Around Australia with a campervan!

Un viaggio on the road che in poco più di un mese mi ha visto percorrere le strade del Victoria e del Queensland, passando per paesini sperduti, metropoli e paradisi naturali dormendo nei campeggi. Ecco una parte del mio viaggio, quella che va da Melbourne a Sydney
Scritto da: Evenly
around australia with a campervan!
Partenza il: 16/03/2014
Ritorno il: 22/04/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €

Non riuscirò a raccontare interamente un viaggio che in poco più di un mese mi ha visto percorrere le strade del Victoria e del Queensland, passando per paesini sperduti, metropoli e paradisi naturali. Però vorrei poter raccontarvi una parte del mio viaggio, quella che va da Melbourne a Sydney.. e poi se vorrete, potrò anche raccontarvi il resto, o potrete leggerlo sul mio blog.

1st stop: Melbourne

Prenoto il volo per Melbourne: non è una delle mie mete preferite.. avrei su tutte preferito l’India, ma il fatto che mia sorella sia lì già da qualche mese mi porta ad acquistare il biglietto aereo proprio per la città australiana, a detta di molti, la più europea. Viaggio con Emirates, per la bellezza di 27 ore e arrivo a Melbourne alle 3 a.m. del 16 Marzo, dopo aver preso lo Skybus dall’aeroporto ($16). Sono in condizioni a dir poco pietose ma estremamente felice di vedere mia sorella e l’Australia. Le prime due notti vengo ospitata da una sua amica nel suo appartamento in zona Toorak. A dieci minuti di treno o di tram dal centro, è uno dei quartieri residenziali più esclusivi della città, con affitti non troppo elevati. I primi due giorni li passo quindi in giro per la città ovviamente scortata da chi la città già la conosce, inizialmente visitando il CBD (central business district), la SouthBank, il Royal Botanic Garden. Tutte le città australiane hanno un CBD e un Botanic Garden, alcune anche la Southbank. Cammino parecchio già il primo giorno e le mie disabituate gambe lo risentono. Il CBD è essenzialmente grandi palazzi in vetro.

E’ possibile prendere il tram City Circle, gratuito, per poter compiere un giro intorno al suo perimetro e avere una prima idea e breve spiegazione della città. Per spostarmi con i mezzi decido di fare la tessera MIKI, utilizzabile su tutti i mezzi di trasporto pubblico: you need to top it up and then touch it on and off. Remember to touch off! For more info about miki and transport http://ptv.vic.gov.au/. Scusate se ogni tanto ci butto dentro un po’ di inglese, spero lo capirete, ma mi viene estremamente più naturale. La southbank è la zona della città più frizzante. Ricca di ristorantini e locali a ridosso del fiume Yarra. Entriamo al Crown Casino dove ci danno una fish di benvenuto che decidiamo di giocare alla roulette. Troppo difficile vincere con una sola fish da $5 e infatti usciamo sconfitte e affrante, pensando a che cena avremmo potuto consumare con una possibile vittoria. Visitiamo il Royal Botanic Garden, un parco enorme ricco di flora e fauna. Un posto estremamente rilassante dove fare un pic nic, una pennica, leggere un libro.. Fare un po’ quel che si vuole. Per accedere al Royal Botanic, si passa per il monumento ai caduti, dalla cui sommità è possibile godere di un’ottima vista della città. A coplo d’occhio è possibile notare quante zone verdi circondino e abitino la città: parchi, piccoli prati a ridosso di monumenti, giardini e aiuole sempre molto curate.. La città si espande orizzontalmente: i grandi palazzi del CBD lasciano spazio ai parchi e danno respiro ai cittadini che vogliono fare una camminata o qulche ora di jogging. In moltissimi praticano il jogging: giovani, vecchi, ragazzi in forma, ragazze un po’ in sovrappeso. E’ venuta voglia di correre anche a me…

2nd day in Melbourne

Mi sveglio ripetutamente durante la notte. Mi sembra di sentire in lontananza il rumore delle macchine della F1. C’è il Gran Premio, lo so, ma mi sembra troppo presto perchè possano già essere in pista.. Mi sveglio in difficoltà e manifesto la mia necessità di uscire e bere un caffè. Non mi azzardo a chiedere un espresso, che loro chiamano “short black”, so già che non ne sarei soddisfatta, quindi decido di prendere un cappuccino. Devo ammettere che la loro varietà di caffetteria è molto più ampia della nostra, tra frappè, cappuccini, latte, short, medium e long black.. io opto per un cappuccino, che trovo molto buono. Questo secondo giorno è comunque dedicato alla visita della città.. prendiamo il tram e arriviamo in Flinder Street. La percorriamo verso Nord, in direzione del Victoria Market e ci fermiamo per una visita alla library. La biblioteca ha diverse sale e spazi: un primo enorme salone ospita i ragazzi che con il PC possono usufruire del servizio WIFI, una sala adibita al gioco degli scacchi e infine la sala più bella, estremamente silenziosa, ospita studenti e lettori di ogni provenienza ed età. E’ davvero un capolavoro architettonico che lascia incantati. Potrei passare ore ed ore in questo posto: così ricco di cultura e tranquillità. Ci sono anche esposizioni di quadri per gli appassionati d’arte.

Uscite dalla biblioteca vaghiamo semplicemente tra le vie dello shopping della città, Bourke e Collins Street, per poi decidere di entrare nel Melbourne Central Mall, un centro commericale ricco di circa 300 negozi. Entriamo in un solo di questi: quello della Vodafone. Decido infatti di avere un numero australiano per poter utilizzare facilmente e ovunque internet. A Melbourne è possibile trovare diversi spot WIFI, ma in vista del viaggio lungo la costa preferisco assicurarmi di avere sempre la connessione. Pago $30 per 500 Mb di Internet, chiamate e messaggi illimitati. Nel pomeriggio prendiamo il tram e ci dirigiamo verso il mare: a St. Kilda. Melbourne è una città di 4 milioni di abitanti che si affaccia su una baia circondata dalla Mornington Peninsula. Passeggiamo lungo la sua dorata spiaggia, ci fermiamo ad osservare il tramonto, mentre sportivi appassionati giocano a beach-volley, fanno jogging o vanno in bicicletta e iniziamo a fantasticare su quanto sarebbe bello avere un appartamento proprio lì. Percorriamo anche il lungo pontile, ci mettiamo ad osservare alcuni pescatori intenti a tirar fuori qualcosa di buono dall’acqua e riusciamo a scorgere qualche pinguino tra gli scogli. Il panorama di cui si gode da questo punto della città è meraviglioso: le barche a vela ancorate nel porto lasciano intravedere sullo sfondo la maestosità ed eleganza dei palazzi che si ergono dal CBD. Tramontato il sole, decidiamo di mangiare qualcosa proprio a St. Kilda: una lunga via di deliziosi localini ci permette di scegliere quello più di nostro gradimento, dove ordiniamo delle ottime wedges e ahimè, una family pizza. Mi sento in dovere di aprire una parentesi sulla pizza: non è male, ma semplicemente, non è pizza. Torniamo verso “casa” ma prima, essendo il St. Patrick’s Day, ci fermiamo con alcuni amici a festeggiare la serata in un piccolo bar dove gente ubriaca balla e canta: si sa che la cultura anglosassone è così, e specialmente in queste occasioni dà il meglio di sè. We got a jug of beer and some tequilas. L’alchol in Australia si paga tanto, così come le sigarette: conviene fumare il tabacco. Pensate che il pacchetto più economico di sigarette costa sui $13. Beviamo quindi una Tequila che ci costa la bellezza di $10 e ci fermiamo lì, perchè andare avanti a bere significherebbe svuotare completamente i portafogli, ed essendo appena all’inizio di una vacanza di più di un mese, non mi sembra il caso.

3rd day: the great ocean road

Ci svegliamo davvero molto presto. Prendiamo il treno fino a Southern Cross per poi prendere lo skybus fino all’aeroporto e salire su un taxi. Arriviamo all’Apollo rental company dove ritiriamo finalmente quella che sarebbe diventata la nostra casa per il mese successivo. Come già anticipato, decidiamo di fare l’assicurazione totale: copertura anche in caso di rottura del vetro, delle ruote, ecc.. ed ecco che ci troviamo con le chiavi in mano. Siamo terrorizzate: “guidi tu?” “no dai, guida tu” “forse è meglio se lo fai tu”.. Gli australiani hanno la guida come gli inglesi e vi assicuro che guidare un furgone in città per la prima volta e dal lato “sbagliato” è tutt’altro che facile. Guida mia sorella e io cerco di darle le dritte per far sì che resti il più possibile in carreggiata. Non è tanto la direzione la cosa difficile, quanto le misure… Non ti rendi conto che hai ancora metà veicolo sulla sinistra e quindi tendi a stare troppo a sinistra, rischiando di urtare macchine parcheggiate, o pedoni camminanti. Insomma, ho il cuore che mi rimbalza nel petto a più non posso perchè ho una paura incredibile di poter fare un incidente il primo giorno di noleggio; non il modo migliore di iniziare un viaggio. Per fortuna va tutto bene. Torniamo all’appartamento dove abbiamo lasciato le valigie e carichiamo tutto, salutiamo chi di dovere e partiamo.

La prima meta dell’itinerario è la Great Ocean Road. E’ una Road che costeggia l’Ocean e che è Great. Decidiamo di prendere l’autostrada e arrivare immediatamente ai Dodici apostoli, Twelve Apostoles, che poi non sono più 12 ma ne sono rimasti 8.. una serie di incredibili pilastri rocciosi alti 60 metri che sembrano sorgere dalle acque. La vista è spettacolare. Proseguiamo fino a Port Campbell per poi tornare verso i dodici apostoli al tramonto, uno dei momenti migliori della giornata per essere lì e infatti troviamo un oceano di persone pronte ad immortalare questo momento con le macchine fotografiche. Ci fermiamo anche Loch Ard, una piccola goletta dove è possibile scendere sulla spiaggia e ammirare le onde dell’oceano frantumarsi contro le enormi pareti di roccia. Le onde sono alte e bisogna stare attenti a non farsi cogliere alla sprovvista rischiando di bagnarsi completamente. Dopo aver visto il sole sparire nelle acque oceaniche decidiamo ci fermarci a campeggiare da qualche parte. E’ già buio ed è la prima notte che dormiamo nel van: non sappiamo ancora niente… come si monta il letto? Dove sono le luci? Perchè non si accendono? Ma una cosa alla volta: iniziamo a cenare. Ci fermiamo in un prato a poca distanza da un campeggio. Pasta e sugo sono nel frigorifero quindi decidiamo di cucinare il tradizionale piatto italiano. La bombola del gas del fornelletto da campeggio non è ben collegata al meccanismo che la innesca e appena accendiamo la fiamma con l’accendino prende fuoco tutto. Momenti di panico, poi spegniamo il fuoco con la poca acqua che abbiamo. Merda! Il fornello è bruciato: la sua custodia in plastica si è completamente squagliata. Ma fortunatamente funziona ancora e riusciamo finalmente a mangiare. E’ buio, fa freddo e l’unica luce che abbiamo è quella di una piccola torcia che avevo fortuitamente comprato da un cieco in un ristorante della mia città. Finito di mangiare decidiamo di tornare ai dodici apostoli dove ci sono i bagni e possiamo lavarci i denti e fare i nostri bisogni. Pernottiamo nel parcheggio anche se non si può e se ci beccano ci danno una bella multa. Andiamo a letto tardi e per evitare che ci colgano i rangers, la mattina alle 6.30 siamo già sveglie.

4th day: great ocean road and Philip Island

Ci svegliamo prestissimo dopo una prima notte nel VAN non proprio riposante, tra la paura dei rangers e il freddo. Prendiamo la strada che costeggia l’oceano e ci fermiamo per un caffè o semplicemente per ammirare i panorami offerti da questo meraviglioso percorso. Ci imbattiamo in 3 bellissimi canguri che ci attraversano improvvisamente la strada. Bisogna stare attenti ai canguri soprattutto all’alba e al tramonto perchè sono i due momenti della giornata in cui si spostano maggiormente in cerca di cibo e colpire un canguro di non so quanti Kg con la macchina è estremamente pericoloso. Le zone in cui c’è il pericolo di incontrare questi animali sono segnalate dai cartelli ma comunque è facile trovarne morti lungo le strade. Apro una parentesi circa strade, autostrade e patenti varie: non è necessaria la patente internazionale, almeno, a me non l’hanno chiesta. Non l’ha fatto nemmeno la polizia quando mi ha fermato. La maggioranza delle autostrade in Australia è in realtà costituita da strade analoghe alle statali, con una corsia per ogni senso di marcia e senza spartitraffico centrale. Guidando verso nord si attraversano colline, foreste e per lunghi tratti senza incrociare una macchina. In prossimità delle principali città la struttura delle autostrade cambia, diventando simile a quelle che si possono trovare in Europa, con svincoli di ingresso e uscita, più corsie per senso di marcia e spartitraffico centrale. Anche in questo caso però solitamente non ci sono costi per l’uso delle autostrade, con la sola eccezione di pochi tratti che attraversano il centro di Sydney e di Melbourne. Occorre fare attenzione in questi casi, perchè quasi sempre si tratta di brevi tratti ma con pagamento automatizzato senza caselli o barriere. All’ingresso di questi tratti ci sono delle telecamere che rilevano la targa e verificano se l’auto ha un abbonamento o un conto aperto con il gestore, addebitando automaticamente il costo del pedaggio. Nel caso di utilizzo una tantum, si hanno a disposizione solitamente due giorni per pagare, cosa facilmente effettuabile tramite il sito internet del gestore di quel tratto con carta di credito. Il limite di velocità è di 100 – 110 Km/h, a parte nei centri abitati. Mi raccomando, che non vi venga in mente di non rispettarli!! Potrebbero arrivarvi delle multe davvero molto salate. Tornando al nostro itinerario, le nostre fermate sono Apollo Bay, Lorne e Torquey, where we had some great and cheap FISH & CHIPS. Splendidi paesini affacciati su una costa e un mare meravigliosi. Arriviamo a Melbourne nel pomeriggio e schizziamo come delle scheggie a vedere la “Penguin Parade”, che si svolge al tramonto, a Philip Island. Leggendo la descrizione della parata sulla guida, non immagino possa essere qualcosa di così attrattivo. In realtà gli australiani ne hanno fatto una vera e propria attrazione turistica con gradinate, transenne, fari e la

Cui entrata si paga la bellezza di $23,80. Non ci si può avvicinare più di tanto ai pinguini, né si può fotografarli: è l’ultima colonia di pinguini rimasta e stanno facendo del loro meglio per preservarla ed evitare che i turisti li facciano scappare. Sono i pinguini più piccoli al mondo ed è bello comunque vederli emergere dalle acque dell’oceano per rifuagiarsi a terra nelle loro tane. La parata dura un’oretta e poi ci prodighiamo per cercare un campeggio. E’ tardi e la luna è già alta nel cielo. Le reception di tanti campeggi chiudono a una certa ora. Noi facciamo giusto in tempo, alle 10 p.m, a trovare posto in un campeggio dove finalmente ci facciamo la doccia e mangiamo un’insalata. Vediamo anche un opossum arrampicarsi su di un albero. Il van inizia già a diventare un po’ più familiare: troviamo le luci e montiamo il letto correttamente. Sono soddisfazioni!

Lake Entrance: unexpected stop

Abbiamo cominciato fin da subito ad abituarci alla vita dei campeggiatori: sveglia all’alba e a nanna presto. Il caldo che inizia a farsi sentire all’interno del Van dopo una certa ora è insopportabile, così come gli schiamazzi degli uccelli che popolano gli alberi che ci circondano. Ci svegliamo quindi presto il mattino e ci prepariamo la colazione: the, biscotti, qualche fetta di pane con la marmellata (è stata la colazione standard dell’intera vacanza), poi paghiamo il campeggio $38,00 (con piazzola power) e ci dirigiamo verso il Wilson Promontory. Prima di partire facciamo però un veloce giro a Philip Island, dove ci imbattiamo in una distesa infinita di piccoli granchi viola che trafficano sulla spiaggia, facciamo una spesa veloce e ci fermiamo a bere un caffè, o meglio un cappuccino, in un bar dove riusciamo a connetterci al WIFI. La proprietaria del locale è gentilissima, ci chiede da dove veniamo e ci racconta che conosce anche lei una Giulia italiana che ora sta viaggiando in Australia. Finora il tempo ci ha sempre assistito… Finora. Purtroppo inizia a piovere e a fare discretamente freddo (siamo sempre comunque in giro con i pantaloni corti).

Il Wilson Promontory è uno dei parchi naturali più famosi del Victoria, dove si possono incorciare vombati, canguri e wallaby passeggiando nel bush, ma anche ammirare splendidi panorami che si affacciano sull’oceano. Il poco tempo e le cattive condizioni climatiche ci fanno pensare che non sia troppo saggio addentrarci nella natura in questo momento, per cui decidiamo di tirare dritto verso Lake Entrance, una meta assolutamente al di fuori da ogni nostro ititnerario iniziale. Certe guide non lo menzionano neanche ma a noi non è dispiaciuto: è una località di villeggiatura ricca di ostelli, hotel e caravan park. E’ attraversata da un fiume, dove l’attività della pesca è molto praticata, che collega il paesino alla spiaggia principale chiamata Main Beach e all’oceano, dove l’attività del surf è molto praticata. Avvistiamo anche dei pellicani e degli affamatissimi cigni neri con il becco rosso. Non li avevo mai visti prima. Arriviamo a un’ora tarda: da Philip Island percorrendo la South Gippsland Hwy, facendo qualche sosta giusto per mangiare un boccone, il viaggio è di circa 6 ore. Ho guidato io e non mi sento più i piedi. Raggiungiamo un campeggio e finalmente parcheggiamo quando sento un rumore strano provenire dalla ruota posteriore del Van.. Noooo, non dirmi che si è bucata la ruota! Dopo 4 giorni! Si avvicina a me una signora perchè mi vede un po’ perplessa e anche pensa proprio che stia uscendo aria dalla ruota. Ma ormai è tardi e non si può fare niente.. Se è bucata, domattina me ne accorgerò, le dico. Piove e non riusciamo a stendere gli accapatoi con i quali ci siamo fatte la doccia all’esterno, quindi ci tocca dormire nel Van con l’odore di umido. Damn! Il campeggio è molto bello e ben attrezzato: ci mettiamo a chiacchierare con i vicini (tutti di una certa età..) e mangiamo qualcosina prima di andare a dormire.. con la speranza di trovare la ruota del Van magicamente a posto la mattina dopo..

Eden and the flat tyre

La mattina ci svegliamo e la prima cosa che andiamo a controllare è proprio quella: la ruota. La troviamo completamente a terra. But don’t panic! L’assicurazione che abbiamo fatto copre anche questo tipo di problematiche: chiamo il numero verde e spiego il problema all’operatore del servizio clienti Apollo che mi rassicura dicendomi che nel giro di un’ora arriverà il meccanico a cambiare la ruota. Il meccanico arriva in meno di un’ora e cambia la ruota in 15 minuti, mi fa firmare due fogli, ci saluta e se ne va. Alle 10 a.m. siamo già pronte per rimetterci in strada (passando prima dal gommista a far riparare la ruota per $30, che poi ci rimborseranno). Non mi sembra vero di aver risolto un problema del genere in poche ore.. Decidiamo di fare una camminata sulla lunga spiaggia chiamata Main beach e ripartiamo.. Percorriamo altri 300 Km e arriviamo a Eden, nel New South Wales, primo porto baleniero in Australia, la cui attività principale in passato era proprio quella di cacciare i grandi cetacei. Probabilmente la leggenda di Giona inghiottito dalla balena proviene proprio da qui (almeno, così leggiamo dalla guida).

Arriviamo, parcheggiamo il van e facciamo una magnifica passeggiata fino ad arrivare ad un punto panoramico che offre la possibilità di avere una splendida vista sulla sua spiaggia e l’intera baia, accompagnate dal suono di decine di pappagallini colorati. In certi periodi dell’anno da qui è possibile avvistare anche balene e megattere. Un posto magnifico ma anche un po’ inquietante: a parte una partita noiosissima di cricket, è raro trovare anima viva in giro. Tornando indietro e prima di dirigerci al campeggio, decidiamo di accomodarci sulla sabbia ed osservare il tramonto sorseggiando una fresca e piacevole birra. Bisogna stare attenti a bere e fumare in spiaggia perchè si è passibili di multa in entrambi i casi.. Ma noi violiamo le regole, da buone italiane. In Australia tutto è pulito e ben ordinato.. Per un’italiana è una vera sorpresa: i bagni pubblici sono ovunque ed estremamente puliti oltre che muniti di carta igienica! Per non parlare dei campeggi che, per un prezzo irrisorio hanno servizi e utilities a volte migliori degli stessi hotel. Arriviamo in campeggio sempre piuttosto tardi e ci accoglie un omino tutto simpatico che si illumina nel sentire il nostro accento italiano. La cucina è enorme e all’ora in cui arriviamo noi è deserta. Abbiamo anche il tempo di caricare tutti i dispositivi portatili prima che spengano le luci. E’ già finita un’altra giornata.. Il tempo passa troppo velocemente.

Narooma and Jervis Bay: worth it!

Partiamo da Eden, dirette sempre più a nord sulla costa: dobbiamo arrivare a Sydney in un paio di giorni. La destinazione intermedia è quella di Jarvis Bay, ma ci lasciamo colpire da un piccolo paese di pescatori sulla costa: Narooma. Il suo nome, come quello di tanti paesi, conserva ancora la pronuncia aborigena, e significa “clear blue water”: that is very true. Sembra un paese di villegiatura dove la gente non lavora, ma pesca e passeggia. E’ costruito sulla foce del fiume Wagonga che riversa le sue acque nel Tasman Sea. Facciamo una camminata e abbiamo la fortuna di vedere molti leoni marini appostati sugli scogli, non troppo infastiditi dal clic della mia macchina fotografica e quella di qualche altro turista incuriosito. Riprendiamo la marcia arrivando a Jervis Bay, dove il mare color turchese e la sabbia bianca ci affascinano incredibilmente. Dicono che la sabbia sia tra le più bianche al mondo, e le sue acque tra le più sicure! La Baia di Jervis è un porto naturale che si estende per 16 km da nord a sud e di 10 km da est a ovest. La città più vicina è Nowra, a circa 40 km di distanza. La parte all’estremo sud della penisola è un parco nazionale e un’area marina protetta (Booderee National Park). Il nome Booderee è una parola aborigena e precisamente della lingua Dhurga che significa “baia abbondante”, infatti nell’area vivono numerose e varie specie di pesci e delfini. Pernottiamo in un campeggio semideserto e abbiamo la fortuna di poter ammirare una tempesta di fulmini che, pur bella che sia, mette un po’ di timore: non è raro che questi fenomeni causino degli incendi. Gli australiani hanno imparato infatti a convivere con questi: nel 2009 nello stato del Victoria un incendio ha portato alla morte di 170 persone. A volte capita che le autorità decidano di appiccare loro stessi degli incendi controllati per eliminare la sterpaglia secca, che in giornate secche e ventose potrtebbe essere molto pericolosa. Sulle strade si trovano cartelli di avvertimento sul rischio di incendi nella zona. Il pericolo è sempre piuttosto alto, ma in questa stagione non c’è da preoccuparsene troppo.

Up to Sydney

Prossima fermata Sydney. La receptionist del campeggio ci raccomanda di arrivarci percorrendo la Great Pacific Drive ed è quello che facciamo, ma incontriamo due enormi ostacoli: il primo è il van. Non funzionano più i segnalatori della benzina e della temperatura. E ora? Abbiamo appena fatto benzina ma non ci fidiamo ad andare avanti. Decidiamo piuttosto di fermarci da un benzinaio a chiedere consiglio: probabilmente è il sistema elettrico, dobbiamo andare dall’elettrauto. L’elettrauto, di un paesino sperduto chissà dove, ci dice che dobbiamo lasciargli il van almeno per una notte, perchè al momento non riesce a fare nulla. Non è una buona notizia. Ciò vuol dire che perdiamo tempo in un posto dove non ci interessa stare e dobbiamo pure trovarci un ostello per dormire. Ci assicuriamo del fatto che comunque fino a Sydney non avremo problemi e decidiamo di proseguire la marcia: chiamo Apollo, spiego il problema e mi prendono appuntamento con un elettrauto poco lontano dal campeggio (Lane Cove) dove andremo a dormire, a 12 Km di distanza da Sydney. Il secondo problema è il tempo: stiamo percorrendo la Pacific Drive ma non si vede assolutamente niente. Anzi, a un certo punto decidiamo di accostare perchè la pioggia e il vento sono davvero troppo forti per poter continuare. Tutto tempo perso. Pensavamo di arrivare a Sydney in mattinata e girare la città già nel pomeriggio ma dobbiamo ancora andare in campeggio a registrarci. Quando arriviamo ci accorgiamo di quanto sia preso d’assalto: c’è una coda infinita e noi ovviamente non abbiamo prenotato. Attendiamo fiduciose e fortunatamente ci trovano una piazzola dove decidiamo di stare per 3 notti: 24 – 25 – 26 Marzo. E’ la prima volta che vediamo così tanti piccoli van come i nostri.. Nel Victoria abbiamo incontrato camper enormi e dotati di ogni comfort: parlando con un australiano, ci racconta che sono in moltissimi che, appena vanno in pensione, comprano il camper e viaggiano mesi e mesi around Australia. Cool! Qui sembrano esserci più giovani squattrinati come noi.. Rispetto agli altri campeggi questo sembra molto più immerso nella natura e la cosa un po’ mi incute timore, con tutti gli animali pericolosi che ci sono in giro.. Addirittura in cucina troviamo dei poster appesi alle pareti indicanti i ragni e serpenti più pericolosi d’ Australia! E la cosa sorprendente è che i bambini giocano e corrono in mezzo all’erba a piedi nudi! Io c’è mancato poco che mettessi gli scarponi da montagna anche per andare in bagno! Pauraaaa. Però per il momento ci imbattiamo solo in pappagallini colorati, tacchini brutti e fastidiosi e una grossa iguana. Non si può dar da mangiare agli animali, è scritto ovunque: li si abitua a non cacciare più e questo non va bene. I campeggi li troviamo grazie a guide fornite dalla rental company. Con alcuni di questi abbiamo anche il 10% di sconto. Ci sono anche delle Up scaricabili sui dispositivi portatili come ad esempio “campin”. Arriviamo verso sera, facciamo una passeggiata nel campeggio e cuciniamo a un’ora in cui ormai siamo libere di utilizzare tutti i fornelli disponibili. Vado a letto con la speranza di svegliarmi con il sole e l’idea di vedere una delle baie più belle al mondo: la baia di Sydney.

2nd big stop: Sydney

Lane Cove è a una decina di Km da Sydney. Il primo giorno portiamo il van dall’elettrauto per un check e prendiamo il bus per il centro città. Una volta raggiunto il centro decidiamo di vedere “i classici”: la meravigliosa baia, il Sydney Harbour Bridge e l’Opera House, una delle icone australiane, la cui struttura secondo alcuni ricorda le vele di una nave, secondo altri ricorda dei gusci di tartaruga. Percorriamo il Sydney Harbour Bridge a piedi. E’ una bella giornata oggi e c’è un sacco di gente che ne approfitta per farsi una corsa: come forse già accennavo in precedenza, gli australiani sembrano abbastanza fissati per il jogging. C’è chi decide anche di scalare il ponte con imbragatura e in fila indiana (www.bridgeclimb.com), oppure chi preferisce salire semplicemente su uno del suo Pylon (a pagamento) a 88 m di altezza. Noi decidiamo di percorrere la passerella a piedi, interrompendo il cammino centinaia di volte per immortalare il fiume Parramatta, l’Opera House e lo skyline della città con Iphone e macchina fotografica. Sydney vista da North Shore è davvero molto bella. Passeggiamo verso Lavendere Bay, dove ci si apre la vista completa del ponte, delle villette costruite sul fiume, delle barche che attendono i loro capitani nel porticciolo. Ci sediamo qualche minuto e ammiriamo estasiate la bellezza che ci si propone davanti, con il sole che

Alto nel cielo, sicuramente ci sta anche abbronzando. Non so se lo sapete, ma l’Australia meridionale è particolarmente esposta al fenomeno del “buco nell’ ozono”, tanto che i casi di melanoma e altri tumori cutanei sono qui in rapida diffusione, più che in qualsiasi altra parte del mondo. Torniamo verso il CBD che ormai è passata l’ora di pranzo. Come al solito cerchiamo qualche sushi take away che ci fa risparmiare ma che ci soddisfa allo stesso tempo. A cinque minuti a piedi dalla Circular Quay, il porto dal quale vanno e vengono traghetti trasportanti turisti e lavoratori, appena sotto il ponte, si attraversa il quartiere The Rocks, un insieme di strade acciottolate e vicoli ciechi, che con i suoi pub e locali ormai storici, costituisce la parte più antica della città. Passiamo la Cicular Quay e arriviamo ai piedi dell’Opera House. La struttura è diventata patrimonio dell’Unesco e ospita concerti e spettacoli tutto l’anno (see what’s on http://www.sydneyoperahouse.com/homepage.aspx). Vederla è un’emozione: non tanto per la struttura in sè, ma per quello che rappresenta: l’Opera House è Sydney, è l’Australia! A poca distanza si trova anche il Botanic Garden dove decidiamo di fare due passi. Il tempo vola e alle 16.00 dobbiamo ritirare il van. Ci sediamo su una panchina in muratura sotto l’opera house, ci beviamo una birretta e ci incamminiamo per riprendere l’autobus. Il van è ora a posto. Non abbiamo neanche dovuto pagare nulla, ci ha pensato Apollo. Good guys! Torniamo al campeggio sollevate ma con le gambe a pezzi: abbiamo solo un’altra giornata per visitare la città, dopo vogliamo dirigerci verso Bondi e le Blue Mountains. Ce la faremo?

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Sydney

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Wet Sydney

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St. Kilda, Melbourne

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St. Kilda, Melbourne

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Melbourne south bank by night

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On the way

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Hippie camper

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12 Apostles

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12 Apostles

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Sydney



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