiglie che si godono il bel pomeriggio di sole di questa domenica invernale. Ceniamo presto, visto che domani mattina dovremo alzarci prestissimo, e per l’occasione scegliamo il buon ristorante peruviano Los Tesoros del Inca. Poco dopo le 20.00 già ci accoglie il comodo letto dell’appartamento.

08 agosto 2016

La sveglia suona alle 4.15 e un’ora più tardi siamo sul taxi che ci porterà all’aeroporto per il nostro prossimo volo, destinazione Rapa Nui. L’aereo della LAN è un nuovo e moderno Boeing 787 che in poco più di cinque ore ci porta a Hanga Roa, dove arriviamo per le 11.00: qui ci sono due ore di fuso orario rispetto a Santiago. Prima di uscire dall’aeroporto acquistiamo i biglietti d’ingresso al parco naturale, che nei prossimi giorni ci permetteranno di accedere ai diversi siti archeologici presenti sull’isola. Ad accoglierci al nostro arrivo c’è un’addetta del nostro albergo, che prima di portarci alla struttura ci fa fare un giro del villaggio per mostrarci dove si trovano gli esercizi commerciali più interessanti e raccontarci un po’ di questi famosi Moai. Hanga Roa è poco più di un grazioso villaggio ed è unico centro abitato su questa piccola e sperduta isola nel bel mezzo dell’oceano pacifico, situata a quasi 4.000 km da Santiago del Cile. Le camere prenotate presso il b&b Yarvaikafra sono due graziosi cottages vista oceano. Dopo aver lasciato i bagagli andiamo subito a pranzo in uno dei posti che ci sono stati suggeriti dalla nostra accompagnatrice, il suggestivo Tataku Vave che si affaccia direttamente sull’oceano. Il vento è veramente molto forte però vale la pena soffrire un po’ per godere di questo spettacolo. Capiamo subito che i ritmi sull’isola sono ben lontani da quelli di Milano. Siamo serviti con una lentezza quasi esasperante, ma è bene entrare nell’ottica dato che ci attendono 4 giorni così. Dopo pranzo andiamo a noleggiare le bici per i prossimi giorni in uno dei tanti negozi di noleggio che ci sono sulla via principale. Sono delle belle mountain bike, l’ideale per le strade dell’isola. Andiamo a vedere i primi Moai situati vicino al cimitero. Davvero suggestivi con la luce del sole che tra un’oretta calerà. Prima di rientrare in camera prenotiamo il ristorante Te Moana per questa sera. Dopo esserci riposati un po’, e comunque provati dal jet lag e dalle levatacce di questi giorni, in sella alle nostre bici, per le 20.30 siamo al ristorante. Ottima cena e posto che sicuramente di giorno offre una bellissima vista sull’oceano. Poco dopo le 22.30 ci abbandoniamo al sonno.

09 agosto 2016

Sveglia alle 8 e mezz’ora dopo ci viene servita la colazione in camera… niente male! Purtroppo però questa mattina piove e il cielo è molto nuvoloso. A malincuore decidiamo di tornare all’agenzia dove abbiamo noleggiato le bici per chiedere un upgrade con un’auto, visto anche che le previsioni per i prossimi giorni non sono migliori. Fortunatamente il gestori dell’agenzia sono comprensivi e non ci fanno problemi per il cambio richiesto. Con il nostro nuovo mezzo, un Suzuki Jimny, ci rechiamo verso il sito di Ahu Vipanu a sud e proseguiamo verso est, risalendo la costa, vedendo Ahu Vaihu e Ahu Akahanga. Sono già le 13.00 e decidiamo di tornare in paese per mettere qualcosa sotto i denti poiché non ci sono posti lungo il percorso dove poter pranzare. I tempi per la sosta sono molto dilatati come avevamo potuto notare già ieri. Visto che siamo in paese ci fermiamo anche al Atariki Diving Centre per prenotare un giro per domani. Riprendiamo la nostra esplorazione recandoci al sito di Rano Raraku. Qui si trova un cratere vulcanico, divenuto ora un piccolo lago, le cui pareti esterne sono disseminate di Moai. Il panorama è davvero suggestivo, peccato però che abbia ripreso a piovere. Riusciamo comunque a fare una bella passeggiata e scattare tante foto. Per le 18.10 siamo in camera per una doccia e un po’ di relax. Questa sera per cena siamo al Kotoro, ristorante giapponese indicato da TripAdvisor come il miglior posto dove mangiare ad Hanga Roa. Il proprietario è davvero incredibile e questa è un’esperienza che dovete proprio fare. Soddisfatti nella pancia e nello spirito siamo in camera per le 22.30

10 agosto 2016

Sveglia per le 7 perché abbiamo prenotato una breve immersione per esplorare un po’ l’oceano. Purtroppo una volta giunti al centro escursioni ci dicono che a causa del forte vento e del conseguente mare molto mosso, non sarà possibile effettuare il diving. Decidiamo quindi di proseguire l’esplorazione dell’isola in macchina, non prima di esserci fermati in un supermercato a prendere qualche provvista, poiché i posti dove poter mangiare al di fuori di Hanga Roa sono davvero rari. Puntiamo subito ad Anakena dove si trova una bellissima spiaggia con tanto di palme che fa molto Polinesia. In più ci sono anche dei bellissimi Moai a perfezionare il quadro. Il vento è molto forte e inizia anche a piovere, ma per fortuna siamo riusciti a fare qualche scatto. La pioggia va avanti per un po’ e ci spostiamo verso la parte est dell’isola dove ci fermiamo a mangiare i nostri panini nell’area picnic di Rano Raraku. Torniamo indietro verso Ahu Tongariki dove la pioggia si è fatta più rada e scattiamo delle belle foto ai Moai allineati: sono davvero tanti e molto grandi. Sul percorso del ritorno vediamo anche i petroglifi di Papa Vaka. Ultima tappa a Te Pito Kura, il Moai più grande dell’isola, purtroppo abbattuto. La vista sull’oceano da qui è stupenda complice anche un po’ di sole. Rientriamo in paese per un caffè e fare il check in per il volo di ritorno presso l’agenzia locale della Lan, proprio in centro al paese. Approfittiamo anche di una lavanderia visto che nelle prossime tappe non sarà una cosa scontata. Ci riposiamo un po’ e per le 18.30 usciamo per andare a vedere il tramonto a Anu Akapu. È uno spettacolo unico vedere il sole calare lentamente nell’oceano alle spalle di questi giganti di pietra. Per cena optiamo per il Neptune, graziosa struttura sul mare. Il cibo è ottimo accompagnato da un eccellente Pisco Sour. Anche il servizio è molto cordiale. Siamo in camera per le 22.30

11 agosto 2016

Sveglia per le 07.30 e dopo un paio di ore iniziamo il nostro percorso a piedi che parte dal cimitero del villaggio e risale la costa. Lungo questo tratto ci sono diversi siti archeologici dove si possono ammirare Moai, rovine di villaggi e delle belle grotte che aprono finestre sull’oceano. L’acqua è talmente trasparente che vediamo un grosso pesce giallo che nuota tra le onde. Poco dopo le 13.00 siamo di ritorno al villaggio per un pranzo all’ottimo Hanakana. Oggi il tempo è splendido, un sole caldo e una brezza non troppo forte fanno da cornice a questa giornata. Seguiamo il lento ritmo dell’isola e dopo aver pranzato in tutta calma passiamo dalla posta per comprare i francobolli. Qualche sosta ai negozi di souvenir ed un caffè e poi riprendiamo l’auto per proseguire verso gli ultimi due siti ancora da visitare. Il primo è Ahu Akivi, dove si possono ammirare gli unici Moai rivolti verso il mare. L’altro è Orongo antico villaggio situato nei pressi del cratere vulcanico Rano Kau. La vista da quassù è davvero molto suggestiva. Poco dopo le 18.00 siamo in camera per rilassarci un po’. Per cena andiamo al Domenican Restaurant, anche qui il cibo è eccellente e il Pisco forse anche meglio! Rientriamo in camera per le 22.00, per la nostra ultima notte su questa incredibile isola.

12 agosto 2016

Sveglia anche oggi per le 7.30 Ci prepariamo in tutta calma e per le 10.00 restituiamo il Suzuki Jimny, compagno di questi giorni. Facciamo un passeggiata lungo il mare, godendoci un’altra bella giornata di sole e vento. Emy ne approfitta per scattare alcune foto alla miriade di fiori che si possono ammirare su questa isola. Un ultimo caffè e per le 12.15 siamo al Yarvaikafra per ritirare i nostri bagagli. Enzo, il gestore, ci saluta omaggiandoci di collane fatte di conchiglie, molto graziose. Abbiamo richiesto un passaggio al vicino aeroporto dove il nostro volo di rientro a Santiago parte puntuale alle 14.20. Al nostro arrivo alle 20.20 troviamo ad attenderci Victor come richiesto che ci porta nuovamente all’appartamento di Plaza Huelen. Preferiamo restare a casa per cena visto che è abbastanza tardi e Cristian ordina per noi del discreto sushi che ci viene consegnato direttamente a casa. Verso le 23.30 ci abbandoniamo al sonno.

13 agosto 2016

Sveglia per le 8.30: facciamo colazione con calma e sistemiamo i bagagli. Usciamo poco dopo le 10.30 e ci dirigiamo verso il Cerro San Critòbal dove prendiamo la funicolare che ci porta in vetta. Oggi è sereno, ma c’è comunque foschia, penso sia una cosa normale qui, soprattutto alla mattina. Dopo aver passeggiato un po’ verso il santuario iniziamo la discesa a piedi. Poco dopo le 13.00 ci fermiamo a pranzo all’ottimo Laminga dove accompagniamo i nostri piatti con l’ormai consueto Pisco Sour, delizioso. Nonostante sia inverno la temperatura ci consente di mangiare nei tavolini all’aperto. Facciamo ancora una passeggiata e ci fermiamo a prendere un caffè non distante dal nostro appartamento dove giungiamo verso le 16.15 e Victor è già lì, pronto per portarci in aeroporto. Il nostro viaggio alla volta di La Paz inizia alle 20.00 con un volo della LAN per Lima. Purtroppo tra Cile e Bolivia non ci sono buoni rapporti, siamo quindi costretti ad andare a Lima, Perù e da lì prendere un altro volo, sempre della LAN che parte alle 23.59. Questo è davvero uno dei voli più assurdi che ci siano mai capitati… facciamo scalo a Santa Cruz dopo meno di tre ore e da qui, dopo una sosta di 45 minuti si riparte alla volta di La Paz. Atterriamo verso le 5.15 … stravolti dal sonno. Qui ci attende un taxi che avevamo richiesto all’albergo, Hotel Boutique Casa de Piedra. L’aeroporto di El Alto è situato a 4000 m di altitudine ed è il più alto al mondo. La città si trova invece un po’ più in basso, a 3640 m sul livello del mare. La strada per arrivarci è tutta in discesa ed è molto suggestiva anche al buio. Il taxi ci costa circa 15 euro per quattro persone. Il gestore dell’albergo è gentilissimo e ci permette di fare il check in anche se sono solo le 6.15 del mattino… si può davvero dire che ha avuto pietà di noi. L’albergo è veramente un gioiellino e le camere sono molto confortevoli. Quando siamo arrivati eravamo molto perplessi perché nella via dove si trova l’ albergo stanno facendo dei lavori e c’erano calcinacci ovunque. Una volta varcato il portone però ci ha accolto un’oasi di pace.

14 agosto 2016

Dopo qualche ora di sonno ci sentiamo un po’ meglio anche se l’altitudine inizia a darci qualche problema. Usciamo per le 12.00 e facciamo una passeggiata alla vicina piazza Murillo, davvero carina. Oggi poi c’è un meraviglioso cielo blu e non fa neppure freddo. Sullo sfondo ci sono case arroccate sui fianchi delle montagne che circondano La Paz. Sembra un presepe o Matera! Il mio mal di testa si fa fastidioso e anche Emy non si sente a posto, dice che è come se avesse un peso sulla cassa toracica. Sono già le 13.00 e ci fermiamo a pranzo al grazioso e buono Layka. Purtroppo il mal di testa non ne vuole sapere di sparire e io ed Emy rientriamo in camera, lasciando l’esplorazione a Ste e Deb. Una volta in albergo ci rendiamo conto che i nostri sintomi sono proprio quelli tipici del male di montagna. Emy chiede aiuto alla reception e ci indicano in nome di un farmaco apposta che Ste e Deb vanno prontamente a prenderci. Ci servono inoltre del te di coca, indicato in situazioni di malessere causato d’altitudine. Emy si sente subito meglio mentre per me il beneficio sembra non essere così immediato. Verso le 19.00 ceniamo al ristorante dell’albergo visto che, a parte il nostro malessere, avevamo letto sulla Lonely Planet che era vivamente sconsigliato andare in giro di sera a La Paz.

15 agosto 2016

Sveglia alle 5.30 perché alle 7.00 ci verranno a prendere per iniziare il nostro tour dell’altopiano boliviano. Fortunatamente questa mattina ci sentiamo un po’ meglio. Le nostre guide per i prossimi cinque giorni arrivano puntuali. Juan autista esperto del territorio, che parla solo spagnolo, e Marcello (Cello) la nostra guida, che invece parla anche inglese. Avevamo prenotato il tour già da diversi mesi con Banjo Tour, il tutto via internet sul loro sito (banjotours. com) e poi via mail per decidere i dettagli. Per circa 500.00 euro a testa avevamo tutto compreso: jeep, guide, vitto e alloggio, con esclusione solo degli accessi ai parchi e degli alcolici, che comunque a 4.000 metri non sono molto consigliati. C’erano sicuramente tour più economici ma le guide sono state molto professionali (cosa che abbiamo letto non è sempre così) e attente alle nostre esigenze (per esempio per il cibo dato che siamo vegetariani). La prima destinazione è il parco nazionale Sajama. Lungo il percorso facciamo due soste per vedere una laguna con dei bei fenicotteri andini e un’altra per osservare i chullpa , tradizionali torri funerarie della cultura Aymarà. Siamo al villaggio di Sajama per l’ora di pranzo. Il posto dove alloggeremo è molto grazioso ma fa davvero freddo e inoltre il mio malessere è tornato. Nel pomeriggio visitiamo l’area geotermale dove possiamo ammirare belle pozze colorate e le nostre guide ci spiegano le differenze tra quelle più vecchie e quelle di formazione più recente. La tappa successiva è una pozza termale dove poter fare il bagno. Io e Debora però non ci sentiamo abbastanza in forma per provare quest’esperienza. Emy però torna soddisfatta: l’acqua era molto calda e il posto era ben riparato dal vento. Torniamo per cena e capiamo che sarà una nottata difficile. A cena ci congeliamo e una volta rientrati in camera ci infiliamo subito nei sacchi a pelo per scaldarci un po’. Certo questo non agevola la digestione e durante la notte sto davvero male. Anche Emy non riesce a riposare a causa dell’altitudine.

16 agosto 2016

Ci alziamo per le 5.30: fuori dal sacco a pelo dove si stava benissimo la temperatura è polare. Il vetro della porta della nostra camera è ghiacciato dall’interno. Siccome sto ancora male bevo solo una tisana calda e prendo due pastiglie di Diamox (diuretico utile contro il mal di montagna che ci eravamo portati da casa, su prescrizione medica). Le nostre guide comunque ci chiedono sempre come stiamo e ci informano che sulla jeep sono dotati anche di ossigeno nel caso di bisogno (cosa che fortunatamente non serve), oltre che di una bella scorta di foglie e tea alla coca e altre piante locali utili in questi casi. Partiamo poco prima delle 8.00 in direzione del Salar de Uyuni. La mattina ci fermiamo a vedere dei bellissimi fenicotteri in una delle tante lagune di questo altipiano e successivamente ammiriamo degli altri chullpa, questa volta policromatici. Fortunatamente i farmaci sembrano fare effetto. Certo non sono ancora al top, ma va meglio. Ci fermiamo a pranzo nei pressi del Salar de Coipasa, che visitiamo nel primo pomeriggio. È incredibile quanto sia vasto questo lago salato. Ed è “solo” il terzo più grande al mondo! Scattiamo alcune foto giocando con la prospettiva che assumono le cose in presenza di un orizzonte infinito. La successiva sosta è lungo le pendici di una collina, dove si trova un cimitero di una popolazione indigena. I corpi venivano calati in piccoli buchi nel terreno, parzialmente chiusi da pietre e lasciati decomporre. Ancora oggi è possibile vedere i resti, ossa e teschi ben conservati. Poco dopo le 17.00 riprendiamo il viaggio verso il Salar de Uyuni dove riusciamo ad arrivare giusto un minuto prima del tramonto. Lo spettacolo di colori è incredibile e siamo davvero molto fortunati poiché c’è anche una bella luna piena che ci tiene compagnia una volta che il sole è scomparso all’orizzonte. Le nostre guide hanno con loro una bottiglia di vino rosso che stappano per celebrare questo momento. L’unico alcool che ci concediamo in questi giorni sull’altipiano. Una volta calato il sole la temperatura ci ricorda subito che ci troviamo a 3700 metri. Giungiamo al nostro alloggio verso le 19.00: il posto ci sembra più accogliente e caldo di quello di Sajama. Finalmente possiamo fare una doccia calda e anche la cena viene servita in una stanza riscaldata da una stufa. Possiamo rilassarci e goderci la cena e anche io mi sento finalmente meglio.

17 agosto 2016

Ci svegliamo verso le 7.30. La camera è ovviamente molto fredda essendo priva di riscaldamento, ma nel sacco a pelo abbiamo dormito benissimo. Facciamo colazione verso le 8.30 e per le 9.30 ci avviamo verso il Salar. Ci fermiamo nel mezzo del bianco sale a scattare un po’ delle classiche foto in prospettiva. Riprendiamo la marcia verso un piccolo museo dove sono conservati fossili, coralli e oggetti appartenenti alle popolazioni indigene. Ritorniamo sul Salar per vedere come viene effettuata l’estrazione del sale, tutto in modo manuale. Poco dopo le 13.00 arriviamo all’isola di Incahuasi, molto frequentata dai turisti. Ed è facile capirne il motivo: si tratta di un vero gioiello. Un’isola le cui pendici sono puntellate di splendidi cactus, alcuni alti fino a 8 metri, completamente circondata da un oceano di sale. Pranziamo e poi saliamo lentamente verso la sommità della collina, circa 100 m. Non è molto ma vista l’altitudine bisogna procedere lentamente. La fatica viene ripagata da una vista panoramica splendida. La successiva tappa è nuovamente nel mezzo del Salar per altre divertenti foto. È pazzesca l’escursione termica che c’è qui. Le foto fatte questa mattina ci ritraevano con cappelli e guanti da montagna, ora invece siamo in t-shirt! Giungiamo a l’Hotel Mañica, la nostra sistemazione per la notte verso, le 17.30 Il posto è grazioso ma alcune docce, la nostra ad esempio, sono un po’ pericolose in quanto il rischio di prendere la scossa è elevato. Ceniamo verso le 19.30 … Il posto è alquanto surreale, con una luce fioca e tanto freddo. La prendiamo sul ridere, in fondo anche questa è avventura!

18 agosto 2016

Sveglia alle 6.00. Facciamo colazione tutti assieme e per le 8 iniziamo il nostro viaggio. Attraversiamo il Salar de Chiguana e la prima tappa sono delle formazioni laviche che offrono una splendida vista sui vulcani circostanti. Proseguiamo poi fino alla bella laguna Cañapa anche questa popolata da numerosi fenicotteri. Per pranzo siamo a un’altra incantevole laguna, che gli autoctoni chiamano Stinky Lagoon. Mangiamo all’aperto con una bella vista sugli immancabili fenicotteri. Il nostro percorso prosegue quindi verso il deserto Siloli, non prima di esserci inerpicati lungo una rocciosa strada in uno stretto canyon popolato di cincillà e volpi. Nel colorato deserto Siloli ci fermiamo per alcune foto all’albero di pietra e altre formazioni di origine vulcanica. L’ultima tappa di oggi è la splendida Laguna Colorada la più grande della Bolivia e popolata da tantissimi fenicotteri di vario tipo: è sorprendente come questi uccelli, che siamo abituati a vedere con altri climi, si siano adattati a vivere a 4000 metri in queste condizioni così rigide. Facciamo una passeggiata nel vento per scattare qualche foto e quindi torniamo al nostro alloggio per la notte dove arriviamo verso le 17.30. Siamo fortunati perché abbiamo la doccia calda in camera, che da programma non era prevista. Le stanze sono davvero fredde ma fortunatamente la sala dove viene servita la cena è riscaldata da una stufa a legna. Andiamo a letto presto perché domani la sveglia sarà alle 4.30

19 agosto 2016

Facciamo colazione verso le 5.30 e partiamo circa un’ora dopo. Fa freddissimo e i vetri dell’auto ci mettono molto a sghiacciarsi. Saliamo fino a Sol de la Mañana a circa 4950m e vediamo l’omonima area geotermica. Le nuvole di vapore caldo contribuiscono a rendere fantascientifico il panorama. Il freddo è sempre pungente. La successiva sosta è alla Laguna Verde, così chiamata in quanto ricca di arsenico: per questo motivo non ci sono fenicotteri qui. Oggi però è completamente ghiacciata quindi il colore verde è molto tenue. Poco dopo le 9.30 siamo a Hilto Cajòn dove esplichiamo le pratiche doganali per lasciare la Bolivia e salutiamo Juan e Cello, piacevoli compagni in questa avventura. Poco prima delle 10.00 il nostro minibus inizia la lunga discesa che ci porterà ai 2.438 m di San Pedro de Atacama. Anche qui dobbiamo sbrigare le pratiche doganali e siamo all’Hostal Quinta Adela per le 12.30 locali (in Cile è in vigore l’ora solare). Ci facciamo una doccia rigenerante e poi andiamo a pranzo a El Toconar, una specie di chiringuito all’aperto. È davvero incredibile pensare che questa mattina ci siamo svegliati con il ghiaccio e ora stiamo mangiando all’aperto in t-shirt! San Pedro è un piccolo paese pieno di attrattive per turisti. Le poche vie del centro sono popolate di ristoranti e tour operator che organizzano gite ed escursioni alle innumerevoli meraviglie situate nei dintorni. Passiamo un pomeriggio di estremo relax, prendendo anche un caffè nella piazza centrale e riposando un po’ in camera. Per le 19.00 siamo a cena a La Casona, ottimo ristorante cileno. Questa sera a letto presto perché domani andremo a vedere l’alba a El Tatio.

20 agosto 2016

Ci alziamo alle 4.00 e poco dopo le 5.00 il bus di Terra Extreme passa a prenderci per portarci all’area geotermale di El Tatio. Avevamo prenotato questo tour, come quello del pomeriggio, da casa ma per il pagamento è necessario presentarsi il giorno prima all’agenzia (cosa che comunque consigliamo perché non sembrava avessero tenuto in considerazione la prenotazione). In ogni caso i tour operator in paese sono veramente tantissimi e offrono tutti più o meno lo stesso servizio quindi non pensiamo ci siano problemi a prenotare direttamente in loco, soprattutto se avete più di un giorno a disposizione.

Il viaggio dura quasi 2 ore e ne approfittiamo per schiacciare un pisolino. Arriviamo a quota 4.400 metri verso le 7.30 e piano piano il cielo comincia ad essere meno buio. Il freddo è pazzesco, ti entra nel cervello nonostante si sia ben coperti: la guida ci dice che ci sono circa -18 gradi. Riusciamo comunque a passeggiare per quasi un’ora tra le varie pozze e getti di vapore caldo, che offrono di tanto in tanto un pò di conforto dal freddo. Vedere sorgere il sole qui è davvero uno spettacolo unico. Ci viene poi offerta la colazione …. all’aperto… comunque in piedi al sole la temperatura è migliore che nel bus. Ci spostiamo poi nei pressi di un complesso termale naturale dove ci si può immergere. Emy si spoglia ed entra in acqua sperando di potersi godere un po’ di calore, ma scopre con disappunto che l’acqua non è poi così calda, un signore parla di 20 gradi o poco più. Battendo i denti esce e si riveste, un’esperienza davvero terribile in questo caso! Ora il sole è fortunatamente caldo e possiamo goderci qualche sosta sulla strada del ritorno, dove fotografiamo dei paesaggi stupendi e un paesino di minatori quasi completamente abbandonato. Siamo a San Pedro per le 12.45, giusto in tempo per tornare in camera per lasciare alcune cose e quindi andiamo subito a pranzo con Stefano e Debora. I nostri amici questa mattina hanno deciso di dormire un po’ di più e saltare l’escursione a El Tatio. Mangiamo al El Pico del L’Indio (un semplice locale peruviano senza pretese ma che ci offre del buon cibo a prezzi contenuti). Avendo ancora un po’ di tempo a disposizione prendiamo un caffè sempre nella piazza centrale e per le 15.30 siamo davanti all’ufficio di Terra Extreme per il giro alla Valle de la Luna. Il paesaggio che ci accoglie è stupefacente: formazioni di roccia e lava si alternano e delicate dune di sabbia. Facciamo alcune soste per delle foto e poi saliamo a piedi lungo un percorso che ci porta ad avere una spettacolare vista dall’alto con il vulcano Licancabur in lontananza da un lato e una salina dall’altro. In mezzo dune e rocce erose dal vento a formare un paesaggio veramente marziano. La nostra guida ci dice che il Deserto di Atacama è il più secco al mondo con un tasso di umidità dello 0,6%. Il Sahara, che è il secondo deserto in questo tipo di classifica ha ben il 6,3%. Per questo è importante bere moltissima acqua: non dimenticatevi di portarvi dietro almeno un litro di acqua a testa. Prima di rientrare verso le 18.40 il tour effettua una sosta ad un mirador sopra La Valle de la Luna per assistere al tramonto. Alle 19.30 siamo di ritorno a San Pedro, molto soddisfatti delle meraviglie viste in questa lunga giornata. Una doccia è quello che ci vuole per toglierci di dosso tutta la sabbia del deserto. Per cena andiamo al Aqua Libre il ristorante dell’Hotel Don Raul: posto davvero grazioso, cibo ottimo con prezzi assolutamente abbordabili ed il Pisco Sour è eccellente. Passiamo una piacevole serata e la stanchezza quasi non la sentiamo nonostante siamo svegli dalle 4.00.

21 agosto 2016

Sveglia alle 7.20 e ci prepariamo a lasciare San Pedro. Alle 9.15 arriva il taxi che ci porta alla stazione degli autobus. Il biglietto per Antofagasta l’avevamo già acquistato da casa con Turbus. Partiamo puntuali alle 9.45 e dopo 5 ore siamo in città dove prendiamo due taxi per raggiungere l’Enjoy Antofagasta Hotel del Desierto. La struttura che comprende un casinò, 4 ristoranti e una Spa è l’ideale per rilassarci dopo una settimana di sistemazioni molto basic. Il personale però non è all’altezza di un albergo a 5 stelle: non parlano inglese e in generale sono impreparati e confusionari. I pro sono comunque delle camere ampie e confortevoli e una bella piscina riscaldata all’aperto all’ultimo piano e appunto la Spa dove ci godiamo qualche ora di relax. Per cena purtroppo, essendo domenica, tutti i ristoranti che avevamo preso in considerazione su tripadvisor sono chiusi, decidiamo quindi di cenare in uno dei ristoranti dell’albergo. Anche qui il personale che serve ai tavoli è scarsamente preparato, ma fortunatamente il cuoco è discreto. Passiamo una bella serata di puro relax.

22 agosto 2016

Sveglia poco dopo le 7.00 e per le 8.40 iniziamo le lunghe procedure di check out. Chiediamo due taxi per raggiungere l’ufficio di Alamo Car Rental situato in città. È necessaria quasi un’ora per riuscire a ritirare l’auto prenotata con largo anticipo da casa. E fortunatamente eravamo i primi clienti della giornata. Anche qui la signora che gestisce la nostra pratica è assolutamente impreparata e sembra non avere la più pallida idea di quello che invece dovrebbe essere il suo lavoro. Prestate sempre molta attenzione alle cifre da pagare perché anche in questo caso, come in quello dell’albergo, hanno cercato di addebitarci esattamente il doppio di quanto pattuito nella prenotazione on line. Non vogliamo pensare che l’abbiano fatto di proposito, però è successo, quindi occhio! L’auto è un bel Dodge 4×4, che però ha i freni posteriori decisamente usurati (ma ce ne accorgiamo solo ormai quasi a destinazione): con Alamo ci siamo sempre trovati molto bene, ma questi però sono degli affiliati e la qualità non è la stessa dei car rental ufficiali. Per le 14.00 siamo a Chañaral, desolato paese sulla costa che non offre alcuna attrattiva se non il fatto di essere per molti la base di partenza per le escursioni al vicino Pan de Azucar. Con fatica troviamo un ristorante aperto, Casa Blanca, dove fortunatamente il cibo non è male. Passiamo quindi dall’unico market che troviamo in paese e prendiamo un po’ di provviste per i due giorni da trascorrere all’interno del parco Pan de Azucar. Poco prima delle 17.00 siamo ai nostri lodge, situati nel campeggio all’interno del parco. Anche qui il pressapochismo degli addetti si fa subito notare: nonostante avessimo prenotato con largo anticipo due cabins (tramite il sito del parco stesso) ed avessimo scritto proprio il giorno prima per assicurarsi che tutto fosse ok, (con tanto di conferma), al nostro arrivo ci viene detto che la prenotazione è per una sola cabaña. Mostriamo loro lo scambio di email e così ci vengono date le due sistemazioni prenotate. Le cabañas sono molto rustiche ma comunque accoglienti e la posizione sulla spiaggia è incantevole. Sono anche molto spaziose e sicuramente se fossero curate un filo di più sarebbero davvero eccezionali. Entrambe hanno un bel soggiorno con angolo cottura e una bellissima vetrata che apre su un patio di legno dal quale si accede direttamente alla spiaggia. Hanno poi una camera da letto e una cameretta entrambe dotate di bagno con doccia. Dopo aver sistemato un po’ le nostre cose passeggiamo lungo il bagnasciuga scoprendo stelle di mare, ricci e grossi granchi. L’acqua è freddina, ma riusciamo comunque ad immergere i piedi. Aspettiamo il calare del sole e per le 19.00 rientriamo per una doccia. Verso le 20.15 andiamo a cena nella cabin di Ste e Debora, domani sera sarà invece il nostro turno. Dopo cena ci spostiamo sul patio ad ammirare le stelle e la bellissima via lattea, ben visibile in tutta la tua estensione. Riusciamo anche a scattare qualche bella foto.

23 agosto 2016

Sveglia verso le 8.00 e poco dopo le 10.00 usciamo per andare alla Caleta de Pan de Azucar con la speranza di poter salire su una barca e andare a vedere la vicina isola popolata dai pinguini Humboldt. Ci dicono però di tornare verso le 16.00, perché prima non è possibile: non ci sono a disposizione barche, ora impegnate nell’attività di pesca. Facciamo quindi una bella passeggiata lungo la spiaggia verso nord e godiamo della vista dei pellicani che si tuffano in mare a pescare. Vediamo anche dei bei anemoni arancioni, altri ricci e delle grosse lucertole. Per le 13.00 torniamo alla Caleta del Pan de Azucar dove pranziamo nell’unico posto aperto, che però si rivela molto buono. Verso le 14.15 rientriamo alle cabañas per rilassarci un po’. Alle 16.00 siamo pronti per il nostro giro in barca. Altre tre ragazze italiane che abbiamo incontrato a pranzo si sono unite a noi. Dobbiamo contrattare un po’ sul prezzo perché ovviamente il barcaiolo non aveva nessuna convenienza a fare un solo tour per i nostri due gruppi ma alla fine riusciamo a spuntare un 100.000 pesos da dividere in 7. A noi inoltre si aggiunge poi anche una famiglia di cinque persone… chissà quanto avranno chiesto a loro! Il tour dura poco più di un’ora e riusciamo a vedere qualche pinguino, anche se sono molto distanti sulla collina e appena sentono il rumore della barca scappano spaventati. Vediamo anche dei pellicani, cormorani e gabbiani, oltre che delle lontre e delle foche. Il giro non è però nulla di eccezionale e potreste rimanere delusi dal fatto di aver visto solo molto da lontano i pinguini. Se proprio non avete in programma altre escursioni durante il vostro viaggio per poter vedere questo adorabili animali allora potete anche pensare a questo giro, diversamente vi consigliamo di risparmiare il vostro denaro. Rientriamo giusto per fare una passeggiata lungo la spiaggia, sempre alla ricerca di stelle e ricci di mare. È così rilassante avere tutto questo spazio per noi, sembra di essere quasi su un’isola sperduta. Dopo una doccia calda, Ste e Deb vengono a cena nel nostro Lodge. Beviamo un ottimo vino rosso cileno e dopo cena ammiriamo ancora la bellissima Via Lattea.

24 agosto 2016

Questa notte non abbiamo dormito molto bene. La puzza che proveniva dal bagno della nostra cabin era davvero molto forte e ci siamo anche spaventati temendo che potesse essere nociva. Abbiamo quindi dormito con la finestra della camera da letto aperta. Fortunatamente, nonostante sia inverno, la temperatura anche di notte non scende al di sotto dei 10-12 gradi. Lasciamo Pan de Azucar verso le ore 9.00 direzione Punta de Choros. Ci fermiamo a pranzo a Vallenar, una anonima cittadina dell’entroterra affollata di gente dove, nonostante ci siano diversi locali per mangiare, non è facile trovare un posto che faccia pesce: Sembra infatti che qui si nutrano tutti di carne (cosa che noi invece non facciamo). Entriamo infatti in un locale, dopo aver domandato se facessero pesce alla griglia ma una volta seduti e ordinato, ci hanno detto che il pesce era finito. Poco dopo però troviamo un altro locale, molto affollato, dove, dopo 10 minuti di attesa ci fanno accomodare e mangiamo davvero molto bene a un prezzo di circa 10 euro a testa, vino incluso. Circa un’ora dopo siamo Punta de Choros. I freni della nostra auto sono ormai completamente consumati e dobbiamo usare sempre il freno motore. Trovare i nostri lodges (Punta de Choros Lodge appunto) non è impresa semplice, ma dopo aver domandato a dei pescatori giungiamo finalmente a destinazione, poco a nord rispetto al villaggio. Occupiamo due dei tre Lodges della struttura, molto belli e decisamente meglio tenuti rispetto a quelli nel parco di Pan de Azucar. Anche qui la spiaggia è subito a portata di mano. Chiediamo a Fernando, il proprietario, qualche suggerimento per un giro in barca nella baia e ci suggerisce un certo Willy. Il tour è previsto per le 11.00 di domani mattina. Dopo averci pensato un po’ decidiamo di accettare, anche se in questo modo rischiamo di arrivare a La Serena troppo tardi e potremmo non fare in tempo ad andare a visitare gli osservatori astronomici. Facciamo un veloce giro esplorativo in paese, ma non riusciamo a trovare ne il ristorante suggerito da Fernando, ne il tour operator per il giorno dopo. Ceniamo al Alta Marea dove siamo gli unici clienti e abbiamo la sensazione che stessero per chiudere quando siamo arrivati. Il Pisco sembra in polvere, probabilmente era di quelli già pronti, non preparato al momento ma il pesce è sicuramente fresco. Rimaniamo un po’ spiazzati quando ci dicono che non possono accettare la carta di credito per il pagamento perché hanno già spento il sistema e paghiamo quindi in contanti. Consigliamo quindi di arrivare in paese con un po’ di contanti perché anche il giorno dopo ci dicono di non accettare le carte di credito, e di banche in giro non ce ne sono.

25 agosto 2016

Ci svegliamo alle 8.30 e siamo accolti da un ambiente davvero freddo. Fortunatamente il Lodge è dotato di una stufetta elettrica che accendiamo immediatamente. Segna 9 gradi! Ste e Deb si sono fatti fare una mappa del paese da Fernando, dove ha indicato il sia il molo che il ristorante. Quando carichiamo i bagagli in auto ci rendiamo conto che uno dei pneumatici posteriori è un po’ sgonfio. Arriviamo al molo per le 10.45 e troviamo finalmente Willy che ci dice che il tour partirà alle 11.30… ancora più tardi del previsto. Visto che abbiamo tempo ci facciamo indicare dove possiamo trovare un gommista per controllare la gomma dell’auto. Ovviamente non riusciamo a trovarlo e dopo aver chiesto ad un po’ di persone ci dicono bene dove si trova, ma che al momento è fuori in mare e bisogna tornare verso le 15.00! Ritorniamo quindi al molo per le 11.15, come da richiesta di Willy, ma il tour non parte prima delle 11.45! Fortunatamente però questo è decisamente meglio rispetto al giro in barca al Pan de Azucar. Vediamo subito i pinguini dell’isola di Punta de Choros e, anche se non possiamo scendere dalla barca, questo volta riusciamo ad avvicinarci un po’ di più e sembrano anche un po’ meno spaventati. Ci vengono poi mostrati diversi tipi di cormorani e altri uccelli. Anche qui sono presenti le lontre e le foche. Vediamo inoltre dei bellissimi e socievoli delfini. È passata così la prima delle tre ore del tour. Ci spostiamo quindi verso Isla Damas dove attracchiamo e abbiamo un’ora per girare in libertà. L’isola è un vero paradiso, con due belle spiagge bianche e un mare quasi caraibico… anche se la temperatura dell’acqua è certamente diversa! Torniamo al paese verso le 14.45 e andiamo subito a pranzo al Costa Bahia, buon ristorante di pesce. Riusciamo quindi a trovare il gommista, nel cortile di un’abitazione, che ci dà una gonfiata alla gomma e poco prima delle 17.00 partiamo alla volta di La Serena. Arriviamo al graziosissimo Primera Hacienda Hotel Boutique per le 18.00 e Roberto, il proprietario ci da subito una mano a prenotare il tour all’Osservatorio Mammaluca per questa sera. Avevamo provato anche a chiamare, ma ci avevano detto che per oggi erano tutto pieno!? Abbiamo il tempo per ritirare un po’ di contanti e fare una doccia e alle 19.15 precise il van del tour operator è davanti all’albergo. Facciamo da soli questo giro perché Ste e Deb preferisco riposare in albergo. Roberto e sua moglie sono gentilissimi, ci danno due panini al formaggio e due banane poiché all’Osservatorio non c’è una caffetteria o un ristorante dove cenare. Il van ci porta a Vicuña e da lì sale poi al centro di osservazione. Il Cile è uno dei pochi stati al mondo ad avere telescopi potentissimi per l’osservazione del cosmo e basta scrutare il cielo per capirne il motivo. È la prima nostra esperienza di questo tipo e ne siamo affascinati. Già a occhio nudo la nostra guida ci mostra, aiutandosi con un potente puntatore laser, costellazioni, stelle e pianeti. Ci spostiamo poi al telescopio dove rimaniamo affascinati da Saturno, Marte e dalle nebulose. Il tour dura due ore, dalle 21 alle 23, ed è davvero molto bello! Siamo in albergo per mezzanotte e andiamo subito a letto.

26 agosto 2016

Sveglia puntata per le 7.00. La colazione del Primera Hacienda non è niente male e i proprietari sono davvero gentilissimi. Partiamo verso le 9.00, destinazione Santiago. La strada è lunga e man mano che scendiamo verso sud le colline si fanno un po’ più dolci e verdi. Facciamo una deviazione alla famosa Valparaiso dove giungiamo per pranzo. Già dalla vicina Viña del Mar il traffico si è fatto più caotico. Lasciamo l’auto in un parcheggio a pagamento e saliamo sul Cerro Alegro. I stupendi murales che rendono famosa la zona sono ovunque, sui tutti i muri ma anche sulle scalinate. Pranziamo all’ottimo Sabor Color dove il Pisco è di tutto rispetto e hanno anche una vasta selezione di vini. Anche il cibo è ben preparato. Per le 16.30 circa riprendiamo l’auto per la nostra ultima destinazione della vacanza, il Suite Apart a Santiago. L’appartamento è pulito e spazioso. Giusto il tempo per una doccia e sistemare la valigia in vista del viaggio di rientro di domani e alle 20.30 siamo già fuori. Per l’ultima cena in Cile abbiamo seguito le indicazioni di tripadvisor: la Repubblica Indipendente del Pisco a Barrio Lastarria, a circa 30 minuti a piedi dalla nostra sistemazione. Quando giungiamo il locale è già affollato. Ci mettiamo in lista d’attesa, come altri, per poter avere un tavolo. Ci indicano un tempo di 30 minuti, ma già 10 minuti dopo possiamo sederci. Ordiniamo il primo Pisco Sour tradizionale e del cibo, ottimi entrambi. Per il secondo giro mi faccio tentare dal Pisco allo zenzero, ma devo dire che quello classico rimane certamente il mio preferito. Anche Emy segue il consiglio del gestore e opta per un cocktail con 2 tipi di Pisco e Vermout, ma anche per lei la prima scelta era stata la migliore. Questo è comunque un locale dove non potete non passare se siete a Santiago, ne vale davvero la pena. Per mezzanotte siamo a letto, pienamente soddisfatti da questa avventura di tre settimane.

27 agosto 2016

Sveglia alle 6.00 e poco prima delle 8.00 siamo già in macchina direzione Aeroporto Arturo Merino. Restituiamo l’auto all’Alamo e iniziamo le procedure di deposito bagagli, dogana, ecc Al Duty Free non possiamo non prendere la classica bottiglia di Pisco, la bevanda di questa vacanza. Ce n’è una bellissima a forma di Moai! Il nostro volo Alitalia con destinazione Roma parte poco dopo le 12.00 e arriviamo a Milano prima di mezzo giorno di domenica 28.

E’ stato certamente uno dei viaggi più avventurosi che abbiamo fatto, soprattutto per la parte in Bolivia: temperature estreme e qualche problema con l’altitudine ma anche paesaggi tra il lunare ed il marziano hanno reso unica questa vacanza. La Bolivia di cui poco conoscevamo prima di questo viaggio si è rivelata una sorpresa eccezionale mentre il Cile, a parte qualche incomprensione con i gestori di alcuni servizi, si è riconfermato un vero gioiello tant’è che stiamo già meditando un terzo viaggio qui!

Rudy&Emy

Altre foto su www.flickr.com/photos/134509432@N06/albums/72157669298716744

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