Patagonia: ghiaccio, vento, cielo

Condividere un viaggio è un modo per prolungarlo e fissarne i ricordi. Forse non sono stata molto sintetica ma mi è piaciuto ripercorrerlo per voi, spero possa anche essere utile a trovare qualche spunto per quanti hanno la Patagonia tra i propri progetti futuri! Sabato 20/12/08 Un’altra avventura ha inizio… stavolta mi sento turbata ma...
Scritto da: sammyg79
patagonia: ghiaccio, vento, cielo
Partenza il: 20/12/2008
Ritorno il: 04/01/2009
Viaggiatori: in coppia
Condividere un viaggio è un modo per prolungarlo e fissarne i ricordi. Forse non sono stata molto sintetica ma mi è piaciuto ripercorrerlo per voi, spero possa anche essere utile a trovare qualche spunto per quanti hanno la Patagonia tra i propri progetti futuri! Sabato 20/12/08 Un’altra avventura ha inizio… stavolta mi sento turbata ma non saprei dire da cosa, forse il viaggio lungo o forse questo viaggio l’ho studiato troppo e mi sembra di non aver più nulla da scoprire… oppure è possibile che dopo tanti mesi non mi senta ancora pronta e che qualcosa me lo sia dimenticato? Ma, tant’è, l’orario della partenza arriva e alle 10 siamo in auto direzione Linate.

Arriviamo con largo anticipo ma dopo una tranquilla colazione al bar arriva il momento del check-in. Una stranezza sulle carte d’imbarco ci insospettisce, l’orario dell’imbarco a Roma è successivo all’orario di partenza del volo, che vorrà dire? Lo scopriamo a Roma, il volo è stato ritardato di 3 ore e 35 minuti… che fortunelli! I proverbiali ritardi dell’Aerolineas che avevo letto in tanti diari di viaggio hanno colpito pure noi! Per ingannare l’attesa ci offrono un buono pasto per l’Autogrill presente nell’area transiti, e dopo aver assistito alla scenata di un passeggero scorbutico mangiamo un panino e un pezzo di pizza. Il resto del tempo lo dedichiamo ai duty free e alla lettura.

Finalmente alle 20 ci imbarcano e si parte! Ormai sono 10 ore che siamo fuori casa e siamo ancora a Roma! Sull’aereo la mia unica preoccupazione è riuscire a dormire dato che arriveremo domattina con tutta la giornata da sfruttare per la nostra prima tappa quindi aspetto la cena (lasagne ai piselli e pollo al curry) e poi ingoio il primo sonnifero della mia vita.

Sfortunatamente non ha proprio l’effetto desiderato, e riesco solo a stare in uno scomodissimo dormiveglia mentre Domenico ronfa quasi beatamente.

Quando il buio cielo stellato svanisce completamente e si riaffaccia il sole ci svegliano con ricca colazione (brioche, biscotti, caffelatte e yogurt Vipiteno) e poco a poco iniziamo la discesa su uno sterminato tappeto di case, Buenos Aires. E’ già il 21/12! Domenica 21/12/08 Il ritardo alla partenza è un po’ problematico per noi perché restringe i tempi per il cambio aeroporto e nemmeno riusciamo a capire che ora è! Il monitor dice che sono le 7.45, il comandante dandoci il benvenuto a Buenos Aires dice che sono le 8.45 Resta il fatto che noi abbiamo fretta, scendiamo e superiamo velocemente il controllo passaporti ma il destino avverso si accanisce sulle nostre valigie che compaiono per ultime! Ma è comunque un sollievo, disperavamo già di riceverle… Voliamo all’uscita ed al banco dei bus di Manuel Tienda Leon che sappiamo effettua il trasferimento ma ci avvisano che il primo bus disponibile è tra un ora. Per noi è troppo, dobbiamo per forza ripiegare sul più costoso ma immediato servizio di trasferimento con auto privata che ci costa circa 35 € In mezz’ora siamo all’Aeroparque, consegnamo i bagagli e decidiamo di cambiare un po’ di valuta perché in Italia non abbiamo trovato nessuna Banca disposta a venderci Pesos argentini, sappiamo che nella Penisola Valdes non sono accettate carte di credito e non ci sono sportelli bancomat. Ci rendiamo conto che il cambio è da truffa (4,002 contro una quotazione verificata 3 giorni fa di 4,64) ma cambiamo ugualmente almeno il minimo indispensabile per questi primi giorni.

Peccato che dopo soli 5 minuti scopriamo che anche al bar dell’aeroporto, come ovunque in Patagonia, possiamo pagare in euro e magicamente ci danno il resto in pesos ad un cambio onestissimo, 4,62! Averlo saputo prima…

Mangiamo il panino che sa di plastica e ci prepariamo per l’imbarco.

L’aereo stavolta è in orario, durante il volo ho giusto il tempo di finire il mio libro e di mangiare la merenda che ci hanno preparato tra uno scossone e l’altro (altro panino, stavolta più simile alla gommapiuma e crostata tipo mattone che non riesco proprio ad ingoiare).

All’arrivo ci aspettano il minuscolo aeroporto colorato di Trelew ed un vento forte e dispettoso.

In un attimo sbarcano i bagagli e siamo pronti ad iniziare la vacanza! Ritiriamo l’auto nel minuscolo desk della Budget, una Chevrolet Corsa completamente ricoperta di sabbia causa tempeste di ieri, ci spiega la gentilissima addetta.

Partiamo alla volta di Puerto Madryn, la strada su cui incrociamo rare auto è immersa in una sterminata distesa semidesertica coperta solo di piccoli arbusti bassi. Questo senso di pace fa svanire il turbamento pre-partenza e finalmente inizio a godere del mio viaggio.

Deviamo di poco la statale per entrare nella cittadina affacciata sul mare, non particolarmente entusiasmante (in giro non c’è nessuno) ma ci godiamo questo strampalato (x noi) sole e tepore natalizio con una bella camminata sul lungomare che ci sgranchisce le gambe dopo le lunghe ore di volo.

Qualcuna delle poche anime vive in giro fa pure il bagno, noi ci accontentiamo di bagnarci i piedi, l’acqua è gelida, dopo tutto è solo il primo giorno d’estate! Riprendiamo l’auto per altri km in mezzo al nulla.

Quando passiamo l’ingresso del parco (95 ARS auto inclusa) cominciamo ad avvistare qualche Guanaco, pecore e cavalli oltre a discreti panorami sul mare.

Puerto Piramides è annunciata da una bella vista dall’alto e si rivela essere un intimo centro molto tranquillo.

I proprietari della nostra cabanas (La Herradura Suites – www.Laherradurasuites.Com.Ar 280 pesos per camera per notte), prenotata da casa via mail, sono gentilissimi e parlano un ottimo inglese. Il bungalow si rivela all’altezza delle foto mostrate sul sito.

Una doccia ci rianima dall’infinito viaggio e per concludere la giornata seguiamo il consiglio del nostro padrone di casa e ceniamo alla Estaciòn con abbondante bife de chorizo con uovo e patatine che non finiva più per Domenico ed invitante padellata di pesce e verdure per me. Ottimo il vino bianco della casa, il tutto per 100 pesos circa! Finalmente è ora di dormire…

TOT KM 175 Lunedì 22/12/08 Con una dormita così abbiamo azzerato tutta la stanchezza… la sveglia ore 8 ci accoglie con una meravigliosa giornata di sole e cielo azzurro. La colazione è lasciata in camera nel piccolo angolo bar. Decidiamo di approfittare della tranquillità del nostro bungalow delizioso, tutto rivestito in legno e facciamo colazione in veranda. Disponiamo di plumcake, torta cioccolatino e marmellate caserecce oltre a tè e caffè. Non è eccelsa ma la pace e l’aria aperta la rendono comunque speciale, a dispetto dei –3 gradi che abbiamo lasciato a casa… Prima di avventurarci nella penisola scopriamo il brevissimo sentiero che parte dalla spiaggia di Puerto Piramides e termina sulla scogliera che domina la baia e il villaggio: splendido! La scogliera, particolarissima, è punteggiata da migliaia di conchiglie fossili che il vento fa riaffiorare a poco a poco e che il mare dissolve altrettanto lentamente.

Nel mini market, poco ospitale ma economico, del paese ci riforniamo di viveri (biscotti, crackers e empanadas – ottime) per la giornata poi partiamo in direzione Punta Norte. Bastano pochi chilometri per trovare quello che cercavamo sognando questo viaggio, la strada è completamente sterrata, regna una pace assoluta, niente telefonini (non c’è copertura), niente auto, solo qualche guanaco e cielo turchese a 360 gradi, cosa ormai rara ai nostri occhi e proprio per questo affascinante.

Un’ora e mezzo dopo siamo a destinazione, un piccolo sentiero permette di ammirare dall’alto lo spettacolo di una enorme spiaggia popolata di leoni marini che si godono il sole ed un mare blu a perdita d’occhio.

Mezz’ora dopo siamo di nuovo in auto, direzione Caleta Valdès dove ci attende la prima piccola colonia di pinguini di Magellano tenerissimi! Anche se non ci stancheremmo mai di guardarli proseguiamo e la fermata successiva è la Estancia La Elvira che offre un sentiero a strapiombo sul mare e su una spiaggia piena di leoni marini e qualche pinguino. Il percorso dura un’oretta sotto un cielo terso stupendo ma il sole non perdona e sentiamo già la nostra pelle d’inverno bruciare.

La strada prosegue verso Punta Delgada, sappiamo che è inibito l’accesso ai non clienti ma tentiamo ugualmente. Sulla strada il panorama cambia leggermente, i campi si fanno più verdi e si moltiplicano le pecore al pascolo nelle sterminate Estancias che si susseguono. In lontananza si vedono bene le bianche saline che rendono il paesaggio irreale.

Arrivati a Punta Delgada come previsto l’accesso non è consentito ma c’è un piccolo punto panoramico pubblico da cui assaggiamo vagamente quella che deve essere la scogliera di questa parte della penisola, popolata da un’altra colonia di leoni marini.

Ripartiamo verso Puerto Piramides e prima di tornare in albergo facciamo una breve deviazione per il mirador ballenas, anche se di balene non c’è l’ombra.

Dopo la meritata doccia e crema dopo sole ci godiamo una passeggiata sulla enorme spiaggia del paese incorniciata da un lentissimo tramonto che non si vuole spegnere mai… Ormai sono le 9 e la pancia brontola: vorremmo tornare alla Estacion ma è chiuso quindi ripieghiamo sul Paradise, meno originale ma altrettanto grazioso dove ci servono due bife de chorizo di tutto rispetto ed una catasta di patatine fritte che non riusciamo a finire sempre per i soliti 100 pesos circa. Anche per oggi ci meritiamo un bel sonno ma prima ci stampiamo indelebilmente nei ricordi un magnifico cielo stellato fittissimo che nelle nostre città è ormai cancellato dalle luci eccessive di cui ci contorniamo.

TOT KM 250

Martedì 23/12/08 Altra dormita storica per smaltire i chilometri e la mega bistecca di ieri sera. La giornata è splendida e calda come ieri ma la mia pelle bruciacchiata richiede maniche lunghe anche a 30 gradi! Per colazione stamattina abbiamo un’ottima torta di ricotta ed un pane semidolce perfetto con le marmellate. Tento il caffè solubile, sperando sia un po’ meglio del tè di ieri Anche stamattina ci godiamo il relax della veranda… questa sì che è vita! Purtroppo però è già ora di ripartire, salutiamo il nostro gentilissimo ospite di lontane origini italiane e dopo un ultimo sguardo all’immensa spiaggia ci dirigiamo fuori dal parco. Lasciamo un unico rimorso, la mancata uscita in barca per l’avvistamento delle balene, la stagione degli avvistamenti è agli sgoccioli e nella giornata c’è una sola uscita a mezzogiorno, orario che non combacia con i nostri perché ci spezzerebbe la giornata e ci impedirebbe di raggiungere Punta Tombo, tappa fondamentale.

I chilometri scorrono via in un paesaggio sempre uguale di terra brulla e cespugli. Il diversivo di tanto in tanto è qualche scorcio di mare blu. Facciamo un’unica deviazione a Puerto Madryn per fare il pieno, rimpiazzare il mio burro cacao disperso e fare bancomat. Su quest’ultimo punto glissiamo dopo aver visto la fila davanti alla banca: la città è completamente diversa da domenica scorsa, è piena di gente e di auto, ci sono anche tre grosse navi da crociera ancorate al porto che giustificano i numerosi pullman incrociati sulla strada dalla Penisola Valdès: per fortuna siamo arrivati ieri e ci siamo gustati il parco senza caos! Ripartiamo, superiamo Trelew lungo una strada dritta fino all’infinito e con la distesa di steppa patagonica a 360 gradi sull’orizzonte.

Raggiungiamo finalmente la deviazione per Punta Tombo che negli ultimi 20 km si fa sterrata, ma ieri abbiamo fatto un buon allenamento e non ci spaventano.

All’ingresso della riserva lasciamo l’auto e scopriamo che l’ingresso costa 35 pesos per gli stranieri contro i 3 pesos per i residenti… ma lo spettacolo li vale tutti, ci sono pinguini a perita d’occhio! Sotto ogni cespuglio e dentro ogni buca se ne possono scoprire almeno un paio. Al nostro passaggio ci guardano incuranti ed ai nostri occhi ognuno appare più buffo del precedente! Il percorso è lungo oltre un km ed in alcuni punti è spettacolare, rocce rosse a strapiombo sul mare e su una spiaggia di sassi dove centinaia di pinguini si godono il primo sole estivo prima di risalire alle loro tane. Sono emozionantissima, questa è la tappa che più avevo desiderato, ed adesso sono qui! Ritorniamo tristemente indietro e prima di ripartire riempiamo lo stomaco brontolante con due empanadas (ha ragione, povero stomaco, sono già le 5 e ancora niente pranzo) Facciamo a ritroso la strada senza segnalazioni d’interesse se non i piccoli ex-voto presenti ovunque per la defunta Correa ed il Gaucho Gil che pare abbiano numerosissimi fedeli da queste parti. Arrivati a Trelew deviamo per Rawson poi per Playa Union. La guida descrive il paese come luogo turistico molto frequentato ma a noi appare deserto. Troviamo l’hotel Punta Leon (hotel_punta_leon@yahoo.Com.Ar – 210 pesos per camera per notte) con qualche difficoltà poi continua la nostra missione bancomat. Dopo mezz’ora di camminata lo troviamo ma non si apre la porta! Domenico da già fuori di testa, torniamo indietro per prendere l’auto e cominciamo a capire che il paese è deserto semplicemente perché c’è una finale di calcio e da tutte le finestre si intravedono famiglie intere riunite davanti alla TV.

Ripassiamo in auto davanti al bancomat e questa volta la porta è aperta così evitiamo il viaggio fino a Rawson.

Per la cena optiamo per una pizzeria che è l’unico locale animato del paese e da cui esce un ottimo profumo. Per 56 pesos in due mangiamo una enorme pizza super farcita. Abbiamo scelto un tavolino sulla balconata e ci divertiamo a commentare la vasca sul lungomare che si fa via via più animata visto che è finita la partita. Passano numerose auto di modelli da noi spariti da vent’anni e ridiamo come matti commentando i vari catorci agghindati da macchine di lusso che passano. In complesso è stata una piacevole serata! TOT KM 437 Mercoledì 24/12/08 Ci risvegliamo in una camera non molto accogliente ed in un letto ancor meno e rimpiangiamo il bungalow dei giorni scorsi. In effetti questo hotel da fuori è proprio carino ma dentro è una mezza fregatura. La colazione invece non è male anche se è rovinata dalla chiamata a casa ci rivela una brutta notizia dato che ieri c’è stato un terremoto, ma ci dicono nessun danno, fortunatamente… Prima di ripartire facciamo una breve passeggiata sulla enorme spiaggia, il vento incessante agita parecchio il mare e la spiaggia è deserta. Partiamo alla volta del paesino gallese di Gaiman, lungo la strada attraversiamo la città di Trelew, molto caotica e poco interessante. Ci vuole parecchio tempo per superare gli innumerevoli semafori e siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia. Raggiungiamo Gaiman che risulta un po’ deludente, c’è un piccolo parco al centro della piazza principale, ben tenuto e fiorito. Anche le casette hanno giardini ben curati e fiori in belle mostra.

Un po’ in ansia per il tempo residuo prima del nostro volo prendiamo la strada ma stavolta le indicazioni ci guidano direttamente oltre la città di Trelew e raggiungiamo velocemente l’aeroporto con due ore abbondanti di anticipo sul volo. Ritroviamo i due ragazzi con la Polo rossa che abbiamo incrociato più volte durane il giro della Penisola Valdès, scopriamo che sono emiliani come noi, di Sassuolo, e che hanno progettato un viaggio molto simile al nostro. Dopo il check-in e il pagamento della tassa d’imbarco mangiamo un panino insieme poi riconsegniamo le chiavi dell’auto e siamo pronti ad imbarcarci. Il volo è perfettamente puntuale, sorvoliamo una bella costa frastagliata che però presto si nasconde sotto le nuvole. Il pranzo a bordo è da dimenticare (riso e pollo freddi ed insapori).

L’arrivo ad Ushuaia è un po’ turbolento, il cielo è scuro e c’è molto vento, siamo ritornati all’inverno (e il mio raffreddore gioisce). Troviamo puntualissimo il taxi inviato ad accoglierci dalla nostra Posada, che ci porta a destinazione in pochi minuti. La gentilissima signora Ana ci accompagna a conoscere la casa e ci offre tè e caffè nell’accogliente sala comune (www.Posadafindelmundo.Com.Ar – 90 USD per camera per notte). Usciamo poco dopo per organizzare l’escursione di domani in barca. Essendo Natale domani l’offerta è un po’ ridotta, prendiamo al volo gli ultimi due posti disponibili nell’unica agenzia che permette l’attracco su un’isola della baia dato che la gita in barca a vela dell’agenzia Les Tres Marias domani non viene fatta. Ritroviamo Marco e Silvia, che avevano puntato tutto su quest’agenzia, che cercano addirittura di spostare il volo o di perderlo pur di partecipare alla gita del 26/12.

Mentre riflettono sul da farsi ci accompagnano a ritirare l’auto e scopriamo che l’ufficio Hertz è chiuso! Chiamiamo allarmati i diversi recapiti pubblicati finché ci risponde il desk dell’aeroporto ed in 5 minuti ci raggiunge il titolare. Marco, più in forma di noi con lo spagnolo, si offre di accompagnare Domenico all’aeroporto per sbrigare la faccenda, mentre io e Silvia girovaghiamo per trovare un posto per la cena. La maggioranza dei locali è chiusa, gli altri fanno tutti menu fisso a 150 pesos. Il più carino è già al completo, un altro fa solo pesce (ed ha mostruose centolla in mostra) quindi optiamo per un ristorante “nippo-argentino”. Prenotiamo, sperando vada bene anche ai caballeros e li attendiamo al freddo e al gelo. Visto che tardano ci avviamo a piedi verso il B&B di Silvia che dista mezz’ora di camminata.

Ci ritroviamo dopo poco per la cena che si rivela molto allegra con un buffet molto ricco di carne (parrilla) e pesce; tutto sommato bella serata che si protrae fino all’una passata, domani ci vorranno le cannonate per svegliarci! Ma la notte di Natale non ha ancora finito di sorprenderci, tornati in hotel troviamo una deliziosa sorpresa, i nostri ospiti hanno lasciato la lucina accesa in camera per vegliare una simpatica renna vestita da Babbo Natale piena di dolcetti! Una bellissima sorpresa inaspettata! TOT KM 244 Giovedì 25/12/08 Tutto sommato la sveglia non è poi così traumatica, sarà la voglia di visitare o forse la cena che ancora non ho digerito… nonostante questo facciamo una colazione molto familiare nel salotto della Posada chiacchierando con Ana, la padrona di casa che grazie ad un periodo di lavoro a Milano parla un ottimo italiano. Alle 9 abbiamo appuntamento con Marco e Silvia per l’escursione al Parco Nazionale. Non indoviniamo subito la strada ma dopo esserci fermati a comprare qualche panino prendiamo la giusta direzione. Poco fuori dalla città la strada diventa sterrata e poco prima dell’ingresso del parco un posto di blocco ci riserva una (brutta) sorpresa natalizia… visto che ieri l’agenzia era chiusa ci hanno consegnato l’auto ma non il contratto di noleggio e quindi ci fanno il verbale! Ma se capiamo bene è a carico della Hertz.

Poco più avanti paghiamo l’ingresso al parco con un ricarico del 1000% per i turisti stranieri (ma forse è giusto così!) e siamo pronti ad addentrarci nella natura. Optiamo per un primo breve sentiero che conduce a Laguna Negra, molto semplice da percorrere, favolosamente silenzioso ed immerso in una torbiera ed in un bosco di Calafate e di Lenga profumatissimi.

Alla fine del percorso c’è una bella veduta sulla laguna, unica nota stonata le zanzare che non danno tregua, d’altronde una torbiera è un habitat perfetto per loro nonché un piacere per gli occhi. Sembra di camminare su un variopinto materasso di velluto.

Torniamo indietro e puntiamo sul sentiero detto Lapataia che si divide in due: prima conduce ad una “castorera” desolata ed abbandonata, poi alla splendida vista ed alle rive di Baia Lapataia. Il sentiero termina poi al confine non valicabile con il Cile. Torniamo sui nostri passi e prima di abbandonare il parco consumiamo il nostro pranzo di Natale: il menu è composto da baguette appassita al prosciutto cotto sotto vuoto, acqua e dolcetti lasciati stanotte da Babbo Natale. Di sicuro ho lavorato meno dell’anno scorso, il menu non è da haute cuisine ma ce lo siamo goduti da morire! Lasciamo Marco e Silvia alle camminate pomeridiane, noi rientriamo ad Ushuaia per la nostra gita in barca pomeridiana. Salpiamo alle 3 su una piccola barchetta con altri 14 turisti e subito il mare ci fa capire che non sarà una gita semplice… la barca beccheggia parecchio e le onde ci spruzzano completamente. Durante il giro nel canale di Beagle accostiamo diverse isolette e scogli che ospitano colonie di cormorani e leoni marini. Carla, la nostra guida, ci spiega qualcosa in più per conoscere la vita di queste colonie anche se non riusciamo a goderci appieno la vista perché siamo troppo impegnati a cercare di rimanere in equilibrio tra queste onde alimentate dal vento incessante.

Doppiamo il vecchio faro all’ingresso del canale di Beagle, il mare e il vento sono sempre più incavolati, due ragazzini francesi a prua si divertono come pazzi a cavalcare le onde e a prendersi gli spruzzi. Puntiamo verso l’isola Los Lobos dove, fortunatamente, potremo scendere. Il tè e i biscotti che ci hanno offerto ci stanno facendo venire il voltastomaco quindi la fermata è una manna. Inoltre dall’isola si gode una vista fantastica sulla baia che uno sprazzo di sole rende magica. Carla ci spiega la durissima vita degli Yamanà e ci fa notare la particolarissima flora locale che comprende una bizzarra pianta andina che più che un vegetale sembra un masso ricoperto di muschio, invece è una pianta vecchia di centinaia di anni. Rientriamo in porto con qualche altro problemino di stomaco che si placa una volta a terra. Ritroviamo Marco e Silvia per la cena, anche stasera ci sono pochi ristoranti aperti ma dopo aver girovagato un po’ nella luce del lunghissimo tramonto viola troviamo un posticino sul lungomare per l’ennesimo, ottimo, bife.

Venerdì 26/12/08 La giornata inizia con l’appuntamento alla Hertz per ritirare finalmente il nostro contratto. L’impiegato ha pure il coraggio di richiamarci per un quarto d’ora di ritardo causa chiusura valigie, conto in hotel e due chiacchiere con la gentilissima Ana. Dopo un qui pro quo sul discorso chilometraggio, sui cui avevo ovviamente ragione, possiamo dedicarci ai nostri souvenir.

Troviamo un negozio grande e ben fornito di cianfrusaglie per turisti ma anche di abbigliamento sportivo. Domenico acquista un fantastico pile “peloso” (ad una cifra più italiana che argentina) poi ci facciamo tentare dalle famose cianfrusaglie, tra cui però scoviamo i semi per quelle meraviglie fiorite che sono i lupinos, coloratissimi fiori che riempiono le aiuole di tutta Ushuaia, e ci auguriamo che possano crescere anche da noi. Passeggiamo lungo Av. San Martìn finchè un improvviso acquazzone non ci suggerisce di sfruttare il nostro buono-cioccolata ricevuto in omaggio con la gita in barca. Già che ci siamo mangiamo anche una bella fetta di crostata e nel mentre scriviamo le cartoline. Facciamo un’ultima foto all’hotel e alla villa di fronte. Alle 14 ci troviamo con Marco e Silvia reduci dalla loro barca a vela. Fortunatamente ci dicono che è valsa la pena perdere il volo pur di partecipare all’uscita e per noi significa una piacevole svolta inaspettata del nostro viaggio… l’unica incognita lasciata nell’organizzazione meticolosa del tour saranno i prossimi due/tre giorni, la risalita della Terra del Fuoco, l’attraversamento del Cile e la traversata per rientrare in Patagonia non saranno in “solitaria” ma avremo due simpaticissimi compagni: chi se lo aspettava? Prima di partire pranziamo all’”irish pub più a sud del mondo” (come si autodefinisce) con pizza, birra e hamburger. Alle 15.45 siamo in partenza, direzione Nord. La prima parte di strada, fino a Toulhin, si arrampica tra verdi montagne spettacolari incorniciate da un cielo azzurro e nuvole di panna montata. Andando avanti il paesaggio si appiattisce e diventa più monotono ma ugualmente affascinante per lo spazio infinito che abbiamo intorno. Come è possibile riuscire a respirare nel nostro affollamento quotidiano, ora che sappiamo che esiste uno spazio così? Lo spirito di adattamento umano è davvero imbattibile… Il vento e l’alternanza di sole e nuvoloni neri movimentano il percorso. In circa 4 ore siamo a confine con il Cile e bisogna registrarsi in uscita dall’Argentina; siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia originariamente prevista perché abbiamo aspettato il ritorno dei ragazzi dalla gita in barca ma siamo contenti di averlo fatto perché questa convivenza inaspettata ci sembra che stia creando una nuova amicizia che ci porteremo a casa come un filo che terrà ancora più salda la memoria di questa avventura.

Il paese di frontiera, San Sebastian, è quasi spettrale. Chiediamo informazioni sulla strada in una specie di distributore abbandonato dove vivono due ragazzini poco più che maggiorenni con due bimbi piccoli che suscitano una tenerezza infinita, senza scarpe e con il musino sporco che giocano con un cucchiaio di legno. Ci dicono che lungo la strada c’è qualche punto di ristoro e di sosta quindi passiamo i controlli ed entriamo nella zona franca, una quindicina di chilometri sterrati abitati solo da cavalli, pecore e qualche guanaco. Arriviamo alla frontiera cilena, altro controllo documenti, altro timbro sul passaporto. Il San Sebastian cileno è pure peggio del San Sebastian argentino, il doganiere ci indica la presenza di ristorante e albergo al paese Cerro Sombrero segnalato a 110 km di distanza. Sono le 21:00 ma il sole è ancora alto, decidiamo di proseguire anche perché l’idea di passare una serata in questo posto è veramente deprimente: ci sono un fast food ed un motel, entrambi ricavati in due “edifici” di lamiera che assomigliano più a baracche.

Ben presto, però capiamo che la strada sarà tutta sterrata il che modifica pesantemente le nostre previsioni sui tempi di percorrenza. La luce ci aiuta perché qui il sole tramonta tardissimo. Per strada non incrociamo più di 10 veicoli lungo tutti i 100 km ed un pochino ci scoraggiamo nonostante il paesaggio sia indimenticabile: tramonto infinito, terra, nuvole, vento, silenzio… molto raramente incrociamo qualche cartello che indica la presenza di Estancias e qualche avamposto petrolifero (o almeno così pare). Ci chiediamo come possano trascorrere una vita intera così isolati, senza tutte quelle comodità che noi diamo per scontate e le nostre valutazioni aleggiano tra l’affascinato e l’inconcepibile. Di sicuro siamo tutti unanimemente sollevati per il fatto di essere in 4 e non in 2 in questa traversata… Alle 23:00, quando ormai siamo quasi in preda allo sconforto, avvistiamo le luci di Cerro Sombrero, sono non più di 15 edifici ed una strada ma in confronto alla sterminata area che lasciamo dietro di noi è Las Vegas! La realtà è che definirlo paese è esagerato, anche villaggio è un po’ eccessivo, ma quel che conta è che c’è un albergo in cui ci buttiamo senza pensarci due volte.

Dopo un fraintendimento sui prezzi tra pesos cileni e argentini, la proprietaria molto gentile ci mostra le stanze (come se potessimo scegliere di andare in un altro hotel in caso non ci piacessero…): noi scegliamo quella con bagno in camera (che V.I.P.!) a differenza dei ragazzi, poi chiediamo informazioni per la cena. La signorina ci comunica con nostro grande sconforto che il ristorante dell’hotel è già chiuso, ma che ce n’è uno a 5 km di distanza. Avvisa telefonicamente il ristoratore del nostro arrivo perché normalmente chiuderebbe a mezzanotte, cioè tra meno di mezz’ora. Arriviamo di corsa ed il proprietario gentilissimo ci offre il poco rimasto, bife o agnello con patate (ottimi).

Ce lo gustiamo velocemente e andiamo via appena finito per permettergli di chiudere.

Torniamo in hotel e dopo aver salutato Marco e Silvia che entrano nella loro “dependance” scopriamo che la porta centrale dell’albergo, quella per arrivare alla nostra stanza, è chiusa!!!!! Spira un vento gelido che ulula paurosamente e noi siamo chiusi qui fuori al buio!!!! E adesso che si fa??? Domenico si attacca al campanello finché una signora furibonda e palesemente assonnata ci viene ad aprire malvolentieri. Spariamo su per le scale alla velocità della luce incuranti della signora borbottante e ci infiliamo nel letto in due secondi senza nemmeno il tempo di una doccia! Sabato 27/12/08 Siamo già al giro di boa… dopo una doccia rigenerante scendiamo per la colazione in palese ritardo e io non vorrei proprio rincontrare la signora di ieri sera. Ci accolgono ugualmente con pane e marmellata più una cioccolata fatta con cacao in polvere ed acqua calda: alla prima distrazione della cameriera, con molta nonchalance, Domenico va a vuotarla in bagno! Prima di partire scopriamo che hanno di nuovo chiuso la porta dell’hotel e noi abbiamo lo zaino dentro! Ma è proprio una fissazione! Suoniamo e ci apre la stessa signora di stanotte ma con un’espressione un po’ meno imbufalita. Prendiamo lo zaino in quattro e quattr’otto e filiamo via prima che ci insulti di nuovo.

Approfittiamo del benzinaio del “paese” che ha in bella mostra un misura-radiazioni solari, il problema del buco nell’ozono qui è veramente noto a tutti ed è ben visibile nei nasi arrossati e spelacchiati di molti, noi compresi.

Riprendiamo la strada, stavolta asfaltata, per il continente. In breve siamo al traghetto che sembra stia aspettando proprio noi, ci imbarca e dopo un minuto si parte. Paghiamo a bordo e ci godiamo i 20 minuti di traversata dello stretto di Magellano su un mare plumbeo e non proprio tranquillo. Lasciamo la Terra del Fuoco e sbarchiamo nuovamente in Patagonia. La strada prosegue infinita in mezzo al niente e continuano ad alternarsi sole e pioggia mentre il vento è, come sempre, incessante.

Ci fermiamo a mangiare a Rio Gallegos in un ristorante segnalato sulla Lonely, pizza per tutti tranne che per me che sento il bisogno di qualcosa di più sano quindi opto per un’insalata. Proseguiamo in mezzo al solito isolamento spettacolare e l’alternanza del tempo crea un effetto inverosimile e difficilmente spiegabile a parole: si vedono delle tendine di pioggia in lontananza in cui si entra improvvisamente, sullo sfondo di nuvoloni neri e bianchi illuminati dal sole.

Ci fermiamo solo per rabboccare il serbatoio in un piccolo villaggio in cui l’unica attrattiva è, guarda caso, il vento. I km scorrono abbastanza veloci, oggi non abbiamo ostacoli simili allo sterrato di ieri.

Arriviamo a El Calafate alle 19 passate, troviamo posto al vivace Calafate Hostel che sembra una baita di montagna. Cerchiamo di organizzare le escursioni evitando quelle che ci propinano in albergo ma le agenzie sono già chiuse. Le agenzie viaggi sono innumerevoli ma di fatto le escursioni standard ai ghiacciai (cioè quelle adatte a tutti) sono organizzate da due soli operatori: Hielo y Aventura offre i trekking sul Perito Moreno, Fernandez Campbell organizza le navigazioni sul lago.

Per cena troviamo posto in un “all you can eat” con un ricco buffet ed un parillero che affetta carne con la sua mannaia come un dannato. Ore 23:30 si va a nanna, domani sveglia all’alba!

Domenica 28/12/08 La sveglia mi pugnala violentemente alle 6:00 ma a causa del caldo che fa in stanza tutto sommato non è poi così tragico uscirne. In mezz’ora siamo pronti per la colazione ma dobbiamo attendere qualche minuto perché stanno ultimando di preparare la saletta.

Mangiamo velocemente perché alle 8.30 dobbiamo essere all’imbarcadero di Punta Bandera per accaparrarci i biglietti per la navigazione sul lago argentino. Arriviamo con notevole anticipo e aspettiamo mezz’ora sotto un vento gelido con almeno 500 altre persone. Finalmente alle 8:30 iniziano ad imbarcarci ma non si parte prima di un’ora. Usciti dal porto si può stare sul ponte esterno del catamarano a patto che si riesca a sopportare il vento gelido ed incessante. Dopo una mezz’ora avvistiamo i primi piccoli iceberg che via via si infittiscono e diventano più grandi e di forme fantasiose ma sempre di un azzurro irreale. Scarichiamo foto a più non posso nella speranza di poter catturare il fascino di questo posto, poi avvistiamo in lontananza il ghiacciaio Upsala. Il catamarano si dirige verso il ghiacciaio Onelli dove dovremmo sbarcare per un breve trekking nella baia omonima. All’ingresso del canale però ci sono troppi iceberg che impediscono il passaggio quindi l’escursione non si può fare. Delusi torniamo indietro ed il nostro veloce catamarano si dirige verso il ghiacciaio Spegazzini che, invece, possiamo avvicinare bene. La parete è la più alta di tutte ed è molto frastagliata di seracchi, ma non molto ampia e di un bianco/azzurro accecante. Il catamarano rimane sul fronte più di mezz’ora permettendo a tutti gli ospiti un’ottima visuale. Durante la sosta due membri dell’equipaggio pescano “al lazo” un blocco di ghiaccio dal lago che incredibilmente viene utilizzato per i drink! Non sanno proprio più cosa inventarsi per compiacere i turisti! Le successive due ore sono di navigazione spedita verso il mitico Perito Moreno, quindi abbiamo il tempo per un panino plasticoso acquistato ieri sera e per un pisolino).

Quando arriviamo capiamo subito il perché delle sua fama mondiale. Per rendersi conto della dimensione reale occorre confrontarlo con le barche che navigano sul suo fronte ed allora fa davvero impressione.

Attendiamo inutilmente che un blocco si stacchi come descrivono tutte le guide ma non siamo fortunati. Anche qui le foto si sprecano ma non renderanno mai giustizia della sua maestosità e del candore abbagliante. Anche se la barca si ferma mezz’ora ci sembra troppo poco e ci dispiace ripartire. In 40 minuti siamo al porto e rientriamo ad El Calafate. Breve sosta per il rifornimento poi si riparte, direzione El Chaltèn. I 200 km circa scorrono veloci e quasi interamente asfaltati a parte un breve tratto in prossimità dell’Estancia La Leona. Presto si apre un fantastico scenario di montagne e nuvole fuse tra loro e quasi indistinguibili; la lunga, dritta striscia d’asfalto punta giusto verso di esse. Alle 20.30 siamo a El Chaltèn, un paesino di servizio ai numerosi turisti, visibilmente artificiale ed in rapido sviluppo: lo dimostra il fatto che la strada che lo taglia è asfaltata solo fino a metà del paese. L’isolamento ed il silenzio, però, gli regalano ancora un po’ del fascino di un’avamposto di frontiera.

Lasciamo Marco e Silvia al loro ostello e raggiungiamo il nostro, l’Hostaria Koonek che dentro è veramente carino e profuma piacevolmente di pulito (www.Hosteriakoonek.Com.Ar – 170 pesos per camera per notte).

Usciamo e ci ritroviamo per cena con i ragazzi alla “Casita”, discreti la zuppa di zucca la pizza ed il bife.

Lunedì 29/12/08 Oggi la giornata è interamente dedicata al trekking. Dopo colazione partiamo con Marco e Silvia in direzione Laguna Torre.

Il sentiero inizia con una salita tosta ma capiamo subito che il vero problema sarà il vento. Spesso siamo costretti a fermarci per riuscire a rimanere in equilibrio e per evitare le folate di sabbia. Dopo quasi un’ora di salita ripida e controvento il sentiero diventa meno impegnativo e soprattutto un po’ più riparato dal vento, che comunque non ci abbandona mai del tutto.

Arriviamo al Mirador Torre e scopriamo con grande delusione che il Cerro Torre è completamente avvolto dalle nuvole. Ci ripaga la bella e limpida vista sul Cerro Solo.

Proseguiamo ancora un’ora fino al bivio e ci fermiamo a mangiare il nostro lauto pranzo comprato in paese prima di partire (un panino).

Riposati e satolli continuiamo l’ascesa attraverso le foreste di lenga accompagnati dal vento e dallo scricchiolio sinistro dei tronchi. Il sentiero costeggia il torrente che scende direttamente dal ghiacciaio e che è potabile: l’acqua sa proprio di ghiaccio! Un’altra ora ed arriviamo a Laguna Torre dove il vento si fa seriamente pericoloso e per vedere il lago siamo costretti a risalire acquattati per terra l’ultimo tratto del sentiero che risale la morena del ghiacciaio che contiene il lago. Mi volano via gli occhiali e dobbiamo toglierci zaini e giacconi perché non facciano vela. Il lago è stupendo, il ghiacciaio che scende dalle pendici del Cerro Torre ci si tuffa direttamente ed il lago ospita anche qualche iceberg. Possiamo stare solo un paio di minuti perché il vento alza folate di sabbia che ci ricoprono capelli e ci riempiono occhi e bocca.

Sono ormai le 15:30, salutiamo Marco e Silvia che stanotte dormiranno qui in tenda e ritorniamo sui nostri passi. Facciamo una tirata unica fino al Mirador Torre dove ci rilassiamo qualche minuto e mangiamo la empanada rimasta dal pranzo. L’ultimo tratto di discesa è il più duro perché è ripido e noi siamo molto stanchi, fortunatamente almeno il vento si è calmato.

Alle 18 passate siamo in hotel, distrutti ma soddisfatti dei nostri 15 km percorsi.

Dopo una doccia rigenerante nella nostra profumatissima stanza usciamo per tornare a cena alla “Casita” ma rimaniamo delusi quando scopriamo che la parilla è dedicata solo al gruppo di americani che riempie il locale e che probabilmente l’aveva prenotata.

Ci buttiamo di nuovo su pizza e bife ma siamo talmente stanchi che è difficile gustarseli ed alle 9.00 siamo già in hotel sotto le coperte.

Martedì 30/12/08 Oggi ce la prendiamo con un po’ più di calma, i nostri piedi lamentano ancora i 15 km di ieri.

Facciamo colazione, compriamo i panini al minimarket e partiamo in auto verso il Lago del Desierto. La strada è sterrata (che novità!) ed è forse la peggiore fatta finora.

Il panorama sul Fitz Roy è parzialmente celato dalle nuvole ma riusciamo ugualmente ad intravederne la maestosità.

La strada prosegue superando torrenti, boschi e laghetti finché si apre il fantastico scenario del Lago del Desierto incastonato tra le montagne. A dispetto del nome la zona è ricoperta di una vegetazione rigogliosa ed il lago è color smeraldo. Facciamo una sosta fotografica poi ritorniamo sui nostri passi fermandoci di tanto in tanto per ammirare il paesaggio. Tentiamo un trekking alla Laguna Piedra Blanca ma dopo un’oretta di camminata in cui non incontriamo anima viva il sentiero si confonde e mancano e indicazioni chiare, inizia anche a piovere quindi decidiamo di tornare indietro. Quando arriviamo alla macchina mangiamo il nostro panino enorme, molto più buono di quello di ieri.

Ripartiamo ed arriviamo ad El Chalten con abbondante anticipo rispetto all’appuntamento con i ragazzi di ritorno dalla notte in quota. Verifichiamo al loro albergo che non siano già scesi a ritirare il loro bagaglio ma mentre cerchiamo di spiegarci con il titolare dell’albergo (che non ci sembra molto affidabile, per la verità), Domenico ha un incontro ravvicinato con un’auto parcheggiata in folle che alla prima folata di vento indietreggia verso di noi! Per ingannare il tempo ci aggiriamo tra i negozi e dopo poco incontriamo Marco che nonostante la notte in tenda ci sembra in ottima forma, Silvia un po’ meno… Sostiamo per una birra in un bar in paese e scopriamo che vendono anche il famoso mate che decidiamo di provare: che profonda delusione! E’ amaro come il veleno! Ripartiamo in direzione El Calafate e la natura ci offre un ultimo spettacolo: d’improvviso il cielo si apre del tutto e vediamo per intero il Cerro Torre ed il Fitz Roy in tutta la loro imponenza! Meglio tardi che mai, ma lo avremmo preferito ieri come compenso alla lunga sgambinata.

Per strada mi concedo un pisolino e mi sveglio che siamo già al bivio per El Calafate. Entrati in paese ci fermiamo subito da Hielo y Aventura ma proprio ora che ci eravamo convinti ad affrontare il minitrekking sul ghiacciaio scopriamo che nei prossimi due giorni è tutto esaurito: la titubanza non paga mai… Mestamente salutiamo i ragazzi dandoci appuntamento per cena. Alle 21.30 ci troviamo allo stesso Parillero – all-you-can-eat dell’altra sera. Siamo stanchi morti ma un cordero ed un bife non ce lo toglie nessuno! Alla fine della cena ci salutiamo un po’ malinconicamente perché le nostre strade si dividono, ci ritroveremo tra qualche giorno a Buenos Aires! Mercoledì 31/12/08 Controvoglia ci alziamo dal letto, la stanchezza si sta accumulando… Dopo colazione il titolare del nostro hotel, www.Glaciaresdelapatagonia.Com – 270 pesos per camera per notte), ci dice che ha provato nuovamente a contattare Hielo y Aventura che però ribadisce di non avere disponibilità: davvero gentile! Passiamo all’Aerolineas per confermare il volo ma ci dicono di chiamare il call center (a cui per due volte non risponde nessuno dopo un quarto d’ora d’attesa, chissà che addebito ci arriverà senza aver concluso nulla!).

Diamo un’occhiata in giro per trovare un locale per stasera poi prendiamo la strada per il Perito Moreno.

Gli 80 km costeggiano il lago azzurrissimo fino a che non si apre il magnifico scenario del ghiacciaio. C’è un sacco di gente e di pullman ma riusciamo a trovare un posto tranquillo per ammirare ed ascoltare il gigante. L’immagine è di quelle da cartolina, ti toglie il fiato se riesci a renderti conto che questo non è un bel sogno ma è proprio il nostro vero, meraviglioso mondo! Attendendo pazientemente si possono vedere i blocchi di ghiaccio staccarsi dal fronte e tuffarsi nel lago con un fragore impressionante. Il sole sparisce del tutto, noi seguiamo tutta la passerella per cercare i migliori punti di osservazione ed aspettare pazientemente un altro distacco da immortalare.

Per prendere un po’ di tempo in attesa che spunti nuovamente il sole pranziamo al bar del parco con un cheeseburger ma alla nostra uscita la luce non è migliorata. Attendiamo ancora un’oretta poi ce ne andiamo perché continua ad annuvolarsi.

Torniamo ad El Calafate dove facciamo il cambio auto, lasciamo alla Hertz la nostra Chevrolet Corsa che ha sopportato con noi una bella cavalcata e ritiriamo all’Avis una Clio che potremo lasciare domani all’agenzia dell’aeroporto che, a differenza di quella della Hertz, è aperta anche per Capodanno.

Torniamo in hotel dove il padrone di casa ci aiuta con la conferma del volo.

Alle 9.30 siamo di nuovo a cena alla solita parilla libre dato che è uno dei rari locali aperti, gli altri hanno pensato bene di festeggiare San Silvestro trascurando i turisti.

Siamo a tavola con altri due italiani, Italo e Lucio di Conegliano Veneto. Sono molto simpatici e la serata passa in fretta. A mezzanotte brindiamo con un sidro orribile che sa di maionese, nel locale mettono un po’ di musica e qualcuno balla. Verso l’una il locale si svuota ed andiamo a nanna pure noi… Buon 2009! Giovedì 01/01/09 La prima sveglia dell’anno a noi suona come l’ultima della vacanza: abbiamo ancora i due giorni a Buenos Aires ma il viaggio vero in Patagonia finisce oggi. Il ritorno nel caos, smog e rumore è praticamente un ritorno a casa.

La giornata è forse di troppo in questa zona ma la disponibilità dei voli ci confina ancora qui.

Decidiamo di tornare al ghiacciaio nella speranza di catturare qualche foto illuminata dal sole che ieri ci è stata negata. Salutiamo i gentilissimi ospiti dell’albergo e ripercorriamo gli 80 km che ci separano dal Perito Moreno. Le nuvole purtroppo sembrano proprio le stesse di ieri ma restiamo imperterriti in attesa di una schiarita. Qualche sprazzo di sole ogni tanto si intravede mentre gli scricchiolii del ghiaccio sono sempre presenti, insieme a qualche sporadico rimbombante distacco.

Torniamo a mangiare nell’unico locale presente nel parco ed all’uscita le nuvole lasciano intendere che forse ci faranno un ultimo regalo: non che il cielo si apra completamente ma qualche foto ben illuminata riusciamo a rubarla. Sono ormai le 15 passate, salutiamo la nostra ultima immagine spettacolare di questa terra affascinante e rientriamo in paese con una piccola sosta sulle rive del lago dove i residenti locali si affaccendano intorno alle griglie da cui proviene un profumino invitante: a queste latitudini il capodanno è vissuto un po’ come la nostra Pasquetta. Abbiamo ancora un’ora di tempo che dedichiamo alla Laguna Nimez ai margini di El Calafate. Avrebbero dovuto esserci numerosi fenicotteri ma non ne avvistiamo nemmeno uno; in compenso c’è un branco di cavalli bradi al pascolo. Lo scenario è ugualmente stupendo e vale la pena passeggiare rilassati. Il vento stria il cielo di nuvole e muove l’erba e l’acqua che creano delle onde luminose dal verde, al rosa, all’oro.

L’ultima tappa è, ahimè, l’aeroporto da cui dovremmo partire alle 20:18 (con un’ora di ritardo sul previsto). Ma la sorpresa è che il volo è del tutto cancellato! Ed ora?? Mi sale già la caldana, non ci è mai capitato e non so proprio come funziona la cosa. Quel che è certo è che il poco tempo che avevamo deciso di dedicare alla capitale si riduce ulteriormente. Al check-in ci spiegano che ci imbarcheranno domani da Rio Gallegos con trasferimento in pullman, partenza ore 5:00. Ovviamente ci procurano hotel, trasferimenti, cena e colazione. L’hotel Rincon de los Suenos è proprio dietro a quello lasciato questa mattina ed è un 4 stelle anche se non riesco a vedere una differenza che giustifichi un prezzo più che doppio.

Per cena ci portano in centro in una parilla libre di fianco a quella a cui ormai siamo abbonati e che ha un menu praticamente identico. Breve passeggiata in centro poi a mezzanotte e mezza siamo in hotel, ci restano solo 3 ore e mezza di sonno! TOT KM 1989 Venerdì 02/01/09 Ultima sveglia patagonica (stavolta per davvero) nel cuore della notte, ci prepariamo velocemente e scendiamo per la colazione. Il buffet è molto ricco, se non fosse per l’orario e per il fatto che non abbiamo ancora digerito la cena ne avremmo approfittato sicuramente. Ci limitiamo ad un caffè e ad una mini brioche poi ci affrettiamo sul pullman prima che si riempia e che ci confinino nello scomodissimo pulmino. Alle 5:00 partiamo verso Rio Gallegos e noi ritroviamo il nostro sonno più o meno là dove lo avevamo interrotto. Alle 9:00 siamo in aeroporto, fa un caldo micidiale ma la cosa importante è che stavolta ci imbarcano sul serio. Cappuccino (orribile) per ingannare l’attesa poi alle 10:30 siamo sull’aereo pronti per partire. Poco dopo il panorama sulla steppa patagonica viene completamente oscurato dalle nuvole e non ci resta che consumare lo striminzito panino che ci offrono a bordo come pranzo.

Arriviamo a Buenos Aires ed il primo impatto non ci entusiasma. Il mare è marrone, le strade caotiche e sporche, decisamente il viaggio è già finito. Raggiungiamo l’hotel già prenotato (www.Hotelfrossard.Com – 70 USD per camera per notte) con un’auto di Manuel Tienda Leon per 38 pesos e prenotiamo anche il trasferimento per domani.

Sono già le 16:00 ed abbiamo solo il tempo di orientarci. In città c’è una confusione incredibile, alcune strade sono chiuse perché c’è la sfilata di presentazione del Rally Dakar che quest’anno si tiene qui causa minacce terroristiche.

Puntiamo verso Plaza de Mayo che non ci impressiona più di tanto ed, incredibilmente, incontriamo per caso Marco e Silvia che ci consigliano di andare a La Boca, ovviamente rispettando rigorosamente le regole dettate dalla guida in merito alla sicurezza visto che il quartiere è tra i più pericolosi della città. Prendiamo l’autobus 29 e raggiungiamo il caratteristico Caminito con le case colorate e i ballerini per strada. Dopo poco iniziano a chiudere i negozietti di souvenir ed il quartiere si svuota quindi capiamo che è già arrivato il momento di rientrare in centro con il bus.

Breve passeggiata e sosta alla Casa Rosada, poi ancora due passi per Av. Florida piena zeppa di gente e di bancarelle poi cena in Av. Lavalle con parilla (non libre questa volta) e paella abbondante per circa 70 pesos a testa.

Sabato 03/01/09 Ultimo giorno in Argentina, siamo un po’ stanchi ed il caldo non aiuta affatto. Abbiamo cambiato stagione 4 volte in 15 giorni e siamo un po’ provati.

Chiudiamo le valigie e scendiamo per la colazione, scarsa, in hotel.

Ci sarebbero parecchie cose da vedere e troppo poco tempo quindi dobbiamo fare una scelta. Iniziamo dall’obelisco in Av. 9 de Julio, poi Teatro Colon e Campidoglio. I monumenti non sono particolarmente impressionanti, ci turbano un po’, invece, la sporcizia e l’incuria di strade e palazzi e la puzza ce ci assale di tanto in tanto. In questo è più che evidente la situazione difficile che il paese sta attraversando. La prossima destinazione è Puerto Madero quindi prendiamo la Subte: questa linea ha carrozze in legno e ci sentiamo immediatamente catapultati nell’800! In pochi minuti siamo a Plaza de Mayo, sostiamo per visitare la Cattedrale poi a piedi raggiungiamo Puerto Madero, zona molto turistica ed ex porto trasformato in quartiere di lusso in piena ricostruzione. Sostiamo al Ponte de la Mujer, progettato dall’architetto Calatrava, ed alla Fregata Sarmento trasformata in museo galleggiante. Ritroviamo Marco e Silvia che hanno più tempo di noi e si trattengono mentre noi ci dirigiamo a San Telmo che sembra un piccolo paese capitato chissà come in mezzo a questa metropoli. Sostiamo per un panino ed un’insalata poi ci concediamo un po’ di tempo tra negozietti, mercatini e ballerini di tango. Compro una collana, ormai diventata un rituale di viaggio, poi ci dirigiamo verso il parco Costanera Sur. In realtà è poco più di una lunga aiuola con un marciapiede che la attraversa ma pare che ai portenos piaccia. C’è gente in bici, qualcuno in costume che prende il sole e soprattutto decine di parilleri ambulanti intenti a sfrigolare carne alle 4 del pomeriggio! Ci riposiamo un po’ poi torniamo verso il centro. A Plaza de Mayo ritroviamo casualmente i ragazzi anche loro intenti a riposarsi con tanto di mate. Noi proseguiamo verso Av. Florida per gli ultimi acquisti poi verso l’hotel dove fortunatamente abbiamo il tempo per darci una sciacquata. Alle 19:15 arriva il nostro taxista (in anticipo) e quando capisce che siamo in 4 se la prende un po’… In nemmeno mezz’ora siamo all’aeroporto Ezeiza pronti a sbrigare tutte le formalità (check-in, pagamento tassa d’imbarco, controllo documenti e timbro d’uscita dal paese). Per ingannare l’attesa ceniamo con una mezza pizza poi ci imbarchiamo.

A bordo ceniamo nuovamente con pasta scotta alla panna e prosciutto, insalata e budino. Per fortuna la stanchezza ci assale e dormiamo come sassi per una buona decina d’ore. Al risveglio facciamo colazione con il solito caffè imbevibile, brioche gelata e macedonia. Non rimane che un’ora di volo e siamo già a Roma. Abbiamo solo un’ora e mezza per la coincidenza ma c’è tempo per farsi superare alla dogana da un gruppo di giapponesi in evidente fibrillazione per il loro volo e per un cappuccino vero.

Salutiamo Marco e Silvia che hanno un volo diverso dal nostro e tra me e me penso che siamo proprio stati fortunati! Sei mesi di preparazione ed è già tutto finito ma abbiamo vissuto intensamente questi 15 giorni e siamo più che soddisfatti. Ora sono scomparse la fatica e l’apprensione dei preparativi, rimane solo un fantastico ricordo e l’entusiasmo che ci spinge già a sognare una nuova meta… Suerte! Riferimenti utili: questo viaggio è stato organizzato in autonomia ma la prenotazione dei voli è avvenuta in una agenzia viaggi per due semplici motivi: – il primo è che l’offerta non è enorme e la disponibilità dei posti sui pochi voli esistenti è quasi interamente riservata dai tour operator per la realizzazione dei loro pacchetti, soprattutto nelle settimane clou (Natale e Capodanno). Per prenotarli occorre muoversi con largo anticipo oppure a ridosso della data di partenza quando i tour operator cedono i loro posti rimasti invenduti (con ricarico, ovviamente).

Noi abbiamo prenotato i voli a settembre e il sito stesso dell’Areolineas non dava alcuna disponibilità. Prima di riuscire a trovare posto abbiamo girato più agenzie, finchè non ne abbiamo trovato una che aveva un contatto diretto con la compagnia aerea che, non so come, ci ha trovato due posti.

– il secondo è che i siti internet delle compagnie o delle agenzie virtuali (es: Expedia, Opodo, Edreams ecc) normalmente permettono di combinare 3 o 4 voli al massimo e contando i voli interni (sia in Italia per raggiungere Roma, sia in Argentina) non sono sufficienti.

Per dare un riferimento, il pacchetto voli (Milano-Roma + l’intercontinentale + 3 voli interni in Argentina) è costato 1998 Eur a persona, tasse e diritti d’agenzia inclusi. La penale annullamento prevista era di 200 Eur quindi non abbiamo stipulato ulteriori assicurazioni facoltative.

Per quanto riguarda gli hotel abbiamo deciso di prenotarli quasi tutti in anticipo perchè avevamo il timore di faticare a trovare disponibilità visto il periodo e perchè non sappiamo una parola di spagnolo.

Questi i siti che ho utilizzato per trovare i riferimenti degli alberghi, ci sono indicazioni di hotel anche nelle località più sperdute! www.Hotelesenpatagonia.Com.Ar/ www.Welcomeargentina.Com/austral/index.Html Questi i siti dedicati alle singole zone: www.Elcalafate.Gov.Ar/turismo/ www.Elchalten.Com/ Un riferimento a cui chiedere qualsiasi informazione sul paese: www.Argentinaonline.It Questo invece un utile strumento da utilizzare qualche giorno prima della partenza per decidere cosa mettere in valigia! www.Ilmeteo.It/portale/meteo-america?nazione=Argentina



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