Northern Territory, Queensland e Sidney

La sosta forzata a Singapore per il cambio del veivolo per Darvin ci regala l’opportunità di immergerci nella città-stato per qualche ora. Usciti dal lussuoso teminal ci dirigiamo con un taxi a Circus Square per la cena. La piazza si presenta con centinaia di chioschetti che cucinano e servono alla buona crostacei di tutti i tipi, ma la...
Scritto da: boy
northern territory, queensland e sidney
Partenza il: 04/08/1995
Ritorno il: 30/08/1995
La sosta forzata a Singapore per il cambio del veivolo per Darvin ci regala l’opportunità di immergerci nella città-stato per qualche ora. Usciti dal lussuoso teminal ci dirigiamo con un taxi a Circus Square per la cena. La piazza si presenta con centinaia di chioschetti che cucinano e servono alla buona crostacei di tutti i tipi, ma la specialità sembrano essere degli enormi granchi alla piastra che ovviamente noi scegliamo. Ma è già ora di tornare in aeroporto per le altre cinque ore di volo che ci dividono dal continente australe. E’ l’alba quando usciamo dal piccolo aeroporto di Darvin, ma già un sole alto e caldissimo ci accoglie. Un piccolo pulmino ci conduce al motel che ci ospiterà per la prima notte. Siamo emozionatissimi, siamo finalmente in Australia ! Il secondo giorno lo dedichiamo al ritiro delle Toyota Land Cruiser, alla spesa e ad una escursione ad alcune cascatelle nelle vicinanze. Darwin è una cittadina decisamente brutta, le costruzioni basse e prefabbricate la fanno apparire come un grosso campo di minatori. Il terzo giorno partiamo alla volta del Kakadu National Park. Molte sono le attrattive di questo enorme territorio salvaguardato, tra tutte, interessante, anche se un pò finta, è stata l’escursione sull’Adelaide River a vedere i coccodrilli. Impressionanti sono i salti che i rettili fanno per prendere i pezzi di carne che dalla barca un addetto del parco lascia penzolare da una canna. Yellow water è un luogo interessante per il bird watching, mentre le incisioni rupestri ci fanno conoscere anche il passato di questi luoghi. Usciamo dal parco in direzione Mataranka dove trascorriamo la notte in un campeggio che dispone di laghetti termali. Dopo diversi giorni passati sul fuoristrada un bagno naturale a 30° è la cosa più bella che ci si aspettasse. Riprendiamo la via per il Queensland attraverso il deserto, il paesaggio è monotono, terra rossa, strepaglie e qualche canguro che ci attraversa la pista, ma il fascino di queste atmosfere è enorme, grazie anche gli aborigeni che “sbucano” ogni volta ci fermiamo. Per diversi giorni continuiamo a romperci la schiena sull’ondulè, ed i campeggi, sempre pulitissimi, ci vedono crollare dalla stanchezza non appena montata la tenda. Arriviamo dopo una settimana dalla partenza a Karumba, affacciata sul mare di fronte (si fa per dire) alla Nuova Guinea. Una bella passeggiata sulla spiaggia ci permette di vedere ancora tanti uccelli. Durante la cena, a base di favolosi granchi giganti, viviamo una delle esperienze meno piacevoli ma sicuramente da raccontare: l’attacco delle cavallette. Arrivano all’improvviso con il buio, la cosa strana è che non planano, ma cadono come se ci fosse qualcuno con un secchio a gettarle dall’alto. Sono centinaia, neanche le jeep si salvano, è un’invasione. Unica soluzione è la fuga. Preferiamo quindi uno squallido e modesto motel alla tenda, ma siamo salvi. L’indomani si parte per l’attraversamento del Cape York, il lembo del continente che si protrae a nord est. Finalmente il paesaggio piatto e desertico cede il posto a panorami montani con tanto di alberi verdi. Anche la temperatura si è fatta via via più fresca. Il sole dei giorni precedenti sarà però da ora solo un ricordo, nuovoloni che non risparmiano acquazzoni ci accompagnano fino al raggiungimento della costa orientale. Un brutto episodio che poteva avere conseguenze tragiche si verificato durante un trasferimento notturno. Una delle Toyota del nostro gruppo non si è accorta di un capo di bestiame che pascolava ai margini della strada, conclusione, la jeep ha urtato con violenza l’animale provocando una sbandata che soltanto la bravura del guidatore (uno di noi) ha evitato il cappottamento. La grossa mucca, morente, è stata finita da un uomo del posto utilizzando la carabina custodita a vista sul lunotto posteriore del suo pik-up, scena da far west ! Arriviamo a Cooktown. La cittadina, che ricopre un significato enorme per gli australiani (è questo il luogo dove Cook approdò quando due secoli fa scopri l’Australia) è in realtà poco più di un villaggio, anche se con un carattere superiore a Darwin. Scegliamo di dormire nel suggestivo Cook Hotel (scopriamo poi che tutto o quasi qui si chiama con Cook). Il giorno successivo visitiamo le attrattive della città, il Museo di Cook e il Faro (il più antico del continente e fatto costruire indovinate un po da chi ?). Partiamo alla volta di Cairns, circa 250 km a sud. La strada è stupenda, sempre sterrata, ma questa volta attraversiamo la foresta pluviale ed i paesaggi sono eccezionali. Le jeep si fanno largo nelle gallerie naturali che si formano nell’abbondante vegetazione, numerosi sono i guadi, qui infatti per scelta non esistono ponti, perché durante la stagione delle piogge sarebbero spazzati via. Stagione delle piogge ? E quale sarebbe quella secca ? Sono giorni che il cielo plumbeo non fa altro che rovesciarci temporali addosso. Nei sali scendi della foresta ogni tanto costeggiamo il mare, seppur con le nuvole è bellissimo anche se non ha i colori tropicali. La Daintre Forest (questo è il nome dell’area) è bellissima, merita assolutamente il viaggio. Dormiamo in un lodge da sogno avvolto nella giungla, qualche tapiro di troppo, ma la sensazione è unica. Arriviamo finalmente a Cairns, nonostante più raffinata e curata, l’impronta e la medesima di Darwin. Continua a piovere, la barriera corallina rimarrà purtroppo un sogno, le avverse condizioni meteorologiche impediscono alle imbarcazioni di uscire in mare, quindi niente snorkeling sui fodali più belli del pianeta. La sosta di quattro giorni a Cairns perde a questo punto senso, con la pioggia battente non rimangono che qualche escursione nei dintorni. Oltre a Port Duglas, elegante marina a nord di Cairns, l’attenzione è per le decine di campi da golf che per chilometri fiancheggiano la strada. Non avendo l’opportunità di vivere il mare diventa interessante l’escursione a Kuranda, un ventina di km da Cairns, dove in mezzo alla foresta, oltre ai negozi per turisti, è stato allestito uno piccolo zoo per animali notturni. La cosa simpatica è che il posto è raggiungibile con un antico treno a vapore che attraversa la giungla. A Cairns c’è anche un sorta di bio parco in cui oltre ai soliti coccodrilli e ai canguri lasciati liberi, sono visibili in enormi gabbie i Koala. Sono tenerissimi, trascorrono ore a dormire su i rami e non sembrano infastiditi dalla presenza dell’uomo. Sono passate due settimane dal nostro arrivo in Australia e siamo tutto sommato un pò delusi, decidiamo quindi di prolungare il viaggio di cinque giorni per visitare quella che è una città a nostro avviso stupenda, Sidney. Dopo quattro ore di volo atterriamo nella New York dell’emisfero sud. Non avendo prenotato utilizziamo un sistema di prenotazione presente in aeroporto. Scegliamo un tre stelle nel quartiere a luci rosse di King Cross, modesto ma pulito ed in una posizione comodissima. Torniamo ad essere eccitatissimi, il tempo per prendere la stanza che siamo subito in strada, dopo tanti giorni di deserto prima e giungla dopo, apprezziamo l’ordinata vitalità di questa città. Ormai è sera e cominciamo a camminare verso l’attrattiva maggiore di Sidney, la mitica Opera House. Costruita in mezzo alla baia è veramente spettacolare. Le volte a cuspide rivestite di maioliche bianche la rendono visibile da molto lontano, confermandola a pieno diritto il simbolo della città. Trascorriamo i giorni successivi girovagando per la città, che pur essendo in “pieno inverno” gode di un clima molto mite, addirittura un giorno lo trascorriamo al mare presso la mitica Bondy Beach, la spiaggia ad esclusivo uso dei surfisti. Sidney è l’ideale per passeggiare senza una meta precisa e molto suggestive sono le soste sulle panchine di “the rocks” (la zona più antica della città dove avvennero i primi sbarchi dei coloni britannici) con i grattaceli che si riflettono sulla baia, il tutto con un effetto stile New York. Passano in fretta questi giorni, dobbiamo ripartire per Roma, ma abbiamo l’intuizione di trascorrere una notte a Singapore cogliendo quindi due vantaggi, uno di visitare con più tempo la città e l’altro di “spezzare” il viaggio verso l’Italia altrimenti troppo stressante (24 ore di volo !!). Cosa ci rimane di questo viaggio ? La suggestione di aver fatto un viaggio dall’altra parte del mondo e la vastità del deserto, come aspetti generali. Nel dettaglio Sidney e la rain forest ci hanno colpito più di ogni altra cosa, mentre il Kakadu park è interessante ma non farei follie per rivederlo. In Australia la carne è buonissima e costa niente la gente è simpatica e disponibile ma soprattutto pulitissima come non ho mai visto prima. I servizi igienici delle stazioni di servizio addirittura imbarazzano per l’ordine, l’efficienza e la presenza di saponi, profumi e asciugamani. In sostanza un viaggio da fare ma non da rifare.


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