Il South Australia

Dai selvaggi Flinders Ranges alla spettacolare Kangaroo island, percorrendo la famosa Ocean Road
Scritto da: Leonardo&Maura
il south australia
Partenza il: 05/11/2012
Ritorno il: 05/12/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Il nostro viaggio in Australia nasce per caso. Con tanti Paesi da visitare l’Australia, non era nella nostra “lista dei desideri”; non per una qualche specifica ragione ma, semplicemente non ci attirava particolarmente. Occorre fare una premessa, siamo proprietari di un bed and breakfast a pochi minuti da Firenze e di una casa vacanze che affittiamo self-catering. Un giorno di febbraio del 2011 – nello spam – trovo una richiesta insolita, una coppia di Adelaide ci chiede – visto che dal sito del B&B si capisce che siamo amanti dei viaggi – se fossimo mai stati in Australia e se ci fosse piaciuto scambiare la nostra casa vacanze con la loro abitazione per novembre 2012.

Io e mia moglie decliniamo l’offerta poiché siamo già presi ad organizzare il viaggio del 2011 – Vietnam e Cambogia – poi anche noi andiamo in ferie solitamente in novembre e fare uno scambio simultaneo per così tanto tempo non ce la sentiamo. Mia moglie quindi risponde a Susan (la signora australiana) ringraziandola ma spiegando che nonostante ci piacerebbe non è fattibile lo scambio simultaneo. Grazie alla spontaneità e praticità tipica degli Australiani, Susan fortunatamente ci risponde dicendo di non preoccuparci visto che il loro viaggio deve essere ancora progettato sono flessibili alle nostre esigenze, arriveranno da noi a Pontassieve qualche giorno prima della nostra partenza per l’Australia, in modo da conoscerci e darle anche tutte le istruzioni della casa… insomma in senso buono ci ha “incastrato”!

Inizia così un costante scambio email che ci permette di conoscerci meglio. Considerato il lungo viaggio cominciamo la ricerca del volo più conveniente molti mesi prima, dopo vari confronti scegliamo Etihad Airways, andata: Roma-Monaco in sharing con Alitalia (1:00 ora) Monaco-Abu Dhabi (6:40 ore) e infine Abu Dhabi-Sydney (14:00 ore). Ritorno: Sydney-Abu Dhabi (14:00 ore) Abu Dhabi-Ginevra (6:40 ore) Ginevra-Roma sempre in sharing con Alitalia (1:00 ora); costo a persona € 1.015,00. Al rientro l’attesa per il volo su Roma ci ha permesso di trascorrere il pomeriggio visitando il centro storico di Ginevra.

Il nostro viaggio inizia con la sveglia alle 6:00. Raggiungiamo Fiumicino dove mentre cammino, distratto dalla lettura di un tabellone, schivo uno scontro con l’ex Ministro Martelli e a Monaco scendendo dall’aereo trovo ad “accogliermi” due poliziotti tedeschi fortunatamente, non aspettano me ma sono la scorta della persona che sta scendendo al mio fianco che è l’ex Ministro Riccardi, intento al telefono a ordinare una pizza quattro stagioni. Rifletto sulla nostra politica e come l’Italia è ridotta e lo sconforto sarà maggiore confrontandola con l’Australia… Mancano 3 ore per il volo per Abu Dhabi ne approfittiamo per sgranchirci le gambe, usciamo dall’aeroporto e siamo investiti da un freddo pungente ma la classica atmosfera bavarese ci piace sempre. La bella architettura subito fuori dall’aeroporto ci conferma ancora una volta che le città europee hanno un fascino unico. Partenza per Abu Dhabi alle 20:00.

Abu Dhabi

Grazie alla levataccia, alla lunga giornata appena trascorsa e alla melatonina dormiamo per quasi tutto il viaggio, al risveglio vediamo il deserto e dopo un’ora sorvoliamo Abu Dhabi con la sua pista di F1 e un’enorme stella marina rossa con al centro un enorme cavallino nero, blasonato logo Ferrari. Di questo luogo nè avevamo sentito parlare molto, non abbiamo avuto la possibilità di uscire dall’aeroporto a causa del poco tempo a disposizione, ma la percezione è che sia una sorta di “giostra della ricchezza” dove si fa far scalo a milioni di persone per farle sognare di possedere quello che questi luoghi propongono, insomma l’impero del consumismo, ma questo è un altro viaggio.

Sydney

Arriviamo di primo mattino, dopo un volo senza fine dove non basta neanche dormire per fare passare il tempo. Un ottimo servizio gestito dalla CityRail network, collega l’aeroporto con la City prezzo a persona 16 dollari australiani, la nostra fermata è Central Station (la quarta fermata) tempo di percorrenza 15 minuti. La struttura che abbiamo scelto per i nostri tre giorni dedicati alla visita di Sydney è Casa Central Accommodation, un ostello a pochi passi dalla stazione € 184,35 spesa totale. In Australia sarà perché gran parte dell’economia è in mano ai cinesi quello che viene pubblicizzato è sempre più bello rispetto alla realtà, abbiamo riscontrato una qualità degli ostelli molto scarsa rispetto agli standard europei e Casa Central Accommodation né è stato un esempio. Dopo una doccia veloce “accampati” nel corridoio perché la camera non disponibile, partiamo alla ricerca della Sim che ci permetterà per tutto il mese di connettersi con il mondo, strumento indispensabile anche per il nostro lavoro. Dall’Italia avevamo fatto qualche ricerca, la sim che volevamo comprare era dell’Amaysim il piano scelto, “amaysim-as-you-go”. Al negozio, poco distante dall’ostello, un simpatico paffuto cinese ci accoglie e alla richiesta d’Amaysim cerca di farci intendere che l’offerta che abbiamo visto non esiste, mostrandoci un catalogo per venderci un’altra sim con un servizio molto più costoso. Nei nostri viaggi abbiamo imparato a non fidarci mai di un cinese…. Per 2 dollari australiani compriamo quindi un’Amaysim e al rientro in ostello sfruttando la connessione wi-fi registriamo la sim al sito https://www.amaysim.com.au/mobile-plans/amaysim-as-you-go.html scegliendo il numero che ci piace di più. Ottenuto il numero compriamo per 19,90 AUD, 2,5 Gb da consumarsi entro un mese dall’attivazione, tutte le connessioni ai social network più famosi non vengono conteggiate… fate una considerazione sull’onestà dei nostri gestori italiani che sono ancora all’era della pietra… Nel mese di permanenza abbiamo consumato solo 500MB pertanto potevamo anche comprare il piano inferiore 9,90 AUD da 1 GB. La prima impressione di Sydney è di una vecchia signora che ha fatto il suo tempo, è la stessa sensazione che ci ha lasciato New York città che le somiglia molto, lo so per alcuni il nostro giudizio è sicuramente impopolare.

L’Opera House è sicuramente una bella struttura ma vistosamente vecchia, lo stesso skyline di Sydney ha grattacieli poco futuristici. In compenso ha dei giardini bellissimi, il Royal Botanic Gardens è il parco pubblico più grande della città, 30 ettari di terra che forma un enorme polmone verde a due passi dal centro. Oltre 7.500 specie di piante, molta la fauna, ibis, cockatoo e i magpies sono solo alcune delle numerose specie di uccelli che vivono sugli alberi di questo parco. Diversi sentieri permettono di scoprire il parco, ma da non perdere è il percorso lungomare che conduce fino a Mrs Macquaries Point. Da qui parte la vista su una delle baie considerate più belle del mondo; che spazia dall’Opera House fino all’Harbour Bridge, con la Sydney Tower che domina lo skyline. Curiosi i cartelli che invitano i visitatori a calpestare scalzi il prato. La Sydney Tower che in un primo momento avevamo snobbato considerandola frettolosamente chiapperella turistica, si è rilevata molto interessante. Chi vuol fare una buona colazione prenda nota di questa catena di franchise australiana, Breadtop, per la prima volta nei nostri viaggi facciamo colazione con pasta al cioccolato e cappuccino che supera in alcuni casi la qualità italiana. Concludendo, dopo aver visitato anche l’isola di Manley e la spiaggia di Bondi riconosciamo che Sydney ha molto da offrire, come spesso ci accade ci accorgiamo che un luogo dà il meglio di se e lo si comincia a percepire solo dopo due, tre giorni, quando ormai il tempo da dedicargli è scaduto. Pensiamo che Sydney si meriti almeno una settimana. Ma lo si potrà fare solo se un giorno saremo padroni del tempo.

Adelaide

Arriviamo ad Adelaide con due ore di ritardo utilizzando il vettore Virgin Australia al prezzo di € 217,00 e una non buona opinione di questa compagnia aerea, la quale ci ha fatto cambiare cinque volte il gate nel caos più assoluto e una approssimazione sulle informazioni che ci riporta alla nostra inadeguata Italia. Alle 23:00 la sorella di Susan ci accompagna dall’aeroporto alla casa che non è un appartamento ma una villa molto grande tutta su un piano con un bel giardino. La mattina veniamo svegliati da un nutrito gruppo di pappagalli variopinti che fanno baldoria su una pianta ad alto fusto del giardino, sembrano attratti dai fiori. Questa sistemazione ci piace tanto e non sarà facile allontanarsene, è bello integrarsi nella comunità e comportarsi come a casa. Anche se ci sono sostanziali differenze, del tipo in Italia come metti la testa fuori il vicino ti fa il terzo grado a Adelaide nella zona dove risiedevamo noi in un mese avremo visto 10 persone, tutte molto attente ad non invadere la tua privacy, tanto che avevamo ribattezzato il proprietario della villa di fronte alla nostra, Psico, in quanto non siamo mai riusciti a vederlo, teneva costantemente le finestre schermate, l’unico segno di vita lo dava tutte le volte che irrigavo il nostro giardino utilizzando il sistema tradizionale, la gomma, lui invece accendeva il suo impianto super automatizzato. Stranamente anche cambiando l’ora il suo impianto iniziava quando irrigavamo noi e finiva quando finivamo noi. Ah ah… da qui il nome Psico. La proprietaria di casa ci ha lasciato molto materiale e dritte per vivere al meglio Adelaide ed i suoi dintorni, ha fatto veramente un lavoro certosino. Presto abbiamo scoperto che la vita è piuttosto cara per noi italiani, anche comperando al supermarket i prezzi sono piuttosto alti, gli alcolici vengono venduti sempre in negozi specializzati. La motivazione è che osservano una legge molto severa per il consumo degli alcolici, spesso si trovano cartelli che indicano che in quel determinato luogo è vietato portarli. A nostra disposizione anche due biciclette che ci saranno molto utili nella scoperta di Adelaide, grazie a una mappa con tutte le piste ciclabili riusciremo a visitare il centro che dista circa 4 km e andare alla scoperta della costa da Henley Beach fino a Hallett Cove Conservatio Park. In un primo momento non eravamo molto convinti di questo tipo di viaggio in quanto il viaggio itinerante permette di visitare più luoghi ma vivendo questa esperienza ci rendiamo conto che è solo un modo diverso di scoprire un Paese. E forse è più sensato che fare la cavalletta saltando da un posto ad un altro senza il tempo per vivere un luogo. La città di Adelaide è divenuta il nostro campo base, da qui infatti abbiamo visitato il South Australia. Grazie alla bici abbiamo potuto spaziare nella visita del centro di Adelaide pedalando alla scoperta del Rymill Park, un bel giardino in cui trascorrere un po’ di tempo. Il Botanic Park come tutti i parchi australiani è tenuto molto bene ma dopo aver visto quello di Sydney lo abbiamo trovato meno interessante pertanto a nostro giudizio se non avete molto tempo è preferibile visitare il Mount Lofty Botanic Garden il quale è molto più bello.

DINTORNI DI ADELAIDE

Adelaide Hills

Richiedono un’intera giornata, ma ne meritano anche due. Lungo tutto il percorso ci sono numerosi trails che collegano le hills. I paesi sono tutti carini, ma quello che ci hanno colpito di piu’ è Hahndorf, un antico villaggio tedesco dove tuttora risiede questa comunità. Lungo la via principale fanno bella mostra chalet e gallerie d’arte, si respira la tipica atmosfera bavarese. Passeggiando per la cena ci ha attirato in particolare una birreria molto caratteristica e mentre leggevamo il menu’ siamo stati avvicinati da un’anziana coppia di svizzeri che in principio ci hanno scambiato per una coppia tedesca ma dopo qualche chiacchiera abbiamo chiarito che eravamo italiani, ci hanno fatto capire che ci volevano offrire un buono con il quale se prendevamo qualcosa da mangiare avevamo in cambio due pinte di birra in omaggio, loro avendo fretta non potevano sfruttare.

Barossa Valley

Richiede un’intera giornata, per questa escursione abbiamo approfittato della ormai assodata disponibilità del popolo australiano, perlomeno quello che è venuto a contatto con noi. Helen e Alan questi sono i nomi di una coppia di attempati signori i quali ad agosto di quest’anno sono stati nostri clienti nel Bed and Breakfast, sottolineiamo che non hanno ricevuto nessun trattamento di favore che potesse farli sentire in dovere di contraccambiare. Di loro sapevamo che erano di Adelaide e c’eravamo lasciati con la promessa di contattarli una volta arrivati in Australia. Quando eravamo a Sydney Helen ci scrive per un saluto e ci chiede quando saremo stati ad Adelaide… abbiamo scoperto che abitavano a 4 km da dove eravamo noi. Una sera ci hanno portato a mangiare fuori a Gleneng e oltre a pagarci la cena si sono offerti di accompagnarci nella visita di Barossa valley. Km percorsi 200 circa. Barossa è il centro vinicolo per eccellenza dell’Australia del Sud, la visita in gran parte si articola tra nuove e antiche fattorie super organizzate per il tasting dei propri vini. Gli assaggi sono gratuiti e senza impegno.

La giornata corre via molto velocemente tra una cantina e l’altra, con l’avvicinarsi dell’ora di pranzo un leggero senso di allegria comincia a farsi sentire. Meglio non fare altri assaggi… meno male che alla guida c’è Alan. All’ultima cantina incontriamo il primo tedesco chiacchierone sarà mica l’effetto del wine tasting? Fatto sta che ci attacca una solfa che dura un’ora. Ritorniamo ad Adelaide veramente soddisfatti ringraziamo Helen e Alan ed è inutile dire che li abbiamo invitati a tornare da noi questa volta come ospiti… Ora abbiamo una certezza che i vini buoni non sono necessariamente solo quelli italiani. Siamo stati colpiti dall’impegno che viene messo nella coltivazione e preparazione del vino, per dirne una, ogni filare è numerato ed arriva anche a due km di estensione, per ogni bottiglia prodotta sanno esattamente da quale filare proviene, quindi esposizioni, correnti, ore di sole ecc. La visita di Barossa ha risvegliato in noi quella curiosità di degustare nuovi vini per arricchire il bagaglio enologico. In Italia probabilmente frequenteremo qualche corso che ci faccia conoscere meglio le tecniche di vinificazione e degustazione.

Hallett Cove Conservation Park, 22 km a sud del centro di Adelaide. La motivazione che ci ha spinto alla visita di questo parco è stata che conserva delle formazioni geologiche molto fotogeniche, in particolare il The Sugerloaf.

Partenza in bici e poi a piedi, km percorsi in totale 43.51 km tempo richiesto 7 ore circa. Dal centro di Glenelg si prende la direzione est verso Manley, circa 15 km. Il paesaggio è molto rilassante in quanto si può tranquillamente percorrere sia per l’andata che per il ritorno il lungomare, abbiamo però optato per l’andata un percorso interno via parchi e al ritorno via mare. Con la bici si arriva fino al parcheggio di via Esplanade da dove si continua a piedi seguendo un percorso, ben tenuto, fatto di passerelle e scale di legno che corrono lungo la scogliera fino all’entrata del parco. Nota molto importante da non sottovalutare, attenzione in generale ma in particolare quando trovate i cartelli che portano la dicitura “beware of snakes” noi in un primo momento non gli avevamo dato molta attenzione in quanto li abbiamo trovati nei posti più impensabili compresi i giardini pubblici ma, presto ne abbiamo compreso il senso e l’importanza. Al rientro dall’escursione con abbigliamento prettamente da spiaggia e infradito, percorrendo una passerella in legno che ha lo scopo di conservare la vegetazione e corre per km lungo questo tratto di costa sospesa in media a circa 60 cm dal terreno e praticamente sul mare, ci siamo imbattuti in un serpente tigre, rilevatosi poi uno delle razze più pericolose per la quantità di veleno che possiede. Attenzione, c’è stato detto che sono ovunque anche appunto nei parchi pubblici e sono una vera e propria minaccia anche per gli Australiani che conoscono il territorio. Il periodo in cui si trovano va da ottobre a giugno. Per poco lo pesto, era ben mimetizzato e allungato lungo tutta la passerella ostruendo praticamente il passaggio, il bello è che non è scappato ma si è posizionato esattamente sotto la passerella da qui l’interminabile decisione se rischiare di passargli sopra o tornare indietro.

Kangaroo Island

Da Adelaide per raggiungere il porto di Cape Jervis da dove partono i traghetti della compagnia SeaLink per Kangaroo abbiamo preso il bus sempre della stessa compagnia. Arrivati al porto di Penneshaw abbiamo ritirato l’auto noleggiata via internet con la compagnia Budget, la quale ci ha fornito una Hyundai i30, per Aud 306.21, con sorpresa, la macchina non era a chilometraggio illimitato, ma potevamo usufruire solo di 300 km da consumarsi in 4 giorni costo del km aggiuntivo, 0,25 Aud. Limitando strade inutili e tagliando per sterrati, ne abbiamo percorsi 790, parte in strade asfaltate e gran parte in strade sterrate. Costo della benzina 1,64 Aud per litro. Non abbiamo aderito alla polizza che copriva il Excess reduction insurance che per la compagnia Budget era di Aud 2.750 in quanto equivaleva al pari importo di noleggio, avevamo invece fatto un’assicurazione di viaggio con la compagnia World Nomads, azienda danese, la quale oltre ad altre coperture ha una clausola specifica che copre € 1.500. Prezzo della polizza, due persone, € 98,00 (http://www.worldnomads.com). Le strade di Kangaroo sono “dei cimiteri”, si vedono tanti animali morti. Gli australiani vanno oltre i 110 km orari, hanno auto con enormi paraurti modificati e rinforzati per le collisioni.

La nostra base è stata Kingscot che si trova a 63 km dal ferry, ma posizionato meglio per raggiungere i luoghi di maggior attrazione. Per il pernottamento abbiamo soggiornato all’Hostel Backpacker ambiente ben tenuto, bagni funzionali e puliti. All’arrivo troviamo un cartello con la lista degli ospiti in arrivo per quel giorno, affianco al cognome un chiodo con la chiave e il numero della camera assegnata. Perfetto! A pochi passi il supermarket con prezzi più convenienti di quelli di Adelaide, chiusura tassativa alle 7:00 Pm. Sull’isola però tutto il resto è caro considerate, che una pizza grande con coca e patatine costa 46 Aud una pizza piccola diametro 18 cm nè costa 18 Aud. Un consiglio che possiamo dare, a tutte quelle persone che sono in grado di percepire l’anima di un luogo è quello di prevedere il pernottamento di uno o due notti all’interno del parco del Flinders Chase National Park perché oltre alla bellezza di posti come Cape Borda, Vivonne Bay, Remarkable Rocks, Hanson Bay ecc, il bello è poter ascoltare il “rumore” del silenzio, contemplare la notte con i suoi cieli stellati e godere dell’alba… questo però è possibile solo pernottando nel parco perchè guidare dopo il tramonto è vivamente sconsigliato poiché soprattutto i canguri attraversano le strade. In novembre il tramonto non arrivava prima delle 20:00. I costi del pernottamento nel Flinders Chase National Park però sono veramente elevati. Una soluzione potrebbe essere quella di essere autosufficienti con una tenda e utilizzare le zone di sosta attrezzata, oppure organizzarsi come un vero australiano e spostarsi con un furgoncino tipo Apollo o Britz. Altro consiglio a Kingscot non perdete la strada panoramica che percorre il Reevez Point historic site.

Murray River

Una bella esperienza è quella di percorrere il corso di questo fiume, se si vuole andare da Murray Bridge a Waikerie, come era nelle nostre intenzioni iniziali. Gli si deve dedicare non meno di due giorni. L’offerta è vasta, partendo dai molti walking trails, alla scoperta della ricca fauna, al noleggio di una house boat per godersi al meglio la tranquillità tipica di quest’ambiente. Si possono fare anche crociere con imbarcazioni molto particolari che hanno una durata minima di tre giorni, i costi sono però molto elevati. Noi avendo a disposizione un giorno abbiamo optato per un anello che parte da Murray Bridge passando per Mannum, all’andata abbiamo percorso la Bowhill Rd visitando l’isolottto Walker Flat, nel mezzo del Murray River, abitato da una colonia numerosissima di cockatoo che fanno un chiasso assordante e dal quale si gode un’ottima prospettiva delle falesie che cadono a precipizio in acqua, ed essendo di arenaria rossa col variare delle luci cambiano continuamente i loro colori. Questa è l’esatta immagine che ci aspettavamo dal Murray River e che né esalta la bellezza. A Swan Reach abbiamo attraversato per l’ultima volta il fiume per prendere la Mannum Sedan Rd e tornare a Murray Bridge, accompagnati da un diluvio universale. Una caratteristica che ricorderemo piacevolmente è l’ottimo servizio di traghettamento dei mezzi e persone effettuato ancora con chiatte mosse da argani, il servizio è garantito tutto l’anno in forma gratuita 24 ore su 24, 7 giorni su 7. I km percorsi sono stati 394 impiegando 7,50 ore.

Degno di nota il punto di ristoro di Walker Flat dove abbiamo mangiato il miglior fish e cheap di tutto il viaggio molto meglio del blasonato da, un noto sito di recensioni, fish e cheap di Penneshaw (Kangaroo isl.) che non ci ha entusiasmato, ma si sa troppe recensioni sempre e solo positive “puzzano”…

Fleurieu Peninsula

Percorrendo la A 13 ci siamo diretti verso Victor Harbor, in parte il paesaggio lo conoscevamo già in quanto è lo stesso per andare a prendere il traghetto per Kangaroo. Sulla strada troviamo la regione vinicola di McLaren Vale dove ci sono più di 50 aziende vinicole, dalla cantina boutique alle grandi aziende vinicole australiane. Producono vini di ottima qualità, che qualcuno afferma di essere di livello superiore a quelli di Barossa. Grazie alla particolare conformazione del suolo all’acqua limitata e ad estati calde danno come risultato uno Shiraz caratterizzato da un colore viola intenso, che una volta imbottigliato può durare decenni. Tra l’altro è uno dei miei vitigni preferiti, ma non avendo autisti, meglio puntare dritti a Victor Harbor. La dura realtà è che gli spazi australiani sono veramente vasti e bisogna necessariamente fare delle scelte. Victor Harbor è un grande centro, offre molte opportunità, ma sintetizzando, la prima attrazione è il pontile in legno di 600 metri chiamato Causeway che collega la terra ferma a Granite Island. Può essere facilmente percorso a piedi, ma la particolarità che diventa anche l’attrazione del luogo è la possibilità di percorrere lo stesso tragitto per mezzo del tram horse che parte ogni 20 minuti. Si tratta di una carrozza di legno nella quale ci si puo’ sedere all’interno oppure sul tetto, trainata da un bel cavallo.

Nel periodo invernale si possono vedere con facilità le balene australi mentre si crogiolano nella Encounter Bay, a pochi metri dalla riva. Si prosegue per raggiungere la località di Goolwa per ritrovare il Murray River che in questo luogo incontra il mare creando il Coorong National Park: il santuario degli uccelli. Le acque del Murray creano molte lagune interne e una grande laguna esterna di sabbia bianca finissima che corre in direzione est per oltre 140 km e separa l’acqua dolce da quella salata, da qui il nome aborigeno kurangh “collo lungo” riferendosi proprio alla forma del sistema lagunare.

Grazie a questa particolare situazione si è creato un ecosistema ottimale per la vita di molti tipi di uccelli. Si possono osservare i pellicani che sono la specie più stanziale e comune. Cormorani a caccia di pesci e che dopo la battuta di caccia tendono le ali al sole per farle asciugare. Coppie di cacatua neri che volano per richiamarsi tra loro. Con un po’ di fortuna si può osservare l’aquila dalla coda cuneata che vola in cerchio sfruttando molto abilmente le correnti termiche.

Questo luogo attira anche molte specie migratorie perché fornisce rifugio durante i periodi di siccità. Come sempre studiando la visita a tavolino siamo stati un pochino ottimisti in quanto nella realtà bisogna fare i conti con i km e il tempo. Con il tempo che avevamo a disposizione abbiamo potuto visitare il parco entrando da Hindmarsh Island per arrivare fino a Bird Island, praticamente il punto dove le acque del Murray incontrano il mare. E qui si apre un mondo, un posto suggestivo ma molto vasto da dove si potrebbe partire per camminare una settimana…

Questo viaggio ci ha portati a riflettere su un obbiettivo da raggiungere: essere padroni del tempo.

Km percorsi 240 ore per la visita 10 ore, http://www.thecoorong.com/index.html.

Flinders Rangers national park

Partenza alle 7:00 ci aspetta una lunga marcia. Destinazione l’outback Australiano. Più precisamente visita del parco nazionale dei Flinders Ranges, uno dei posti più amati dagli australiani del sud. A trasportarci in questa avventura è una Holden Barina 1.6 benzina, cambio automatico del 2012. Su consiglio degli Australiani abbiamo caricato una tanica da 15 litri di acqua potabile e una buona scorta di cibo, comprese molte leccornie (o troiai come si dice a Firenze) per allietare il lungo viaggio. E’ infatti buona norma quando ci si muove in queste zone essere il più possibile autosufficienti. Naturalmente non manca neanche del buon vino comprato durante la visita a Barossa, soprattutto vogliamo farci degli aperitivi ammirando gli spazi sconfinati e i tramonti infuocati tipici dei Flinders Ranges, come di consuetudine fanno gli Australiani.

Non può mancare la borsa termica per pic-nic con due calici appositamente lasciataci da Susan e due frigo con tanto ghiaccio. La Barina è stracolma non ci manca proprio niente. Da evidenziare la grande disponibilità e organizzazione dei vari centri di informazione turistica peraltro gestiti da pensionati volontari che fanno di tutto per rispondere in modo esauriente alle nostre domande. Ed è cosi che una “nonnina” ci consiglia di non percorrere tutta la strada fino a Port Augusta (dove troveremmo il bivio per prendere la B83 direzione Wilpena che è la strada che si addentra nell’ Outback) perché a suo dire non c’è niente da vedere, piuttosto, ci dice di prendere, in località Port Germein, la B82 direzione Quorn, in questo caso saremmo entrati subito nel National Park. Partiamo decisi a seguire le dritte della nonna, presto però ci rendiamo conto che con la segnaletica non è così semplice, la troveremo quando ormai non ci servirà più! La troviamo entrando in Quorn e quindi la percorreremo al ritorno. Come base per visitare i Flinders andiamo al campeggio Rawnsley park Station dove abbiamo prenotato una cabin con cucina, per 90 Aus al giorno. Questo campeggio è veramente esteso, dalla nostra cabins alla main road si devono percorrere 4 km di strada sterrata. Dopo tanta “desolazione” e km in paesaggi decisamente ostili troviamo la nostra cabin molto confortevole, funzionale e soprattutto pulita.

Per tre giorni vivremo in un “contenitore” dotato di cucina con ogni accessorio rigorosamente nuovo, aria condizionata e un comodo letto. A due passi bagni ben organizzati, puliti, profumati e sempre in ordine.

Nel caso ci fossimo dimenticati qualcosa c’è uno store dove si trova di tutto, il benzinaio e una piccola piscina. Vista la scarsità di acqua ogni goccia caduta dal cielo nelle grondaie viene convogliata in serbatoi così ogni cabin ha questa scorta da poter utilizzare per svariate esigenze. Il campeggio è anche dotato di wi-fi a pagamento, 1 $ 1 h. Da notare che essendo una zona “lontano dalla civiltà”, la città piu’ vicina è a 170 km, i prezzi dei generi alimentari e della benzina sono abbastanza onesti, per esempio un litro di benzina costa 1,56 Aus contro i 1,42 di Adelaide.

Il primo giorno – partenza alle 9:00. Il tempo è sereno e fa già caldo, breve passaggio da Wilpena che dista 15 km in direzione nord, alla ricerca di una mappa dettagliata del parco, costo 9$. Quelle trovate su internet o nei centri informazione sono poco utili.

Primo percorso scelto per motivi logistici è la Scenic Drive Bunyeroo Gorge, 30 km di sterrato fino a Brachina Gorge dove abbiamo preso la Geological Trail direzione B83 Parachilna altri 35 km. I paesaggi e le vedute sono veramente belli ogni curva, ogni scollina mento, ogni attraversamento di creek, regala emozioni diverse. Si incontrano molti animali soprattutto emu, canguri e rettili. Gli emu sono simpaticissimi si muovono in modo identico a come sono rappresentati nei cartoni animati. Per evitare emozioni negative ci sentiamo di raccomandare attenzione e molta prudenza, specialmente se come noi vi state muovendo con macchine prettamente da strade asfaltate, in quanto il rischio di rompere un cerchione, spaccare un pneumatico, oppure sfondare la coppa dell’olio è veramente reale. Buona parte del percorso si svolge lungo l’alveo dei torrenti che nella stagione secca sono asciutti o quasi, per non parlare di alcuni tratti dove si cammina in vere e proprie pietraie che in certe situazioni diventano veramente insidiose. Gli Australiani utilizzano i grossi land cruiser rialzati, una specie di big feet che a traino hanno carrelli o roulotte anfibie e dove passano arano tutto; noi con la nostra piccola utilitaria non ci restava che andare pianissimo dai 15 km orari nelle pietraie alle punte massime dei 30 km. Inoltre da non trascurare gli animali che continuamente e in maniera improvvisa spesso decidono di attraversare il tracciato.

Arriviamo a Parachilna intorno alle 14:00 temperatura esterna 40 gradi e nuvole di mosche ad aspettarci. Le mosche sono una costante per tutti i luoghi in cui siamo passati da Kangaroo, alle spiagge di Adelaide, l’unica difesa è la retina apposita da infilarsi sopra il cappello, costo dai 7 ai 9$… soldi spesi bene, indossate quelle e il problema è risolto. Il caldo invece è tosto, in quanto ci sarebbero molti walking trails da non perdere, ma con queste condizioni climatiche diventano veramente impegnativi. Da Parachilna abbiamo imboccato la Parachilna Gorge fino a Blinman 31 km dove si trova un’antica cava di rame ormai chiusa e trasformata in museo. La strada non è molto impegnativa, solo qualche piccolo guado e qualche alveo di fiume a ghiaia fine, niente pietraie.

In questo tragitto abbiamo assistito a una quasi tragedia. Sulle alture rocciose a precipizio prospicienti la nostra strada, un incauto “fuori stradista in solitaria”, si voleva arrampicare con un Nissan Navarra su di una cresta ripidissima, ma a metà percorso pur avendo preso un pò di rincorsa ha cominciato progressivamente a perdere aderenza e in contemporanea a sbandare lateralmente tanto da scivolare di lato, perdendo completamente il controllo del mezzo; per sua fortuna colpendo con le ruote un pietrone questo gli ha evitato il cappottamento fermando la scivolata, a quel punto è riuscito in retromarcia a levarsi dal pericolo. Grossa imprudenza considerando che eravamo solo noi e lui, l’ospedale più vicino si trova a 100 km e lo si può raggiungere solo per mezzo di un Piper!

Nel sud Australia l’amore per il fuoristrada è molto sentito, si vedono ovunque mezzi preparati per il deserto o per il fuoristrada estremo, hanno jeep che sembrano dei carri armati attrezzati di tutto per essere autosufficienti. Visto che non ci siamo dovuti improvvisare infermieri proseguiamo per rientrare alla nostra cabin, ci separano 70 km, questa volta di strada asfaltata, ma con incombente il salto della carreggiata del canguro di turno. Il secondo giorno il cielo è coperto e minaccia anche di piovere, meglio poichè è l’occasione giusta per cimentarsi in uno dei tanti walking trails che partono dal centro informazioni di Wilpena.

Wilpena Pound è un magnifico anfiteatro naturale: è il fulcro del Flinders Ranges National Park. E’ una inusuale formazione geologica che crea un anfiteatro costituito da montagne rocciose Come per Kangaroo abbiamo capito che se si vuole captare l’anima di un luogo l’unico modo è quello di addentrasi a piedi nei boschi, e cosi che abbiamo fatto. Un bel trail è il Mary Peak ma oltre ad essere un pò lungo (14,6 km, 6 ore) si inerpica per un territorio roccioso ed esposto, se dovesse uscire il sole ti cuoci all’istante, pertanto “ripieghiamo” per il trail Wangara lookout upper 3,5 h 7,8 km. Dalla sommità si gode del panorama che si affaccia all’interno dell’anfiteatro.

Il tragitto si dipana tra eucalipti giovani e secolari che oltre ad essere l’habitat di molte specie di animali offre scorci di alberi ormai secchi dalle forme piu’bizzarre che diventano ottimi soggetti fotografici. Addentrarsi in questa natura dà delle belle emozioni dalle gradevoli fragranze che sono nell’aria, ai suoni e canti delle varie specie di volatili.

GRO Great Ocean Road

Lasciamo definitivamente e a malincuore il nostro campo base di Adelaide perché partiamo per Melbourne, il percorso che abbiamo scelto si snoda per 1.116 km, passando per la Limestone Coast, costeggiando la parte che ci mancava del Coorong National Park per raggiungere poi la Great Ocean Road e infine arrivo a Melbourne. Un errore fatale ci costringe a fare il tragitto con più fretta, ci siamo sbagliati nel conteggio dei giorni rimanenti per il volo verso Sydney… novembre non ha 31 giorni ma solo 30!

Invece di avere quattro giorni per questa tratta ne abbiamo solo tre quindi decidiamo di sacrificare la prima parte Limestone Coast e il Coorong National Park nel quale faremo solo una piccola sosta al Pellican point, una punta dove si possono vedere i pellicani nidificare. Il pernottamento è previsto a Portland, nel tragitto ci fermeremo anche a visitare Robe dove c’è un bel faro affacciato sulle scogliere. Altro bel luogo in cui siamo fermati per pranzo è il Blue Lake, a Mount Gambier, si tratta di un lago formatosi all’interno di un vulcano estinto, è un lago di acqua dolce che cambia colore con le stagioni. In inverno, le sue acque prendono le tonalità di un grigio acciaio, in estate modifica il suo colore diventando di uno spettacolare blu cobalto, si può fare il giro di tutto il perimetro ma non si può scendere in quanto le rive sono formate da pareti di roccia a strapiombo.

A Portland ci arriviamo che è ormai buio, ci sistemiamo in una cabin che come sempre ci stupisce per la funzionalità, anche se questa è un po’ vetusta è comunque corredata di tutto quello che serve, cucina ben attrezzata ecc. Fuori ci sono anche dei Bbq comuni dove potersi cucinare quello che uno preferisce, infatti quattro australiani si stanno cuocendo delle bistecche e wurstel. Anche noi cerchiamo un supermarket per cucinarci un manicaretto e riposare.

Il meteo minaccia temporali ma noi non ci facciamo intimidire da suoi capricci e dopo aver fatto un po’ di spesa, ci rimettiamo in macchina, destinazione Cape Nelson per vedere il faro, facciamo anche una piccola passeggiata tra la macchia australiana per ammirare la costa. E’ ancora presto per tornare alla cabin quindi decidiamo di andare a Capo Bridgewater, 20 km a nord. La spiaggia è veramente bella e il tempo sembra premiare l’audacia, riusciamo infatti a godere di un tramonto con contrasti di luci e 3 arcobaleni che creano un paesaggio da cartolina. Al rientro è buio pesto e capiamo la pericolosità di guidare dopo il tramonto infatti la carreggiata è un via vai continuo di canguri, quando vengono abbagliati si immobilizzano. Il rientro richiederà molta attenzione e prudenza ma né è valsa la pena.

La mattina seguente il tempo è un po’ uggioso, la notte ha piovuto molto, speriamo solo che si possano vedere i 12 apostoli con un meteo accettabile. In pratica questo è l’unico giorno intero che abbiamo a disposizione per la parte piu’ importante della Gro, è un vero peccato perché come sempre ci sono molti walking. Arriviamo a Warrnambool sotto a un diluvio universale, non ci fermiamo, tra l’altro da quello che riusciamo a vedere non ci sembra neanche imperdibile, proseguiamo quindi per Port Campbell da dove ha inizio la Great Ocean Road. Da qui a Princetown è racchiusa la parte più scenografica, è proprio in questa zona che si trovano le formazioni di roccia calcarea e arenaria che danno vita ai monumenti naturali di Loch Ard Gorge, The Grotto, London Arch and The Twelve Apostles. Fortunatamente quando ci arriviamo il tempo si sta alzando e riusciamo a godere e fotografare questi punti con delle belle luci. Cominciamo la visita da Island Archway, quando arriviamo ai The Twelve Apostles esce anche un bel sole… non potevamo chiedere di meglio.

Venendo da Adelaide i 12 Apostoli sono l’ultimo luogo di questo bel tratto di strada, pertanto visto che il percorso è ancora lungo e non abbiamo prenotato un alloggio, decidiamo di proseguire per Apollo Bay dove pernotteremo. Prima, però, non ci facciamo mancare l’ultima bella veduta, a un km circa dal parcheggio dei 12 apostoli c’è un altro piccolo parcheggio molto affollato dove una ripida scalinata porta alla spiaggia sottostante. Da qui parte il sentiero Great Ocean Walk che percorre la costa in direzione sud est di 104 km fino ad arrivare ad Apollo Bay, naturalmente ne percorreremo solo pochi metri per vedere i faraglioni dal basso e gustarci un panino ammirando ciò che ci circonda.

Sulla strada che porta ad Apollo Bay facciamo una breve deviazione per visitare il faro di Cape Otway. Lungo la strada per raggiungere il faro notiamo delle auto ferme e basta poco per capire che la gente sta osservando, sugli alberi di eucalipto, i koala! Sono molto numerosi e si trovano anche sui rami piu’ bassi, sono talmente vicini che volendo potremmo anche prenderli in braccio. Sono simpaticissimi dormono fino a 22 ore e quando si muovono assumono le pose piu’ strane. Da tempo ci domandavamo quale fosse il loro verso, proprio qui, abbiamo avuto la risposta, emettono dei rumori simili a quelli dei maiali. Dopo fotografie su fotografie arriviamo al faro, è già chiuso ma poco ci importa.

Ad Apollo Bay prendiamo la solita cabin questa volta è nuova e molto accogliente. La sera decidiamo di goderci il tramonto sulla meravigliosa spiaggia di fronte al paese; la spiaggia è lunghissima ma non riusciremo a percorrerla tutta nè tantomeno a vedere il tramonto in quanto sono in arrivo lampi e tuoni che ci portano rapidamente ad una divertente fuga.

Ultimo giorno della Great Ocean Road, oggi è previsto la riconsegna della Barina all’aeroporto internazionale di Melbourne, ma c’è ancora un’intera giornata e la cominciamo nel migliore dei modi, percorrendo la Great Ocean Road nella sua parte migliore. Ci riferiamo al fatto che da Adelaide fino ad Apollo Bey la strada corre ben lontana dalla costa, la cosa delude un po’ e quindi quando si deve vedere qualche attrazione sulla costa bisogna deviare e in certi casi anche di alcuni km prima di raggiungere il mare. Proprio per questo noi l’abbiamo ribattezzata Green Ocean Road. Attraverseremo le località di Lorne, Aireys Inlet, Anglesea con le soste di rito nei punti più suggestivi.

Prima di arrivare a Torquay ci fermiamo nella mitica spiaggia dei surfisti, Bells Beach, la spiaggia è di sabbia grossa e di colore marrone, il mare in quel giorno non ha molte onde, però quando si infrangono sulla battigia producono un tonfo sordo, segno che devono avere una gran forza. Rimaniamo a guardare i surfisti che al largo attendono di cavalcare l’onda, noi ci domandiamo se pensano almeno per un momento agli squali… Ripartiamo per arrivare a Torquay, nel parco principale della cittadina è festa, si sta svolgendo un mercatino artigianale, vicino alla battigia c’è un corso di ballo e le numerose famiglie presenti si divertono molto. Anche noi vaghiamo tra le bancarelle, assistiamo alle esibizioni musicali di ragazzini, alcuni di loro veramente bravi.

Dopo un paio di ore proseguiamo per Melbourne, in prossimità dell’aeroporto si scatena un temporale e mentre cerchiamo di capire quale ingresso prendere per riconsegnare la macchina, nella corsia affianco alla nostra un grosso pick-up tampona violentemente un taxi distruggendogli tutto il posteriore.

Melbourne

Arriviamo in città di domenica e subito, ma non riusciamo a capire quale mezzo bubblico vada nella direzione del nostro albergo, o meglio, sappiamo il numero del tram, ma non riusciamo a trovare da dove parte; chiediamo ma nessuno riesce ad aiutarci. Decidiamo di andarci a piedi, ma dopo tre km fortunatamente, un po’ per caparbietà e un po’ per reminescenza di orientamento riusciamo a capire la logica della mobilità cittadina. Il problema è nato dalla stazione Southern cross che, pur essendo il terminal del airport bus e nonostante le sembianze di stazione centrale (da dove partono tutti i mezzi pubblici), in realtà è una stazione secondaria. Quella centrale e il centro nevralgico della città si trovano in Federation square! Al di là della stanchezza e dell’arrabbiatura, con Melbourne è amore a prima vista. Ormai sono le 20:30, non abbiamo più tempo. Dobbiamo raggiungere l’albergo che dista ancora 3 km, ma abbiamo intravisto l’anima della città e anche raggiungere la nostra meta diventa facile: la nostra fermata è la South Yarra. Rinfrescati usciamo a esplorare il nostro quartiere dove ci sono molti posti per mangiare e vagando scopriamo che è un centro della movida. Ci sono, infatti, molti locali con musica e tanta tanta gente. A Melbourne abbiamo dedicato solo un giorno intero e capiamo che è un peccato perché ha molto da offrire. Si nota subito che aleggia un’atmosfera artistica, ovunque si guarda si vedono opere architettoniche di gusto al servizio della popolazione. Federation square ne è l’esempio. E’ stata abilmente fusa l’architettura moderna con le architetture dei tempi passati, bella la conversione dei luoghi prima dedicati al commercio fluviale oggi centro di aggregazione. Ci sono molte iniziative concerti, mostre, mercatini ecc. Nel pomeriggio assistiamo all’esibizione di un gruppo musicale che attira e coinvolge molta gente di tutte l’età.

Prospiciente alla piazza c’è una via dove figuri fanno continuamente murales con varie tecniche attirando l‘interesse dei passanti. Inutile riportare la lista di tutto quello che abbiamo visto e fatto, d’impatto Melbourne è una di quelle poche città dove potremmo trasferirci senza rimpianti, sicuri che quel che si è visto è veramente poco rispetto a quello che ha da offrire. Melbourne è energia e divertimento, è accogliente… non la dimenticheremo. Degno di nota e anche il bel skyline che offre il cui massimo lo si coglie di notte.

Anche questo viaggio è giunto al termine; in sintesi possiamo dire che il pezzettino di Australia che abbiamo avuto la fortuna di visitare ci è piaciuto molto ma soprattutto ci sono piaciuti gli australiani che ti offrono subito la loro amicizia sincera. Ci mancheranno gli spazi sconfinati, il senso di libertà, il rapporto viscerale con la madre terra, la qualità della vita, la sicurezza non ci mancheranno invece, il cambio repentino delle temperature, le lunghe distanze, le carcasse degli animali, in particolare dei canguri ai bordi delle strade e soprattutto le mosche che in varie occasioni sono veramente fastidiose… ma come ci hanno detto gli Australiani… also this is Australia!

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Emu

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Cape Bridgewater

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Kaola

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Barossa valley

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Fliders Rangers

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Melbourne

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Sydney



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