In Andalusia è sempre festa

In questa splendida regione della Spagna si stava e si sta bene. La storia insegna...
Patrizio Roversi, 25 Mag 2012
in andalusia è sempre festa
L’Andalusia vale sempre la pena di un viaggio. Ma perché è così bella e attrattiva questa regione del sudovest della Spagna? C’è un metodo per riconoscere e individuare a priori i posti più belli del mondo?

Certo che c’è, e si basa su due “materie” ben precise: la storia e la geografia. Peccato che anni di scuola non ci abbiano (in linea di massima) insegnato granché, o che addirittura ce le abbiano fatte odiare. In realtà, se uno pensa al clima dell’Andalusia, a cavallo fra Atlantico e Mediterraneo, a contatto con Gibilterra e l’Africa, fa alla svelta a intuire che è un bel posto dove si stava e si sta bene, collocato strategicamente. E, infatti, ci sono andati tutti, fin dall’inizio del tempi: nel Paleolitico l’uomo si è insediato lì perché c’erano un sacco di metalli e un fiume, il Guadalquivir, che portava facilmente al mare. Poi ci sono arrivati greci, fenici, cartaginesi, romani, vandali, visigoti e, finalmente, gli arabi, che le hanno dato il nome (Al Andaluz) e l’hanno dominata fino a metà del 1200 e in parte fino al 1492 (data fondamentale della Reconquista Cristiana e – non a caso – della scoperta dell’America).

Il Guadalquivir (ancora lui) ha fatto la fortuna di Siviglia, che è diventata la sede della Contraction, cioè dei commerci con le Americhe appena scoperte. E la pacchia è durata fino alla fine del 1600, cioè – a proposito di storia&geografia – fino all’insabbiamento della foce del fiume e fino alla peste. Ma in quei mille anni (dal 700 al 1700, cioè dall’arrivo degli arabi alla peste), ne sono successe di tutti i colori. Hanno convissuto tradizioni diverse e fazioni opposte: arabi, cristiani, musulmani, ebrei, marrani e moriscos (cioè musulmani convertiti al cristianesimo e viceversa), che si sono mischiati e combattuti ma che, alla fine, hanno lasciato tracce meravigliose.

A Siviglia partiamo dalla Giralda, dall’Alcazar, dalla Torre de Oro e dalla Cattedrale fino all’Arena dei tori e ai palazzi lasciati in eredità dall’Esposizione Latino-americana del 1929. A Cordova c’è la magnifica Mezquita e la Juderia (dove è nato il medico-filosofo Maimonide a cavallo del 1200), ma anche i patios, cioè i giardini interni delle vecchie case. A Granada (che è l’ultima a cadere sotto le grinfie dell’Inquisizione dei cattolicissimi re di Spagna) c’è l’Alhambra, e ci sono ancora tracce dello splendore che attirò qui un sacco di artisti e intellettuali (Dumas, Dalì, Lorca…). Ecco un’altra traccia importante per trovare i bei posti: gli artisti non sono mica scemi, e se frequentano un luogo c’è sempre un perché. Per non parlare della gastronomia: un posto dove si mangia bene è anche necessariamente civile e accogliente. In Andalusia hanno inventato le tapas, che sono contemporaneamente piatti e locali, e soprattutto un modo di stare assieme. Affrettatevi, siete ancora in tempo, prima che faccia troppo caldo.