Around Australia with a campervan, part 3.

L'ultima parte del viaggio ci vede percorrere sempre a bordo del van dai fiori viola, le strade del Queensland, da Brisbane fino a Cairns, veleggiando tra le Whitsunday Islands e ammirando la selvaggia Fraser Island
Scritto da: Evenly
around australia with a campervan, part 3.
Partenza il: 14/03/2015
Ritorno il: 22/04/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €

Brisbane to Carins, the wildest part of the journey!

Dopo esserci consultate sia con Paolo, sia con la receptionist del campeggio, prima di lasciare la bella Brisbane che ha decisamente colpito positivamente entrambe, decidiamo di passare per il Lone Pine Koala Sanctuary. Finora abbiamo visto solo qualche animale: i piccoli pinguini di Philippe Island, i whallaby e i canguri selvatici lungo la Great Ocean Road. Il Lone Pine dista solo pochi Km dalla città. Non ha la varietà faunistica di uno zoo e gli animali hanno un po’ più spazio di muoversi. L’entrata giornaliera al parco costa $ 29.70; sono previsti sconti per backpackers e bambini, per ulteriori info si consulti il sito http://www.koala.net/. Ci viene data la cartina del parco e iniziamo ad aggirarci tra le sue vie osservando incuriosite gli inusuali e curiosi animali australiani. Di tutti ne preferiamo due: i canguri e i koala. Riusciamo a vedere anche il diavolo della Tasmania, il dingo, il vombato e il casuario (degli ultimi due non ne avevamo mai sentito parlare): il primo sembra un tenero maialino marrone con il pelo a cui però bisogna stare attenti perchè a quanto pare può mordere, il secondo assomiglia a uno struzzo ma tutto colorato e con la cresta, un animale stranissimo che più avanti nel viaggio scopriremo essere razza protetta e a rischio estinzione. Con i canguri passiamo gran parte del nostro tempo. All’inizio siamo un po’ intimorite perchè non sappiamo come possano reagire, poi prendiamo coraggio e ci avviciniamo per dargli da mangiare (il cibo da dare ai canguri si può comprare.. noi gli diamo semplicemente qualche filo d’erba). Sono tanti i canguri nel parco. Ne vediamo due che si riproducono e due che invece litigano e si prendono a zampate! Sono animali davvero affascinanti. Accarezzarli è una bellissima emozione. Dopo i canguri passiamo a visitare l’area dei koala: anche di koala ce ne sono moltissimi.. Belli e aggrappati alle loro piante di eucalipto, sembrano (e sono) sempre un po’ rinco…. Non danno però la stessa emozione dei canguri, non fanno nulla se non dormire. Volendo si può fare la foto con il koala in braccio.. ma costa più di $15 e quindi decidiamo di non farla. Ci sono iguane ovunque (da Brisbane in poi ne vediamo moltissime). I visitatori del parco sono soprattutto famiglie o giovani scolari che con le uniformi tutte uguali seguono attenti le spiegazioni della guida. E poi ci siamo noi!

Abbandoniamo definitivamente Brisbane per andare a nord, in Sunshine Coast, a Noosa, where the people are loosa. Noosa è una tappa che inizialmente non era stata considerata, ma ora ci è stata caldamente consigliata ed è lì che decidiamo di fermarci. Ci sono un sacco di farfalle colorate in sunshine coast e purtroppo, guidando a una certa velocità, è inevitabile che tante si schiantino contro il nostro van. Un vero dispiacere: bellissime farfalle colorate.

Arriviamo a Noosa, uno splendido paese di villeggiatura in Sunshine Coast. Prima di cercare e chiamare il campeggio prescelto per pernottare, andiamo in spiaggia e ci godiamo il caldo sole fino al suo tramonto. Mentre mia sorella decide di fare un riposino dopo il lungo viaggio, io decido invece di fare una passeggiata all’interno del Noosa National Park: sono diversi gli itinerari percorribili al suo interno. Io opto per la coastal track, una passeggiata immersa nella fitta boscaglia australiana dalla quale è possibile intravedere le acque azzurre del mare. Se si sta un po’ attenti alle cime degli alberi di eucalipto è possibile scorgere anche qualche bel koala selvatico! E’ un percorso lungo poco più di 5 Km: io decido di percorrerlo a metà e poi tornare indietro. Assistiamo a un tramonto magnifico e ci rechiamo a Noosa heads, dove campeggiamo. Facciamo qualche partita a ping pong e poi, quando ormai è già buio e sono già tutti in cucina a preparare la cena, ci buttiamo in piscina dove l’acqua è ancora calda e dalla quale possiamo ammirare il cielo blu e le sue luminose stelle.

From Noosa to Rainbow Beach

Prima di abbandonare la bellissima Noosa per percorrere le strade che ci porteranno verso Rainbow Beach, decidiamo di fermarci ad ammirare il paesaggio del parco e della laguna presso il Laguna Lookout: estremamente consigliato.

Rainbow Beach è un piccolissimo centro situato alla base della Inskip Peninsula, nei pressi di una spettacolare scogliera multicolore (da qui il nome Rainbow) che domina lunghe spiaggie bianche. Rainbow Beach è la base di viaggiatori che intendono visitare Fraser Island, essendo il punto di più facile accesso (sono solo 15 min di traghetto). Fraser Island è la più grande isola di sabbia al mondo, visitabile solamente con Jeep e fuoristrada. La maggior parte dei turisti si affida a tour organizzati, mentre i veterani del posto, attraverso permessi speciali e ricchi di un esperienza di guida sulla sabbia e di campeggio, vi si recano in solitaria. Quando arriviamo a Rainbow beach ci rechiamo immediatamente presso una delle agenzie turistiche della zona per prenotare la nostra escursione a Fraser Island. La gentile rappresentante dell’agenzia ci offre una quantità di pacchetti e opzioni infinite: “If you decide to go to Fraser and the Whitsundays we can make you a great deal!” Beh insomma, tra una chiamata e un’altra, mille valutazioni e preventivi, arriviamo a questa decisione: prenotiamo Fraser Island con Discovery Tour per 2 giorni e una notte, più Whitsundays in barca a vela per 3 giorni e 2 notti, più una giornata di Diving a Carins presso la Grande Barriera Corallina, il tutto per la “modica” cifra di $705.

Salutiamo la gentile donzella e, visto che è ancora piuttosto presto e il sole è ancora alto nel cielo, decidiamo di fare una passeggiata sulla meravigliosa spiaggia.. Vediamo fuoristrada di varie grandezze percorrere la spiaggia a grande velocità e ci lasciamo rapire dal panorama mozzafiato: l’acqua dell’oceano di color turchese, il cielo che vi si riflette, le alte dune di sabbia finissima e la spettaolare scogliera multicolore. Wow. Tra tutte le spiaggie viste in Australia, Rainbow è sicuramente una tra le più belle.

Internet sul telefono non funziona ma presso l’agenzia dove abbiamo prenotato i nostri tour ci permettono di utilizzare i Pc messi a disposizione dei turisti e quindi riusciamo a mandare qualche messaggio a parenti e amici di non preoccuparsi se per qualche giorno non ci sentiranno.

Non c’è tanto altro da fare a Rainbow Beach. Verso sera facciamo la doccia presso uno dei tanti bagni pubblici trovati vicino alla spiaggia e poi decidiamo di andare a mangiare in una delle zone dove è disponibile BBQ, tavoli e luci. E’ la prima volta che tiriamo fuori il fornelletto carbonizzato per farci da mangiare da quella famosa volta.. Anche se non è in ottimo stato, funziona bene e riusciamo a cucinarci un bel piatto di pasta e a berci due fresche birre. La zona è ben frequentata: nei tavoli intorno al nostro ci sono altri visitatori muniti di van o camper che stanno preparando la cena e che dormiranno dove capita. Come al solito siamo un po’ in ansia perchè potremmo prendere la multa dormendo a casaccio. Dopo una certa ora decidiamo di spostarci da lì e ci dirigiamo verso il porto.. troviamo un grande parcheggio ed è lì che rimaniamo a dormire, dopo lunghi minuti di appostamento per capire se siamo in zona sicura.

Fraser Island

Oggi è il giorno di Fraser Island. Fraser è l’isola di sabbia più grande al mondo (120 Km di lunghezza e 15 Km di larghezza) dove cresce la foresta pluviale. La foresta pluviale sulla sabbia?!? Ebbene sì. Ospita una grandissima varietà di flora e fauna, paesaggi e scorci mozzafiato. La sua creazione ebbe origine dalla sabbia trasportata dal vento dalle coste occidentali dell’Australia. Come già anticipato, Fraser si può visitare sono con il fuoristrada perchè non esistono strade asfaltate.

Noi partiamo con Discovery tour. Partiamo con un’ora di ritardo (non perchè il tour fosse in ritardo, ma perchè quella stordita dell’agenzia turistica ci ha indicato l’orario di ritrovo sbagliato). Non ci sono persone che partono con il nostro stesso tour da Rainbow Beach e la cosa mi sembra un po’ strana.. Quando eravamo a Noosa, il turist info della cittadina ci ha consigliato di recarci a Rainbow per i tour a Fraser, ed ora scopriamo che il nostro tour viene proprio da Noosa, e che i nostri compagni di avventura si sono fermati anche a fare il bagno con i delfini. Insomma, partiamo un po’ infastidite. E il nostro fastidio aumenta quando ci accorgiamo che la maggior parte del nostro gruppo è in coppia e che ci sono sull’isola altri tour di ragazzi con carovane di Jeep da 5 posti che sembrano divertirsi tantissimo! Voglio ora dare un consiglio a chi indende recarsi a Fraser: non fatelo con Discovery Tour, o meglio, non fatelo con Discovery Tour se non siete in coppia. Non perchè non sia bello ma sicuramente meno divertente di provare a guidare la Jeep sulla sabbia con la musica a palla!

Percorriamo tutta la Seventy-Five Mile Beach con il nostro super Jeeppone. Noi tra l’altro occupiamo gli ultimi posti.. il che ci permette di sobbalzare ad ogni buca di sabbia (e ce ne sono parecchie).. e infatti a furia di saltare mi viene male la schiena perchè continua a sfregare sul sedile. Ci fermiamo presso l’Eli Creek: un torrente d’acqua cristallina che arriva alle ginocchia e che ci permette di rinfrescarci un po’.. è possibile percorrerlo nuotando in quanto l’acqua non è profonda: arriva infatti alle ginocchia. Proseguiamo poi verso Indian Head, che viene considerato uno dei punti panoramici più belli dell’isola; e in effetti è vero. L’oceano ha dei colori magnifici, e infatti la prima cosa a cui pensiamo quando lo vediamo è di farci subito un bagno nelle sue acque. La guida tuttavia ce lo sconsiglia perchè l’oceano è popolato da creature marine piuttosto pericolose, come gli squali. Infatti dall’alto di Indian Heads cerchiamo di avvistarne qualcuno, ma senza successo. Passiamo la notte in un resort dell’isola, dove mangiamo bene e le stanze sono very confortable. Dopo giorni di van, ci sta anche un bel letto comodo. Ma prima di andare a dormire, la guida ci porta a vedere le stelle in spiaggia: uno spettacolo pazzesco. Le stelle sembrano molte di più rispetto a quelle che vedo dal mio balcone. E poi si vede la via lattea. WOW. Ho una paralisi al collo, non riesco a togliere il mio sguardo da quello spettacolo. La guida ci raccomanda di stare vicini e non allontanarci troppo dal gruppo: ci sono i dingo. Io prima di arrivare in Australia non ne avevo mai sentito parlare.. Sono dei cani selvaggi che vivono sull’isola, carnivori e che potrebbero attaccare l’uomo. Non li si può accarezzare anche se sembrano innocui cani randagi a cui dare da mangiare. C’è una storia che circola sui dingo: anni fa una bambina piccola di nome Azaria sparì da Ayers Rock, dove campeggiava con i genitori, durante la notte . Furono fatte delle ricerche e la madre fu condannata ad anni di carcere perchè ritenuta responsabile della scomparsa della piccola. Lei si difese dicendo che era stata rapita dai dingo.. La storia è diventata famosa in tutta l’Australia, e anzi, in tutto il mondo.

Tornando alle stelle, la guida se ne intende parecchio e ci mostra e spiega le diverse costellazioni. Torniamo in stanza dopo esserci bevute una birretta e fatto due parole con la ragazza che dorme nella nostra stessa stanza. Non ricordo il nome, ma è giovane, sta viaggiando da sola, è inglese, ha una laurea in medicina e ha già visto mezzo mondo, il che mi rende totalmente invidiosa.

Il gruppo del tour con il quale stiamo assaporando le bellezze di Fraser è composto da circa 18 persone. Bene non essere in troppi. Ma troppi di loro sono inglesi e stanno tra di loro parlando troppo velocemente e fregandosene completamente delle altre poche persone di nazionalità diversa. Noi parliamo molto con Stephan, un 50enne tedesco che si esalta nel mostrarci come funziona bene la sua GOPRO.

Il giorno seguente è il giorno di Lake McKenzie, dei Pinnacles, del relitto di Meheno e della forsesta pluviale. Lake Mckenzie è la prima tappa: un lago dalle acque cristalline dove è possibile fare il bagno e rilassarsi un po’ sulla sua chiarissima sabbia. C’è chi avvista un ragno gigante in bagno, c’è chi come me, fa un servizio fotografico a un lizard enorme arrampicato ad un albero. I pinnacles invece si trovano lungo la Seventy-Five Mile Beach ed è un tratto di scogliera costituito da arenaria colorata, che probabilmente visto al tramonto, regala la vista di colori magnifici.. Un po’ come la scogliera di Rainbow Beach. La foresta pluviale è uno spettacolo assoluto: le sue piante sono talmente alte e fitte che non si riesce nemmeno a scorgere il sole. L’umidità è chiaramente altissima e insetti malefici ci inseguono lungo tutto il percorso. C’è una coppia anziana che ci fa da guida essendo esperta di piante. Maheno è invece una nave passeggeri che si incagliò su questa sponda nel 1935 a causa di un violento ciclone: la osserviamo e facciamo qualche fotografia prima di lasciare l’isola e tornare verso Rainbow Beach dove veniamo scaricate. La sera ci permettono di pernottare in un backpacker place che abbandoniamo la mattina dopo: ci attendono 1.000 Km prima della prossima tappa: Airlie Beach, dove abbiamo il nostro appuntamento per partire per le Whitsundays Islands con la barca a vela.

Airlie Beach passing through Rockhampton

Abbandoniamo Rainbow Beach il 6 e ci mettiamo in viaggio verso Airlie Beach.. Viaggiamo tutto il giorno. Musica a manetta e paesaggi mozzafiato, ecco come passa la nostra giornata. Decidiamo di fermarci a metà strada, nel primo grosso centro cittadino che incontriamo: Rokhampton, dopo circa 500 Km. Rohhampton è attraversata dal tropico dei Capricorno e rievoca in modo deciso lo stile western dei cowboy dai cappelli larghi e dagli stivali a punta. Non è molto animata quando arriviamo noi.. Troviamo solamente un gruppo rock che suona musica dal vivo in un pub e così decidiamo di fermarci ad ascoltarli sorseggiando una birra fresca. Il campeggio dove pernottiamo è enorme ma decisamente vuoto: abbiamo 6 piazzole per noi. Non è economicissimo e oltre a non fuzionare internet, dobbiamo pagare $1 per usare il BBQ. In realtà se avessimo più tempo andremmo verso le perle costiere di Yeppoon e Great Keppel Island, ma si sa.. non si può fare o vedere tutto..

Ripartiamo alla volta di Airlie Beach per altri 600 Km di macchina. Ci fermiamo a mangiare che ormai è pomeriggio ma rimaniamo subito colpite da questo posto che sembra un vero e proprio paradiso: acqua cristallina, palme, sabbia fine, noci di cocco, pappagalli e sole. WOW. Too good to be true. Prima di gustarci tutto ciò, decidiamo di andare a fare il check-in per la gita in barca del giorno dopo. Ci registriamo e tutto è deciso: dobbiamo trovarci nel primo pomeriggio al porto di Airlie beach portando con noi solo poche cose: crema solare, costume, asciugamano, infradito che comunque non usiamo mai, birre o vino a nostro piacimento..

Prima di pensare al campeggio passeggiamo per il paese che in realtà è costruito intorno a una sola via principale.. Si alternano bar, pub, locali, farmacie, supermercati, campeggi, ma soprattutto bar e locali.

Airlie Beach rappresenta soprattutto un punto di partenza per coloro che intendono vedere le bellezze delle Whitsundays Islands, ma è anche un’ottima meta pe chi cerca un po’ di vita. La sua spiaggia e il suo mare in realtà sono poco praticabili: ci sono le meduse che sono piuttosto pericolose.. E infatti troviamo spesso cartelloni ammonitori che ci fanno desistere in fretta. E’ stata tuttavia creata una laguna artificiale a pochi passi dal mare per permettere alle accaldate persone che trascorrono i pomeriggi annoiandosi sotto il sole, di rinfrescarsi..

Troviamo un campeggio leggermente fuori dal centro: Island Holiday Park Gateway (27$ unpowered). Lì conosciamo subito un ragazzo australiano che viaggia con il suo van solo e che suona la chitarra e fa giocoleria e gira facendo quello. WOW. Ci suona qualcosa, ci offre una birra e ci fa compagnia, come noi la facciamo a lui. Così decidiamo di mangiare insieme: gli facciamo un buon piatto di pasta e lui ci permette di assaggiare le sue patate e insata. Passiamo la serata così.. Chiacchierando del più e del meno. Scoprendo un po’ di più dell’Australia e di quel simpatico giocoliere/musicista. E ci addormentiamo con un pensiero.. Che bello è viaggiare?!?!

Airlie Beach and the Whitsunday Islands

La mattina andiamo a recuperare qualche birra per i 3 giorni in barca e con calma ci dirigiamo verso l’Abel Point Marina dove attendiamo i nostri compagni di viaggio e l’equipaggio. Lasciamo il van nel parcheggio del porto che ci costa circa $18 e puntuali, ci presentiamo nel luogo indicatoci. Al porto c’è un gran via vai di gente.. Sono tante le barche e tante le compagnie turistiche che organizzano tour in barca a vela. Infatti, suggerisco a chiunque voglia fare questo tipo di esperienza, che consiglio caldamente, di informarsi bene sulle tariffe e i tipi di tour disponibili, che solitamente prevedono 3 giorni e 2 notti o 2 giorni e 2 notti (ma mentre alcuni prevedono la partenza nel pomeriggio del primo giorno e rientrano a metà mattinata dell’ultimo, altri prevono la partenza presto il mattino e il rientro in tarda serata). Se volete fare un tour rilassante e più particolare non scegliete la party boat. La nostra compagnia/barca a vela si chiama Boomerang ed è una vecchia barca da competizione fabbricata in Italia. Siamo in circa 20 persone provenienti da paesi diversi.. ma a parte qualche australiano, la maggior parte delle persone è europea: inglesi soprattutto, ancora una volta. E ancora una volta, come per Fraser Island, abbastanza chiusi tra di loro.

Consegniamo le nostre modeste bottiglie della birra più cheap trovata al supermercato, abbandoniamo le infradito in un sacco con le altre 50 e ci dirigiamo verso i letti assegnatici. Il nostro è un letto “matrimoniale”. Non ci sono le cabine, dormiamo tutti insieme appassionatamente. Di bagni ce ne sono due e sono anche minuscoli e ci chiedono di non passarci troppo tempo perchè altrimenti in 20 non ce la si fa.. La colazione/pranzo/cena si consuma sul ponte della nave o al massimo intorno a un paio di tavoli in coperta. La ciurma è composta dal capitano (che ha 26 anni), il suo aiutante e il “mozzo” che fa i lavori più umili.. pulisce, cucina e fa tenerezza.

Si parte così in un pomeriggio ventoso.. Iniziando subito a veleggiare: ci sistemiamo tutti sul ponte, tutti da un solo lato della barca e, dopo aver issato le vele, per il quale è necessario l’aiuto di alcuni di noi nuovi occupanti della nave, si parte. Veleggiare è davvero bello e lo consiglio a chiunque non l’abbia ancora fatto: il vento tra i capelli, l’aria fresca che ti accarezza il viso, l’acqua del mare che ti rinfresca i piedi. Procediamo con una certa velocità, e la cosa all’inizio un po’ mi preoccupa, perchè la barca si inclina molto e dà la sensazione di potersi capovolgere da un momento all’altro. Ma il capitano regge saldamente il timone e non sembra minimamente preoccupato.. Per cui mi tranquillizzo anch’io e mi godo il momento, iniziando a chiacchierare con qualche vicino di barca. Dopo circa un’oretta di sailing ci fermiamo lungo le scogliere di un’isola dove ci permettono di fare snorkeling. Ci forniscono tutto il materiale necessario: muta, boccaglio, maschera. In realtà il fondale non è limpido e non si riesce a vedere quasi niente purtroppo. Quando torniamo sulla barca un abbondante piatto ricco di formaggio, pomodoro e nachos ci aspetta sul ponte: inizia l’aperitivo, si stappano le prime bottiglie, parte la musica e si inizia a chiacchierare con qualche altro compagno di barca… L’atmosfera è unica anche perchè le luci del tramonto fanno da contorno a questo gran bel momento di relax e compagnia. Andiamo a dormire tardissimo, con la barca che, seguendo il movimento delle onde, ci culla fino al mattino.. C’è chi dorme sul ponte perchè l’ondeggiare della barca da parecchio fastidio.

Nei giorni successivi veleggiamo tra le Whitsundays Islands, facciamo snorkeling vedendo pesci di vari colori e dimensioni, beviamo birra e vino a volontà, conosciamo i nostri compagni di viaggio..

L’arcipelago delle Whitsundays è costituito da 74 isole, che in realtà sono le cime di una serie di montagne sommerse del Mar dei Coralli. Tra di esse, merita di essere citata la meravigliosa Whiteheaven Beach: una striscia di candida sabbia di pura silice (e infatti c’è chi si fa lo scab alla pelle) che è considerata una delle spiaggie più belle al mondo. Noi la vediamo il secondo giorno e facciamo il bagno, rigorosamente con la muta per le meduse, fianco a fianco alle razze. Whiteheaven Beach è bella da togliere il fiato. Sarei rimasta lì giorni e notti, a guardarla.

Potremmo anche decidere di fare Scuba ma l’abbiamo prenotato a Carins, dove la Barriera Corallina dicono sia più bella. Snoerkeling, relax, chiacchiere, mare e sole.. 3 giorni perfetti. 3 giorni che consiglio a chiunque per la bellezza dei posti visti e delle persone conosciute.

A termine del nostro viaggio in barca a vela, veniamo invitati alla cena con tutti i membri dell’equipaggio.. Ci facciamo finalmente una doccia con shampoo e bagnoschiuma anche se l’acqua è gelata, e ci rechiamo all’appuntamento. Ceniamo presso un bar a prezzo agevolato per poi decidere di scatenarci su qualche pista da ballo.. Saltiamo quindi di pub in bar, finendo in un locale dove fanno musica dal vivo dove si beve e si balla e si fanno incontri strani.. Ad una certa ora ci dirigiamo verso il van che abbiamo spostato dal porto e lasciato in un parcheggio dietro il supermercato, posto consigliato da degli italiani conosciuti durante questi 3 giorni.. Ci dobbiamo fidare?!? Arriviamo al parcheggio alle 2 a.m. e puntiamo la sveglia alle 6 a.m. “Al massimo domattina dormiamo in spiaggia.. Dai.. vuoi dire che ci beccano per sole 4 ore che rimaniamo qui? No, anche perchè se andiamo da qualche altra parte e ci fermano, mi ritirano patente e van.” Chiudiamo completamente la nostra casa viaggiante con le tendine di modo tale che non si possa vedere niente all’interno e ci addormentiamo, sperando di non trovare sorprese il giorno dopo.

Airlie Beach and the cyclone

Ci svegliamo la mattina prestissimo per spostare il van.. Apriamo le tende lentamente e ancora confuse dalla sera precedente.. Ed eccolo lì il foglietto bastardo sul vetro anteriore del nostro mezzo. Abbiamo preso una multa di $220. Siamo moralmente a pezzi.. Sempre attente a risparmiare e spendere il meno possibile, per 4 ore di sonno in un parcheggio dove abbiamo solamente dormito, prendiamo una multa salatissima. Secondo me potremmo anche contestarla. Come fanno a sapere che stavamo dormendo all’interno? Ma lasciamo perdere e alla multa ci penseremo poi. Il brutto ahimè purtroppo deve ancora venire.. Già la sera prima, parlando con Jhonny, un ragazzo australiano incontrato in barca a vela, veniamo a sapere che un ciclone si sta abbattendo sulla costa nord dell’Australia, proprio nella zona dove siamo dirette noi: Cairns. Al momento la prendiamo un po’ sul ridere ma il giorno dopo, prima di partire alla volta di Cairns, ci mettiamo all’ascolto delle news alla radio e in effetti parlano di un ciclone, che ha forza 4, e che si sta avvicinando alla costa australiana nella zona di Cairns e che il suo impatto con la terra ferma è previsto per il giorno successivo.. Proprio quando noi abbiamo lo Scuba oragnizzato. Chiamiamo l’agenzia che ci ha prenotato il tour e chiediamo informazioni visto le condizioni atmosferiche.. Il tour è infatti stato cancellato. Potrà essere posticipato di qualche giorno, anche se le condizioni dei fondali marini dopo questi eventi non sono il massimo e la visibilità è molto ridotta. Decidiamo di evitare lo Scuba anche perchè in quei giorni un amico ci raggiungerà a Cairns. In aggiunta a queste sfighe incredibili, inizia a gonfiarmisi il labbro come un canotto, quasi come se mi fosse venuta una febbre enorme.. Ma io di febbri sulle labbra non ne ho mai avute. Cosa sarà mai? Sto morendo forse? Vado dal farmacista che mi da una crema che però non sembra serva a nulla. Non bene: scuba annullato, ciclone in arrivo, multa presa, labbro gonfio.

Ma febbre a parte, ora cosa facciamo? Noi dovremmo andare verso nord. Il volo che torna verso Melbourne parte da Carins, che dista circa 600 Km a nord. Ma non è saggio andare a nord se il ciclone sta colpendo proprio quella zona e quindi decidiamo di pernottare ancora ad Airlie beach. Decidiamo di rimanere ad Airlie Beach altre 2 notti, in attesa che il ciclone passi. Troviamo un campeggio più economico e comodo per uscire la sera: Nomads, dove ci sono anche alcuni dei ragazzi conosciuti sulla barca. E infatti almeno passiamo un po’di tempo insieme a loro.. Jhonny, Charlie e Jo. Ceniamo (cuciniamo pasta e beviamo lambrusco), giochiamo a biliardo, beviamo qualche birra in qualche bar e attendiamo che il ciclone passi. In realtà rimaniamo lì una notte in più, la cui decisione è successiva a una discussione tra me e mia sorella: lei vorrebbe partire subito perchè comunque il ciclone sta scendendo lungo la costa ma ha perso potenza. Io le dico che non so come possa essere un ciclone forza 1 e quindi vado all’ufficio turistico a chiedere informazioni. Mi dicono che andare a nord è impossibile: ci sono allagamenti e strade chiuse e così siamo costrette a rimanere un’altra notte, vedendo fisicamente il ciclone passare di lì. Quando passa noi siamo in un bar, con Stephan, il ragazzo della GOPRO incontrato a Fraser Island: cielo nero, vento forte e pioggia. Il tutto si esaurisce in circa un’oretta. Il giorno dopo finalmente partiamo alla volta di Townsville.

Siamo rimaste più tempo ad Airlie Beach, che a Sydney. Assurdo. Ciclone bastardo, ci ha fatto saltare lo Scuba alla grande barriera corallina.. Mi sale ancora il nervoso se ci ripenso.

Townsville & Magnetic Island

Ripartiamo finalmente in direzione nord. Visto che è saltato il sub a Cairns, ce la prendiamo con comodo (e comunque non possiamo fare altrimenti visto che ci sono ancora molte strade allagate). Decidiamo perciò di fermarci a Townsville, una cittadina a circa 300 Km di distanza. Non vediamo la città, che notiamo sorgere ai piedi di una imponente e rocciosa montagna, ma ci dirigiamo subito verso l’ufficio turistico per farci consigliare su cosa vedere e dove pernottare: ci suggeriscono di recarci a Magnetic Island, o di vedere l’acquario della città e pernottare appena fuori dal centro abitato, in un free camping. Seguiamo tutti i loro consigli.. a parte l’acquario. Prendiamo perciò il traghetto per Magnetic Island, pagando forse troppo il biglietto.

Chiamata così perchè fece impazzire la bussola del capitano Cook, l’isola ha una forma triangolare e ospita una ampia varietà di percorsi escursionistici. Le cose da vedere e fare a Magnetic Island sono molteplici: è possibile fare kayak, nuotare tra le reti anti-medusa, prendere il sole sulle sue doratissime spiaggie, ammirare la ricca vegetazione e scoprire qualche koala appisolato sulla cima di qualche albero. L’isola ospita infatti una delle comunità di koala selvatici più numerose in tutta l’Australia e vederne qualcuno non è in effetti così difficile. Abitata da soli 2.000 residenti, in alta stagione viene presa d’assalto dai turisti.

I bus, che si prendono appena fuori dal porto, vi condurranno dove vorrete ma potete visitare l’isola anche con il vostro mezzo, bicicletta, motorino, van o macchina. Noi decidiamo di recarci a Horseshoe Bay per prima cosa, dove la spiaggia e il mare sono meravigliosi. Facciamo due passi e ammiriamo la gente che si diletta nel kayak. Tuttavia, decidiamo di fare qualcosa di più tradizionale ed economico di quest’ultimo e pensiamo quindi di vedere il forte che, a quanto dice la guida, ci regalerà panorama mozzafiato e la possibilità di avvistare qualche koala selvaggio. La strada per il forte è lunga e per il primo tratto chiediamo un passaggio ad un gentile trasportatore che ha un camion a rimorchio enorme, e lui, gentilmente, ci carica sul suo tir. Scambiamo qualche parola per poi essere scaricate all’inizio del cammino che ci porterà al forte, costruito durante la II Guerra Mondiale per l’avvistamento degli aerei. Un tizio simpatico e gentile quello del camion a rimorchio. Ci incamminiamo verso la cima della montagna con il caldo che ci accompagna e il mio labbro che si gonfia sempre di più. La passeggiata è lunga ma piacevole ed è proprio durante il cammino che avvistiamo un paio di koala dormienti. Vedere un koala selvatico è una gran bella emozione, molto più emozionante di vederli in cattività. La cima del monte e il forte ci regalano degli scorci magnifici sull’isola e sulle sue baie e anche se la camminata è lunga, ne vale proprio la pena.

Al ritorno, prima di riprendere l’ultimo traghetto che ci ricondurrà a Townsville, ci fermiamo ad ammirare il tramonto presso un’altra incantevole baia. Quando prendiamo il traghetto è già buio, ma siamo sul ponte ed è bello ammirare le stelle e la luna, sempre così ben illuminate. Riprendiamo il van e ci dirigiamo verso il Rollingstone Free Camping, che troviamo anche se con qualche difficoltà. Il campeggio brulica di campeggiatori ma anche se è free, è dotato di bagni puliti e BBQ. La luce della luna stasera è talmente forte che riusciamo a cucinare la pasta con il fornelletto senza dover accendere le luci interne del van. C’è davvero tanta gente che campeggia qui e incontriamo anche una coppia di tedeschi conosciuti qualche giorno prima sulla sailing boat. L’unica nota dolente sono le zanzare che iniziano ad essere particolarmente fastidiose.. Non sappiamo mai cosa fare di notte: fa troppo caldo per tenere i finestrini completamente chiusi, ma in caso contrario entrerebbero troppe zanzare che, con il loro ronzio fastidioso, rischierebbero di svegliarci nel cuore della notte. Zanzare bastarde. Abbiamo comprato gli zampironi ma non sono abbastanza potenti contro queste bestiacce.

Last little stop before Cairns: Mission Beach

Oggi dobbiamo assolutamente arrivare a Cairns, tappa finale di questo magnifico viaggio. Dopo la solita colazione a base di 10.000 biscotti e qualche fetta di pane con la marmellata, ci rimettiamo in viaggio; ma ecco che veniamo subito fermate da una lunga fila di veicoli incolonnati la cui fine non sembra nemmeno intravedersi: non sappiamo cosa possa essere e iniziamo quindi a fare qualche domanda ai “vicini di macchina”. Ci dicono che la strada è ancora interrotta a causa degli allagamenti provocati dal ciclone, ma che dovrebbero aprirla entro le prime ore del pomeriggio…. vuol dire che passeremo qui ferme almeno 3 o 4 ore della nostra giornata. Non soddisfatta della risposta e annoiata dalla situazione che non ci permette di fare nulla se non mangiare o metterci a leggere qualcosa, decido di fare due passi fino alla fine della coda dove trovo la polizia stradale che mi conferma ciò che i vicini mi avevano anticipato.

In realtà poi la strada viene riaperta molto prima del previsto, e decidiamo così di fare una brevissima tappa a Mission Beach, posto consigliato dall’amico Scott, il musicista giocoliere incontrato ad Airlie Beach. La strada percorsa per arrivare a Cairns, e così a Mission Beach, è la Bruce Hwy, lungo la quale si possono osservare immense piantagioni di banane e canna da zucchero. Il viaggio su quattro ruote attraversando tre paesi, ci permette di osservare i meravigliosi cambiamenti della natura e dei suoi frutti: dai vigneti del Victoria siamo ora passati ai bananeti del Queensland.

La spiaggia di Mission è bellissima: di sabbia finissima e lunga chilometri, è orlata da palme che le conferiscono l’aspetto di una località puramente tropicale. Il sole fa capolino tra le nuvole di un colore non troppo rassicurante e dona all’acqua delle sfumature dorate. Il posto è quasi deserto. In realtà si nota il passaggio di un forte ciclone: i tronchi di molte palme e di altri alberi a ridosso della spiaggia sono stati spezzati probabilmente dalla furia del vento, le noci di cocco sono ovunque, così come rami e foglie. Mission Beach, per dare qualche informazione pratica, è un minuscolo villaggio immerso nella foresta pluviale ed è uno dei punti di accesso alla Grande Barriera Corallina. La zona è inoltre attraversata da alcuni bellissimi sentieri che offrono la possibilità di avvistare parecchi animali, tra cui i casuari. Cosa sono i casuari..

I casuari sono degli animali assolutamente strani. Non ne avevo mai sentito parlare prima, neanche mai visto una foto, ma sono animali simili per conformazione agli struzzi,con una dura cresta e dei colori del pelo molto accesi. Se nello stato del Victoria quando si guida bisogna fare attenzione ai canguri, nella zona di Cairns bisogna stare attenti a questi enormi animali chiamati casuari.

Ripartiamo con il nostro mezzo abbellito da fiori viola e finalmente arriviamo a Cairns. Come al solito troviamo un campeggio ben popolato che costa moderatamente: $30 con piscina, BBQ, lavanderia.. Finalmente dopo giorni riusciamo a fare il bucato e anche se abbiamo usato l’asciugatrice i panni sono ancora umidi e li stendiamo ovunque nel e intorno al van.. Ci addormentiamo ancora una volta guardando la serie che ci ha accompagnato nelle tarde sere di questo incredibile viaggio: Heros. Mancano davvero pochi giorni prima di riconsegnare il van.. Siamo quasi arrivate alla fine e inizia già a pervadermi un senso di nostalgia.

Last stop: Cairns

E’ vero, vi ho lasciato nel campeggio di Cairns; e lì voglio che rimaniate un attimino, mentre vi parlo degli itinerari turistici possibili e visitabili da Townsville a Cairns. L’offerta è veramente molto ampia e la scelta dipende essenzialmente da cosa preferite fare in quel momento: costeggiare il mare fermandovi ad ammirare qualche bella spiaggia, attraversare campi di canna da zucchero e bananeti, immergervi nella foresta pluviale percorrendo a piedi qualche bel sentiero..

La cartina con tutti questi interessanti itinerari ci viene consegnata da una gentile signora che lavora al centro turistico di Townsville. Come potete notare dalla foto, sono diversi i percorsi escursionistici da poter scegliere.. Noi optiamo per Mission Beach, percorrendo la strada che costeggia l’oceano. Come già detto, Mission Beach ci fa una buonissima impressione. Le spiaggie australiane, soprattutto quelle tropicali del Queensland, sono eccezionali, però ora basta con le spiaggie, d’ora in poi vogliamo immergerci nella fitta e alta boscaglia della foresta pluviale. La visita della foresta pluviale, la Daintree Forest, è prevista tra due giorni; ma già sulla strada per Cairns, dopo Mission Beach, potremmo fare una deviazione verso la zona delle cascate (se guardate la cartina è la Route numero 6).. Il cielo è ahimè parecchio grigio e minaccioso, per cui decidiamo di tirare dritto fino a Cairns con mio grande dispiacere.

Carins è una piacevole cittadina tropicale e costituisce la base per la maggior parte delle escursioni nei dintorni: foresta pluviale, cascate, barriera corallina. La cittadina in sè non offre granchè, se non una bella passerella di legno che procede per quasi 3 Km lungo la costa, scandita da aree attrezzate per il picnic e BBQ utilizzabili gratuitamente. Cairns non ha una spiaggia, quindi i suoi bagnanti si radunano intorno alla sua laguna, una pozza d’acqua salata poco profonda e balneabile, realizzata sul litorale bonificato.

La mattina ci svegliamo e ci dirigiamo verso l’aeroporto, dove ci aspetta il terzo occupante del van che ci terrà compagnia fino alla fine del nostro viaggio. Dopo una breve sosta a Cairns, decidiamo di procedere a nord, verso Port Douglas, dove pensiamo di pernottare. Ma prima vogliamo fare una breve sosta in una delle spiaggie a nord della città: Palm Cove, una stupenda spiaggia bianca sulla quale si affacciano ristoranti raffinati e resort lussuosi. Arrivati a Port Douglas, dopo aver fatto una breve passeggiata, ci fermiamo a bere una birra in un pub, dove ci mettiamo a chiacchierare con un simpatico cinquantenne neozelandese che ci racconta la sua vita. Le birre diventano 2 e si aggiungono anche 2 piatti di fries.. La nostra cena. Il sole si abbassa ed ecco che ricomincia la ricerca di un campeggio. Ne troviamo uno dove veniamo accolti da due signori gentilissimi a cui diciamo di essere in 2 anzichè in 3. Brutta parte. Viviamo in ansia tutta la sera. Non c’è niente da fare.. Non essere onesta è una cosa che mi provoca un vero e proprio fastidio. Mi sento terribilmente in colpa, anche se, che diamine.. non abbiamo fatto niente di male! Cala l’oscurità e ci mettiamo a chiacchierare con una coppia “vicina di piazzolla”: capisco subito che sono italiani perchè hanno una vistosa bandiera di una squadra di calcio italiana sul vetro della macchina.

La temperatura serale è il top ma le zanzare non ci lasciano in pace e il dilemma se lasciare o meno il finestrino aperto o meno continua a ripresentarsi.

Daintree National Park

Oggi sarebbe il giorno del Daintree National Park: la foresta pluviale che dal Daintree River si dipana lungo la costa fino e oltre Cape Tribulation. Cape Tribulation è un remoto angolo di paradiso immerso nella natura più selvaggia: qui la foresta pluviale raggiunge il mare nei pressi delle spiaggie di Myall Beach e Cape Tribulation Beach. Arrivando da Port Douglas, è necessario attraversare il Daintree River con il traghetto a fune che parte ogni 15 minuti e impiega 2 minuti per raggiungere l’altra sponda. Una volta superato il fiume, per raggiungere Cape Tribulation bisogna percorrere 34 Km di strada asfaltata. Le piscine naturali, i sentieri che si inoltrano nella foresta pluviale e i numerosi animali selvatici rendono questo angolo di Australia una meta imperdibile. Peccato che noi arriviamo dopo che il ciclone si sia abbattuto su questo bell’angolo del pianeta e dove purtroppo i sentieri percorribili a piedi siano ancora completamente inagibili. Il ciclone ci ha impedito di ammirare le cose più belle di questa regione: la Grande Barriera Corallina e la foresta pluviale con tutte le sue specie animali.. Un vero e proprio peccato.

Decidiamo perciò di fare qualcosa di alternativo e visto che ormai siamo in zona Daintree, optiamo per una crociera sul fiume e vedere così, forse, qualche coccodrillo. L’acqua del fiume sembra essere torbida e il suo livello particolarmente alto . La barca non dà una grande sicurezza e le parole del nostro comandante non si capiscono assolutamente: probabilmente spiega un sacco di cose interessanti, ma ahimè, non riusciamo proprio a coglierle. Riusciamo a intravedere solo un coccodrillo che immobile, rimane nascosto tra il fogliame: una prima parte del tour non troppo emozionante.

La seconda parte del tour invece ci permette di navigare per una tratta più lunga del fiume, la giuda parla in modo comprensibile e ci spiega dettagliatamente vita morte e miracoli di questi incredibili animali.. Riusciamo a vederne più o meno una decina di diverse dimensioni ed età. Wow: vederli nel loro habitat è davvero un’emozione.

Finita la seconda parte del tour, non volendo rinunciare a fare una passeggiata nella natura, decidiamo di recarci al Mossman Gorge. Nei pressi di questa gola, dopo un breve tratto fatto in bus, parte infatti un sentiero di circa 2,4 Km che si dipana all’interno della foresta. Fittissimi alberi si alternano a cascate e pozze d’acqua dove qualcuno decide di rinfrescarsi. La boscaglia è talmente fitta che non si riesce a scorgere la luce del sole, l’aria è pesante, umida, e le zanzare ci perseguitano. L’umidità è tale che manda in tilt il mio 300 mm. Ma ne vale la pena.. Impieghiamo un paio di ore a percorrere il senitero, tra soste e fotografie.

Il sole ormai inizia a tramontare e così ritorniamo nella nostra Cairns, in un nuovo e piuttosto tranquillo campeggio, dove incontriamo una coppia di anziani e curiosi viaggiatori che si mettono a chiacchierare e a cui lasciamo il cibo rimasto il giorno della nostra partenza (tra cui le patate che ormai avevano le radici lunghe qualche metro!).

The very last stop: Kuranda

E’ stato nel piccolo villaggio di Kuranda che ho visto per la prima volta gli aborigeni, i veri e originari nativi australiani; tutti gli altri sono solo il frutto di anni di colonizzazioni e occupazioni europee. Kuranda è un piccolo villaggio a una 30ina di Km di distanza da Cairns, fatto di mercatini ricchi di oggetti d’arte aborigena, e circondato da una rigogliosa foresta pluviale. La foresta era casa della tribù aborigena dei Djabugay fino all’arrivo degli europei. Gli aborigeni vivono in paese, producendo oggetti lavorati con il legno come boomerang o diversi strumenti musicali acquistabili dalle loro bancarelle. E’ possibile raggiungere Kuranda in tre modi: con la macchina percorrendo la Kuranda Range Road, che salendo verso l’alto, offre dei panorami mozzafiato; il vecchio treno; o lo skyrail, una bella funivia panoramica (per ulteriori informazioni visitate il sito http://www.skyrail.com.au/).

A Kuranda, oltre a una passeggiata nella foresta, un po’di shopping tra le numerose bancarelle colorate, potrete anche ammirare l’Australian Butterfly Sanctuary: avrete l’imbarazzo della scelta sulle cose da fare durante la giornata. Noi, a parte la visita al Sanctuary che evitiamo, facciamo tutto il resto: passeggiata nella foresta, che ci inzozza completamente le All Star di tela e acquisto di qualche bel souvenir dipinto a mano. Il tempo ahimè non è dalla nostra e quando iniziamo ad addentare i pochi panini che ormai ci sono rimasti, inizia un vero e proprio nubifragio.. e come se non bastasse un uccellaccio prende di mira il nostro pranzo e inizia a volarci vicino minacciosamente.

Prima di rientrare a Cairns e preparare tutto per la dipartita, ci fermiamo ad ammirare le cascate chiamate Barron Falls, la cui bellezza dipende dal periodo in cui le si vede in quanto la portata d’acqua può renderle più o meno maestose.

L’ultima sera a Cairns vogliamo regalarci una cena a base di pesce! Quindi prima di tornare in campeggio a preparare il tutto, ci fermiamo in città, lungo la Promenade, in un ristorantino che a vedere i piatti e considerati i prezzi, sembra un’ottima soluzione: Rattle Hum! Era da mesi che non mangiavo fuori! “Divorerò il piatto” penso. E invece è rimasto solo un pensiero perchè praticamente lascio lì quasi tutto: il pesce non è per niente fresco. Tutto fritto, unto. Uno schifo. Just don’t go there!! Qualità della cena a parte, notiamo che la città è bella sveglia: c’è Molta gente in giro, ma oggi è il giorno di una ricorrenza particolare, che mi sfugge completamente, che non permette agli australiani e turisti di poter bere alcolici dopo una certa ora. Quindi alle 8 sono già tutti belli che ‘mbriachi.

Ultima cena, ultima sera, ultima notte nel van. Ormai sono sincera, mi sono talmente abituata a dormire nel van, che quel coso bianco con i fiori viola mi sembra essere diventato casa mia e so che mi mancherà. Mi mancherà il senso di libertà che mi ha regalato; non sarebbe stata la stessa esperienza senza di lui: uno dei grandi protagonisti della vacanza che rimarrà per sempre nel nostro ricordo..

Back to Melbourne and flight home

Oggi dobbiamo riconsegnare il van: ci aspettano le sue pulizie e la preparazione dei bagagli. Il deposito Apollo è a Carins, non lontano dall’aeroporto. Lasciate le valigie all’aeroporto, ci mettiamo in coda per la riconsegna del veicolo. C’è un viavai impressionante tra gente che noleggia e chi riconsegna. Mi viene voglia di comprare qualche camper e improvvisare un’attività simile..

Non abbiamo preso multe, a parte quella nel parcheggio di Airlie Beach che dichiariamo immediatamente.. Insieme al tizio che controlla i veicoli, andiamo a ispezionare il nostro piccolo van, perchè prima di restituirci la cauzione, devono verificare che sia tutto perfettamente uguale a prima. Sudiamo perchè l’unica cosa sulla quale potrebbero storcere il naso è il fornelletto da campeggio bastardo incendiato. In realtà passa del tutto inosservato e siamo così sicure che ci ridaranno tutta la cauzione. Felici per la cauzione ma non per il aver riconsegnato la nostra casa viaggiante, prendiamo il taxi verso l’aeroporto.

In realtà arrivate a Carins io e mia sorella ci separiamo.. Io prendo il volo per Melbourne per poi tornare in Italia, lei decide di provare una nuova esperienza andando nella bella Brisbane, dove Jhonny, un ragazzo conosciuto durante il viaggio, la ospiterà. Separarsi dopo un mese di convivenza è parecchio triste. Mi rendo conto che è già tutto finito, è già tutto un ricordo. Viaggiamo entrambe con la compagnia aerea Tiger, il cui biglietto costa a entrambe qualche centinaia di dollari. Una volta tornata a Melbourne ho giusto due giorni per visitare nuovamente la città e i suoi dintorni.. Vengo ospitata da degli amici di mia sorella che vivono a una mezzora dal centro città. Mentre il primo giorno torno a bazzicare le vie di Melbourne, arrampicandomi fino in cima all’eureka Tower, un grattacielo situato nel cuore della South Bank, alto circa 300 metri. L’intenzione è quella di salirci al tramonto ma quando arrivo ai suoi piedi, mi rendo conto che riuscirò a trovarmi in cima solo quando sarà ormai buio poichè troppe persone l’hanno pensata come me; ma anche se di notte Il panorama della bella Melbourne illuminata merita.

Il secondo giorno i ragazzi mi portano a vedere la Mornington Peninsula, il lembo di terra a forma di stivale che separa la Port Phillip Bay dalla Western Port Bay: è una delle mete più ambite dagli abitanti di Melbourne sin dagli anni ’70 del XIX secolo. Di tutta la penisola, la cittadina di Sorrento è considerata tra le più interessanti per i suoi edifici in arenaria, per le bellissime spiaggie affacciate sulla baia e per la sua atmosfera vacanziera. Ci abbuffiamo su un ricco piatto di Fish & Chips e facciamo una passeggiata sulla sua morbida spiaggia. Dà l’impressione di essere davvero un ricco paesino di villeggiatura dove tutti cercano di rifugiarsi in estate, dopo una lunga settimana lavorativa.

Una meta, quella della Mornington Pensinsula, che mi sento di raccomandare fortemente a chi, come noi, affitta un camper e girovaga per le strade australiane e si trova sulle strade del Vicotria.

Il mio viaggio si conclude qui purtroppo, con la visita di questo posto meraviglioso e con un bus che mi riporta all’aeroporto. Dell’Australia posso dire che è un posto meraviglioso, ricco di flora, fauna, paesaggi mozzafiato, città ultramoderne, persone disponibili; una meta che consiglio a tutti di visitare almeno una volta nella vita.. Ma come abbiamo fatto noi.. Con un van, una cartina e tanta voglia di libertà e avventura!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche