Going to the Land Downunder

Jennifer ed Alessio Siamo partiti!Dopo 7 mesi di preparativi finalmente ce l'abbiamo fatta. Siamo sull’aereo che ci porterà dall’altra parte del mondo! Dopo 12 ore di volo abbiamo trovato il primo intoppo:dal monitor notiamo che il pilota cambia rotta.Subito dopo ci annunciano che, a causa di un'emergenza medica,avremmo fatto scalo forzato...
Scritto da: alessio78
going to the land downunder
Partenza il: 15/05/2006
Ritorno il: 07/06/2006
Viaggiatori: in coppia
Jennifer ed Alessio Siamo partiti!Dopo 7 mesi di preparativi finalmente ce l’abbiamo fatta. Siamo sull’aereo che ci porterà dall’altra parte del mondo! Dopo 12 ore di volo abbiamo trovato il primo intoppo:dal monitor notiamo che il pilota cambia rotta.Subito dopo ci annunciano che, a causa di un’emergenza medica,avremmo fatto scalo forzato a Bangkok.E così possiamo notare atterrando che in Tailandia ci sono estese enormi di risaie,niente pagode o palafitte ma solo alti grattacieli..Vista da qui la città si presenta molto diversa da ciò che ci si aspetterebbe. Jen é in ansia;questo scalo fará ritardare il nostro arrivo a Singapore,e di conseguenza anche quello a Sydney..Chi deve cambiare aereo rischia di perdere la coincidenza. Non abbiamo capito cosa ci attenderà ;sembra che l’aereo che ci porterà a Sydney sia questo,ma quando Jen chiede all’assistente di volo delucidazioni,lei risponde in tutta fretta che a Singapore tutti dovranno scendere,in ogni caso. Che sarà di noi e dei nostri bagagli? In realtà abbiamo molti meno motivi di preoccuparci di coloro che dovrebbero cambiare aereo,ma loro sembrano tutto sommato rilassati e fiduciosi..Saremo noi o saranno loro?..O sarà la naturale sfiducia italiana.Comunque restiamo fermi da mezz’ora e non si accenna a partire.

Siamo decollati, ma gli inconvenienti non sono finiti:dopo lo scalo tecnico di Singapore, dove scendiamo solo per un ulteriore controllo del bagaglio a mano e un rifornimento ripartiamo per Sydney, ma a causa di una fortissima nebbia siamo costretti a deviare per Melboune.Nebbia in Australia ma che succede?Com’è possibile? L’attesa e’ snervate: siamo in viaggio da 26 ore e non siamo riusciti dormire molto finalmente alle 11 e 30 tocchiamo il suolo di Sydney, ad aspettarci ci sono la cugina (Luisa) e la zia di mia moglie,che si erano svegliate alle 4 e 30 per venirci a prendere all’ora del nostro presunto arrivo,le 5 e 10.

Raggiunta casa della zia ci facciamo una doccia e partiamo con Luisa “to hit the town”.

Per prima cosa prendiamo un ferry che dopo pochi minuti ci svela lentamente le icone della baia: l’Opera House e l’Harbour Bridge.

Lo spettacolo e’ magnifico e, nonostante la stanchezza, non possiamo che rimanere entusiasti dal passaggio.Spesso abbiamo visto città costruite su anse di fiumi, ma mai su insenature dell’oceano.

Scendiamo a Circular Quey e Luisa ci porta a The Rocks, quartiere storico così denominato per le rocce che ne costituisco le fondamenta.Le case sono in tipico stile vittoriano ed il contrasto con lo skyline metropolitano è di grande effetto.Dopo aver visto il visitor centre,dove lavora Luisa diamo una veloce occhiata al Discover Museum, che raccoglie le testimonianze della storia del quartiere e facciamo poi una veloce capatina all’ Argyle: un locale di nuova apertura dall’esterno ottocentesco e l’interno ultramoderno,ma con la struttura portante di travi in legno originali, davvero alternativo..Inoltre a tavoli non ci si siede, ci si sdraia Usciti corriamo alla Sydney Tower, la torre panoramica dalla quale speriamo di vedere il tramonto sulla città. Arriviamo in tempo e lo spettacolo e’ mozzafiato, ma purtroppo la stanchezza inizia a farsi sentire ed ogni tanto le palpebre crollano e la testa ciondola, così torniamo a casa,dove ci aspetta una cena con gli zii ed i cugini.

Fortunatamente tutti capiscono i nostro sfinimento così alle 20 e 5 siamo già a dormire dopo 48 ore e mezza all’ultimo risveglio in un letto.

18-05-2007 Il mattino dopo siamo svegli alle 6 e 30 e la prima cosa che ci colpisce è il canto degli “uccellini”; qui non ci sono passeri, merli o cornacchie, bensì pappagalli di tutti i colori, che svolazzano allegramente da un albero all’altro in cerca di cibo.

Decidiamo di dedicare un’altra giornata al Sydney CBD (Central Business District), così prendiamo il treno ed in 30 minuti arriviamo a Town Hall, da dove raggiungiamo la Monorail il famoso trenino sopraelevato che percorre il centro su una monorotaia, con la quale vediamo le vie della città, purtroppo sotto la pioggia .

Pranziamo al Fish Market, il mercato del pesce di cui abbiamo letto in tante guide: dicono che si può scegliere il pesce e farselo cucinare sul posto, ma evidentemente non troviamo lo stand giusto, e finiamo col ritrovarci in mano un vassoione di frittura mista dalla qualità deludente.

In compenso abbiamo visitato un paio di pescherie e constatato che qui il pesce è enorme, oltre che ricco in varietà e specie, cosa che del resto abbiamo già appurato anche per quanto riguarda le verdure e la frutta che spesso sono di tipi che non abbiamo mai visto e, quando invece ci sono noti, sono quantomeno fuori-stagione, ad esempio troviamo le une accanto alle altre fragole e castagne! Vogliosi di riassaporare l’aria di The Rocks ci dirigiamo verso la zona dei moli, dove i VIPS hanno i loro appartamenti, con tanto di posto yacht davanti casa e dove ci sono i locali più “inn” della città.

Passeggiando sul molo riusciamo a vedere l’Opera House e l’Harbour Bridge da una prospettiva diversa;rubiamo con gli occhi l’immagine di ogni piccolo particolare di questi simboli australiani.

Decidiamo poi di andare a vedere l’osservatorio astronomico della città e dopo mille peripezie per scovarlo (come attraversare la strada a sei corsie, trafficatissima, sull’Harbour Bridge?)arriviamo su questa magnifica collina,ricca di alberi autoctoni e di erba verde, in contrasto con il cielo grigio di questa piovosa giornata; i giornali dicono che non pioveva così da 7 anni. Il palazzo dove sorge il centro astronomico é vittoriano ed ha un fascino d’altri tempi..

Entriamo e ci fermiamo ad osservare le molte teche in cui parti di vecchi telescopi e strumenti vari del passato sono perfettamente conservati.

Un occhiata al panorama dall’alto della collina e poi via, verso l’Outback Centre, dove ci aspetta una performance di un suonatore aborigeno di didgeridoo..Bravissimo.Rapiti dal suono di questo antico strumento tribale,decidiamo ci provarci anche noi, ma non c’é verso..Il suono non esce..Dov’é il trucco?! Usciamo che omai e’ buio (in maggio il sole tramonta alle 17 e 30 da queste parti) e decidiamo di tornare ad Auburn dagli zii, anche perché iniziamo ad essere “sleepy”.Mentre Jen è a fare la doccia loro mi raccontano qualcosa di quando sono arrivati qui, emigranti, alla fine degli anni ’50:la vita era veramente dura allora,gli unici luoghi abitati da non aborigeni erano le città e se si voleva uscire dai centri bisognava portarsi dietro tutto ciò che era necessario per il sostentamento…Di caffè,supermercati e benzinai neanche l’ombra,pochissime strade erano asfaltate, ma si godeva della natura a 360°!! Dopo un po’ la stanchezza prevale e verso le 11.00 p.M. Siamo a nanna.

19-05-2007 Oggi ci svegliamo presto e dopo una buona colazione a base di latte e torta fatta in casa, con gli zii ci dirigiamo verso le Blue Mountains.

Prendiamo la Highway che da Auburn porta verso Katoomba, centro più importante della zona. Vediamo sulla strada alcuni piccoli paesi molto tipici con conformazione standard: un viale principale puntellato da negozietti e qualche casa nei dintorni.

Ci fermiamo per godere dell’aria fresca delle montagne e bere un caffè, la giornata è molto fredda e ventosa, e a dire il vero non eravamo preparati a trovare un clima così rigido già a Sydney, anche se comunque bisogna tener conto che qui è autunno inoltrato.

Attraversiamo poi Leura, dove ci sono dei resort veramente molto belli e lussuosi, che si affacciano sulla valle:da qui inizia la famosa nebbiolina blu, che dà appunto il nome alle Blue Mountains, e che viene emanata dagli eucalipti, donando a queste montagne un fascino un po’ mistico. Arriviamo all’Echo Point, un punto di osservazione dal quale ammiriamo le Three Sisters, tre cime rocciose soggetto di una bella leggenda aborigena che le vuole, per l’appunto, tre sorelle pietrificate da uno stregone che, nel tentativo di proteggerle da un mostro che si stava loro avvicinando, non è poi riuscito a riportarle in vita, rimanendo egli stesso ucciso.

Un po’ tutte le storie aborigene che sentiremo sembreranno avere il comune denominatore di animali mitici e magia.

Pranziamo in un ristorante qui vicino e subito dopo ci dirigiamo allo Scenic World, dove una specie di trenino a cremagliera con una pendenza da montagne russe ci porta a valle.

Camminiamo nella foresta, tra eucalipti, liane, ficus e felci, vediamo i resti delle vecchie miniere di carbone che si trovavano qui ed arriviamo fino al punto in cui la cableway ci riporta al punto di partenza.

Tornati a casa facciamo un riposino pomeridiano ( il jetlag si fa sentire, anche se dilazionato nei giorni) e alle 18 siamo fuori per andare a cena “al Club”, un posto vicino a Parramatta, frequentato spesso dagli zii,dove con 20 dollari mangiamo l’impossibile ..Un buffet “all you can eat” che ha pesce freschissimo, infatti ci strafoghiamo di ostriche (Alessio), gamberetti, sushi, salmone (io), etc..Tornati a casa, alle 20 e 30 usciamo con Luisa ed Italo per un giro di Sydney by night.

Per prima cosa vediamo il grandissimo villaggio olimpico, pieno di luci colorate e di musica ..Ci sembra di sentire i Red Hot Chilly Peppers, che stiano facendo un concerto in questo momento? Poi capiamo che non è musica dal vivo, anche se qui comunque fanno molti concerti e gli spazi per la musica abbondano, come vediamo dalle locandine fuori dai vari locali.

Il fascino delle luci della città ci rapisce e siamo fortunati: ci sono persino i fuochi d’artificio (fatti apposta per noi – dicono Luisa e Italo). Attraversiamo Kings Cross, zona a luci rosse dove non mancano case chiuse (in Australia legali)e strip clubs..Il lato oscuro della città.

Camminiamo sotto l’Opera House e, saliti per ammirarla più da vicino, Italo ci fa notare come la struttura sia stata modificata in corso d’opera, come dimostrano alcune scale che nel primo progetto dovevano condurre sicuramente a qualcosa e ora invece finiscono nel nulla..Il tutto comunque senza intaccare l’estetica di questa bellissima struttura che si staglia contro il cielo con le sue “vele” bianche.

La sera, prima di addormentarci io e Alessio facciamo una constatazione: guidare a Sydney non sembra facile, qui tutti corrono come pazzi, e accelerano dove noi solitamente rallentiamo (ad esempio all’imbocco delle rotatorie), speriamo di non avere problemi nei prossimi giorni, quando prenderemo la macchina a noleggio e dovremo cavarcela da soli.

20-05-007 Dopo colazione andiamo in città per lo shopping..

Prendiamo il treno e scendiamo alla fermata Centre, pochi passi e siamo al Paddy’s Market, dove si trovano molti tipici souvenir australiani, soprattutto di fattura aborigena, visto che lo stile artistico di questo popolo (con la caratteristica pittura “puntinata” e la prospettiva “a volo d’uccello” )è molto apprezzato nel mondo.

Verso mezzogiorno torniamo a casa e partiamo subito dopo per andare a pranzo da Agnese (la figlia degli zii) a Blacktown, dove ci aspetta un pranzo a base di BBQ.

Lì troviamo suo marito Giuliano, alle prese con la griglia, loro figlio Daniele e loro figlia Jessica con il ragazzo (Collin), Cristina (l’altra cugina di Jen) e la sua amica Caroline.

Mangiamo in abbondanza ed assaggiamo i famosi vini australiani che secondo noi non hanno nulla da invidiare a quelli italiani.

Nel pomeriggio andiamo al Wildlife Park, poco distante, dove vediamo i più tipici animali australiani: wallabies, canguri, wombat, emu’, koala, serpenti velenosi, etc. Purtroppo manchiamo il diavolo della Tasmania, che sembra fare il timido e non vuole uscire dalla sua tana.

La sera ci fermiamo anche a cena, ma prima del pasto ci aspetta una sfida a calcetto, dove Jen ed io sfidiamo Collin ed Italo, che nel frattempo e’ arrivato con Luisa: Australia vs Italy..Perdiamo (..Non c’era “il Pupone”).

Dopo cena ci fermiamo a tavola a chiacchierare fino alle 22.00:con loro si sta veramente bene e sono delle bellissime persone, siamo felici di aver avuto quest’occasione di conoscerli meglio.

Infine, dopo mille tentativi (tutti falliti) di farci una foto tutti assieme con l’autoscatto, Daniele ci dà uno strappo a casa degli zii e ci racconta della sua intenzione di venire a vedere l’Italia questa estate.

21-05 -2007 Oggi andiamo al Medicare, l’equivalente della nostra ASL,per coprirci le spalle dal punto di vista sanitario:qui, grazie a una convenzione con l’Italia, ci rilasciano una tessera che permette di avere il rimborso delle spese mediche eventualmente sostenute in territorio australiano.(fortunatamente non e’ servita,ma è stato meglio premunirsi) Da Parramatta prendiamo il treno per Circular Quey, da dove, ogni 30 minuti, partono i ferry per Manly.

Il tragitto sul ferry e’ piacevole, anche perché c’è una bella arietta ed il mare e’ calmo, per cui approfittiamo per stare sul ponte.

Manly e’ una di quelle località sul mare, o meglio oceano, dove la bellezza dei luoghi si mescola al turismo.

Usciti dal porticciolo prendiamo il viale pedonale alla fine del qual c’e’ una delle spiagge più belle che abbiamo mai visto:incastonata nelle rocce,formata da sabbia pulitissima e colpita dolcemente da onde spumeggianti.

In lontananza vediamo dei surfers, neofiti a nostro avviso, vista la frequenza con cui cadono.

Camminiamo a piedi nudi sulla spiaggia e ci bagniamo i piedi nell’oceano, prendiamo poi il percorso panoramico tra eucalipti e piante autoctone e ad un certo punto,dopo esserci persi ed aver preso una strada a caso,ci ritroviamo in un quartiere con delle ville pazzesche.

Torniamo poi al viale pedonale e prendiamo uno smoothie, una specie di frullato a base di frutta esotica.(quello di un locale neozelandese in franchising è fantastico) Ci imbarchiamo nuovamente sul traghetto per tornare a Sydney.

All’ uscita del Vistor Centre di The Rocks ci incontriamo con Luisa ed andiamo a cena da Pony, un ristorante lì vicino.

Il locale è molo carino, ma il cibo non è chissà che.

Dopo un po’ ci raggiunge Italo, ed insieme andiamo all’osservatorio,(i biglietti sono stati prenotati in precedenza da Luisa) dove vediamo la croce del Sud, la Luna, Saturno, Giove con le sue 4 lune(Ganimede,Callisto,Europa ed Io)… E la nebulosa di Magellano.

Serata veramente fantastica!!

22-05-2007 Oggi prenderemo l’aereo che ci porterà a Melbourne. Partenza alle 8.00 e alle 10.00 siamo sul bus che ci porta in città.(15 $) Dove incontriamo una signora molto gentile che ci consiglia di lasciare i bagagli alla stazione dei bus per girare più agevolmente la città. Cosi’ facciamo(12$) In città prendiamo inizialmente il tram sbagliato (quelli verdi sono a pagamento), poi quello giusto che fa il giro intorno alla città (circular è quello color vinaccia ed è gratis) Melbourne e’ meno caotica di Sydney e la gente guida meglio. Come a Sydney ci sono molti palazzi ottocenteschi che si scontrano col neomodernismo,un po’ paradossale, ma bello. Scendiamo al Batman’s Garden e facciamo a piedi un bel tratto di strada pedonale che si affaccia sullo Yarra River, e dove molti artisti di strada mostrano la loro arte.

Camminiamo lungo l’Heritage Path, che ci mostra angoli molto particolari della città,ma purtroppo alle 15.00 dobbiamo ritirare la macchina, e quindi, dopo aver preso i bagagli alla stazione e fatto un bel tratto di strada con ingombri al seguito,siamo alla Hertz.

Qui ritiriamo la Corolla 1800 con cambio automatico, comoda per girar su strade trafficate, ma con poca ripresa e pessimi freni.

Alle 15.30 siamo sulla strada per Ballarat. Le strade sono fantastiche, e sui due lati vediamo campi con mucche e pecore.

Alle 17.45 siamo a Sovereign Hill, dove, dopo una doccia entriamo nel parco per assistere allo spettacolo Blood on the Southern Cross, una rappresentazione di suoni e luci che spiega lo scontro fra i cercatori d’oro e i soldati della corona britannica.

All’inizio lo spettacolo non sembra granché ma dopo il tragitto con un trenino si entra in un teatro e lì inizia il bello, l’unico problema e’ la lingua.

Jen rischia una polmonite per capelli bagnati (dei tanto assicurati phon,da parte dei gestori,neanche l’ombra) e poi fa un freddo polare, tanto che al ritorno ci facciamo una tazza di latte caldo.

Nota: bella camera al YHA, ma no ensuite.

23-05 -2007 Riconsegnata la chiave andiamo al Gold Museum che apre alle 9.30. Qui ci sono pepite d’oro enormi,attrezzi usati dai cercatori e preziosi fatti in oro, tutto perfettamente organizzato in teche ed espositori. E’ molto interessante leggere della storia di uomini,che per la ricerca della ricchezza,hanno fatto così tanti sacrifici in buie miniere ed apprendere che la più grossa pepita è stata trovata sotto uno strato di terra di soli 2,5 cm,paradossale! Poi ci dirigiamo verso il parco e dopo un breve filmato introduttivo,sempre sulla storia dei minatori, entriamo nel paese (ricostruito in base a fotografie del 1800) e restiamo senza parole:davanti agli occhi ci si apre un mondo fatto di antichi mestieri, case in legno e carrozze a cavalli.

Non ci sono parole per descriverlo..Faremmo altre 27 ore di aereo solo per tornare qui.

Vediamo come si fanno i lingotti, le candele, le ruote peri calessi, scendiamo nella miniera per un tour guidato,vediamo soldati in giacca rossa che sparano con vecchi fucili ed una scenetta di persone messe in carcere perché contrabbandavano alcol.

In un panetteria prendiamo 6 paste, 1 torta di mele ed 1 pagnotta gigante di pane, e paghiamo 17$, tutto buonissimo, tranne la torta che ci delude un po’.

Purtroppo ci aspettano 200 km di strada e alle 15.00 puntiamo verso Apollo Bay.

Raggiungiamo Geelong senza problemi. A Torquay cerchiamo Bell’ Beach, dove hanno girato l’ultima scena di Point Break.

Troviamo all’inizio altre spiagge, poi ad un tratto eccola lì, luoghi fantastici amati da questo strano popolo di surfisti che aspetta pazientemente l’onda che li farà volare per qualche minuto.

Ormai sta imbrunendo e abbiamo ancora 110 km da fare. Percorriamo la Great Ocean Road al buio e con la pioggia il che non è il massimo.Verso le 19 arriviamo al YHA di Apollo Bay, che e’ nuovo e molto bello.

24-05-2007 Oggi ci dirigiamo verso il Cape Otway National Park, per fare la tree top walk.

All’inizio,grazie anche al Tom Tom 6,ci perdiamo e ci ritroviamo in mezzo al parco, su uno sterrato dove incontriamo un wallaby in mezzo alla strada ed una specie di gatto selvatico, molto simile a un piccolo tigrotto,che però vedo solo Alessio.. Cos’era? Poco dopo riusciamo a ritrovare la strada principale ed arriviamo all’entrata del parco. Questa attrazione è una passeggiata sopraelevata in metallo,che tocca nel suo punto massimo (una torre dondolante sotto le folate di vento!) l’altezza di 47 m,ed è immersa nella foresta pluviale, dove non mancano eucalipti altissimi e felci enormi. Fa però un freddo pazzesco..Siamo i primi e si capisce il perché .

Vediamo le punte degli alberi accanto a noi,sarà una delle cose più belle del viaggio. Usciti dal parco cerchiamo le Triplet Falls, delle belle cascate da quanto si dice,ma sono piuttosto fuori mano, oltretutto così come le altre cascate, le segnano vicine alla strada, poi arrivati lì ti devi fare almeno 40 minuti di cammino e purtroppo non abbiamo tempo.

Torniamo sulla GOR e continuiamo per i 12 apostoli. Troviamo diversi lookout dai quali vedere l’oceano e le sue imperiose onde.

Ci fermiamo ai Gibson Steps, una scalinata di cemento che porta fino alla spiaggia dalla quale vedere gli enormi costoni di roccia che spuntano dall’acqua come grattacieli.

Arriviamo ai 12 apostoli verso le 12.20 e lo spettacolo è pazzesco ed è pazzesco apprendere come si siano formati:le onde nei secoli hanno scavato la roccia tutt’intorno lasciando intatte queste formazioni..Come se l’oceano avesse voluto evidenziare solo loro eliminando tutto il resto.

Intenti sul fare o no il giro in elicottero, rinunciamo a causa del forte vento e per il fatto che non abbiamo tempo.

Continuiamo la GOR ed arriviamo a Loch Ard e alla Thunder Cove, la prima è una scogliera impressionante dove ci sono stati molti naufragi, l’altra è una grotta che, colpita dalle onde emette il suono di un tuono.

Continuiamo e vediamo il London Bridge, arco scavato nella roccia.

Arriviamo poi ad Allanford, un piccolo paese dove producono diversi formaggi. Noi,andando contro a molti consigli di altri viaggiatori, ne compriamo tre tipi e restiamo veramente sorpresi:sono buonissimi.

Ci rechiamo sulla costa per cercare di avvistare le balene,ma nonostante il binocolo,non vediamo niente..Evidentemente devono ancora entrare nella zona che qui chiamano nursery,per il fatto che avvistano anche cuccioli.

Passiamo attraverso Warrnambool,una bella cittadina,ricca di pascoli e belle case..Posto dove per un attimo ipotiziamo di trasferirci.

Entriamo a Port Fairy,dove belle ville con vetrate enormi si affacciano sull’oceano.(in questa zona le abitazioni hanno intere facciate costituite da enormi vetrate,deve essere magnifico svegliarsi ed ammirare l’oceano).

Continuiamo per Portland,dove alloggeremo, e lungo il percorso,avvistiamo sul lato della strada l’aquila più grande che abbiamo mai visto e dopo un po’ ci attraversa uno stormo enorme di kokatooa bianchi.

A Portland scopriamo che c’é una reunion di appassionati di auto d’epoca che percorrono la GOR,ce ne sono alcune in condizioni perfette,con tanto di scheda tecnica e storia del veicolo incollate sui vetri dei posti posteriori.

Ceniamo al Malaleuca,il motel dove passiamo la notte,con zuppa precotta ed insalata,non male.Usciamo per una breve passeggiata sotto una pioggerellina fastidiosa e verso le 8.00 siamo a letto.

N.B.

Qui la gente guida molto meglio del NSW; tutti cercano di attaccare bottone; le distanze non permettono di riempire la giornata con troppi impegni,pena dover sacrificare qualcosa della lista delle cose da vedere(meglio prendersi 1 o 2 giorni in più); meglio scordarsi di affidarsi al Tom Tom 6 mappe Australia, alle volte ti visualizza in mezzo al nulla,per lui certe strade non esistono e si impunta per fartene percorrere alcune chiuse..É proprio inutile.

25-05 -2007 Oggi ci spettano 340 km.

Da Portland prendiamo per Nelson e passiamo attraverso il Mt.Richmond National Park.

Qui per la prima volta vediamo tantissimi canguri allo stato brado che guardano la strada incuriositi ma ,se qualcuno osa avvicinarsi, fuggono impauriti:i più saggi fanno così ,mentre i meno furbi attraversano la strada e purtroppo il più delle volte trovano la morte.

Ad un certo punto vediamo anche due emu che banchettano tranquilli ai margini del bosco.Qui sembra un po’ il Trentino,visto che ci sono boschi fitti di abeti e non i tipici eucalipti.

Prendiamo la strada per Millicent,dalla quale deviamo per arrivare a Bechport dove sulla strada ci fermiamo al Canunda National Park,un parco naturale che si affaccia sull’oceano,dove ci sono scogliere impressionanti colpite da impetuose onde ed un sacco di lepri..Connubio un pò strano in verità.

Sull’interno della costa ci sono un’infinità di conchiglie che indicano come in epoca remota l’oceano avesse un livello molto maggiore rispetto ad oggi.Vediamo il Boozy Gully lookout ed il Cape Buffon dove,con il nostro cannocchiale scorgiamo la costa di Beachport,ma nessuna balena.Quest’ultima cittadina ci delude molto: è molto anonima e non ci sono posti dove mangiare il famoso crayfish,tipo di crostaceo simile ad una aragosta, che pescano proprio da queste parti.

Andiamo vero Robe,dove passeremo la notte.

Vi arriviamo alle 12.30..Andando verso ovest si guadagna mezz’ora.

Abbiamo prenotato dall’ Italia al Robe motor inn,dove dopo un piccolo qui pro quo a causa di errore da parte dei responsabili che ci aspettavano erroneamente per il giorno prima,portiamo il bagaglio in camera .Jen ha stampato tutte le prenotazioni fatte via e-mail e fortunatamente ha potuto far notare loro l’errore. Visto che poi si sentivano in colpa,per il tempo durante il quale siamo stati lì ci hanno trattato con il massimo riguardo:otteniamo perfino un up grade in un nuovissimo appartamentino di loro proprietà e poi ,ad ogni richiesta ,cercavano di soddisfarci al meglio..Qui a quanto pare il cliente ha sempre ragione.

Dopo un pasto veloce ed una lavatrice della nostra biancheria,andiamo in centro per fare benzina,la spesa e cercare un posto dove mangiare il pesce:anche qui la scelta é tra pochi locali e l’orario é prestabilito va dalle 18.00 alle 20.30,poi non mangi perché chiudono le cucine.Scegliamo il locale per la cena,torniamo al motel e ci concediamo un pomeriggio di relax in piscina con tanto di bibita ghiacciata a bordo vasca. Verso le 18.00 andiamo al Caledonian,il posto scelto per la cena.Ordiniamo un risotto al pesce(scotto ed un po’ insipido e poi..Ragazzi.. Il formaggio sul pesce no va), ed un piatto chiamato Neptune’s plate,dove sopra un letto di insalata e patatine fritte ci sono,gamberi,cozze neozelandesi,ostriche,salmone affumicato,polipi ed un bel trancio di qualcosa simile al branzino. Come desert,prendiamo apple crumble,dolce di mele e biscotti sbriciolati,tipico in Australia.Diciamo che la cena è buona,perché andavamo avanti a panini da un po’ ,ma al club di Parramatta era molto meglio.

Stasera alziamo gli occhi al cielo:qui lo spettacolo é incredibile:ci sono molte più stelle che nell’emisfero boreale e poi individuiamo la croce del sud,ormai sappiamo che si trova in uno dei due lati più lunghi del rombo formato da altre quattro stelle più luminose..Motivo in più per apprezzare questi magnifici luoghi.

26-05-2007 Oggi ci aspettano 390 km per arrivare a Kangaroo Island.

Partiamo a malincuore dal Robe Motor Inn perché pensiamo che questo sarà uno dei posti migliori dove passeremo la notte,ma sappiamo però che ci aspetta un’isola piena di animali allo stato brado e molte belle incognite! Prendiamo la strada per Meningie e dopo una curva sbucano all’improvviso dal lato boscoso due bei canguri che in tutta tranquillità ci attraversano la strada come se fosse per loro la cosa più normale da farsi..

Sulla Limestone Coast si trova il Coorong National Park, un parco naturale costituito da un istmo sottile che separa l’oceano da un’immensa palude. Detto così potrebbe sembrare un posto lugubre e fangoso, invece tale specchio d’acqua è il meraviglioso abitat di un’infinità di specie di uccelli. Così decidiamo di fermarci e tirato fuori il binocolo ci mettiamo alla caccia visiva degli abitanti di questi luoghi..Siamo finiti però nell’unico punto del parco dove non ci sono animali! Proseguiamo la strada, e dopo aver incontrato due immensi laghi che fanno parte del parco naturale,arriviamo a Murray River un paese che prende il nome dall’omonimo fiume, che battezza con lo stesso nome anche la regione in cui ci troviamo.

Arrivati qui verso le 10.00 pensiamo di fare un deviazione e di dare un’occhiata così ad Adelaide che dista solo 60 km da dove ci troviamo.

Arriviamo in centro verso le 11.15 e ,parcheggiata l’auto in uno dei numerosissimi parcheggi multipiano , ci rechiamo al mercato di prodotti locali più importante della città. Qui c’è veramente di tutto e ogni prodotto sembra freschissimo e molto buono.Facciamo poi un giro per la via pedonale principale (centro nevralgico dello shopping) ma alle 14.30 preferiamo ripartire per non rischiare di arrivare tardi all’imbarco. Adelaide è meno caotica di Sydney o Melbourne,ma dopo tanta natura ammirata i giorni prima,fuggiamo la città ed i suoi ritmi frenetici e a dire il vero ci delude un po’.

Grazie alla cartina cartacea ed all’ottimo senso dell’orientamento di Jen (assolutamente no al Tom Tom) prendiamo la strada che attraversa la Fleurieur Peninsula e che porta a Cape Jervis, zona dell’imbarco.

La strada scorre ed usciti dal centro restiamo sbalorditi: colline verdissime e roccia nuda si affacciano sull’oceano dando vita ad uno dei luoghi più incantevoli che avessimo mai visto. Noi siamo del Friuli dove le colline non mancano,ma bisogna dire che qui è tutta un’altra storia! Ci sono sulla strada molte fattorie che vendono prodotti loro e ci ripromettiamo di fare una capatina al ritorno.

Arriviamo a Cape Jervis dove oltre al molo sembra non esserci niente altro: un bel faro e quattro casupole.

Sistemato tutto con la Sealink, compagnia che detiene il monopolio per i trasporti su Kangaroo Island,ci imbarchiamo. Il mare è poco mosso,ma il dondolio è ipnotizzante e a dire il vero lo stomaco ne risente un po’, meglio stare all’aperto a goderci l’aria notturna e le fantastiche stelle dell’emisfero australe.

Verso le 18.40 siamo a K.I. Ed arrivati al nostro YHA e preso possesso della camera, ceniamo in stile Backpackers con noddles, insalata e gallette di riso e poi usciamo per una breve passeggiata.

Subito abbiamo un bell’incontro con 6 wallaby,che, nonostante il timore nei nostri confronti, si fermano ad osservarci per un bel po’.

Qui vicino c’è il noto centro per le visite guidate che ti portano a vedere i pinguini; scoperta incredibile non serve il tour per vederli: la sera tornano a riva dopo una giornata di pesca e, messisi comodi, iniziano i loro canti d’amore. C’è in particolare una coppia che sta sotto un riflettore e si coccola dolcemente.E’ quasi commovente.

27-05-2007 Partiamo da Penneshaw e subito notiamo che il Tom Tom 6 sarà inutile, quindi ci affidiamo alla cartina dell’isola e ci dirigiamo verso Seal Bay, prendendo la South Coast Road.

Arriviamo al parco che è ancora chiuso, ma dopo poco arriva uno dei custodi e accediamo alle 8 e 45.

Decidiamo di fare il giro self-guided, perché il tour guidato ci è stato sconsigliato.

Prendiamo la macchina fotografica ed il cannocchiale e ci dirigiamo al Board Walk che porta alla spiaggia.

Qui vediamo tantissime otarie, una specie di foca che, per la caratteristica del luogo, da molto molto tempo abitano qui: vediamo mamme con i cuccioli (più scuri delle loro genitrici), e maschi enormi che poltriscono sulla spiaggia o nei pressi della passerella.

Lo spettacolo è incredibile e restiamo ad ammirarle per almeno ¾ d’ora: si tuffano, tornano sulla spiaggia, si rotolano, .. È fantastico.

Da qui proseguiamo la strada e senza accorgerci passiamo oltre a Little Sahara, che avremmo voluto vedere.

Prendiamo la Harriet Road, una strada sterrata non male, tutto sommato, ed arriviamo a Parndana, dove abbiamo prenotato per due notti al Ficifolia Lodge, un posto al quale le immagini del sito ufficiale non rendono giustizia.

Infatti arrivati qui ed entrati nel piccolo appartamento vediamo come tutto è ben curato e pulito..Molto meglio del YHA di Penneshaw! Da qui ripartiamo per Stokes Bay, in direzione Paul’s Place.

Se c’è un posto da non perdere sull’isola è proprio questo: Paul è un personaggio country stile molto simpatico, che rende i tour divertente e coinvolgente.

Entrati nel primo recinto vediamo come anatre, galline, faraone, tacchini, canguri, un alpaca e pecore vivano in perfetta simbiosi.

Qui Paul ci da in mano due secchi di cibo, uno a me ed uno a Jenn ..Ci ha preso subito simpaticamente di mira e così gli animali si scatenano: diamo loro da mangiare direttamente dalle nostre mani.

Tutto d’un tratto Paul prende un biberon, un canguro e lo mette in braccio a Jenn, che si era ripromessa di non prendere in braccio niente.Qui è impossibile! I canguri si aggrappano con le zampine alle nostre mani e fino a quando non hanno finito di mangiare non mollano.

Entriamo in un secondo recinto dove oltre ai già citati animali troviamo emù (aggressivi ed antipatici, con lo sguardo da pazzi), bellissimi pavoni ed una renna senza corna.

Come detto Paul è un personaggio pittoresco, che ama far vivere ai suoi ospiti esperienze forti, talvolta anche troppo.

La cosa è stata appurata anche da una ragazza in visita assieme a noi, alla quale sono stati tappati gli occhi e ficcato in mano un crayfish (una specie di aragosta), che sembrava non gradire molto il contatto umano.

Da qui proseguiamo ed entriamo in un altro recinto, dove ci sono galline, anatre, wallaby e, sorpresa, i koala sugli alberi.

Paul prende una scala e da un albero con foglie aghiformi tira giù un koala che lui chiama Lu, ce lo fa tenere in braccio e ne approfittiamo per scattare una foto.

Ad un tratto Paul mi si avvicina, mi sfila lo zaino, mi mette spalle al recinto di lamiera, mi butta sui capelli delle granaglie e da dietro sbuca la testa di un emù, che inizia a beccare dal mio capo come se fosse una ciotola.

La stessa sorte tocca ad altri due uomini del nostro gruppo.

Da qui entriamo in un altro recinto dove c’è un’immensa voliera, nella quale volano cokatua bianchi e grigi con la coda rossa, pappagalli di mille colori, e a terra, vicino ad un formicaio, vediamo due echidnas (ricci con il muso da formichiere) che indisturbati continuano a mangiare.

Paul si avvicina a Jenn e le mette sulla spalla un cokatua grigio e rosso, ed in testa un pappagallino multicolore.

Qui il giro prosegue ed usciti dal recinto vediamo venirci incontro dei pony, che verranno poi cavalcati dai bambini più piccoli, tutto questo mentre Paul carica una pecora sul suo pick-up, e la porta nel luogo in cui è solito tosarle.

Assistiamo così alla tosatura di una pecora. Poi Paul si avvicina a Jenn, e dopo aver fatto della lana della pecora una specie di balla, ed averle chiesto chi è il leader mondiale nel commercio della lana, senza ottenere la risposta corretta, avvolge la testa do Jenn con questa matassa.

Torniamo nel primo recinto, e dopo aver dato ancora da mangiare agli animali, Paul torna con un bellissimo pitone intorno al collo, investe il primo malcapitato, ma dopo aver visto che il rettile risultava tranquillo e beato, ed aver saputo che era stato milked (spurgato dal veleno), né io né Jenn disdegnamo di farcelo mettere al collo: il serpente è liscio e caldo..Non l’avremmo mai pensato.

Con questo numero da circo il giro finisce e ci congediamo da questo posto fantastico.

Proseguiamo per Stokes Bay, ma ormai neanche i canguri che vediamo per la strada ci stupiscono, siamo come drogati dalla fauna australiana.

Arriviamo alla baia, e dopo una breve camminata sotto la pioggia,fra le rocce, io da solo perché Jenn non voleva bagnarsi, arrivo alla spiaggia che poi risulta essere deludente.

Torniamo indietro e prendiamo delle uova di gallina da una delle tante honesty-box (contenitore posto sulla strada, fuori dalle fattorie, che indica di servirsi da soli e lasciare lì un contributo..Tutto basato sulla fiducia).

Torniamo a Parndana, e dopo aver fatto il pieno e preso il necessario per la cena torniamo al Lodge.

Inizia a piovere e quindi decidiamo di restare al coperto, stasera cena a base di uova, bacon e fagioli.

Domani ci aspetta il Flinder’s Chase Nat. Park, speriamo che non piova! 28-05-2007 E invece sì, piove, anzi diluvia, così come ha fatto per tutta la notte, e partiamo demoralizzati verso il Flinder’s Chase Nat. Park.

All’incrocia fra la Playford Road e la West End Highway giriamo e dopo aver evitato un canguro che ci attraversa la strada giriamo e prendiamo quest’ultima strada che ci porta a Remarkable Rocks e Admiral Arch.

Arrivati al visitor Centre del Flinder’s Chase entriamo e paghiamo i 16 Aud per l’ingresso, diamo un occhio ai souvenirs, ma accidenti, li stessi prodotti che abbiamo visto a Sydney qui costano due o tre volte tanto.

Proseguiamo la strada per Remarkable Rocks, sempre sotto la pioggia, ma arrivati al parcheggio, come per magia la pioggia cessa e possiamo scendere senza ombrello in mano.

C’è una passeggiata in legno che porta alle rocce (qui le zone ed i punti d’interesse sono molto curati e ben conservati).

Le Remarkable Rocks sono una cosa spettacolare: su un’immensa montagna di roccia levigata sorgono queste sculture lavorate dalla forza della natura che hanno tutta l’aria di essere lì da molto molto tempo.

Scattiamo delle foto e ci dirigiamo verso Admiral Arch.

Anche qui c’è una passeggiata in legno e dei look-out in pietra che danno la possibilità di osservare l’isoletta di Casuarina e cosa da noi inaspettata, una magnifica colonia di leoni marini neozelandesi.

Sono molto più scuri delle otarie australiane, e sembrano essere anche più aggressivi, tanto che assistiamo alla lotta tra alcuni esemplari.

Scendiamo ancora e, ad un certo punto, si staglia davanti a noi questo arco di roccia scavato dall’oceano e dai secoli.

Risaliamo e anche qui siamo fortunati perché il tempo ci ha risparmiato la doccia.

Incerti sul da farsi torniamo verso il visitor centre, la strada che porta a Cape Borda, segnalata come Playfold Highway, è in realtà di terra battuta e ghiaia, e vista la pioggia battente delle ultime ore siamo timorosi nel percorrerla.

Ricomincia a piovere ed evitiamo di “mangiare” carne di canguro per ben due volte: due coppie ci sbucano dal lato destro e le evitiamo utilizzando i freni inesistenti della nostra Corolla, che nel frattempo abbiamo ribattezzato Yarra, come il secondo fiume più grande d’Australia.

Arriviamo a Cape Borda, e nel frattempo la pioggia è cessata, così ci dirigiamo verso l’ingresso del punto informazioni per fare il tour guidato.

Siamo soli! Dopo una breve passeggiata intorno alla zona del faro, dove facciamo un bell’incontro con mamma e canguro piccolo ed un wallaby, torniamo nuovamente all’ingresso del faro, e poco dopo arriva la nostra guida.

Sono estremamente intimidito dal fatto che lui ci spiegherà la storia e le vicende del faro in australiano, ed io dovrò fare finta di capire.

Il personaggio ci conduce all’interno del faro e , come temevo, spara a raffica tutto ciò che sa sulla storia, vicende e vite del faro e dei suoi light-house keepers e famiglie, naufragi e naufraghi ed io, dopo un immane sforzo iniziale quando inizia a spiegare il funzionamento dei cronometri per la navigazione abbandono l’idea di seguirlo e facendo finta di capire lascio Jen in balia della nostra guida.

Io verrò automaticamente declassato ad accompagnatore di mia moglie e l’uomo risponderà a malapena alle mie poche domande.

Proviamo però l’emozione di sparare con il cannone di Caper Borda (alle 12 e30 parte il tour che comprende anche lo sparo del cannone).

La guida ci da due cuffie da minatore, il comando con la levetta ed il pulsante ed il compito, a me di tirar su la levetta, a Jen quello di spingere il pulsante, noi eseguiamo e lui ci fa le foto.

Essere soli ha i suoi pro dopotutto! La guida, che è di origine tedesca, ci conduce nel piccolo museo dove ci sono i resti e gli oggetti appartenuti ai guardiani dei fari per decenni, soppiantati dal 1956 dalla tecnologia.

Facciamo con lui un piccolo giro della zona e dopo averci consigliato di vedere la scogliera di 300 metri, poco lontano da lì, si congeda da noi.

Noi un po’ scossi dal suo sguardo da serial killer accettiamo il consiglio e arriviamo al look-out, che ci mostra una scogliera un po’ deludente.

Facciamo per tornare alla macchina e la pioggia ci sorprende.

Ci bagniamo per bene, giusta punizione per degli avventurieri pavidi.

Saliamo in macchina e riprendiamo la strada dalla quale siano venuti.

Mentre ricordiamo tutti gli animali che abbiamo visto su questa fantastica isola dal nulla sbucano altri due canguri, e questa volta devo affondare il freno per non centrarli e su questa strada rossa, con questo chiodo di auto non è proprio il massimo.

Torniamo verso Parndana ed io, desideroso di vedere Little Sahara, propongo a Jen di cercare sulla mappa una strada che ci porti verso Sud. Questa strada è la Wedge Wood Road, una strada sterrata che porta sulla South Coast.

Facciamo i primi due chilometri e qui la macchina comincia a sbandare, c’è troppo fango e ci vorrebbe una jeep per percorrerla.

Lasciamo perdere definitivamente.

Tornati a Parndana facciamo la spesa e tornati al Ficifolia, dopo poco arriva la padrona del lodge e molto gentilmente ci regala una bottiglietta di vino rosso, un uvaggio tra cabernet, shiraz e merlot.

Scambio quattro chiacchiere con lei e risulta veramente molto alla mano, ed è di origine francese..

Non ce l’ha con noi per il Mondiale? Stasera cenetta, vino e film, viva il relax!

29-05-2007 Ci svegliamo alle 6.30 dopo una notte da incubo per la pioggia incessante ed il forte vento e visto che il tempo non sembra essere migliorato decidiamo di restare a letto ancora un pò. Ci svegliamo alle 8.30 e ,nonostante la pioggia continui,ci facciamo forza ed iniziamo la giornata. Dopo colazione,caricati i bagagli e salutato il Ficifoglia,partiamo alla volta di Kingscote. Sulla strada deviamo per Emu bay,dove di emu neanche l’ombra,ma buttato un occhio all’oceano vediamo con stupore una pinna dorsale emergere dall’acqua. Io urlo allo squalo,mentre Jen mi fa ragionare ed insieme deduciamo che la pinna deve essere di un delfino o qualcosa di simile,comunque neanche il cannocchiale svela il mistero. Da qui proseguiamo per Kingscote e decidiamo di telefonare alla zia Maria per avere notizie dello zio Pierino (fratello della zia e di mio suocero qui dagli anni ’60 e malato da tempo); vedo Jen piangere e capisco che lo zio non c’é più. E’ un duro colpo per noi, ma vedo soprattutto Jen stare male e questo mi abbatte moralmente. Nonostante il fatto che lo zio ora non soffra più, é sempre molto difficile accettare la perdita di qualcuno così caro..Non é facile descrivere il marasma che una tale notizia può creare. Con il cuore pesante cerchiamo di continuare la giornata,anche se la nostra mente ed i nostri discorsi sono sempre lì. Non sappiamo neanche se sia giusto continuare la vacanza..

Facciamo una breve passeggiata sul lungomare e vediamo da lontano un pellicano,che pacifico fa il bagno e poi una pinguina nascosta sotto una roccia..É sola e pensiamo che possa trovarsi lì per covare delle uova..Poco più avanti vediamo un albatros:é come un gabbiano europeo ma molto più imponente e regale.In questo brutto momento gli animali ci fanno compagnia e ci distraggono un pò.. La passeggiata continua verso il centro cittadino dove ci sono molti negozi e panetterie che vendono prodotti locali e home made. Mangiamo qualcosina, facciamo la spesa per cercare di ingannare la mente e poi ci dirigiamo verso American River,sperando di vedere i pellicani. Il brutto tempo ci accompagna e percorriamo la strada sotto la pioggia incessante. Niente pellicani,il cancello che porta alla zona in cui danno loro da mangiare è chiuso e quindi,dopo aver provato in vano una strada alternativa verso la zona in cui questi volatili vivono senza successo alcuno,torniamo sui nostri passi e ci dirigiamo verso Penneshaw. Sono le 15.00,siamo infreddoliti,tristi e stanchi della pioggia e ci rintaniamo in un caffè dove prendiamo due the. Osiamo poi fare una breve passeggiata dove fanno i tour dei pinguini,ma vediamo logicamente solo le tane vuote,di giorno sono in mare a caccia di pesce fresco. La tempesta continua ed infreddoliti,verso le 17.00, facciamo il check in al YHA dove passeremo la nostra ultima notte sull’isola.

Questo ostello è da noi vivamente sconsigliato: è sporco,vecchio e mal tenuto,l’unica nota positiva è che ti puoi addormentare con in sottofondo i canti d’amore dei pinguini. Cena,doccia e lettura distraente..Domani ci aspetta Adelaide.

30-05 -2007 Passiamo un’altra notte insonne a causa del nostro stato d’animo e di una fastidiosissima zanzara e ci alziamo verso le 7.00,visto che il ferry per Cape Jervis parte alle 8.30. Non facciamo colazione pavidi delle onde che ci faranno sobbalzare lo stomaco. Ci imbarchiamo e dopo una traversata tranquilla arriviamo alla meta puntuali alle 9.15. Prendiamo la strada per Adelaide e che attraversa la Fleurieur Peninsula a nord. Dopo un inizio piovigginoso il tempo migliora e così, lungo la strada,ammirando questi magnifici luoghi, decidiamo di andare a vedere la tanto decantata Barossa Valley,zona vitivinicola del South Australia. La strada ci fa attraversare il centro di Adelaide e ci fa capire che per noi non sarebbe stato il caso di restare in città: troppo caos…Abbiamo bisogno di natura.. Attraversato il centro,entriamo in un zona definita High Hills of Adelaide ed in effetti la strada taglia le verdi colline australiane,molto panoramico.. Il Tom Tom ad un tratto impazzisce e per farci arrivare a Tanunda,centro nevralgico dalla produzione vinicola della valle,ci fa prendere strade sterrate alla stregua di quelle percorse su Kangaroo Island. Nonostante la strada un pò “particolare” ,arriviamo a Jacob’s Creek. Qui é pieno di cellar doors ovvero cantine dove poter assaggiare o acquistare vino.Noi svoltiamo per il visitor centre: in questa bella costruzione moderna che si armonizza però con la natura circostante,c’é un ristorante ed un punto degustazione dove proviamo tre diversi tipi di vino: un savignon,uno chardonay ed uno shiraz rosato.Sono molto alcoolici ed hanno un retrogusto piuttosto amaro e così tutti e tre ci deludono.(senza denigrare nessuno,ma noi friulani della zona del Collio siamo abbituati a ben altro) Proseguiamo la strada verso Tanunda e chiesto al visitor centre della cittadina dove mangiare e ricevuta in risposta una lista di nomi di locali con tanto di mappa della zona (qui sono organizzatissimi),scegliamo un posto fuori dal centro. Arrivati lì alle 14.00 scopriamo che oggi non servono niente da mangiare..Che fortuna. Scelto un altro locale nei pressi ci dirigiamo velocemente verso il luogo in cui si trova:in questa zona d’Australia chiudono le cucine al massimo verso le 14.30 e rischiamo di saltare il pranzo,non che sarebbe un male visto che in macchina non facciamo altro che mangiare..E non solo in macchina..Direi. Arriviamo al locale che si chiama Barossa Valley Winery e anche qui assaggiamo un altro savignon ed uno chardonay e decidiamo di accompagnare il pranzo con quest’ultimo,più buono di quello degustato a Jacob’s Creek. Assaggiamo dei prodotti della zona che non ci entusiasmano,però,passati al desert ed ordinate due fette di torta, restiamo molto soddisfatti,sia quella al cioccolato che quella alla carota sono fantastiche. A pancia piena torniamo verso Adelaide per una strada più frequentata ma tanto panoramica quanto quella percorsa all’andata: ad ogni curva si scopre un frammento di magnifica natura. Arrivati in città troviamo facilmente l’ostello dove passeremo la notte,si chiama Annie’s Place. Entriamo e subito notiamo che la nostra scelta è stata completamente sbagliata,il tutto sembra sporco e malandato,ma la ciliegina sulla torta arriva quando arriviamo in camera: la parete dirimpetto il letto è tappezzata di foto di uomini e donne “in forma’”,rispettivamente a petto e seno nudo..Nota che ci fa venire voglia di farci rimborsare i soldi e di andarcene seduta stante. Sbollito il desiderio di fuga, ci facciamo una doccia e ,sempre evitando di far cadere l’occhio sulle immagini di nudo artistiche per rispetto reciproco, ceniamo alla backpacker con noddles e ci mettiamo poi a letto:Io guardo Doctor House ed Alessio scrive questa pagina del diario di viaggio,tutto con circa un centinaio di occhi di sconosciuti seminudi che ci guardano. Buonanotte.

31-05-2007 Partiamo dall’ostello di Adelaide alle 7.30 e dopo aver riconsegnato l’auto alla Hertz,facciamo il check in e partiamo alla volta di Uluru. Come previsto facciamo scalo ad Alice Springs dove passiamo da un boing 737 800 ad un 717,aereo tra i piú piccoli a reazione dello stormo Quantas. Sorvolando l’Outback si nota come i colori siano diversi:si passa dal verde degli eucalipti e delle piante erbacee al rosso della terra del centro, puntinata da spinifex. Notiamo che ci sono molti letti di laghi temporanei che accolgono la poca acqua che viene giù dal cielo. Ad un tratto da lontano li vediamo, eccoli : Uluru e Kata Tjuta, i simboli dell’Australia aborigena,quella più estrema ed antica..L’emozione cresce: sembra quasi di vedere un fantastico documentario il 3D..Irreale. Alle 13.35, dopo un atterraggio che io, per niente amante del volo,definirei quasi da panico,dovuto ai mille vuoti d’aria causati dalle correnti ascensionali del deserto,arriviamo al piccolo aeroporto di Ayers Rock. Ritirati la macchina,un’altra corolla con cambio automatico ribattezzata subito Olga,in onore della catena montuosa dell’Outback che visiteremo, ed i bagagli,voliamo proprio verso questa catena di monti per vederli da vicino e approfittare delle passeggiate panoramiche intorno ad essa. Oggi la giornata è tiepida e ravvivata da un fresco venticello che attenua il calore della terra,ma soprattutto tiene un pò lontano le mosche..Ce ne sono a centinaia..

Arriviamo alla prima alla “Kata Tjuta dune viewing area”dove dopo 300m si arriva ad un lookout dal quale si vedono sia le Olgas che Uluru. Proseguiamo e ci dirigiamo al Walpa Gorge Walk,una passeggiata di circa 2,6 km che attraversa la catena montuosa e porta ad un lookout dal quale si può ammirare l’unione di due declivi,che danno vita ad una gola dalla natura rigogliosa nonostante il clima torrido. Qui lo spettacolo è incredibile: il rosso della roccia e della sabbia,in contrasto con l’azzurro del cielo..È da brivido. Nessuna fotografia può rendere giustizia a questi luoghi,ci si deve venire,guardarli e incastonarli nella memoria. La passeggiata è molto piacevole e ne assaporiamo ogni piccolo tratto con il sorriso sulle labbra.Noi geni incontrastati del bush walking non ci portiamo niente da bere,come invece è suggerito dalle mille guide lette prima di partire e dai numerosi cartelli posti prima dell’inizio dei sentieri,così ci dissetiamo con l’acqua messa a disposizione dei visitatori nei punti di ristoro.Che furbi!! Ci sentiamo rigenerati da questi luoghi così mistici e decidiamo di iniziare anche la Valley of the Winds walk,una camminata di 7,4 km che,dopo un tratto pressoché retto, forma un cerchio ai piedi della catena montuosa.

Tornati alla macchina,prendiamo quindi la strada che porta a questo sentiero. Il primo lookout si trova ad 1,6 km dal parcheggio e questa ,decidiamo, sarà la prima tappa,se poi ce la faremo andremo ancora avanti. All’inizio il percorso sembra semplice,poi la pavimentazione diventa roccia mista a ghiaia prima,roccia pura poi ed infine un alternarsi di salite e discese. Vediamo gente senza fiato venirci incontro,ma questo non ci scoraggia. Il primo lookout da la possibilità di ammirare queste meravigliose colline di roccia rossa da una magnifica prospettiva:pur trovandosi in mezzo a loro, si può godere della loro vista a 360 gradi. “Ma sì dai andiamo avanti,raggiungiamo il secondo lookout”ci diciamo, e sebbene la strada si faccia più impegnativa e abbiamo già fatto un pò di strada a piedi,siamo votati al sacrificio ed al sudore. Questo secondo lookout toglie letteralmente il fiato,sia per raggiungerlo,sia perché ci troviamo in mezzo a pareti di roccia altissime, e posiamo altressì ammirare alcune magnifiche “teste”. Sono le 16.30,vorremmo andare avanti ma non c’é abbastanza tempo..Finiremo il giro con il buio e rischieremo di perderci il tramonto sulle Olgas,il che sarebbe un peccato capitale,o peggio di perderci e basta.. Ci sono altri 2 ragazzi italiani che come noi non sanno cosa fare.

Noi optiamo per percorrere la strada a ritroso,il che incute un pò di timore a Jen,visto che all’andata abbiamo dovuto superare una collinetta di roccia viva con una bella pendenza e lei non ha tutta questa esperienza in materia..Nemmeno io a dire il vero. Resto senza parole,mia moglie è pavida ma non molla ed attraversato l’ostacolo,come un cingolato, mangia la strada metro dopo metro. Ci rifociliamo con della buona acqua fresca,arriviamo al parcheggio e saliti velocemente in macchina ci dirigiamo verso il sunset viewing area dove poter ammirare il tramonto sulle Olgas..Il sole sta salutando anche oggi questi magnifici luoghi. Prendiamo postazione vicino ad un tizio che ha già montato treppiede e macchina fotografica super professionale ed attende.. Attende quello che per noi sarà il più mistico dei tramonti: Kata Tjuta si erge davanti noi e lentamente,mentre la luna comincia la sua “alba”, ed il sole va a svegliare l’altro emisfero, tutto cambia colore: l’arancione delle rocce lascia il posto ad un rossiccio prima ,ad un terra di Siena bruciata poi,fino a divenire marroncino.. Le parole non rendono giustizia a questo incantesimo,bisogna vederlo. Salutate le “molte teste”ci dirigiamo verso il resort,dove tutti coloro che vengono qui passano la notte. Noi staremo all’ Outback Pioneer. Arrivati decidiamo di cenare al BBQ del resort:qui prendi la carne al banco e la cucini da te sulle piastre messe a disposizione dei clienti. Finalmente assaggiamo il canguro,l’emu ed il coccodrillo:a dire il vero non saprei dire cosa fosse uno e cosa l’altro. Nel prezzo è compreso anche un “all you can eat”di verdure e frutta. Non male a nostro modesto avviso. Finita la cena andiamo in camera,stanotte condivideremo una stanza con 2 ragazze giapponesi un pò disordinate,ma che dire..Va bene così..È stata una giornata fantastica. Domani sveglia alle 5.45 ci aspetta l’alba ad Uluru.

01-06-07 Ci svegliamo alle 4.50,o meglio,ci svegliano le due giapponesi..Noi avevamo messo la sveglia un’ora dopo. Aprofittiamo dell’assenza delle ragazze per vestirci senza andare in bagno,che si trova all’esterno:fa un freddo assurdo. Passiamo alla reception per restituire la chiave e poi via velocemente verso Uluru timorosi di arrivare alla sunrise location tardi. Arriviamo all’entrata del parco e nonostante apra alle 6.30 ,visto che abbiamo giá fatto i biglietti ieri,da bravo italiano Alessio pensa”ma perché aspettare,tanto la barra dell’ingresso è alzata” Cosí mi lascio convincere ad entrare. Fatti circa 10km vediamo una jeep di un ranger che viaggia nella direzione opposta:ci vede,fa inversione,ci segue,ci fa accostare e ci dice gentilmente che,appunto,il parco apre alle 6.30 e che il sole sorgerà alle 7.20.Torniamo all’ingresso del parco e aspettiamo. Alle 6.30 la fila di mezzi che nel mentre si é formata inizia a muoversi dopo circa 15 km arriviamo al punto in cui si può godere al meglio della vista del monolite baciato dalla luce del sole che sorge. Così, come per le Kata Tjuta,anche le foto fatte ad Uluru non rendono giustizia a questo magnifico spettacolo. Le immagini delle cartoline e dei vari posters sono sicuramente ritoccate al computer,ricche di artefatti che imbrogliamo i turisti.

Visto il freddo del mattino,ci godiamo lo spettacolo dall’abitacolo dell’auto con il riscaldamento al massimo. La gente intorno noi comincia ad aumentare e così decidiamo di spostarci. Mentre io sonnecchio coccolata dalla luce dell’alba e delle rocce che stanno via via cambiando colore,Alessio scende a fare delle foto. Ci spostiamo intorno alla base e rubiamo con gli occhi e l’obiettivo dei magnifici dettagli. Decisi a fare delle brevi passeggiate,arriviamo all’inizio della Mala walk,un percorso che segue per un tratto la base di Uluru. Dopo aver letto i cartelli che scoraggiano i turisti a salire sulla sommità (per fortuna oggi è ventoso,quindi l’accesso é chiuso) iniziamo a camminare e poco dopo ci accodiamo ad un gruppo di turisti di diverse nazionalità,capeggiati da un tale che io credo sia un ranger;da quanto si sa le autorità del luogo organizzano brevi tours guidati gratuiti. Alessio si fida. . Seguiamo il gruppo e veniamo a sapere dalla guida che mala vuol dire wallaby dal pelo rosso,che esistono luoghi accessibili solo alle donne o solo agli uomini e che esistono leggi validi solo per gli uni o solo per le altre. Qui vediamo delle magnifiche iscrizioni rupestri antiche di mille anni. A giro finito la guida dice di salire sul pulman che li porterà ad un altro sito,così mi giro verso Alessio egli dico: “credo che quello non fosse un ranger,e che questo tour non fosse gratuito..’” Dopo questa bella gaffe decidiamo di percorrere il sentiero denominato Kuniya walk che conduce fino ad una pozza d’acqua molto importante per l’ecosistema del luogo. Gli aborigeni Anangu, proprietari di queste terre,narrano della lotta tra Kuniya il magico serpente femmina e Liru il serpente velenoso,divinità maschile e dicono che Kuniya si sia incarnata nella lunga striatura nera nella roccia che ancora oggi si può vedere verso la sommità della parete che dà verso l’inizio del percorso. Facciamo un salto al cultural centre,dove ammiriamo le magnifiche opere di artisti aborigeni. Però viene da pensare: questa terra è degli Anangu,ci sono iscrizioni rupestri fatte da loro,nel centro della cultura aborigena c’é la loro arte..Ma loro dove sono? Da quando siamo in Australia di “veri” australiani ne abbiamo visti molto pochi. Sinceramente un’idea un pò cattivella ce la siamo fatta..Meglio tenerla per noi però. Sono le 10.40,entro due ore dobbiamo essere all’aeroporto per prendere il volo che ci porterà a Cairns. Sistemiamo le formalità per quanto concerne l’auto: qui la benzina è a 1,65,circa 30 cent in più della media (K.I. Esclusa) e alle 12.40 ci stacchiamo dal suolo del Northern Territory. Dopo un volo tranquillo di circa 2 ore e mezza,arriviamo nel Queensland ed il cielo è grigio.Ma come le nuvole ci perseguitano?! Scesi dall’aereo l’afa ci toglie il fiato:i 25 gradi che ci sono si sentono tutti. Chiamiamo in ostello e dopo 10 minuti ci vengono a prendere:stanotte staremo al Caravella backpackers. Dopo un check in di mezzora,visto che la padrona neozelandese ha preso in simpatia Jenn e non la molla più,portiamo le valigie in camera e subito dopo andiamo in centro per fare un pò di rifornimento di cibo. Cairns è molto carina,giovane ed estremamente turistica,ma del resto lo sapevamo ci sembra comunque di essere quasi troppo vecchi paragonati alla gente in giro ed alla movida. C’é una bellissima piscina pubblica sull’Esplanade,zona dei moli dove si trova anche il nostro ostello,molti locali ed artisti di strada più o meno bravi. Esiste una convenzione con un locale in città chiamato Woolshed e così pernottando al Caravella si può mangiare qualcosina free.Dopo cena torniamo in ostello,doccia e lavatrice della biancheria accumulata nei giorni precedenti. Aspettando che l’asciugatrice faccia il suo dovere leggiamo un pò.Domani ci aspetta Green Island.

02-06-07 Ed eccoci qua,siamo giunti al giro in catamarano sul reef. Dall’italia avevamo prenotato con Big cat,una compagnia che fa tour verso Green island,un’isoletta poco lontana da Cairns. Alessio era perplesso,propendeva per la pluripremiata Quick silver,ma durante il giro avrà modo di rivedere la sua posizione nei confronti della compagnia che ci porterà sul reef. Tra il nostro ostello ed il molo c’é un breve tratto da fare a piedi e così possiamo goderci Esplanade di mattina. Il tour parte alle 9.00:noi arriviamo lì alle 8.10,facciamo il check in e saliamo sul catamarano. Puntuali partiamo dal molo e lentamente vediamo l’isola avvicinarsi. Proprio mentre puntiamo verso Green island,la vediamo scomparire dietro ad un acquazzone e pensiamo che la giornata verrà rovinata,ma poco dopo riappare, così come rifà capolino anche il sole..Speriamo bene. Alle 10.10 sbarchiamo sull’isola e con l’equipaggiamento da snorkeling ci dirigiamo verso la spiaggia. Non vediamo l’ora di immergerci in quest’acqua meravigliosa e di osservare la fauna oceanica. Detto fatto,solo il tempo di stendere i teli da mare e via verso il blu. Io non ha mai fatto snorkeling quindi sono un pò timorosa. Alessio cerca di darmi una mano ma l’unica cosa che fa è perdermi una pinna,che ancora adesso non riusciamo a capire dove possa essere finita. Provo comunque un paio di volte ad immergersi ma non fa per me quindi dopo poco abbandono l’idea e mi metto sulla spiaggia.Beh io amo il volo ed Alessio lo odio;Lui ama l’acqua ed io non sa nuotare molto bene..Ad ognuno il suo. Alessio si lancia in acqua e immersosi gli si apre un mondo incredibile davanti agli occhi,pesci di mille colori,piccole meduse,coralli e da lontano vede una magnifica tartaruga.. Purtroppo ha lasciato la macchina fotografica subacquea sul riva e quindi non può immortalarla. Sapendo che ormai l’occasione é sfumata,corre comunque a prenderla e tornato in acqua comincia un tour della zona.Imprime sulla pellicola esseri visti solo su documentari naturalistici,come ad esempio una manta alla quale riesce ad avvicinarsi,nuotando come un pazzo per starle dietro e pesci di 15/20 kg che pranzano tra i coralli..Ha fatto il bagno nel National Geographic! Verso mezzogiorno esce,mangiamo al volo un panino,cercando di evitare la compagnia dei molteplici volatili che vorrebbero il nostro pranzo e torna in acqua per un altro piccolo giro,alle 13.15 parte il tour con il semisommergibile.Alle 13.00 siamo pronti a partire.Questo tour é incredibile:si scende sotto il livello dell’acqua di almeno 2 metri e la carena è in vetro,lo spettacolo è stra assicurato!Finalmente anch’io posso vedere cosa si nasconde sotto la superficie. Vediamo migliaia di pesci colorati, coralli dai colori indescrivibili,pesci “autostoppisti” che si attaccano alle chiglie delle barche per farsi portare in giro,pesci suocera,chiamati così per il loro tremendo sapore,tartarughe,mante,insomma tutto ciò che di più bello possa esistere sotto queste onde. Siamo entusiasti. Facciamo il giro anche con la barca con il fondo di vetro,ma nulla a che vedere con il semisommergibile. Alla fine del tour decidiamo di visitare l’isola,che risulta molto bella e veramente ricca di vegetazione..Il nome le rende giustizia. Saliti sulla barca restituiamo l’equipaggiamento da snorkeling,convinti di dover ripagare la pinna persa ed invece l’incaricato della Big cat ci dice che é una cosa che succede e che quindi non occorre risarcirli..Tutto questo usando un tono gentilissimo.Alle 15.45 partiamo ed alle 17.00 arriviamo a Cairns. Che esperienza unica e che ottima compagnia:tutti cordiali,friendly,come dicono loro,puntuali e precisi.Torniamo in ostello,doccia e via in centro a fare compere.Oggi è il compleanno della regina e quindi i negozzi aussie sono chiusi.Non lo sapevamo! Ceniamo al Apres beach,riassaporando le carni di emu,canguro,coccodrillo ed assaggiando il barramundi il famoso pesce polmonato:tutto buonissimo. Giretto per il centro e via a nanna domani ci aspetta il nord! 03-06-07 Alle 7.00 ci alziamo e dopo colazione andiamo alla Hertz per ritirare la machina. Consegnatici chiavi e documenti usciamo e vediamo con sorpresa che la targa riportata sulla chiave è di una macchina molto più grande della corolla che ci aspettavamo,si tratta di una Hiundai sonata 3000 V6. Ma si sono sbagliati?Ed invece no,ci hanno fatto un up grade gratuito,che fortuna. Saliti in auto notiamo che gli interni sono immacolati e scopriamo,avviandola che ha solo 31 km!!Profuma ancora di concessionario!Partiamo,oggi andremo a Port Douglas, Mossmann Gorge e al Daintree national park. Presa la Cook Highway,strada panoramica patrimonio dell’umanità,arriviamo al primo punto di interesse della nostra lista per oggi e notiamo un mercatino. Ci fermiamo e vediamo molti bei prodotti della zona ed oggetti fatti a mano.Assaggiamo dei preparati alla frutta che però mandiamo giù con un pò di difficoltà..Non troppo buoni. Port Douglas é una cittadina molto carina e quasi ci pentiamo di non poterci fermare più a lungo.Alle 10.15 siamo di nuovo on the road ed arrivati a Mossmann,prendiamo a destra per il Mossmann Gorge,una zona dove é possibile fare una bella passeggiata nella foresta pluviale e vedere scorrere il fiumiciattolo che da il nome al luogo. Scesi dall’auto una cappa ci colpisce;mai stati in un luogo più umido di questo.Rubiamo poche indicazioni ai cartelli e ad una guida e via dritti per il percorso di 3.2 km che taglia una vegetazione fittissima.Ci sono felci giganti,ficus strangolatori centenari, alberi dalle radici chilometriche ed estremamente intricate,oltre ad un’infinità di altre piante mai viste in Europa. Il gap tra le due sponde del fiume é colmato da un bellissimo ponte di corda,che inizialmente intimorisce Jen,ma che poi attraverserà senza problemi.Se si vuole conoscere la flora della foresta pluviale questo é il luogo giusto.Restiamo incantati da queste piante e dalla loro capacità di sopravvivenza..Qui vige la legge del più forte,il ficus attanaglia l’albero ospite fino a farlo perire tra le sue possenti spire. Verso le 12.30 ci dirigiamo verso Daintree ed alle 13.00 prendiamo il ferry o meglio la chiatta mossa con un sistema di argani e cavi d’acciaio, che ci porta sulla sponda opposta del fiume che da anch’esso il nome alla zona nella quale scorre e che é tra i più infestati di coccodrilli d’Australia. Sulla sponda opposta ci aspetta un’interminabile schiera di mangrovie,tana ideale per i tanto temuti rettili. Un cartello indica che la strada che percorreremo è costruita in modo da avere il minor impatto ambientale possibile,quindi é un pò pericolosa. In effetti due auto ci passiamo a mala pena,ma noi europei dovremmo comunque prendere esempio e cercare di rispettare di più la natura,proprio come fanno i downunders.Questo é l’unico luogo di Australia dove si trovano i casuari,uccelli senza ali per volare e dalla strana cresta ossea che raggiungono il metro e mezzo di altezza ed i 65 kg di peso e che noi,nonostante mille espedienti, non vedremo. Arriviamo al parco da dove parte la passeggiata soprelevata che permette di vedere la foresta pluviale ed i suoi abitanti sotto un’altra ottica. Paghiamo 60 AUD e ci incamminiamo lungo la passeggiata,con tanto di audio guida.Vediamo piante,fiori e frutti,ma dei numerosi animali citati nelle guide dateci al visitor centre,nemmeno l’ombra più vaga.. C’é un piccolo centro che raccoglie buona parte degli insetti della foresta pluviale,fortunatamente imbalsamati, ed alcuni pesci,crostacei e rettili vivi che abitano questi luoghi. Jnn trova una compagna di giochi in una simpatica tartaruga che si diverte ad inseguire il suo dito per tutto l’acquario di vetro:probabilmente riconosce nelle mani dell’uomo la rampa di lancio dalla quale parte il suo cibo preferito. Il parco in sé non offre molto ai visitatori pomeridiani ed a dire il vero ci delude un pò, probabilmente se fossimo venuti la mattina presto o verso il tramonto il tutto sarebbe stato animato da animali autoctoni che ritornano a casa dopo un giornata di caccia.Verso le 15.45 riprendiamo la strada per Cairns,dove arriviamo circa un’ora e mezza dopo.Abbiamo percorso circa 250 km e con questo gioiellino di tecnologia su quattro ruote la strada è volata. Andiamo al Dreamtime,l’ostello dove dormiremo stanotte e dopo il check in e la doccia,ci dirigiamo verso Esplanade,stasera cena dal famoso Pesci’s. Il locale si trova proprio davanti al molo ed é bello godersi questa calda serata all’aperto. Mangiamo gamberi,calamari,cozze,dei molluschi tipo cappe sante,barramundi e un’aragostina,tutto freschissimo e fantastico..Lo consigliamo vivamente!Dopo un buon dessert torniamo all’ostello. Stasera siamo stanchi e alle 11.00 p.M. Siamo a letto.

04-06 -2007 Alle 7.30 siamo in piedi e alle 8.00 riconsegniamo l’auto alla Hertz.

Oggi ci prendiamo una giornata libera dagli impegni e decidiamo di andare sull’Esplanade a fare il bagno nell’enorme piscina che si affaccia sull’oceano. La zona che la circonda é pulitissima,in continua manutenzione,controllata,insomma non c’é una minima virgola fuori posto..Nei bagni c’é addirittura il sottofondo musicale. Dall’acqua emerge l’installazione artistica simbolo di Cairns,che é costituita da grandi pesci in lamine di acciaio e da una fontana che spunta anch’essa dall’interno della piscina. L’acqua é tiepida ed é rilassante sapere di non avere orari,dopo così tanti giorni di ritmi serrati.

Restiamo a mollo fino alle 10.30,andiamo poi a fare una buona colazione alla britannica,panino con uova e pancetta e pancakes con sciroppo d’acero e burro salato,una botta di calorie.Torniamo in ostello a fare la doccia e riusciamo..Si va a fare shopping. C’è un centro commerciale proprio davanti a dove soggiorniamo e ne approfittiamo per acquistare quello che avevamo adocchiato durante i giorni precedenti.Il tempo vola e ci ritroviamo alle 13.30 senza accorgercene.Qui si trovano molti prodotti al frangipani,un albero che fa dei fiori bianchi e gialli molto belli e che pensiamo siano uno dei simboli tropicali:sono disegnati persino su alcune targhe automobilistiche! Jen li adora e fa una sufficiente scorta di creme ed oli vari.Il pomeriggio ci vede impegnati tra i negozi del centro,dove troviamo bei vestiti a buoni prezzi. Cambiamo dei soldi in dollari di Singapore,visto che ci fermeremo lì un giorno(occhio al a controllare che le cifre esposte si riferiscano a ‘we sell’,acquistiamo e a trovare uffici cambio dove ci sia scritto ZERO COMISSIONS,altrimenti si paga il 6/7% del totale di commissioni,il che non é il massimo).

Verso le 17.30 iniziamo a camminare sull’Esplanade e ,visto che avevamo mangiato molto bene,rifiniamo a cena da Pesci’s. Mudcrab,un particolare tipo di granchio molto tipico di queste zone,per me ed un fish feast per Jen,dove cozze,gamberi,ostriche,cappesante,calamari e barramundi,giacciono su un letto di insalata.Veramente ottimo! Il tutto innafiato da 3 litri d’acqua,fa un caldo pazzesco. Ritornando all’ ostello,e passeggiando sull’Esplanade ci godiamo questo clima tropicale by night per l’ultima volta in questa vacanza,domani si inizia il rientro a casa. Cairns é sicuramente la città che ci ha colpito di più: la gente gira scalza per le strade ed i negozi,i ragazzi vanno in giro a petto nudo,tutti cercano di attaccare bottone con il primo che capita,ogni struttura cittadina é immacolata,nemmeno una scritta od un murales,i pub chiudono intono alle 22.00,é piena di gente sbronza già di mattina ed i negozi di liquori sono enormi e superforniti,ma comunque c’é chi di mattina fa sport all’aperto..Difficile capire quale sia lo spirito della città,si nota solo il suo cuore pulsante fatto di locali e vita notturna lungo le strade.La città con maggiori contrasti e con il maggior fascino…Pensiamo che potremmo viverci.

05-06-2007 Oggi salutiamo l’Australia.

Dopo il decollo da Cairns, guardiamo con nostalgia fuori dal finestrino..

Un ultima tappa australiana a Darwin,dove il nostro aereo fa rifornimento e come un autobus “tira su” altri passeggeri e poi via..8 ore di volo ci separano da Singapore.

In questo tempo facciamo voli pindarici che ci portano nei mille centri commerciali di Orchard Road, a gustare i piatti tipici singaporensi e ad apprezzare la meticolosità,tanto famosa,con la quale è organizzata l’isola.

Verso le 19.15 ora locale arriviamo e subito prendiamo la metropolitana che ci porterà a chinatown dove passeremo la notte nell’ultimo ostello della nostra vacanza.

Impieghiamo circa mezz’ora ad arrivare alla stazione della metro di chinatown e da lì altri 20 minuti per trovare l’ostello..Siamo veramente distrutti! Anche questo risulta essere un posticino veramente da dimenticare,ma non ci abbattiamo, è l’ultima notte in un letto straniero..

Dopo una doccia usciamo per un giro culinario nel quartiere,ma dopo un’oretta, stremati dalla giornata torniamo in camera,non dopo aver assaggiato qualcosa di indefinibile ma buono lungo le vie principali della zona.

06-06-2007 Il giorno dopo ci svegliamo alle 06.30..Ci aspettano i centri commerciali del centro e mille acquisti da fare.

Arriviamo nei pressi di Orchard Road e subito notiamo che le strade non sono così immacolate come ce le avevano descritte..Pensavamo che Chinatown fosse un pochino sporca per il fatto che ci sono molte bancarelle e viottoli bui ed invece anche le vie centrali,meglio arredate dal punto di vista urbano,non nascondono una piccola nota di globalizzazione!! Entriamo nella palazzina di Lim Sim dove ci sono 6 piani di negozi di elettronica e scopriamo che qui, come nel resto dell’isola, i negozi aprono verso le 11.00..

“Ma come!..Ci siamo svegliati alle 6.00 a posta per sfruttare al massimo la giornata ed invece i nostri piani saltano” Ed i nostri piani saltano comunque: i prezzi qui,soprattutto per quanto riguarda il materiale elettronico ed informatico, sono come in Italia.. Su ebay fai sicuramente affari migliori! Nonostante la grande delusione,decidiamo di acquistare parte dell’hardware che ci eravamo prefissati e dicendola tutta forse spendiamo leggermente di più che da noi,ma ormai siamo in ballo e balliamo.

Nemmeno i negozi di abbigliamento hanno dei prezzi ed una qualità concorrenziale e, come per l’elettronica, anche i vestiti di marca costano come da noi.

Ci rifacciamo però assaggiando torte,gelati,piatti tipici e frutta che da noi non si trova, come ad esempio il red dragon,un frutto che da fuori sembra una melanzana bordeaux con le punte,mentre dentro è fucsia ed il sapore non è male, oppure il famoso frutto di Singapore del quale non ricordiamo il nome,frutto che dicono abbia un odore infernale ,ma un sapore fantastico..Io credo invece che sia l’odore che il sapore siano infernali: un misto di melone andato a male,salsa aioli e caramello.

Arrivano presto le 18.00 ora in cui dobbiamo ripassare a prendere i bagagli all’ostello.

Prendiamo un taxi che ci porta all’aeroporto e alle 20.00 circa facciamo il check in.

Il tempo passa velocemente nonostante la stanchezza: facciamo un giro nell’immenso terminal e rincontriamo per caso la stessa coppia di ragazzi di Bergamo in viaggio di nozze che avevamo conosciuto a Francoforte tre settimane prima,così cogliamo l’occasione per uno scambio di opinioni sui diversi luoghi visitati. Anche loro,ripartono con l’Australia nel cuore.

Alle 23.00 ci imbarchiamo e tra film,parole incrociate e lettura,anche queste 12 ore di volo passano abbastanza in fretta.

07-06-2007 Alle 6.00,con circa un’oretta di ritardo rispetto all’ora prevista atterriamo a Francoforte: il nostro aereo per Venezia partirà alle 21.00 e quindi abbiamo tutto il giorno per immergerci nell’aria tedesca. Facciamo subito il check in (la Luftansa permette di farlo molte ore prima della partenza, purché l’aereo che si prende parta entro la fine della giornata) Incontriamo un ragazzo sulla metropolitana che ci indica dove scendere per visitare il centro: “ci sono molti centri commerciali” ci dice..

Scopriamo poco dopo che i centri commerciali oggi non apriranno: è una festa nazionale!!! Che fortuna! Dobbiamo passare un’intera giornata (circa 15 ore) girovagando senza una meta precisa,sopravvivendo a questo caldo pazzesco.

Seguiamo la via pedonale che porta verso una bella cattedrale dove ci sono moltissime persone vestite da antichi templari con tanto di stendardi che aspettano..Cosa aspettano..? Noi nel frattempo,avvicinatici a delle bancarelle da dove arriva un fantastico profumo di carne alla piastra, non resistiamo all’impulso di riassaporare la cucina europea e ci facciamo fare tre panini,uno con la salsiccia, uno con una bistecca alla piastra ed uno con una milanese,rigorosamente con cipolla e senape e ci scoliamo una birra da mezzo! Sono le 09.00 questa è la nostra colazione! Con la pancia piena andiamo nella piazza principale dove nel frattempo i “templari” e moltissime altre persone si sono unite per assistere alla messa.

Facciamo un giro per la piazza e decidiamo poi di fare una passeggiata lungo la sponda del fiume.

Ci godiamo il caldo seduti sotto gli alberi di un bel parco e così passeggiando un po’ qua ed un po’ la finiamo in una piazza dove si sta tenendo una festa spagnola..In Germania una festa spagnola,mah!! Prendiamo una bottiglia d’acqua da 750 ml 5,00 euro!! (qui costa molto meno la birra) e verso le 17.30 torniamo in aeroporto,dove seduti come dei desperados per la stanchezza ci scoliamo la bottiglietta di vino dataci dalla Qantas nella tratta da Singapore a qui.

“Chissà cosa penseranno di noi le persone che ci vedono?” ci chiediamo.

Abbiamo gli occhi rossi e la testa ciondolante per il sonno.

Alle 20.40 imbarcano e dopo un’oretta di volo in uno stato catatonico siamo a Venezia.

Arriviamo a casa circa due ore dopo..Camminiamo grazie a qualche forza misteriosa che ci sorregge.

Domani ci sveglieremo e ci renderemo conto che siamo a casa..L’Australia ci mancherà tantissimo, ed ora che scrivo penso già a quando torneremo..Un altro viaggio e nuove scoperte.

A presto e Buon Viaggio.

Per info e domande varie potete contattarci alessiovisentin@yahoo.It



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