Australia e polinesia parte 1^

Il 10 giugno ci siamo sposati e neanche due giorni dopo siamo in viaggio con destinazione Australia e Polinesia Francese……è da tempo che progettiamo questo vacanza.. ..quante attese ..ma anche tante sorprese………. 12-13/06/07 IN VIAGGIO Partiamo dall’aeroporto di Bologna con il volo Lufthansa delle 18.25 diretto a Francoforte con ben...
Scritto da: luca&fra
australia e polinesia parte 1^
Partenza il: 12/06/2007
Ritorno il: 16/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Il 10 giugno ci siamo sposati e neanche due giorni dopo siamo in viaggio con destinazione Australia e Polinesia Francese…È da tempo che progettiamo questo vacanza.. ..Quante attese ..Ma anche tante sorprese….

12-13/06/07 IN VIAGGIO Partiamo dall’aeroporto di Bologna con il volo Lufthansa delle 18.25 diretto a Francoforte con ben due ore di ritardo (cominciamo bene!!!!!!!!!!), ma per fortuna arriviamo in tempo per prendere la coincidenza con il volo Quantas per l’Australia. Alle 23.55 ci imbarchiamo con destinazione finale Melbourne; decolliamo puntuali e dopo 11 lunghe ore arriviamo all’aeroporto di Singapore. Qui facciamo una breve sosta tecnica, giusto il tempo per riprenderci e poi di nuovo su un altro aereo…L’aeroporto di Singapore è molto bello, pieno di negozi, addirittura c’è il centro massaggi, la sauna, internet gratuito e anche delle “macchinette”, sempre gratuite, che ti fanno i massaggi ai piedi per riattivare la circolazione (e devo dire che ce ne è veramente bisogno, visto la durata del viaggio). A Singapore siamo avanti di 6 ore rispetto all’Italia: sono le 18.45 del giorno 13 giugno quando decolliamo alla volta di Melbourne. Il volo dura circa 7-8 ore, siamo molto stanchi, fortunatamente riusciamo a farci assegnare dei posti molto comodi che ci permettono di distendere le gambe; riusciamo anche a dormire un pochino. Gli aerei della Quantas sono confortevoli e il servizio di intrattenimento a bordo è eccellente, ogni posto infatti è dotato di un piccolo schermo lcd, con telecomando autonomo, per vedere film in tutte le lingue, compreso quella italiana, ascoltare musiche, vedere documentari, giocare con il computer, ecc.

14/06/07 MELBOURNE Alle 5.00 del mattino arriviamo finalmente a Melbourne, siamo un po’ spaventati dal fatto che i bagagli in tutti questi voli possano andare persi (per fortuna però sono sempre arrivati tutti). Dal telefono pubblico dell’aeroporto (usando la scheda telefonica internazionale) telefoniamo a casa per avvisare che siamo finalmente arrivati in Australia. Il costo della chiamata è davvero molto basso: pochi centesimi di euro al minuto. Usciti dall’aeroporto ci accorgiamo subito che il clima è ben diverso da quello a cui siamo abituati: qui sta per iniziare l’inverno e fa quindi molto freddo, ci sono una decina di gradi, allora niente paura, apriamo i bagagli e tiriamo fuori i giubbotti invernali. Con il taxi, raggiungiamo in una ventina di minuti il centro città, ad un costo di 34 dollari australiani: siamo alloggiati all’Hotel Raddison Flagstaff Gardens. L’albergo è molto carino: la camera è bellissima con un panorama mozzafiato sulla città. Intanto sono venute le 6.30 del mattino, sistemiamo i bagagli e ci facciamo una doccia rigeneratrice, siamo molto stanchi dal viaggio, ma non lasciamo che il sonno prenda il sopravvento, poiché abbiamo solo oggi per visitare Melbourne. Alle 8.30 usciamo dall’hotel a piedi e muniti di mappa e guida turistica andiamo ad esplorare la città, non prima però di esserci fermati a fare una buona colazione. Notiamo subito il contrasto dei molti grattacieli e palazzi moderni, a fianco invece di costruzioni ottocentesche. La città inoltre è molto pulita e verde, nonostante il periodo autunnale. Saliamo sul tram City Circle di colore rosso (è gratis) e in un’ora facciamo l’intero giro della città. Andiamo a visitare diversi centri commerciali che si trovano lungo la Collins Street, ma la Fra è stanchissima, non riesce a reggere i miei ritmi, si addormenta ovunque: ai semafori, su ogni panchina, perfino nella hall di un hotel. E’ giunto allora il momento di arrendersi per andare a fare uno snack e riposare i piedi, è già molto che camminiamo. Troviamo un bar ristorante che fa delle pizze ottime anche se un po’ care, si trova a Federation Square , il centro vitale di Melbourne. Dopo pranzo andiamo a visitare i meravigliosi Royal Botanic Gardens, trentasei ettari di giardino con ampi tratti di prato, laghetti, alti eucalipti, acacie, foreste pluviali, palme, boschi, cactus. Sono venute le 16, il sonno ha preso di nuovo il sopravvento e così rientriamo in hotel per un sonnellino, ma alle 20 usciamo, per andare a cena in un ristorante italiano segnalato dalla nostra guida, Becco: è molto carino e si mangia della buona carne. Dopo cena facciamo una piccola passeggiata notturna per la città, ma rientriamo presto in hotel poiché fa freddo ed è già ora di andare a dormire. 15/06/07 da MELBOURNE a LORNE Porca vacca sono le 7.30… la sveglia del cellulare suona, siamo completamente rintronati: il fuso non ci è entrato ancora in testa. La giornata inizia con un tempo bruttissimo, fuori fa freddo e c’è una nebbia che ci riporta con la mente alla nostra pianura padana nelle giornate di novembre. Lasciamo l’hotel e andiamo a ritirare l’auto a noleggio: ci aspettano 1200 Km per raggiungere Adelaide da percorrere in tre giorni lungo la Great Ocean Road, la più famosa strada turistica d’Australia, che si snoda per 250 Km, fra scogliere spettacolari, punti panoramici mozzafiato, spiagge, foreste pluviali e soprattutto tante curve.

Scopriamo dal concierge dell’hotel che il rent a car della Herz è per fortuna molto vicino al nostro hotel, così decidiamo di andarci a piedi. Lungo il percorso troviamo un barettino italiano di nome “ Aroma” (che dell’italiano non ha proprio niente), qui facciamo, con soli 10 dollari, colazione con il solito muffin e un ottimo cappuccino. Arriviamo finalmente all’agenzia di noleggio; intanto ci siamo anche un po’ bagnati perché ha cominciato a piovigginare. Sbrighiamo agevolmente le procedure di ritiro dell’auto e così ci troviamo a guidare in mezzo alla città. La guida in Australia è a destra, ed è un vero casino, soprattutto negli incroci con corsie a doppia carreggiata separate dal tram, in cui nella svolta a sinistra bisogna fare una manovra strana, la cosiddetta inversione a gomito. Nonostante le difficoltà riusciamo ad uscire dalla città e imbocchiamo la superstrada per Geelong, pian piano la nebbia lascia il posto al sole. Arriviamo a Torquay che dista un centinaio di km da Melbourne e iniziamo a percorrere la Great Ocean Road. Lungo il percorso troviamo piccoli villaggi costieri in cui si incontrano molti surfisti e pescatori. Qui a Torquay ci sono interi centri commerciali dedicati al surf, compreso il museo che racconta la storia di questo sport. Che meraviglia… non mancano i paesaggi e i punti panoramici in cui ci fermiamo a scattare foto e girare filmine: spiagge bianchissime completamente deserte, montagne verdi, surfisti che cavalcano le onde del mare. Andiamo a vedere il faro di Anglesea, un paesaggio spettacolare e finalmente arriviamo nella cittadina di Lorne, dove ci fermiamo a mangiare in una trattoria locale, “Arab “, spaghetti alla marinara: pasta stracotta con pesce salmone molto speziato e poco cotto.

Poco dopo ci accorgiamo che l’hotel Coumberland Lorne Resort che abbiamo prenotato per questa notte, si trova nelle vicinanze. Facciamo il check in e diamo un’occhiatina alla camera. È una suite con ampia terrazza vista mare, composta da angolo cottura, soggiorno, bagno con vasca idromassaggio, camera da letto, tutti modernamente arredati e dotati di ogni confort. Nel pomeriggio visitiamo le cascate ERSKINE FALLS nella foresta pluviale, a una ventina di chilometri nell’interno di Lorne. Qualche gradino e lo spettacolo a cui ci troviamo davanti è meraviglioso. Visitiamo il paese con il suo visitor center e per finire ci rechiamo al pontile. Verso sera, stanchi, ci riposiamo nel nostro confortevole appartamento, dove Luca non si fa perdere l’opportunità di fare l’idromassaggio; per finire, apriamo la bottiglia di vino che ci ha gentilmente regalato l’albergo. Alle 19.00 usciamo per cercare un ristorante dove cenare. In paese non c’è anima viva, i ristoranti sono davvero poco affollati e dopo varie ricognizioni entriamo in uno consigliato dalla guida, “Marx” che si trova sul lungomare, unica via del paese. Mangiamo fettuccine alle uova di salmone e bistecca cotta al vapore molto speziata. Usciamo perciò non molto soddisfatti (preciso: abbiamo proprio mangiato male), allora andiamo dal benzinaio che ha un market aperto fino a tarda notte e qui troviamo dei biscotti da mangiare in camera con il the, per consolarci e riempire il “buchino” allo stomaco che ci è rimasto.

16/06/07 da LORNE a Mont GAMBIER Ci alziamo presto, il fuso come al solito non ci lascia proprio dormire, fuori è ancora buio così scriviamo il nostro diario di bordo. Vediamo salire l’alba verso le 7.30, nonostante il cielo sia coperto da uno strato spesso di nuvole. Facciamo colazione alla pasticceria “Bukery” che ci hanno consigliato; la padrona è una signora molto simpatica che parla bene l’italiano e fa delle ottime paste e pizzette. Prima di rimetterci in macchina per affrontare il lungo viaggio verso Mt Gambier, facciamo una bella passeggiata sulla spiaggia completamente deserta di Lorne. Da Lorne, la Great Ocean Road si fa tortuosa, offrendo spettacolari punti panoramici e viste mare davvero uniche, attraversando piccoli centri balneari come Wye River, Kennet River, prima di raggiungere il pittoresco porto di Apollo Bay. A Kennet River facciamo una piccola deviazione, imbocchiamo una stradina sterrata che attraversa un bosco pieno di eucalipti e qui vediamo finalmente un sacco di Koala. Sono animali bellissimi ma non fanno altro che dormire e nei rari momenti di veglia si limitano a mangiare la foglia degli eucalipti. Continuiamo verso l’interno per circa 7-8 km, inoltrandoci nella foresta pluviale, la strada diventa sempre più impercorribile e così decidiamo di ritornare su quella principale. Arriviamo ad Apollo Bay, qui facciamo un breve giro a piedi per la via centrale. Il paese è carino e merita una breve sosta. Una ventina di km più avanti imbocchiamo una strada secondaria che dopo poco conduce a uno dei punti più aspri dell’Australia, Cape Otway, qui si trova il più antico faro tuttora esistente del continente, risalente al 1848. Dopo la visita al faro, riprendiamo la Great Ocean Road e dopo circa un’ora abbondante di viaggio raggiungiamo il sito dei dodici apostoli, formazioni rocciose che hanno avuto origine 10 –20 milioni di anni fa dall’azione erosiva delle acque. Parcheggiamo al visitor center e andiamo a visitare subito il punto più famoso: le Twelve Apolstles, i dodici apostoli anche se oggi non sono più dodici poiché l’azione erosiva del mare è continua e l’oceano spazza via la fragile arenaria. Lo spettacolo davanti ai nostri occhi è eccezionale: questi muraglioni giganti di roccia, che si ergono dal mare, sembrano delle vere e proprie opere d’arte. Il momento migliore per visitarli sarebbe al tramonto, quando la luce del sole filtra attraverso la nebbiolina del mare, delineando in modo suggestivo queste rocce. Continuiamo il percorso e facciamo ancora due o tre chilometri con la macchina, fino a raggiungere un altro punto, qui partono diversi sentieri da percorrere a piedi che conducono a punti panoramici e ad altre conformazioni rocciose, frutto sempre dell’erosione del mare, come il London Bridge, un bellissimo arco creatosi nella roccia, e tanti altri. Si è fatto per noi tardi, sono le 15 e la strada per Mt Gambier è davvero molto lunga. Passiamo per Port Campbell dove ci fermiamo a fare rifornimento. E’un paesino molto più piccolo di Lorne e Apollo Bay ma molto caratteristico che si affaccia su una baia. Percorriamo ancora altri lunghi ed interminabili 290 Km alla velocità massima di 100 Km/h, attraversando immense praterie e pianure con strade drittissime e veramente poco affollate, incrociando una macchina ogni 10 Km; lungo il percorso troviamo solo microscopici paesini che distano anche una cinquantina di chilometri l’uno dall’altro. Arriviamo per le 18.30 a buio inoltrato a Mont Gambier e cerchiamo subito il motel Holiday Inn Presidential che abbiamo prenotato. La sistemazione è molto brutta, per il riscaldamento c’è un compressore di aria condizionata “modello 15/18”, alquanto rumoroso. Usciamo subito per andare a cercare qualche cosina da mangiare, ma Mt Gambier non ci sembra un paesino molto caratteristico, fra l’altro fuori fa un freddo terribile: ci sono circa 5-6 gradi e siamo molto stanchi. All’inizio del paese, per fortuna, troviamo a fianco di un grande centro commerciale, un Pizza Hut, qui ci sbaffiamo due ottime pizze. Rientriamo in motel per le 20.30, ci facciamo una doccia gelata (poiché lo scaldabagno è mezzo rotto) e subito dopo andiamo a riposare.

17/06/07 da Mont GAMBIER ad ADELAIDE Purtroppo riusciamo a riposare molto poco, il climatizzatore fa tanto rumore e poco caldo e fuori invece fa freddo; così ci alziamo presto, aspettando le 7 del mattino per andare in centro a fare colazione. Purtroppo è domenica mattina, i locali sono ancora tutti chiusi, tranne uno, qui ci fermiamo. Dopo, andiamo a visitare il Blue Lake, situato sul cratere di un vulcano spento, ma non ci sembra niente di straordinario, così ci rimettiamo in viaggio, dobbiamo percorrere 460 km per arrivare ad Adelaide. Raggiungiamo, dopo parecchi chilometri, Millicent, attraversando distese impressionanti di piantagioni di conifere, senza davvero incontrare anima viva. Oltrepassato Millicent, piccolo paesino, si susseguono vari paesaggi tra loro molto differenti, piccoli centri abitati, praterie verdi con pecore al pascolo, saline in prossimità del mare, colline verdi e tondeggianti. Sostiamo per uno spuntino a Meningie, un paesino che dista poco più di un centinaio di chilometri da Adelaide, in un fast food della pompa di benzina, un posto tipico per pranzare e cenare in queste zone.

Ripartiamo e arriviamo ad Adelaide alle 3 del pomeriggio, nel frattempo però il cielo si è completamente annuvolato, quasi piove. Adelaide è una città molto elegante, ben pianificata, situata ai piedi delle colline, con un centro molto verde, ricco di piazze. Siccome non si è ancora fatto buio andiamo con la macchina a visitare le Adelaide Hills: si tratta di colline che distano una decina di km dal centro città, qui si trovano alcune tra le aziende vinicole più famose dell’Australia, inoltre da qui si può ammirare una splendida vista sulla città.

Ritorniamo ad Adelaide e facciamo con l’auto un giro nel centro per perlustrare la zona e individuare dove si trova il nostro albergo. Siamo alloggiati all’Hilton, situato proprio nella zona centrale della città, la camera è molto lussuosa, si trova al quindicesimo piano con una stupenda vista sulla città. Dall’orologio dell’hotel scopriamo inoltre che c’è una differenza di fuso orario di mezz’ora rispetto a Melbourne, ovvero rispetto all’Italia siamo avanti di otto ore e mezza.

Nel frattempo è scesa la sera, come al solito fa parecchio freddo, facciamo una passeggiata per il centro, ma haimè è domenica, i negozi sono tutti chiusi e in giro c’è pochissima gente.

Ceniamo in un ristorantino vicino all’ hotel, molto buono, indicato anche dalla guida Loley Planet, “ Gaucho’s “, qui fanno delle bistecche ottime e succulente, assolutamente da provare per credere. Usciamo veramente soddisfatti, anche se il conto è stato un po’ “caruccio”, ma bisogna ammettere che ne è valsa la pena. 18/06/07 ADELAIDE – ALICE SPRINGS Sveglia alle 6 del mattino per prendere il volo per Alice Springs. L’aeroporto di Adelaide non è molto grosso, così in breve tempo riconsegniamo la macchina all’agenzia di noleggio e facciamo il ceck-in. Dopo un volo di circa 2 ore e 20 arriviamo finalmente nella cittadina di Alice Springs. L’Australia è stato l’ultimo continente ad essere scoperto, ma anche ad essere esplorato. La colonizzazione rimase per molti decenni limitata alle regioni costiere: a metà del XIX secolo, l’interno del continente era ancora un mistero. Tra il 1840 e il 1862 ci furono diverse esplorazioni , nel tentativo però invano di raggiungerne il centro, ma furono tutte senza ritorno. Nel frattempo, si diffuse anche la leggenda dell’esistenza di un “mare interno” al centro del deserto australiano. E’ del 1860-61 la famosa e tragica spedizione di Burke e Wills, che furono sì i primi ad attraversare l’Australia da Melbourne al golfo di Carpentaria, ma morirono di fame sulla via del ritorno sulle rive del Cooper’s Creek, nell’Australia centrale. Nel frattempo, un’altra spedizione partita da Adelaide, condotta da J.M. Stuart, raggiunse, nel luglio 1862, Chambers Bay, vicino all’attuale Darwin. La via era ormai aperta: il percorso scelto da Stuart, dimostratosi il più idoneo, fu scelto per la linea telegrafica che collegò Adelaide a Darwin, da qui all’India e quindi all’Inghilterra, togliendo la colonia australe dal suo secolare isolamento. Successivamente, lo stesso tragitto venne seguito dalla ferrovia e infine dalla strada, la mitica Stuart Highway.

Il leggendario “mare interno” non esiste, l’outback non è altro che un immenso deserto di pietre e cespugli, di laghi salati e dune rosse; la flora e la fauna, qui, sono uniche al mondo, gli orizzonti sconfinati del tutto estranei alla realtà europea e la densità della popolazione assolutamente insignificante. Ed è proprio qui ad Alice Springs che è stata edificata in quegli anni la stazione del telegrafo necessaria per ripetere i segnali provenienti da Adelaide e da Darwin.

Con appena 27.000 abitanti, la città si trova al centro del continente australiano come un’oasi nel deserto, circondata da montagne rocciose e immersa in un paesaggio arido dai colori indescrivibili, veramente spettacolari. E’ attraversata dal fiume Todd, ormai, quasi perennemente asciutto. La città più vicina è Darwin, che dista 1500 Km. L’aeroporto è davvero molto piccolo, ritiriamo all’agenzia di noleggio il fuoristrada 4×4, prenotato dall’Italia, che ci serve per percorrere la Mereenie Loop e raggiungere il Kings Canyon. Poco dopo sistemiamo i bagagli all’Hotel Aurora. La reception è carina, la camera, invece, è un po’ deludente.

Nel pomeriggio visitiamo il paese e ci rechiamo al Tourist Information per acquistare il Mereenie Loop – pass necessario per transitare sul tratto di strada di proprietà aborigena. Qui infatti la popolazione ha una forte presenza aborigena, non a caso il centro offre numerosissimi atelier d’arte e cultura, in cui è possibile avvicinarsi alle tradizioni degli antichi abitanti di queste zone, acquistare splendidi dipinti aborigeni, ma anche più abbordabili souvenirs. Qui compriamo quattro tele ed alcuni boumerang come souvenirs da portare agli amici. Inoltre siamo colpiti dal suono di uno strano strumento musicale aborigeno, il digiridoo, lo compriamo, ma siccome è piuttosto ingombrante e ci risulta difficile portarcelo a dietro, decidiamo di farcelo spedire direttamente in Italia.

Più tardi, saliamo su Anzac Hill per un panorama a 360° sulla città e sui suoi dintorni, comprese le alture dei Mac Donnell Ranger.

Visitiamo anche la vecchia stazione del Telegrafo che si trova ad appena 4 km dal centro. Poi, con il fuoristrada, nel pomeriggio, andiamo verso le West Mac Donnell Rangers, una delle catene montuose più antiche della terra, e ci fermiamo a visitare le Simpson Gap; si tratta di una gola naturale incantevole, qui finalmente vediamo i tanto attesi canguri, è uno spettacolo a cui loro non si sottraggono. Sembra proprio che non abbiano paura dell’uomo. Poi, oramai al tramonto, ritorniamo verso Alice Springs, dove ceniamo da “ Oscar”, un ristorante del centro. La bruschetta era ottima, non si può dire lo stesso del risotto. Del resto che aspettarsi, non siamo in Italia!!!!

19/06/07 ALICE SPRINGS- KINGS CANYON Dopo un ottimo cappuccino, ci mettiamo in viaggio per il Kings Canyon. Percorriamo la Namatjura drive, una strada asfaltata lunga 86 km che termina a Glen Helmen, dove si trova una fattoria, oggi trasformata in affittacamere, con un ristorante ed una pompa di benzina, unica nella zona, da qui inizia il tratto non asfaltato, circa 260 km prima di raggiungere il Kings Canyon.

La strada si percorre molto bene, l’unico problema sono le buche, c’è ne sono a non finire, quindi preparatevi. Dopo una trentina di km, arriviamo su una collinetta da cui si ha una vista mozzafiato sul deserto australiano. Non si sente nessun rumore, se non quello del vento che alza la sabbia e muove le foglie degli arbusti bassi. Da qui si ha anche una splendida vista su Gosse’s Bluff, un cratere meteoritico magnifico. Circa 130 milioni di anni fa, un velocissimo blocco di roccia sbatté contro l’atmosfera e penetrò 600 metri sotto terra, dove si vaporizzò ed esplose. Diverse centinaia di km di territorio saltarono per aria ed una nuvola di fumo si alzò per circa 20 km di altezza. L’impatto formò così un enorme cratere di 22 km di diametro. Nei successivi 130 milioni di anni, il vento e la pioggia portarono via 2-3 km di terra. Quello che e’ rimasto del cratere originale e’ il cuore centrale. La cresta si innalza per circa 50-100 metri da sopra il piano circostante, ed e’ alcuni km di circonferenza. Grazie alla natura arida dell’area, il cratere non e’ stato coperto da vegetazione ed e’ rimasto estremamente visibile. Anche se non molto conosciuto dal mercato turistico, questo e’ uno dei crateri più studiati al mondo, per il suo stato di conservazione e la sua bellezza.

Lungo questo interminabile percorso della durata di circa 4-5 ore non incrociamo nessuno se non 3-4 fuoristrada avventuratosi quanto noi.

Sul percorso incontriamo perfino branchi di cavalli selvatici e asini. Che natura spettacolare!! Questo deserto racchiude delle meraviglie naturali, ciascuna delle quali, da sola, vale il viaggio. Arriviamo finalmente per le 17 al Kings Canyon, il cielo nel frattempo si è annuvolato e comincia anche a piovigginare, la temperatura al scendere della sera si abbassa sempre più, il freddo comincia a farsi pungente. Qui siamo alloggiati al Kings Canyon Resort, unico hotel presente nella zona; la sistemazione è davvero molto confortevole, abbiamo addirittura una spa in camera con vista sul deserto. La sera ceniamo al buffet dell’hotel, davvero ottimo, c’è di tutto, dai tortelloni con la panna, alla carne di coccodrillo. Alle 20.30 di sera non c’è più nessuno in giro, allora ci ritiriamo in camera a provare la spa e a riposarci perché domani ci aspetta la scalata del Kings Canyon.

20/06/07 KINGS CANYON-AYERS ROCK Purtroppo ci svegliamo ancora sotto una fitta pioggerellina, ma ci prepariamo ugualmente per la scalata. Arriviamo al parcheggio del parco, ci infiliamo l’impermeabile (che non deve mai essere dimenticato in camera) e ci cimentiamo in una camminata di circa 6 km, lungo un percorso circolare, effettuabile in 3 ore; la prima parte è caratterizzata da numerosi scalini. Arrivati sulla cima, seguendo l’orlo del canyon, si possono ammirare meravigliosi panorami; la roccia rossa del canyon, perpendicolare al terreno, svetta per oltre 100 metri sopra palmizi lussureggianti e boschetti di felci e cicadacee incredibili.

Si scende poi attraverso il Garden of Eden, oasi tropicale situata nelle profondità del canyon, caratterizzata da specchi d’acqua e dal verde intenso della vegetazione. La Fra non fa altro che scattare foto, nel frattempo per fortuna però ha smesso di piovere e sembra che il sole abbia avuto la meglio.

Rientriamo al parcheggio per le 12 e ci mettiamo in viaggio per Ayers Rock, la meta più attesa di questo tour australiano. Dopo circa 300 km arriviamo finalmente a Yulara, la cittadina costruita per ospitare i turisti che vengono a visitare il parco nazionale. Qui troviamo veramente tutto: centro visitatori, alberghi, ristoranti, campeggio, supermercato, distributore, banca, ufficio postale, nonché turisti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo prenotato l’Hotel Lost Camel, una sistemazione carina e per fortuna non troppo cara.

Sistemati i bagagli in camera andiamo subito a visitare il monolito. L’Uluru, nome originario dato dagli aborigeni al luogo, è una delle attrazioni naturali più conosciute del mondo, un gigantesco monolito rosso, che emerge dalle pianure semiaride nel mezzo dell’Outback australiano, 9,4 km di circonferenza ed alto 340 mt. Oltre al notevole interesse naturale, questo luogo conserva anche un valore sacro per le tribù aborigene.

Con la macchina riusciamo a girarci attorno, poi parcheggiamo e a piedi facciamo un piccolo percorso che permette di camminare ai suoi piedi. È davvero una cosa meravigliosa, la terra è rossissima e la superficie del monolito è proprio particolare, sembra venuto dallo spazio.

Poco più tardi ci troviamo assieme a centinaia di turisti, ad ammirare il tramonto su Ayers Rock, a scattare decine di foto. Il tramonto è particolarmente suggestivo, in quanto al calare della luce muta colore passando in rassegna una serie di rossi sempre più scuri e intensi. Rientriamo a Yulara e cerchiamo un posto per cenare, andiamo a vedere i buffet dei vari resort, ci sembrano tutti molto cari e con pietanze che non corrispondono proprio ai nostri gusti, allora andiamo in un posto molto carino: il Pioneer BBQ and Bar . Il locale è molto semplice, ovviamente non bisogna avere pretese particolari, con poco si possono gustare ottimi filetti di manzo, ma anche carni tipiche australiane quali, bistecche di canguro e coccodrillo. La carne te la danno cruda, poi sei tu che sulle griglie te la cuoci.

Poco più tardi ci fermiamo un qualche istante ad ammirare il cielo stellato, è una cosa impressionante, le stelle sono tantissime e luminosissime, e sembrano molto vicine, questo perché non c’è inquinamento luminoso e l’aria è pulita, senza foschia, non come la nostra pianura padana. Intanto la temperatura è scesa di parecchio, davvero una forte escursione rispetto al giorno, del resto qui è quasi inverno.

Sono intanto venute le 21 e rientriamo in hotel, una bella doccia e subito a letto, siamo cotti, domani mattina dobbiamo alzarci alle 6.00 per poter andare a vedere l’alba.

20/06/07 AYERS ROCK – SIDNEY Richiudiamo i bagagli e alle 6.30 abbiamo già fatto il ceck-out, dopo un cappuccino caldo che ci aiuta a scaldarci, ci dirigiamo al monolito per assistere all’alba.

Purtroppo però il tempo non è dei migliori, il cielo sembra completamente coperto, ci dirigiamo al Sunrise Point, qui troviamo altre persone e soprattutto diversi turisti venuti con il tour safari, per vivere l’esperienza del Outback Australiano al 100%; questi infatti trascorrono la notte all’aria aperta, sotto le stelle, dentro al sacco a pelo e a fianco del fuoco per scaldarsi.

Attendiamo fino alle 8 ma le nuvole invece di andarsene continuano ad aumentare, che sfortuna non riusciamo ad assistere a questo splendido spettacolo naturale. Salutiamo allora il monolito e percorriamo con l’auto circa 50 km per arrivare a Kata Tjuta (i monti Olga), 36 enormi cupole che si innalzano nel deserto, raggiungendo la quota di 545 m, ancora più alte del monolito, formando canyon spettacolari dai colori suggestivi ed unici.

Arrivati al parcheggio si possono intraprendere due percorsi a piedi che si inoltrano tra questi montarotti. Il primo, della durata di circa 3 ore (7.5 Km) chiamato ”Valley of the Winds” e l’altro della durata di circa 1 ora (2.5 km) chiamato Walpa Gorge. Siccome il tempo a disposizione non è molto, alle 13.40 abbiamo infatti il volo per Sidney, decidiamo di fare il secondo sentiero che conduce sino alla fine della gola, salendo leggermente e offrendo viste molto belle del paesaggio circostante. Verso le 11, ritorniamo a Yulara e ci rechiamo all’aeroporto per riconsegnare il fuoristrada e fare il ceck-in.

L’aeroporto è davvero molto piccolo, si trova nel ben mezzo del deserto, dentro è presente solamente un piccolissimo bar ed un negozietto di souvenirs. Il volo è in orario e alle 17, dopo circa 4 ore, arriviamo nella sognata Sidney.

Qui prendiamo il pulmino degli hotel che con pochi dollari ci porta subito in centro, siamo alloggiati all’hotel The Grace. L’hotel si trova in un’ottima posizione, in angolo fra la Kings Street e la York Street, a pochi passi dall’animata zona di Darling Harbour e a una decina di minuti a piedi dall’Opera House. La camera è molto confortevole e lussuosa, ci viene subito portata una bottiglia di vino bianco fresco con un sacchetto di cioccolatini, come omaggio da parte della direzione dell’hotel.

Intanto sono già le 19.30, è ora di andare a cenare altrimenti rimaniamo senza cena, anche qui come in tutta l’Australia si mangia molto presto. Siamo un po’ spaesati, non sappiamo dove andare, apriamo le nostre guide e cerchiamo così di capire se in zona c’è qualcosa di carino. Decidiamo di dirigerci verso Darling Harbour, la scelta è veramente azzeccata, qui troviamo una grande varietà di ristoranti in grado di soddisfare ogni palato e ogni tasca. Noi optiamo per il ristorante italiano e ci sbaffiamo delle gustose bruschette al pomodoro e un piatto di spaghetti ai frutti di mare, davvero speciali. Dopo cena facciamo una passeggiata per il quartiere che è molto bello, recentemente rinnovato, dove hotel di lusso, grattacieli, ristoranti, pub, locali, parchi tematici sbucano da ogni parte.

Rientriamo poi nel nostro albergo per farci una bella dormita.

21/06/07 SIDNEY La giornata è bellissima, in cielo non c’è una nuvola, oggi andiamo in giro per la città. A piedi visitiamo i Royal Botanic Garden, luogo ideale per passeggiare e rilassarsi, da qui si hanno viste deliziose sull’Opera House, la città ed il mare. Raggiungiamo l’Opera House, uno dei capolavori architettonici del XX secolo, che accoglie al suo interno una serie di teatri, spazi per esibizioni, ristoranti e caffé. È una struttura veramente bella, la copertura è a forma di conchiglia o di vela, ricoperta con più di un milione di mattonelle in ceramica bianca. Raggiungiamo Circular Quay dove si trova il terminal dei traghetti, qui prendiamo il battello per il Taronga Zoo che si trova in una posizione privilegiata affacciata sulla città e la baia. Qui c’è la più grande collezione di animali esotici ed autoctoni dell’Australia, vediamo i Koala, i canguri, gli istrici, i coccodrilli, i serpenti, ed alcune specie di uccelli come i pellicani, i pinguini ecc. Merita davvero farci un salto, lo zoo è splendido, così come la vista che da lì si gode sulla città. Ritorniamo nel pomeriggio a Circular Quay e a piedi andiamo a visitare il quartiere The Rocks, un tempo quartiere operaio, situato a ovest di Circular Quay, oggi trasformato in un’area turistica con decine di negozi, bar e ristoranti.

Visitiamo il Sidney Harbour Bridge, il ponte in ferro ad un’unica campata di 502 m, inaugurato nel 1932, pensate, pesa 52800 tonnellate. Al tramonto facciamo una passeggia sul ponte lungo il sentiero pedonale ed in corrispondenza del pilone nord, pagando una decina di dollari, saliamo 200 gradini e da qui godiamo di una vista panoramica fra le migliori della città.

Verso le 17.30 prendiamo il traghetto che da Circular Quay ci conduce in circa un’oretta a Darling Harbour. Vedere dal mare tutti i grattacieli illuminati è veramente uno spettacolo. Qui scendiamo alla fermata dell’acquario, non è ancora ora di cena e allora andiamo a visitarlo. L’acquario è uno dei più grandi al mondo, con un percorso sottomarino lungo 146 metri, vanta una variegata collezione di creature marine provenienti da una vasta gamma di ambienti subacquei. Cominciamo però ad essere cotti, i piedi iniziano a farci male, oggi abbiamo camminato parecchio e non ci siamo ancora fermati un minuto. Andiamo allora a cercare un ristorantino per mangiare. Ci fermiamo da “In Angus steak House”, un locale super affollato dove servono solamente carne, davvero ottima. Rientriamo per le 22 in hotel per una doccia e poi subito a riposare.

22/06/07 SIDNEY È l’ultimo giorno che passiamo in Australia…Per fortuna anche oggi il tempo è bello, pensate, ci hanno detto che i giorni scorsi non faceva altro che piovere, addirittura, prima che arrivassimo, in televisione parlavano delle gravi condizioni meteo di queste zone. Che fortuna… Oggi è domenica, in giro c’è poco traffico, Sidney sembra completamente un’altra città: i bar e i negozi sono tutti chiusi. Verso le 10 del mattino le cose cambiano, i negozi aprono e la città si popola. Ci facciamo un giro per il Central Business Distrect, un quartiere commerciale pieno di negozi e appartamenti lussuosi, visitiamo da fuori il municipio, la A.M.P Tower, una torre alta 305 m. Saliamo poi sulla monorotaia chiamata Monorail, principalmente usata dai turisti, che viaggia in un perimetro circolare attorno al CBD e al Darling Harbour e osserviamo i quartieri della città da un punto di vista diverso dal solito.

Verso le 11.30 prendiamo l’autobus che passa a sud di Hyde Park e in circa 40 minuti arriviamo nella celebre Bondi Beach, la più famosa spiaggia australiana, una striscia di sabbia dorata lunga 1 km, che si dispiega fra due promontori rocciosi. Bondi ha uno stile tutto suo. Qui viene praticato da molte persone il surf, infatti si vedono un sacco di surfisti, ovviamente con la muta, poiché l’acqua è molto fredda. Bondi è un eclettico mix di caffé artistici e ristoranti. Campbell Parade, il lungomare parallelo alla spiaggia, è costellato da una serie di caffé all’aperto e gelaterie. Basta attraversare la strada per scoprire i negozi di beachwear, abbigliamento di tendenza, e tutto il necessario per praticare il surf.

Andiamo a vedere la famosa piscina del Bondi Iceberg, scavata nella roccia e rimaniamo impressionati dalle onde dell’oceano che si infrangono sulle sue pareti. Qui c’è un ristorante, un po’ caruccio, ma con una vista sulla spiaggia e l’oceano veramente unica.

Facciamo un giretto in centro e ci fermiamo a mangiare un buon hamburger da “Sobo”, un posto carino e di tendenza sul lungomare. Riprendiamo l’autobus e rientriamo verso il centro della città, ancora un giretto per The Rocks e, aspettando il sole tramontare, facciamo qualche foto notturna al teatro dell’opera e al ponte che è illuminatissimo. In giro c’è veramente un sacco di gente, molti sono i locali per fare l’aperitivo. Prendiamo poi l’autobus per andare a mangiare in un posto consigliato dalla nostra guida che si trova nel quartiere del East Sidney, lungo la Oxford Street, ma arrivati nel luogo indicato dalla guida, non riusciamo a trovarlo, forse non esiste più… Questa zona alla sera non sembra tranquilla come il centro città: in giro si vedono brutti “ceffi” e qualche ubriaco, non ci sentiamo molto sicuri, soprattutto lungo le vie traverse. Ci incamminiamo allora verso Darling Harbour, passando per Chinatown; la camminata è lunga, la Fra è esausta, non fa altro che lamentarsi che ha male ai piedi. Finalmente troviamo un ristorante che sembra ispirarci, è italiano, anche se di italiano è rimasto solo il nome, nemmeno il proprietario lo è più. Verso le 21.30 rientriamo in hotel, è giunta l’ora di fare le valigie e salutare l’Australia, ci dispiace andarcene, avremmo ancora tanti posti da vedere, tante zone da esplorare, vorrà dire che ritorneremo, domani mattina intanto ci aspettano otto lunghe ore di aereo, alla volta della tanto sognata Polinesia, inizia così la seconda parte del nostro indimenticabile viaggio di nozze…Speriamo almeno lì di riposarci un pochino, ma sappiamo, conoscendoci, che difficilmente sarà così…

A presto Australia !!!!



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