Argentina, Bolivia, Cile e due passi in Brasile: l’incanto dell’America del Sud

Natura, deserti, montagne incantate, maestose cascate, colori
Scritto da: LISACRI
argentina, bolivia, cile e due passi in brasile: l'incanto dell'america del sud
Partenza il: 14/11/2013
Ritorno il: 02/12/2013
Viaggiatori: 8
Spesa: 4000 €
Finalmente Sudamerica! Era da un po’ che desideravo rimettere piede in questa parte del mondo che sarà sempre la mia prediletta, dove riuscirei sicuramente a vivere senza nessuna difficoltà.

Devo prima di tutto ringraziare la TPC Catto e il suo bellissimo diario Agua, Tierra y Sal, le sue precise indicazioni sono state utilissime per l’organizzazione del viaggio.

Il viaggio è durato dal 14\11\2013 al 02\12\2013, costruito durante lunghi mesi nel tentativo di incastrare tutte le coincidenze per riuscire a vedere il massimo nel tempo che avevamo a disposizione.

La nostra intenzione era di visitare le Cascate dell’Iguazù, il nord dell’Argentina, il Salar e le Lagune della Bolivia, e i dintorni di San Pedro de Atacama in Cile.

Abbiamo organizzato il viaggio in autonomia, ci siamo affidati ad agenzie locali prendendo contatti via internet e intrattenendo una lunghissima corrispondenza via email.

Aver trovato la combinazione perfetta dei voli è stata la svolta, tutto si è magicamente incastrato!

Abbiamo dovuto rinunciare al progetto di andare da Iguazù a Salta con un pulmino a noleggio perchè dopo svariati tentativi non abbiamo trovato il mezzo e fare lo spostamento con due auto non era conveniente; così abbiamo prenotato il volo Iguazù\Salta con Aerolineas Argentinas al prezzo non proprio conveniente di circa 278 euro.

Il gruppo era composto di 8 appassionati viaggiatori, per il volo ci siamo affidati ad una amica che lavora in agenzia ed è riuscita con pazienza e costanza a trovarci il meglio al miglior prezzo, siamo arrivati dal Brasile e ripartiti dall’Argentina via Cile.

L’itinerario dei voli con Alitalia, TAM e LAN è stato Bologna\Roma, Roma\Rio de Janeiro, Rio de Janierio\Iguassù Falls, Calama\Santiago, Santiago\Buenos Aires, Buenos Aires\Roma, Roma\Bologna, il tutto per 1.143 euro compresa assicurazione sul volo.

Purtroppo abbiamo avuto una brutta sorpresa al ritorno da Buenos Aires; il nostro volo con Alitalia aveva destinazione finale Londra quindi noi a Roma avremmo in realtà dovuto prendere un volo per Londra ma ci era stato detto che non ci sarebbe stato nessun problema a spedire i bagagli fino a Roma e prendere poi il nostro successivo volo per Bologna.

Al check in a Buenos Aires ci hanno detto che i nostri bagagli dovevano obbligatoriamente andare a Londra e se volevamo sbarcarli a Roma l’unica soluzione era pagare una “sanzione” di 150 euro, non so se ci avesse provato l’agenzia inizialmente o se ci hanno provato i desk Alitalia a Buenos Aires, fatto sta che molto a malincuore abbiamo pagato i 150 euro che per 8 passeggeri è diventata un cifra notevole.

E questo è stato l’unico inconveniente di tutta la vacanza.

Potrei però aggiungere che abbiamo sbagliato in pieno la composizione della valigia, eravamo convinti che sarebbe stato freddissimo e invece è stato caldissimo! In tutta la vacanze avremo avuto si e nò 5 ore di freddo, una mattina in Bolivia all’alba e una notte sempre in Bolivia ma eravamo al chiuso con coperte e stufa e due mattine all’alba in Cile. Non abbiamo valutato che sarebbe stato primavera quindi se andate in questo periodo un pile in meno e qualche bermuda in più.

Non ha invece creato problemi l’altitudine, lievissimi malesseri solo al primo sbalzo in Argentina poi ci siamo adattati molto bene.

Giovedì 14\11\2013 e Venerdì 15\11\2013

Partiamo alle 13 da Ravenna per Bologna, lasciamo le auto al parcheggio e alle 16,15 prendiamo il volo per Roma che atterra alle 17,10. Il prossimo volo è alle 21,45 e nell’attesa ci godiamo questo splendido aeroporto dove si trova sempre il modo per far passare il tempo.

Il volo per Rio è partito e arrivato in perfetto orario, peccato che la nostra compagnia di bandiera abbia una vita così travagliata, è la prima volta nonostante i molti viaggi, che volo con Alitalia e mi sono trovata benissimo sia per il servizio a bordo che per la qualità del volo e dell’aeromobile. Per fortuna abbiamo dormito tutti e le lunghe ore del volo notturno sono passate velocemente;

Avevamo 8 ore di tempo per stare a Rio prima del prossimo volo, le operazioni di ritiro bagagli e uscita dall’aeroporto sono state veloci, abbiamo sistemato i bagagli dentro box appositi a pagamento, cambiato un pò di euro e via alla ricerca di due taxi.

Abbiamo incontrato due tassisti giovani, simpatici e disponibili che ci hanno fatto un pò da guida turistica portandoci a vedere lo stadio, il sambodromo, di sfuggita la zona delle favelas e nonostante parlassero solo portoghese siamo riusciti a colloquiare come solo noi italiani siamo capaci di fare, quando te la vedi brutta buttala sul calcio e sei salvo!

Ci siamo fatti lasciare dove partono le navette per il Corcovado e siamo saliti su, il panorama, ai piedi della gigantesca statua del Cristo Redentore, è straordinario, mi ha fulminato e credo di essermi innamorata per sempre di questa città: il Pan di Zucchero sullo sfondo, le spiagge, i grattacieli, le isole, il mare…

Decidiamo di fare una puntata anche a Copacabana e quindi cerchiamo altri taxi e andiamo. E’ il 15 novembre ed è festa nazionale, una parte di lungomare è chiusa al traffico così ci lasciano dove possibile e passeggiando in mezzo alla folla tranquilla arriviamo alla spiaggia.

Che emozione essere qui! Mangiamo ad una “baracchina” dove ordiniamo pesce, pollo e patate fritti in quantità industriale e tantissima birra. Intorno tutti passeggiano in costume mostrando fisici più o meno tonici! Andiamo velocemente in riva all’oceano, la spiaggia è affollatissima, un simpatico brasiliano ci rivolge cordialmente la parola, raccogliamo un pò di sabbia per ricordo e purtroppo è ora di tornare in aeroporto.

Ciao Rio spero a presto!

Alle 17.30 parte il volo TAM per Iguazù, puntuale. Avevamo preso accordi con il titolare del Residencial Guaranì di Puerto Iguazù dove abbiamo pernottato 3 notti e con due auto ci è venuto a prelevare dall’aeroporto ad un prezzo assolutamente onesto.

Scoppia un temporale, una vera “tormenta” come dice il simpacitissimo Pablo. Dobbiamo attraversare la frontiera per entrare in Argentina ed essendo giorno di festa c’è una fila lunghissima, ma Pablo risolve il problema superando in scioltezza tutta la fila nella corsia d’emergenza contro mano, con inserimento finale in mezzo alle auto che diligentemente sono in fila da un sacco di tempo! E non ci spara nessuno!

Arriviamo al Residencial e manca la luce mentre continua a piovere così ci arrangiamo con le candele e facciamo la doccia con la pila frontale. Restiamo in stanza mentre continua a piovere, dormiamo e non risentiamo del fuso orario e del lungo viaggio.

Sabato 16\11\2013

Questa mattina non piove, siamo in piedi molto presto anche perchè con questa storia che tra Argentina e Brasile c’è un’ora di differenza facciamo una gran confusione visto che dobbiamo andare di quà e di là più volte.

La colazione non è il massimo, le stanze sono invece molto belle, spaziose e dotate di soppalco e balconcino, si affacciano tutte sul giardinetto con piscina.

Pablo si offre di portarci al Parco per un prezzo più economico del bus, forse non è vero ma per noi è comodo ed essendo in 8 effettivamente le spese si ammortizzano bene.

Arrivati al parco ci organizziamo un attimo per capire i vari percorsi, il parco è ben attrezzato con tanti punti ristoro, negozi e punti informativi.

Saliamo su un trenino che porta dove iniziano i due percorsi: inferiore e superiore.

Iniziamo dal percorso inferiore, passerelle in mezzo alla foresta portano nei punti dove si possono ammirare i salti delle cascate. Imponenti, maestose, nuvole d’acqua si dissolvono nell’aria, si vaporizzano sulla pelle.

Al Salto Bossetti si arriva proprio sotto una magnifica cascata.

Lungo il percorso si incontrano graziosi animaletti, sono i coatimundi, ma attenzione a non dare troppa confidenza perchè mordono.

Nel parco c’è moltissima gente, grandi gruppi, ma riusciamo a percorre in pace entrambi i percorsi.

Riprendiamo il trenino per la Garganta del Diablo e non immaginiamo cosa ci aspetta!

Percorriamo una passerella sul fiume, placido, largo, con una rigogliosa vegetazione sullo sfondo, vediamo anche un coccodrillo immobile tanto da sembrare finto.

Alla fine un spettacolo indescrivibile, all’improvviso il fiume incontra una gola e vi si getta in una cascata imponente, potente, una massa d’acqua enorme, schiuma e gocce nebulizzate dove si forma l’arcobaleno, non si vede il fondo della gola.

Si rimane muti ad ammirare la potenza della natura.

Tornati al Residencial andiamo alla ricerca di di un supermercato per comprare vino e stuzzichini per l’aperitivo che consumiamo a bordo pisicna, a cena andiamo al Ristorante Color consigliato da Pablo e mangiamo finalmente la strepitosa carne argentina e ancora vino.

Domenica 17\11\2013

Oggi visitiamo il lato brasiliano delle cascate e Pablo ci offre il servizio taxi che accettiamo perchè davvero comodo.

Che personaggio simpatico, amante della vita, disponibile, in auto ci intrattiene rispondendo a tutte le nostre domande e riusciamo a capirci nonostante il nostro spagnolo molto improvvisato.

Prima di entrare nel parco delle cascate visitiamo il Parco des Aves dove possiamo vedere molto da vicino pappagali, tante specie di uccelli colorati e soprattuto i singolari tucani.

Che meraviglia le cascate da questo lato! Si vede il fronte in tutto il suo splendore e maestosità, acqua ovunque, da tutti i lati, meraviglioso. Una passerella vi si addentra proprio in mezzo, siamo dentro la cascata, l’acqua nebulizzata bagna piacevolmente visto che fa un gran caldo e nessuno usa le mantelle impermeabili, è bello bagnarsi!

Per cena torniamo al Color per la pizza e quando facciamo l’ordine i camerieri si sorprendono sentendoci ordinare una pizza a testa e ci consigliano di ordinarne una ogni 4, capiamo che le dimensione devono essere diverse da quelle alle quali siamo abituati in Italia!

Poi ci danno un buono per una caipirinha al Dharma e così ci avventuriamo alla ricerca di questo locale.

Scopriamo la zona della movida di Puerto Iguazù, piena di locali e di gente, l’unico locale buio e deserto è proprio il Dharma! Ci servono comunque una dignitosa caipirinha e ci facciamo tante risate.

Lunedì 18\11\2013

Oggi partiamo per Salta con un volo Austral. Abbiamo sbagliato completamente l’abbigliamento, a Salta fa un caldo pazzesco e invece noi, convinti che avremmo trovato solo freddo, abbiamo per lo più abiti pesanti. All’arrivo troviamo la nostra guida Jorghe che ci porta in hotel (Hotel Las Vegas), rinnovato, con stanze spaziose e posizione centrale. Usciamo subito, la città è piacevole, in stile coloniale, ci sediamo in un locale nella piazza e mangiamo gustose empanadas e beviamo la meravigliosa birra Salta.

Proseguiamo il giro della città e andiamo alla sede dell’Agenzia Entrecerros Viajes per il saldo. Dopo le 17 la città si anima, escono tutti e c’è una folla incredibile. Visitiamo il mercato coperto che non offe nulla di particolare. Con il buio la piazza sapientemente illuminata è splendida, tanta gente tranquilla che si gode la città e la compagnia, i tavoli all’aperto dei locali sono tutti pieni così come le panchine.

Martedì 19\11\2013

Lasciamo Salta per un tour di tre giorni che ci porterà a Cafayate via Cachi, Quebrada de Las Conchas e ritorno a Salta. Abbiamo a disposizione un comodo pulmino e avendo l’opportunità di ritornare nel medesimo hotel, ne approfittiamo per preparare un piccolo bagaglio con il necessario e viaggiare così più comodi e leggeri. Saliamo a 3.500 metri lungo la Cresta de Obipso e il panorama man mano muta dal verde al desertico, le montagne si colorano delle varietà dei colori dei minerali, daii rossi ai verdi , all’azzurro. Facciamo soste nei punti panoramici e dove manca il sole fa freschino. Attraversiamo il Parco Nazionale de Los Cardones, cactus antichi e altissimi a perdita d’occhio che in questo periodo sono in fiore. La strada si perde nella valle lunga e diritta. Arriviamo a Cachi, una cittadina deliziosa, con la chiesetta essenziale e semplice che si affaccia sulla piazza, stradine acciotolate, case bianche, cielo azzurrissimo e l’aria fina dei 2.500 metri fanno di questo posto un luogo incantato. Ci sono pochissimi turisti per cui possiamo godere in pieno di questa atmosfera. Pranziamo a La Esquina Risto Bar, locale carinissimo gestito da giovani, assaggiamo una specie di agnolotti chiamati “sorrentini” a base di formaggio locale e conditi con salsa e noci, sono ottimi. Torniamo indietro a Payogasta dove passeremo la notte all’Hotel Sala De Payogasta, stupendo. E’ una fazenda, una sorta di agriturismo, le stanze grandi e ben curate si affacciano su un porticato che circonda un cortile con al centro il focolare. Prendiamo un pò di sole e ci godiamo la tranquillità di questo posto. Prima di cena ci ritroviamo in una ampia e confortevole sala e sprofondati sui divani ci godiamo il rito del mate a cura della nostra simpatica guida Jorghe. Ceniamo in hotel.

Mercoledì 20\11\2013

Bella giornata di sole, mi sveglio presto e ne approfitto per fare una passeggiata fino al paesino che ancora dorme, incontro qualche bambino che va a scuola. La colazione è ottima, dolci , pane e confetture fatti in casa, miele, formaggio e yogurt di capra. Partiamo lungo la Ruta 40 che percorre tutta l’Argentina per una lunghezza di quasi 5.000 chilometri. In questo tratto è sterrata e passa in mezzo a montagne brulle con lunghi tratti deserti, incontriamo rare auto. Visitiamo i paesini di Seclantes e Molinos, coloniali, bianchi, deserti, silenziosi, fuori dal mondo e dal tempo. Il nostro mezzo ha un problema meccanico e ci fermiamo da un gommista, lo si identifica dall’insegna: gomma appoggiata ad un paracarro, e attendiamo di risolverlo. E’ ormai passata l’ora di pranzo e in questo deserto pare non esserci alcun luogo di ristoro, poi incredibile giri a destra e nascosto dietro le rocce un villaggio, Angastaco. Dopo qualche tentativo troviamo un posto per mangiare e stiamo bene, come sempre…

Attraversiamo la Quebrada de Las Fechas, splendido panorama di rocce erose dagli elementi naturali e dal passare del tempo davvero particolare. Giochiamo a indovinare quali forme ci ricordano le rocce, a volte si individua facilmente la sagoma di un animale o di un oggetto, altre occorre molta immaginazione. La mancanza di umani, l’assenza di vegetazione, i colori creano una atmosfera speciale. Arriviamo a Cafayate e sosta per la visita di una cantina con degustazione dei loro vini. Il vino sarà un compagno fidato e piacevole di questo nostro soggiorno argentino. La cittadina è carina, piena di locali per cenare o bere, tanti negozi e mercatini che vendono artigianato, peccato fermarsi così poco sembra proprio un bel posto per soggiornare. Questa sera optiamo per un “apericena” e ci divertiamo a fare la spesa, compriamo salame, formaggi, patatine e pane per accompagnare il vino acquistato alla cantina Bodega Lavanda.

Dormiamo all’Hostal Del Valle, luogo un pò retrò, colmo di mobili, soprammobili, quadri e piante.

Le stanze hanno delicati nomi di piante e sono confortevoli.

La proprietaria decisamente “vintage” è gentilissima e di lascia a disposizione un tavolo dopo averci fornito i bicchieri e tutto quello che ci serve.

Giovedì 21\11\2013

Dopo la colazione che ci viene servita in un terrazzo coperto anch’esso zeppo di mobili, piante e suppellettili, partiamo. Visitiamo le rovine di Quilmes che sono esattamente soltanto delle rovine. Il “nostro” simpatico Jorghe che si sta trovando a meraviglia con il nostro gruppo, propone per il pranzo di organizzare un pic nic e così ci fermiamo a Cafayate per fare spesa. Una bancarella vende salami di maiale e lama, formaggi e tortillas grigliate farcite di prosciutto e formaggio, di fronte c’e una cantina e ci riforniamo di vino bianco che mettiamo nel frigor portatile sul pulmino. Siamo nella Quebrada De Las Conchas, fantastica, rocce che sembrano castelli, rospi, capi indiani, un canyon immenso con vedute mozzafiato.

Arriviamo all’Anfiteatro, uno stretto canyon con rocce simili ad una enorme onda, e qui su di un tavolino naturale allestiamo il nostro pranzo, in fondo al canyon qualcuno sta suonando un flauto, suggestiva colonna sonora al nostro pic nic. Ottimo il vino Torrontes freschissimo per non parlare dei salami e dei formaggi. Tre ragazzi tedeschi ci osservano e forse ci invidiano un pò, chiacchieriamo in italo\tedesco\spagnolo e riusciamo a socializzare. Ultima tappa la Garganta del Diablo, una spaccatura nella roccia. Ritorniamo a Salta e insieme a Jorghe, compiamo il piccolo rito che ci sta accompagnando e che lo ha immensamente divertito: siamo in 8 e di volta in volta ci hanno assegnato stanze doppie, triple, quadruple, allora abbiamo pensato di preparare un sacchetto con i nostri nomi e sorteggiare i compagni di stanza.

Siamo 6 donne e 2 uomini e quando abbiamo visto la curiosità di Jorghe per il sorteggio ci abbiamo giocato un pò con discorsi ambigui e pensiamo che si stia ancora chiedendo che tipo di gruppo siamo!

Visitiamo il Museo di Salta e restiamo davvero impressionati dalla mummia del bambino ritrovato sepolto sul vulcano sacrificato agli dei della Montagna, è conservata benissimo.

Andiamo al Mercato Artigianale e facciamo incetta di presepi, al ritorno assaggiamo il gelato della Gelateria Rosmari consigliatoci da Jorghe, ci sono gusti particolari tutti da sperimentare e davvero molto buoni.

Venerdì 22\11\2013

Oggi cambio di autista e di guida, e partenza per la Quebrada del Toro e San Antonio de Los Cobres. La nuova guida si chiama Cristina, insegna italiano alla scuola Dante Alighieri. Seguiamo il percorso del Treno De Las Nubes, la ferrovia più alta del mondo che oggi è esclusivamente ad uso turistico con viaggi organizzati e programmati che fanno avanti indietro da San Antonio de Los Cobres. Arriviamo al piccolo pueblo di Santa Rosa de Tastil a 3.100 metri e anche qui rovine in rovina, piacevole il panorama. Attraversiamo la Quebrada del Toro, arriviamo nel punto più alto, il Passo Abra Blanca a 4.080 metri. Scendiamo fino a San Antonio del Los Cobres che comunque è alla rispettabile altezza di 3.700 metri. Il paese è lunare, non c’è traccia di vegetazione, le strade sono polverose, le case basse e senza colori. Pranziamo al ristorante El Aujero dove assaggiamo stufato di lama con patate e carote (cazuela de llama), lama con lenticchie (guiso de lentajas), flan casero e queso de cabra con dulce de cayote. Il ristorante sembra un rifugio di montagna, in legno, accogliente e caldo. Alloggiamo al Hotel de Las Nubes, bellissimo con le stesse atmosfere del rifugio di montagna. Andiamo a vedere il Viaducto La Polvorilla a 4.200 metri di altezza sospeso fra le montagne. L’altitudine si fa sentire, testa leggera e fiato corto, mastichiamo foglie di coca e davvero funzionano, si sente il benessere della cassa toracica che si espande e si respira meglio.

Decidiamo di saltare la cena, non si sa mai, e compriamo l’occorrente per te e biscotti, ne approfitto per comprare un pò di foglie di coca che è legale ma la importano illegalmente e la vendono sotto banco impachettata in panetti!

Sabato 23\11\2013

Viaggiamo attraverso l’altopiano, la Puna Argentia, un ambiente arido, privo di vegetazione se non bassi cespugli disseminati ovunque, montagne sullo sfondo. Siamo sempre sui 3.500 metri e adesso che siamo dotati di una bella scorta di foglie di coca succhiamo da veri esperti! Lungo la strada tante vigogne che sono allo stato brado e scorazzano nella puna. La strada non è asfaltata, è malmessa e impieghiamo 3 ore per arrivare a Salina Grande, un piccolo assaggio di quello che sarà il Salar boliviano e sinceramente potevamo evitare. Dobbiamo ancora arrivare a Purmamarca attraversando il passo di Jujuy a 4.170 metri, il panorama è stupendo. Purmamarca è un paesino carino, raccolto, la chiesetta e la piazza con il mercatino artigianale, molti negozi, strade bianche, casette basse, graziosi ristoranti. Pranziamo al Ristorante La Diablada dove ci ingozziamo di carne. Ancora rovine, il sito archeologico di Pukara, come gli altri già visti non c’è nulla, è stato ricostruito in minima parte con muretti che tentano di fornire un’idea di quello che poteva essere. Se non siete dei veri studiosi potete tagliare la visita di tutte le rovine di questa parte dell’America Latina, non vi trasmetteranno nulla. Andiamo a vedere lo scenario della montagna dei sette colori, una breve passeggiata fino al paese che permette di ammirare le infinite sfumature di colore delle montagna: tonalità e sfumature di arancio, rosso, rosa, verde, blu, violetto. L’hotel è il Mirador Del Virrey molto bello ma purtoppo molto decentrato, ci assegnano spaziosi appartamenti dotati di tutto.

Domenica 24\11\2013

Bella giornata di sole, i 7 colori risaltano in tutta la loro bellezza.

Percorriamo la Quebrada di Humahuaca, di nuovo montagne colorate rosse, gialle, verdi, grigie. Fermata per il cartello del Tropico del Capricorno e visita della chiesetta di Uquia che contiene quadri di spagnoli che furono considerati angeli. E’ addobbata per la Prima Comunione con fiori e drappi che la rendono ancora più suggestiva. Deviamo per Iruya, si sale fino al passo Abra Del Condor a 4.000 metri, il panorama è suggestivo, sotto tutta la vallata coltivata e sullo sfondo alte cime innevate, fantastica la strada, sterrata, ripida, costeggia costoni di roccia, incontriamo pochissime auto. L’impatto visivo con il paesino che appare incastonato nella roccia è davvero suggestivo, la macchia di colore della chiesetta gialla e azzurra, le stradine acciotolate e ripide, le piccole osterie, i negozietti, un luogo delizioso. Pranziamo al ristorante Hosteria Federico III dove assaggio un piatto a base delle molteplici specie di patate che vengono coltivate qui. Torniamo verso Humahuaca che visitiamo velocemente, ha le stesse caratteristiche di tutte le località di questa zona, coloniali, piazzetta, vicoletti, negozi, tanta quiete. Ci lasciano alla stazione dei bus dove prenderemo quello per La Quiaca. C’è una piccola bancarella che vende gustosi panini con cotoletta e patate fritte e ne approffittiamo. Partiamo poco dopo le 20 con il bus della linea Balut, il viaggio dura un paio d’ore e alle 10,30 arriviamo. Per velocizzare contattiamo un paio di taxi e ci rendiamo poi conto che la distanza con l’hostal Munay è di appena 600 metri. La signora è rimasta in piedi ad aspettarci ed ha una certa fretta di consegnarci le stanze, ci chiede se abbiamo intenzione di uscire ma la rassicuriamo che non è nei nostri piani. Le stanze sono enormi, pulite e comode, peccato che due stanze non abbiano l’acqua fredda così non funziona lo sciacquone e risulta impossibile fare la doccia perchè l’acqua calda ustiona, chiediamo ospitalità nell’unica stanza a posto.

Lunedì 25\11\2013

Ore 7,30 puntuale arriva William dell’agenzia boliviana LLipi Tour mentre stiamo facendo colazione. Immagino subito che sia lui, è molto simpatico, amichevole, parla poco italiano ma ci comprendiamo.

L’Hostal non accetta dollari per il pagamento delle stanze e non è possibile pagare con carta di credito ma nessuno di noi ha soldi argentini.

Ci aiuta William a risolvere il problema che in realtà non dovrebbe essere tale. Passiamo a piedi la frontiera fra Argentina e Bolivia che dista poco dall’Hostal. C’è fila, nessun turista, ma William riesce a trovare un accesso preferenziale e così transitiamo velocemente. Siamo a Villanzon in Bolivia, ancora un breve tratto a piedi e troviamo le jeep che saranno i nostri mezzi per il tour. William ci lascia e proseguiamo per Tupiza dove andremo all’agenzia a conoscere Angela e ad attrezzare i mezzi per i prossimi giorni. Gli autisti si chiamano Porfirio e Hugo, quest’ultimo giovanissimo è il più responsabile ed ha anche l’incarico di guida, parla un pò di inglese e un pò di italiano e masa meno ci capiamo. Tupiza è una cittadina vivace, ben messa, Angela ci accompagna al cambio poi ci indica il mercato coperto dove facciamo un giretto di osservazione. Pulito, ben tenuto, le deliziose boliviane con la bombetta espongono con ordine i loro prodotti. Intanto le jeep sono state caricate con i viveri e tutto l’occorrente e troviamo ad aspettarci la nostra cuoca Margherita che farà il viaggio con noi per occuparsi dei nostri pasti. La strada da Tupiza a Uyuni è lunga, polverosa e scomoda, come tutte le strade della Bolivia, i nostri mezzi però sono comodi e il panorama riserva continue sorprese. Ci fermiamo in uno spiazzo circondato da rocce e all’ombra di alberi spinosi pranziamo con il cibo già pronto preparato a Tupiza: carne di lama secca, mais giganti e uovo sodo, coca cola e banane. Paesaggio quasi lunare, assolutamente brullo, tante capre, asini e lama. Anche qui è un caldo pazzesco e noi abbiamo solo abiti lunghi, il sole data anche l’altitudine è rovente e implacabile, il cielo azzurrissimo.

Saliamo a 4.000 metri, passiamo da un villaggio minerario, Atocha, sembra un paese fantasma, non esiste vegetazione, non c’è nessuno, siamo ricoperti di polvere e desideriamo un gelato! Arriviamo a Uyuni, la cittadina ha tutti i servizi occorrenti, hotel, ristoranti, negozi, agenzie di viaggio. Qui ci sono molti turisti sopattutto giovani backpakers, dormiamo all’Hotel Julia, confortevole. Usciamo a bere qualcosa e assaggiamo la pizza che è davvero buona, per cena andiamo in un ristorante che ci viene consilgiato ma è molto turistico e poco affascinante.

Martedì 26\11\2013

Oggi una delle giornate più interessanti del viaggio, vedremo il Salar de Uyuni. Prima sosta è Colchani dove visitiamo una piccola impresa che lavora il sale alla vecchia maniera; viene impacchettato e i sacchetti tutti da 1 kg, senza essere pesati, vengono chiusi sigillandoli con la fiamma del gas. Visitiamo un mercatino che vende souvenir di sale e tipici boliviani e finalmente entriamo nel salar, completamente bianco, infinito, la luce è accecante anche con gli occhiali da sole, indescrivibile, le fotografie non renderanno mai il senso di immensità che si respira in questo luogo, è da vedere e basta. In mezzo a questo oceano di sale ecco emergere l’Isla Inchahuasi, completamente di roccia vulcanica, disseminata di cactus che sembra impossibile possano sopravvivere qui, per il resto è assolutamente brullla, il cielo azzurrisimo incornicia il tutto. Alla base dell’isola ci sono i servizi, un bar ristorante, alcuni negozi, tutto essenziale ma pulito ed effiicente. Si cammina fino alla sommità e nonostante i 3.600 metri non ci affatichiamo per niente, da qui vedute suggestive sul mare di sale.

A terra sono predisposti tavolini di sale dove i visitatori organizzano il pranzo, il nostro fantastico team piazza anche gli ombrelloni perchè il sole picchia forte.

La splendida Margherita con il suo abito tradizionale, la gonna dalle molte sottogonne, la bombetta, le lunghissime trecce con in fondo pennacchi colorati, i gambaletti e i sandali chanel, ci sta preparando il pranzo con l’aiuto degli autisti. Offriamo anche noi la nostra collaborazione ma rifiutano gentilmente e così ci limitiamo ad osservare.

Nel baule di una jeep c’è la dispensa, i tavolini di sale sono stati apparecchiati con tovaglie tradizionali, abbiamo piatti di ceramica e bicchieri di vetro e posate, il tutto verrà poi ordinatamente riposto nei loro alloggiamenti.

Mangiamo quinoa con carne saltata con verdure, cetrioli e pomodori e per finire cocomero. Passeggiamo costeggiando l’isola, la sensazione è come quella di camminare sulla neve, lo stesso scricchiolio. Sostiamo in mezzo al bianco assoluto, non ci sono altre auto, e i miei compagni si divertono con le foto loche, effetti speciali, sembra di tenere in mano l’auto, di stare appoggiati su una bottiglia, appollaiati sulle trecce di Margherita, ecc.

Io passo, detesto le foto normali figuriamoci queste. Il momento è magico e cerco di imprimermi nella mente il bianco infinito, il cielo azzurriissimo e la luce assoluta. Raggiungiamo l’hotel di sale dove alloggeremo questa notte, interamente costruito di blocchi di sale, i letti hanno la base di sale, sale sui pavimenti. E’ grazioso e pulito, le stanze sono comode e con i servizi, nell’ampio salone comune si raccolgono mano a mano tutti i gruppi che arrivano, scegliamo il nostro tavolo e Margherita ci porta tè e caffè con biscotti. Come si sta bene, raccontare non è facile. Per cena abbiamo zuppa di verdura con vermicelli, pollo, banane e patate al forno e vino. Dentro l’hotel c’è una zona con le cucine dove il cuochi di ogni gruppo preparano per i loro clienti. Usciamo nella notte per vedere una infinità di stelle e finalmente anche la Stella del Sud spesso inseguita nei precedenti viaggi e mai vista. Prendiamo un tè insieme ai nostri autisti e tentiamo di coinvolgerli discorrendo nel nostro improbabile spagnolo.

Mercoledì 27\11\2013

Abbiamo dormito bene, siamo solo un pò disidratatati dopo essere stati “sotto sale” per una notte. Si parte, sosta a San Juan dove c’è una sorta di autogrill dove si può comprare un pò di tutto. Proseguiamo in territorio desertico, solo sparute coltivazioni di quinoa, nessuna casa o villaggio. Saliamo fino a 4.300 metri, vulcani intorno dei quali uno fuma. Sosta per il pranzo al riparo di alcune rocce: cotolette, uova sode, cavoli e broccoli, macedonia di verdure, era già tutto pronto, la dolce Margherita si sarà alzata prestissimo per cucinare. Ci fanno compagnia il cielo sempre di un azzurro intenso, la luna rovesciata e il sole rovente.

Visitiamo una serie di lagune altipianiche: Canapa, Hedionda, Honda. Sono colorate dai minerali disciolti, centinaia di fenicotteri immergono il becco nell’acqua. La strada è come sempre poco più di una pista da rally ma le jeep e la bravura dei ragazzi rendono il viaggio assolutamente affrontabile. Entriamo nel Deserto di Siloli e qui non siamo più sulla Luna ma siamo ormai passati a Marte! Sabbia e sabbia, la cordigliera delle Ande, i vulcani, spettacolare. L’altitudine è di 4.770 metri ma non avvertiamo più nessun disagio. Vediamo gli Arbor de Piedra, un insieme di rocce erose dal vento dalle forme bizzarre, il vento è furioso, la polvere vola ovunque, è difficile restare in piedi. Entriamo nella Riserva Naturale di Edoardo Avaroa e ci aspetta la Laguna Colorada una distesa di acqua rossa, blu e bianca e gli immancabili fenicotteri, meravigliosa. Passiamo la notte in un rifugio a 4.300 metri e fa un po freddino, non c’è nessun altro così abbiamo tutto lo spazio per noi. Non so come fanno a venire qui quando fa – 20!

Accendiamo la stufa e chiediamo ai ragazzi di cenare con noi, la nostra ultima cena in Bolivia. Margherita si è ricoperta di drappi di stoffa sul suo costume tipico ed molto infreddolita. Mangiamo zuppa, pomodori e cipolla con wurstel , patata fritte, fragole sciroppate e vino che beviamo in compagnia dei nostri autisti carini e simpatici.

Giovedì 28\11\2013

Sveglia alle 5, il nostro ultimo giorno in Bolivia, ho già nostalgia e una gran voglia di ritornare per vedere altri aspetti di questo paese poverissimo ma genuino, questa parte del paese mette in contatto con una natura incredibile ma vorrei toccare altri aspetti più legati alle città e al contatto con la gente. Prima tappa il Geyser Sol de Manana, deboluccio. Proseguiamo poi fino ad una zona dove è possibile prendere il bagno in acque termali calde e qualcuno del gruppo osa spogliarsi fuori e al freddo, sicuramente una esperienza speciale. Qui, in apposite costruzioni facciamo colazione. Infine una cartolina della Bolivia, il vulcano Licancabur e la Laguna Verde ai suoi piedi. Le sue acque sono davvero di un verde intenso, placide, la cima innevata del vulcano vi si specchia. Ci dice Hugo che è possibile la salita al vulcano e che con il gruppo dopo di noi andrà, sarebbe stato davvero bello anche se immagino faticoso. Ultima tappa in Bolivia la Laguna Blanca altrettanto splendida, incorniciata da montagne innevate e punteggiata di fenicotteri.

Ecco la frontiera con il Cile, una baracca a 4.000 metri, ma c’è un problema, in Cile uno sciopero capiamo degli addetti alla dogana fa sì che i mezzi dal Cile non possano salire e quindi si resta bloccati qui. Non resta che aspettare, siamo dispiaciuti per Hugo, Porfirio e Margherita perchè li aspetta un lungo viaggio fino a Tupiza ma non ci lasceranno qui da soli. Ci sono altri gruppi bloccati qui, tanti ragazzi da tutto il mondo e fra tutti ci si capisce con l’inglese. Rimango qui a parlare con loro e con le altre guide, in viaggio ogni imprevisto può diventare un’esperienza. Ogni tanto arriva un auto e speriamo sempre che sia il nostro transfer. Alle 11.30 ecco un pulmino rosso, è per noi, ci fanno i timbri sui passaporti e davvero commossi salutiamo i nostri amici boliviani. Ci hanno regalato un’esperienza fantastica, una immersione totale nella natura, nel deserto, senza i suoni e i rumori della civiltà. Scendiamo a San Pedro De Atacama e il panorama muta completamente. Sbrighiamo velocemente le formalità doganali e scesi dal pulmino ci rendiamo conto che fa caldissimo e siamo ancora vestiti da alta montagna, ci lasciano all’Hostal Miskanty, carino e comodo, ci offrono una bibita e frutta secca. E’ vicinissimo al centro città, vado alla sede dell’agenzia Maxime Experience per saldare. Ci alleggeriamo velocemente e andiamo a pranzo al ristorante La Delicia del Carmen consigliato dall’agenzia, prendiamo pollo grigliato con due contorni e le porzioni sono enormi, le patate arrosto sembrano moltiplicarsi nel piatto. Abbiamo il tempo contato perchè nel pomeriggio abbiamo già la nostra prima escursione cilena alla Valle della Luna. Essendo in 8 abbiamo riservato un trasporto privato e puntuale alle 16 vengono a prenderci all’Hostal. La guida autista ci chiama Victor è preparato e parla uno spagnolo comprensibilissimo.

La prima sosta è il Canyon del Sal, si entra in una fessura tra rocce frastagliate che si stringe fino a diventare quasi una caverna dove in alcuni punti si prosegue chinati in un passaggio abbastanza stretto, i cristalli di sale intorno scricchiolano. Finalmente la Valle Della Luna, meravigliosa, per me un paesaggio assolutamente nuovo ed insolito, non riesco ad assimilarla ad altra natura già vista in Sud e Nord America. Il contesto crea una cartolina indimenticabile: le Ande innevate sullo sfondo, il vulcano Licancabur, dune di sabbia perfette, rocce multiforme, ovunque spruzzato di sale tanto da rendere la sensazione del paesaggio innevato. Saliamo su una cresta per attendere il tramonto, da lassù la visuale è suggestiva, appena il sole scende il paesaggio circostante e le Ande in lontananza si accendono di rosso, arancio e rosa. Ritorno a San Pedro De Atacama, il paese è carino, sviluppatosi in funzione del turismo offre una infinità di ristoranti, hotel e negozi. Le strade sono sterrate ma non polverose, i colori desertici, fa un caldo torrido, intorno non si vedono montagne e il contesto turistico e colorato mi fa pensare quasi ad un paese di villeggiatura al mare.

29/11/2014

Oggi escursione al Salar di Tara propostoci dalla nostra agenzia quando organizzavamo il nostro soggiorno in Cile e descritta come l’escursione più bella della zona. E non mentivano! Abbiamo sempre il nostro pulmino privato e la guida di oggi si chiama Marcos. Saliamo fino a 4.800 metri e di prima mattina fa abbastanza freddo, sosta in un punto panoramico per la colazione, con tanto di tavolino apparecchiato, caffè e tè caldi, pane, formaggio e prosciutto, burro e marmellata, torta. Il sole sale velocemente e la temperatura cambia subito, il cielo è di un azzurro intenso. Descriverlo con le parole è molto difficile perchè i superlativi si susseguirebbero senza peró riuscire veramente a descrivere questo luogo. É uno spazio carico di immensitá, con rocce dalle mille forme, con colori incredibili, con fenicotteri e lama che punteggiano il paesaggio. Riassume tutto ciò che abbiamo visto in questa vacanza e in altre parti del nostro pianeta, un luogo incantato fatto di sabbia, rocce, pareti scoscese, frastagliate, lagune, colori, tutte le sfumature della terra, rosso, giallo, arancio, marrone, il bianco del sale, il verde chiaro delle macchie palustri, il rosa dei fenicotteri, il cielo di un azzuro assoluto. Ci aggiriamo con il nostro mezzo e il bravissimo Marcos ha studiato una colonna sonora strepitosa che sottolinea e rende ancora più suggestivi i luoghi che mano a mano si materializzano davanti ai nostri occhi. Lagune circondate da montagne, deserto, rocce disseminate come se fossero volutamente disposte a ornare il paesaggio, pinnacoli, formazioni rocciose insolite e maestose. Ci fermiamo per il pic nic ai piedi della formazione della cattedrale con vista su una laguna tanto vasta da sembrare un mare bianco, rosso, verde e blu. Mangiamo empanadas di verdure, succo di mela e pesche sciroppate, all’improvviso un piccolo ed intenso tornado ci ricopre di polvere. Saliamo sulle rocce che nascondo altre rocce, formazioni fatate, suggestive. Torniamo a San Pedro e ci dedichiamo allo shopping ma a dire il vero non troviamo nulla di nuovo rispetto a quanto già comprato in Argentina e Bolivia, soltanto più caro.

30/11/2013, 01/12/2013 e 02/12/2013

Levataccia alle 4,30 per l’escursione al Geyser El Tatio, è buio e freddo e la condensa gela sui finestrini interni del pulmino. La temperatura all’arrivo è -7 ma è asciutto e si può sopportare. I geyser fumano soltanto a quest’ora del mattino causa il contrasto fra l’aria calda che esce dal sottosuolo e la temperatura gelida dell’esterno. Intorno tante fumarole, soffioni e geyser, piccole, grandi, alcuni terminano altri iniziano. In alcuni punti ribolle l’acqua caldissima. Facciamo colazione con il tocco folcloristico dell’uovo cotto nell’acqua bollente dei geyser e dato il contesto è ovviamente delizioso, intanto il sole sale e scalda l’aria, il momento di gelo è già passato. Il geyser più grande sbuffa alto nel cielo e quì è anche possibile il bagno nella piscina termale.

Ritorno a San Pedro con sosta nel pueblo di Machuco dove arrostiscono arosticini di lama. Ultima passeggiata a San Pedro, uno spuntino e poi alle 14 transfer per l’aeroporto di Calama. Alle 17 puntuale decolla il nostro volo LAN per Santiago, buono il servizio a bordo, si possono scegliere due stuzzichini su una scelta di 4. E’ iniziato il lungo viaggio di ritorno, rileggo le pagine del diario e realizzo che i giorni sono trascorsi velocemente, intensi, appaganti, assaporati attimo per attimo. L’aeroporto di Santiago è affollato, vissuto, mi tormenta non poter uscire per vedere la città, rimando ad un futuro mi auguro abbastanza prossimo.

Partiamo per Buenos Aires, durante tutto il volo siamo stati tormentati dalla turbolenza e l’equipaggio non riesce a svolgere il servizio di bordo. Atterriamo alle 00, usciamo velocemente dall’aeroporto e perdiamo purtroppo un sacco di tempo per la ricerca dei taxi nonostante ci sia un servizio ben organizzato. Arriviamo in hotel alle 2 passate, ci assegnano le stanze, abbandoniamo i bagagli e usciamo subito per vivere queste poche ore a Buenos Aires. Siamo in zona centrale, nonostante l’orario in giro c’è un sacco di gente di ogni età compresi bambini con il triciclo e anziane coppie. Troviamo un locale dove poter mangiare che è affollato e dove qualcuno ordina il fritto di pesce mentre qualcun altro il cappuccino. Andiamo a dormire alle 4,30, alle 8 già pronti per la colazione e ultime due ore in città. Vediamo la Plaza de Majo con la Casa Rosada e la Cattedrale. Un giretto in zona pedonale dove i negozi stanno pian piano aprendo, che dolore dover ripartire senza poter gustarsi in pieno questa città, ovviamente mi ripropongo di tornare al più presto. Abbiamo prenotato i taxi tramite l’hotel e via all’aeroporto. Ottimo volo con la nostra Alitalia, arrivo a Roma alle 6,30 e poco dopo coincidenza per Bologna.

Per concludere, col senno di poi e dopo aver fatto esperienza dal vivo, escluderei certamente la visita a tutte le rovine perchè altro non sono che veri e propri ammassi di rocce. Non c’è neanche una costruzione, spesso le pietre non sono neppure quelle originali, la loro collocazione non è in luoghi particolarmente suggestitivi o panoramici.

E io amo le rovine, ho visitato quasi tutti i principali siti archeologici del mondo.

Avremmo potuto dedicare una mattina in più a Cafayate ed evitare Quilmes, stessa cosa a Pukara era meglio godersi di più Purmamarca.

La scelta delle agenzie è stata perfetta, tutti operatori seri e preparati.

In Argentina mi è sembrata un pò ripetitiva la seconda parte dell’itinerario da Salta a Humahuaca visto che poi i paesaggi, i passi andini e le altitudini continuavano in Bolivia in altri contesti e suggestioni.

Mi ha stupito il Cile, qui i paesaggi sono assolutamente diversi e unici.

Non so se per fortuna o caratteristiche fisiche l’altitudine non ci ha creato problemi e ci siamo potuti godere in pieno ogni giorno del viaggio.

Nota dolente la toccata e fuga a Buenos Aires ma sarà un buon motivo per ritornare.

Il periodo scelto si è rivelato perfetto, il tempo è stato splendido e le temperature ideali, se andate nel mese di novembre basterà un pile, un k way, una panta leggermente felpata ed eventualmente un piumino poco ingombrante, l’ideale è l’abbigliamento tecnico che vendono nei negozi specializzati per il trekking, per il resto magliette, pantaloni leggeri, felpa.

Abbiamo vissuto poco il contatto con la popolazione boliviana, purtroppo abbiamo sostato brevemente a Uyuni e Tupiza per cui non è stato possibile visitare i mercati, se non velocemente quello di Tupiza. Anche questo un buon motivo per continuare la visita della Bolivia.

Le giornate sono state intense e i momenti vuoti davvero pochi, ma anche da un viaggio così si torna ricaricati e riposati perchè quando si riesce a staccare la spina tutto il fisico ne trae beneficio.



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