Tour dell’Australia

Le icone del continente down under
Scritto da: lalaloli
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Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Se una ragazza con grandi desideri e folli proposte incontra un ragazzo che invece di arginare le sue follie le asseconda e fomenta, e se alla ragazza, fresca di laurea e squattrinata, viene chiesto cosa desidererebbe come regalo dai genitori, ecco che prende forma il romanzo del nostro viaggio in Australia! La ragazza non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di un biglietto aereo tra i più costosi che le sarebbe mai capitato di maneggiare completamente offerto dai genitori, e pensò che al resto della spesa avrebbe fatto fronte adattandosi e cercando soluzioni economiche, e così il sogno ebbe inizio…

Scherzi a parte, il nostro viaggio di 21 giorni alla scoperta del continente down under ha avuto inizio proprio così, con un premio, per cui non smetterò mai di ringraziare mamma e papà. In sintesi saranno 10 voli (calcolando ogni tratta), circa 6000 euro in due (compreso ogni caffè e souvenir), e 2700 scatti fotografici.

La porta di ingresso per noi è Sydney, erroneamente considerata da molti la capitale dell’Australia (che invece è Canberra), ma senz’altro la sua città più importante e più grande: la sua area urbana occupa una zona vasta quanto quella di Los Angeles, ed è composta da oltre 400 sobborghi, il più distante dei quali si trova a circa 96 km dal centro. I voli per arrivare fino a qui sono estenuanti, nonostante l’ottima compagnia di bandiera australiana, la Quantas, ma la ricompensa è eccezionale: Bologna-Francoforte-Singapore-Sydney in 22 ore, e poi … l’Opera House sotto i nostri piedi e dentro i nostri occhi.

I primi giorni sono i più difficili, per via del jet leg che ci sfasa completamente, ma il desiderio di assaggiare il più possibile è troppo forte, e non ci fermiamo un secondo! Trascorriamo così 3 giorni in città, una full immersion per conoscere le sue icone, l’Opera House e l’Harbour Bridge, ma anche l’acquario (con una grande sezione dedicata alla barriera corallina, ovviamente …), il parco cittadino Royal Botanic Gardens (uno dei tanti, in cui non mancano mai i joggers), la bella cattedrale di Saint Mary, il quartiere cinese (ottimo per i souvenir low cost), la zona del Darling Harbour, il Queen Victoria Building, e non dimentichiamo la crociera nella baia, per vedere la città dal mare.

Con il secondo spostamento aereo Sydney-Cairns raggiungiamo i tropici. Cairns è un pugno di casette colorate immerse nella foresta pluviale del Queensland, ma è molto frequentata come punto di partenza per le visite alla parte settentrionale della Barriera Corallina. Quest’ultima, che si snoda per oltre 2000 km, è in realtà un mosaico di più di 2900 reef diversi, che occupano 233.000 km quadrati, ed è l’attrazione numero uno del paese.

Ci fermiamo qualche giorno, ma la città la viviamo solo la sera, perché trascorriamo le giornate in escursioni nelle zone vicine.

La prima sarà Green Island, 24 km a largo di Cairns, una piccolissima isola-paradiso, che ospita un piccolo resort e un parco con alligatori e tartarughe… e una spiaggia da sogno!

La seconda escursione in giornata da Cairns sarà verso Port Douglas, qualche km più a nord. Port Duoglas conserva quell’aria sonnacchiosa di dolce cittadina tropicale che Cairns ha ormai perso a causa del turismo di massa. A sud della cittadina, l’immensa e deserta 4 miles beach … spettacolare!! Prima di tornare a Cairns facciamo qualche coccola ai Koala del Rainforest Habitat Wildlife Sanctuary, e milioni di foto agli altri ospiti del centro.

Con il volo Cairns-Alice Spring lasciamo la costa e facciamo rotta verso il cuore del deserto australiano, con un cambio radicale di scenario, di temperatura, di mondo! Dal caldo afoso al caldo rovente e secco, dalla sabbia bianca a quella rossa, dalle zanzare alle mosche insistenti… Alice Springs deve la sua esistenza ad una fonte di acqua (spring), bene prezioso a queste latitudini… e nacque come stazione ripetitrice per la Overland Telegraph Line, fra Adelaide e Darwin, e poi divenne punto di ristoro sulla Stuart Hwy. “The Alice” è il vero ombelico d’Australia, una piccola isola urbana che si staglia sulle spettacolari pareti rocciose delle McDonnel Ranges, e conserva l’atmosfera di ultimo avamposto di frontiera dei vecchi film western; qui la vita è davvero difficile!

Da Alice, con un monotono viaggio in pullman di diverse ore tra sabbia rossa e radi arbusti arsi dal sole, raggiungiamo lo scopo del nostro viaggio: Ayers Rock, o Uluru, per i nativi. Viaggiare nel deserto è davvero sfiancante, ma lo spirito ci ha permesso di avverare il sogno di trovarsi al cospetto di questo monolite davvero suggestivo: un unico blocco di arenaria, alto 348 metri, la cui parte emersa rappresenta solo il 10%, dal particolare significato mistico per la popolazioni aborigene. Ayers Rock fu avvistato per la prima volta nel 1872, e i coloni inglesi lo fecero immediatamente loro. Solo nel 1985 la regione, che comprende anche i Monti Olgas (Kata Tjuta), è stata ufficialmente restituita ad un ente aborigeno rappresentante dei proprietari originari, e in seguito concesso in affitto per 99 anni all’ente parchi del Northern Territory, lo stato australiano che lo ospita.

Il monolite è pieno di pitture aborigene, che testimoniano la sacralità del luogo, e nonostante l’offesa che arrecano agli aborigeni, molti turisti continuano a scalare le sue pareti …

Ci spostiamo verso i Monti Olgas, una trentina di cupole dello stesso materiale e colore di Ayers Rock, e dallo stesso potere suggestivo, e torniamo verso Ayers Rock per ammirarlo al tramonto: in questo frangente la luce che cambia lo infiamma progressivamente di tutte le tonalità del rosso e del viola, ed è qualcosa di struggente, da non perdere!

Un piccolo inciso sugli Aborigeni: ormai confinati nei luoghi più inospitali del continente, e rinchiusi in riserve e in ghetti, sembrano rassegnati alla loro condizione di popolo distrutto dalla stupidità e ignoranza della razza bianca. Essi hanno negli occhi tanto odio quanta disperazione, e una fierezza disarmante. Assurdo, ma sembrano alieni su un suolo che gli appartiene da migliaia di anni, e che ci hanno consegnato intatto e meraviglioso. Fa male constatare quanto poco sia considerata la loro cultura ricca e saggia, anche se a onor del vero si assiste in questi anni ad una maggior consapevolezza di questo fenomeno.

Il giorno seguente ci accodiamo a un tour attraverso le McDonnell Ranges, una catena di monti che si estendono per centinaia di km attraverso l’Australia centrale. La caratteristica principale di questi luoghi sono le pareti ripide di quarzite rossastra che formano canyon spettacolari, e le gole improvvise scavate dai rivoli d’acqua nei millenni, che proteggono gli eucalipto fantasma, chiamati così per via del colore chiarissimo del loro tronco. Tra queste gole vivono i tenerissimi Rocky Wallaby, i piccoli canguri delle rocce. Il silenzio e la poesia di questi luoghi ne fanno risaltare la magia davvero intrigante. Nelle gole scavate dai fiumi crescono oasi di vegetazione, e nonostante l’Australia sia un mare di luce e colore, e il sole la bruci ovunque, alcune di queste gole sono così strette e profonde (come il suggestivo Standley Chasm) da ricevere luce solo per pochissimi minuti al giorno.

Prima di tornare ad Alice ammiriamo le cave di Ocra (Ochre Pitts), e sostiamo qualche minuto per fare bellissime foto al Glen Hellen Gorge; le immagini, i silenzi e le sensazioni che questi luoghi evocano sono qualcosa di incredibilmente magico.

Con il volo Alice Spring-Adelaide lasciamo il deserto con direzione sud e torniamo alla “civiltà”. La verde Adelaide, con i suoi caratteristici edifici in mattoni rossi, fu pianificata dal nulla, tracciando una semplice griglia circondata da parchi, su un grazioso sito incoronato da rilievi. Dall’aria molto british, la città non ci ammalia più di tanto, e ben presto con un’auto a noleggio partiamo alla volta di Melbourne, attraverso un lungo tour sulla costa.

La prima tappa è la vicina Kangaroo Island, collegata alla grande isola continente con traghetti giornalieri. K.I. è larga circa 100 km, e si trova 16 km a largo di Cape Jarwis. Le sue strade sono ancora in prevalenza sterrate, e i negozi hanno ancora il pavimento in legno; qui hanno evidentemente compreso l’esigenza di conservare intatto questo piccolo paradiso. L’isola ospita wallaby, koala, canguri, echidna, ornitorinchi, foche, delfini, leoni marini, pinguini e tantissime specie di uccelli, tutti liberi e tutti protetti.

Uno dei siti più visitati dell’isola è quello di Remarkable Rocks, all’interno del Flinders Chase National Park, costituito da suggestivi enormi blocchi di granito, dalle forme stranissime formate da millenni di erosione, posti sull’estremità di una scogliera. Davvero incredibili! All’interno del parco, un altro sito visitatissimo è Admiral Arch, un grande arco naturale di roccia che offre riparo ad una colonia di leoni marini. Per non parlare della Seal Bay, un tratto di spiaggia bianchissima in cui è possibile, rigorosamente accompagnati e sorvegliati da guide del parco, avvicinare le foche che si crogiolano al sole incuranti dei curiosi esseri a 2 zampe che le fotografano…

In questo santuario della natura, i canguri, per nulla spaventati dalla nostra presenza, si avvicinano tranquillamente in cerca di cibo, e poter accarezzare questi morbidi animaletti curiosi è stata un’esperienza impagabile! Certo, su Kangaroo Island i canguri sono di piccola taglia, non sono come l’enorme canguro rosso del bush, altrimenti non avrei forse avuto tanto coraggio…

Ripresa l’auto, muoviamo verso sud, costeggiando l’oceano, ed entriamo nello stato di Victoria. Si susseguono piccoli e tranquilli centri, e dolci spiagge deserte, fino all’imbocco della Great Ocean Road, una delle strade panoramiche più belle del mondo! Da qui la costa si fa più aspra, le dolci spiagge lasciano il posto ad alte scogliere e a faraglioni che sembrano mantenersi in un equilibrio precario. La potenza del mare e del vento ha creato un paesaggio drammatico, imponente e mozzafiato: emblema di tutto ciò sono i Dodici Apostoli, un complesso di faraglioni (in realtà ne sono rimasti solo 8) e di enormi pilastri rocciosi alti più di 60 metri che si ergono a sentinella della costa, ultimi guerrieri che combattono contro la furia incessante dell’oceano.

Prima di uscire dalla Great Ocean Road, facciamo tappa alle Erskin Falls, cascate nei pressi della cittadina di Lorne.

Arriviamo infine a Melbourne, la più europea città d’Australia. Spiccano viali, parchi, chiese imponenti e banche d’epoca vittoriana. Nella baia di fronte alla città si trova Phillip Island, famosa per il circuito, che visitiamo, per il centro per la conservazione dei koala, che non ci lasciamo sfuggire, e per la Penguin Parade, uno spettacolo unico al mondo. Una folta colonia di pinguini nani ha nidificato attorno alla costa sud di Phillip Island; di giorno gli adulti escono in mare per pescare, e dopo il tramonto tornano tutti insieme ai loro nidi, dando vita ad una vera e propria sfilata sulla spiaggia, davanti ai turisti, ammaliati da questi buffi e goffi animaletti, e appollaiati in religioso silenzio dietro ripari per non impaurire o disturbare i padroni di casa.

Con l’ultimo interminabile volo Melbourne-Sydney-Singapore-Francoforte-Bologna ritorniamo a casa, e recuperiamo le 9 ore di vita perse all’andata.

Un viaggio in Australia è un viaggio in un altro mondo, si scoprono cose che esistono solo qui, e si lasciano a casa cose che qui non potrebbero mai arrivare. L’Australia è un’isola, in tutti i sensi, e questo le ha permesso di non contaminarsi eccessivamente, e di mantenere le sue caratteristiche di unicità che la rendono così affascinante.

L’Australia è sconfinata, e in 21 giorni la si può solo intuire; ho promesso a me stessa che tornerò, un giorno, la mostrerò a mia figlia, e insieme a lei visiteremo l’intera costa ovest, che ignoro, oltre a ripercorrere i luoghi di questo intenso e indimenticabile viaggio che non potrò mai dimenticare.

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