Amsterdam, la città dei canali

Ci sono luoghi che ti fanno sentire a casa, anche se questa effettivamente si trova a più di mille chilometri di distanza. Luoghi che visiti per la prima volta ma nei quali ti sembra già di conoscere tutto. Luoghi dove...
Scritto da: cristina romagnoli
amsterdam, la città dei canali
Partenza il: 22/12/2013
Ritorno il: 26/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

Ci sono luoghi che ti fanno sentire a casa, anche se questa effettivamente si trova a più di mille chilometri di distanza. Luoghi che visiti per la prima volta ma nei quali ti sembra già di conoscere tutto. Luoghi dove le persone ti accolgono con un sorriso e si mettono a disposizione per qualsiasi necessità. Sto parlando della meravigliosa Amsterdam, la città dei canali.

I giorni trascorsi nella capitale olandese sono stati indimenticabili, un’immersione in una cultura soltanto in parte simile alla nostra. Non si possono immaginare le potenzialità di questa città se non ci si è stati almeno una volta. Tutti ne parlano citando i soliti luoghi comuni. In realtà Amsterdam è molto di più: è cultura, è divertimento, è civiltà, è sostenibilità.

Il clima olandese non è uno dei più ospitali: in inverno le piogge sono frequenti e le temperature medie non salgono mai al di sopra dei dieci gradi. Anche se il periodo migliore per visitarla sarebbe quello primaverile-estivo, decido di prenotare, insieme al mio compagno, cinque giorni di puro relax nella settimana di Natale. Qual migliore regalo se non una vacanza in un paese europeo?! Troviamo su Booking un piccolo monolocale abbastanza economico nella zona sud di Amsterdam, in prossimità dei principali luoghi di attrazione della città. Prenotiamo il volo con EasyJet dall’aeroporto di Milano Malpensa a quello di Amsterdam-Schiphol a poco più di 70€ andata e ritorno: un vero affare! Nei pochi giorni che avevamo a disposizione per il nostro viaggio riuscimmo a visitare soltanto un quarto delle meraviglie che la città offre: questo è un ulteriore incentivo per ritornarci.

22 dicembre: in viaggio verso Amsterdam

Assonnati, partiamo da Rimini all’una di notte per essere all’aeroporto di Milano intorno alle cinque. Fuori è freddo e buio ma non importa, la mia mente è altrove. Sono super eccitata per questo viaggio così lontano dalla mia solita routine. Paura e timore si mischiano alla curiosità di scoprire ciò che per me è sconosciuto. Dopo circa quattro ore di viaggio arriviamo a Milano Malpensa e, dopo aver superato il controllo bagagli, ci fermiamo a fare un’ultima abbondante colazione italiana prima di partire per il nostro breve ma intenso viaggio. Allacciate le cinture siamo pronti per il decollo: amo questo momento, la sensazione che mi dà è indescrivibile. E così in un attimo siamo tra le nuvole, ad un’altezza che solo a pensarci mi vengono le vertigini. Arriviamo ad Amsterdam dopo circa due ore di volo e appena metto piede in aeroporto trovo un mondo super efficiente, lontano anni luce da quello presente nel nostro paese. Treni in orario, autobus spaziosi e con insegne luminose funzionanti che indicano la successiva fermata. E’ vero i mezzi di trasporto sono più costosi rispetto all’Italia ma anche più efficienti. In circa 40 minuti raggiungiamo il nostro alloggio: un piccolo appartamento di 20 m², dove la cucina è chiusa in un armadio e dove nel soggiorno si mangia, si guarda la tv e si dorme. Il proprietario è un giovane ragazzo olandese, molto cordiale e disponibile. Appoggiati i bagagli e mangiato un panino al volo, iniziamo il nostro tour per Amsterdam.

La nostra prima tappa è la casa di Anna Frank che si trova nel quartiere Jordaan, a circa mezzora di cammino dalla nostra piccola dimora. Sapendo che all’ingresso della casa è spesso presente una lunga coda decidiamo di comprare i biglietti online qualche settimana prima della partenza. É stata la nostra salvezza! Difatti, nonostante il freddo e la pioggia, un gruppo di circa 40 persone attendeva il proprio turno per poter entrare. Noi invece all’orario stabilito abbiamo iniziato la nostra visita senza neanche un attimo di attesa. Come è noto, la casa di Anna Frank fu il nascondiglio in cui scrisse il suo diario durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni stanza rievoca attraverso citazioni, fotografie, filmati e oggetti quei momenti drammatici della sua vita. Ciò che mi colpì maggiormente fu la sua stanza da letto. Anna seppur relegata in quella che potremmo definire come una “prigione” non smise mai di sognare e di comportarsi come una normale ragazzina della sua età. Alle pareti sono appese immagini di stelle del cinema, di arte e di storia: ritagli che anche noi da piccole eravamo solite attaccare ai muri delle nostre camerette. Una ragazza come tante costretta a privarsi della propria libertà per colpa delle atrocità compiute dagli uomini del suo tempo. La visita alla casa di Anna Frank ti lascia un ricordo indelebile, un’emozione difficile da dimenticare.

Terminata la visita passeggiamo tra le vie di Amsterdam e rimaniamo incantati da come la struttura architettonica delle case sia completamente diversa rispetto alla nostra. Camminare lungo i canali è veramente un modo per rilassarsi, godersi appieno la città osservandone le meravigliose caratteristiche. Sulla via del ritorno, oltre a bere un buonissimo tè in un tipico bar olandese, ci rechiamo al supermercato Albert Heijn a Frederiksplein per acquistare l’occorrente per quattro giorni di soggiorno. Non avere conoscenza della lingua locale a volte penalizza, ma alla fine la nostra spesa è stata meno disastrosa del previsto. Alla fine della giornata, stanchi ma felici, ce ne andiamo a letto desiderosi che il giorno dopo arrivi in fretta per poter visitare una delle meraviglie verdi della città: l’orto botanico.

23 dicembre: un’oasi verde nella capitale olandese

Ciò che mi ha veramente colpita della capitale olandese è l’Hortus Botanico, un’oasi verde nel cuore di Amsterdam. Nato nel 1638 è uno dei più antichi al mondo. Creato inizialmente come Hortus Medicus, dove medici e farmacisti imparavano a preparare le erbe, principale fonte medicinale dell’epoca, assunse la forma attuale nel 1863, durante il Romanticismo. L’orto seppur di soli 1,2 ettari possiede circa 4000 specie di piante provenienti da tutto il mondo. Al suo interno si possono trovare ben sette climi differenti, ognuno dei quali presenta specie vegetali uniche nel loro genere.

E così, spinti dalla curiosità, decidiamo di alzarci presto per partire alla scoperta di questo piccolo ma incantevole giardino. L’orto si trova nel quartiere Plantage, non lontano dalla zona ebraica di Amsterdam. Dopo circa 20 minuti di cammino arriviamo a destinazione: la porta di accesso cattura subito la nostra attenzione. Costruita nel 1715 rappresenta una delle parti più antiche dell’Hortus. Entrati acquistiamo il biglietto d’ingresso (di 8,50€ per gli adulti) e, mappa alla mano, iniziamo il nostro tour all’interno del giardino.

Decidiamo di intraprendere il percorso partendo dal sentiero alla nostra sinistra, alla scoperta dell’orto con piante medicinali dove si trovano le specie vegetali presenti nell’originale Hortus Medicus. In particolare nello stagno esterno riscaldato, da maggio a settembre, cresce la più bella delle ninfee, la Victoria Amazonica, che purtroppo noi, visitandolo in dicembre, non abbiamo avuto l’occasione di ammirare. Proseguiamo la nostra visita verso “l’emisfero” che propone una panoramica generale sul rapporto tra le differenti famiglie di piante. In particolare, in questa parte di giardino, viene messa in risalto la differenza tassonomica completa delle piante da fiore. Meravigliati da una natura così rigogliosa nel cuore delle capitale olandese, proseguiamo la visita lungo un sentiero alberato in direzione della serra delle palme dove, a poca distanza da noi, in un piccolo specchio d’acqua, notiamo un bellissimo airone cenerino. Una grande occasione ammirarlo da così vicino! Difatti se si presta attenzione si avrà l’occasione di ammirare diverse specie di volatili che volano indisturbati tra le fronde degli alberi. Entrati nella serra delle palme rimaniamo a bocca aperta nell’ammirare la pianta più antica dell’Hortus: la Cicadea gigante del Capo Orientale (Encephalartos altensteinii) che ha 300 anni e che fu acquistata nel 1850 dal Re Guglielmo II.

Il nostro tour prosegue nella serra de deserto messicano. Non avevo mai visto così tanti cactus in vita mia. L’ambiente non è grandissimo ma è strutturato in maniera tale da ricordare i terreni aridi che ospitano in natura queste specie vegetali. Ciò che mi colpisce maggiormente è la capacità dell’orto di condurre il visitatore attraverso questi ecosistemi, così diversi tra di loro ma allo stesso tempo così importanti poichè possa essere preservata la biodiversità. Insomma in pochi istanti ci ritroviamo negli sterminati deserti messicani e statunitensi. A pochi passi dalla serra de deserto messicano si trova quella educativa dove ad attenderci c’è uno degli animali più fragili e belli al mondo: la farfalla. Oltre a queste la serra ospita al suo interno piante tropicali, carnivore e acquatiche. Su alcune di queste (cacao, tè, riso, le piante di pepe e quelle da canna da zucchero) le farfalle depongono le loro uova. Una volta nati i bruchi vengono prelevati e allevati separatamente fino a quando le farfalle escono dallo stato larvale. A questo punto sono liberate nella serra dove vivono liberamente. Appena entrati abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di vedere da vicino la cosiddetta farfalla di vetro chiamata così per via delle sue ali trasparenti, che normalmente vive nell’America Centrale. Non è facile avvistarla per via della sua peculiarità, utile per sfuggire ad eventuali predatori, ma una volta scovata rimarrete a bocca aperta. Poco distanti vi sono alcune farfalle civetta chiamate così per via dello strano disegno che hanno sulla parte inferiore di ciascun ala: un occhio giallo che ricorda quello di una civetta appunto. Oltre a queste la serra ospita tantissime altre specie di farfalla che ovviamente mi sono divertita a fotografare. La nostra visita all’Hortus termina nella Serra dei tre climi, la struttura più recente all’interno del giardino che presenta una divisione in tre aree ognuna con una propria temperatura, umidità e circolazione d’aria. La prima sezione è quella subtropicale dove si trovano piante provenienti dal Sud Africa, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. All’interno di quest’area vi è un percorso rialzato che dà la possibilità al visitatore di camminare all’interno della fitta foresta ammirandone tutto il suo splendore e la sua eterogeneità. Successivamente si entra nella sezione desertica dove vi sono diversi tipi di cactus e piante succulente. Quella più rilevante è sicuramente l’Aloe dichotoma, una specie a forma di albero, originaria del Namaqualand, Sud-Africa. E’ una pianta rara e protetta a livello internazionale. Nell’ultima serra si entra nel clima tropicale dove il caldo e l’umidità sono molto accentuati. Qui veniamo immersi da una giungla di palme, epifite e orchidee. La visita all’orto botanico ci ha lasciati senza parole. Una pura immersione nel verde, che ti rende consapevole di quanto sia importante preservare la natura e la biodiversità. Un modo di viaggiare con la mente nei luoghi più remoti del mondo che chissà se avremmo mai l’occasione di visitare. Un momento di crescita culturale, un modo per arricchire la nostra conoscenza di ciò che è lontano ma che in qualche modo ci circonda.

Usciamo dall’Hortus Botanico alle 13 ma la voglia di continuare la visita della città supera quella di pranzare. Così decidiamo di incamminarci verso il quartiere ebraico per visitare la Casa-Museo di Rembrandt. Ho sempre apprezzato il suo modo di dipingere: l’uso del chiaro-scuro mi ha stregata sin da subito. Non nego che sia uno dei miei pittori preferiti poichè, a parte l’indiscutibile bravura tecnica, riesce sempre a catturare la mia attenzione trasmettendomi quel qualcosa che altri pittori non riescono a comunicare. L’edificio, ristrutturato nel 1998, fu costruito nel 1606 e fu la dimora del pittore per molti anni. Fu qui che dipinse alcuni dei suoi capolavori come la Ronda di notte. Quando le proprietà di Rembrandt vennero vendute all’asta, la Camera dei Fallimenti stilò un inventario dove indicò in maniera precisa e puntuale com’era l’arredamento di quella che oggi è la Casa-Museo. Gli interni difatti sono curati nei minimi dettagli e consentono al visitatore di ammirare in quale condizione di sfarzo vivesse il pittore. Appesi alle pareti delle camere a piano terra vi sono numerosi quadri e incisioni di artisti suoi contemporanei che Rembrandt acquistò con lo scopo di trarne profitto. Quest’area veniva utilizzata come galleria d’arte dove i potenziali acquirenti potevano ammirare i quadri esposti ed acquistarli. Il pittore oltre ad essere un commerciante era anche un collezionista di oggetti rari ed esotici che si possono ammirare nel piano superiore della casa. La stanza da noi più apprezzata però è stata la soffitta trasformata in studio dove Rembrandt dipingeva e riceveva i suoi allievi. Chiudendo gli occhi riesco ad andare indietro nel tempo di quattrocento anni e vederlo all’opera, mentre crea le sue tinte con le quali dipingerà i suoi capolavori. Una grande energia invade la stanza, è come se il pittore fosse ancora lì, insieme a noi.

Usciamo dalla Casa-Museo che sono già passate le 14. Nella strada di ritorno, passando per il quartiere Waterlooplein, ci imbattiamo nelle bancarelle del mercatino delle pulci. Nato prima della seconda guerra mondiale, quando tutti i venditori erano ebrei, propone oggetti di artigianato, abiti, gioielli e tanto altro ancora. Dopo un breve giro di tutte le bancarelle non potevo non acquistare i tradizionali zoccoli olandesi, un piccolo souvenir del nostro viaggio.

Arriviamo al nostro appartamento alle 15.30 circa affamati e stanchi. Dopo un riposino decidiamo di uscire per berci un tè prima di preparare la cena. Le strade non sono molto affollate, il sole è già calato. Fa freddo fuori, bisogna coprirsi bene per non ammalarsi. Entriamo nel primo bar vicino al nostro appartamento che è anche un coffee shop. Ciò che mi colpì particolarmente di quel luogo era il divieto di utilizzare il cellulare. Finalmente un ambiente pubblico dove si privilegia la socializzazione piuttosto che l’isolamento causato dall’eccessivo utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici. Usciamo che sembra notte fonda, ma in realtà sono soltanto le 19. Fa sempre questo effetto l’inverno, fa sembrare le giornate più corte di quello che sono in realtà. E in un attimo, dopo cena, ci ritroviamo nel letto a pensare già alla nostra prossima meta: il museo di Van Gogh.

24 dicembre: una giornata all’insegna dell’arte

È la vigilia di Natale e nell’aria c’è profumo di festa. Pur essendo a chilometri di distanza da casa ho un’immagine chiara di come possa essere l’Italia in questo periodo dell’anno: luci e addobbi che invadono le città, le tipiche canzoni natalizie che suonano in ogni bar o negozio. Qui, ad Amsterdam, tutto è un po’ più sobrio ma non per questo meno spettacolare. Decidiamo di trascorrere la mattinata del nostro terzo giorno di viaggio visitando il Van Gogh Museum, un enorme ma semplice edificio suddiviso su tre piani dove sono esposte alcune delle opere più rilevanti del pittore olandese e di altri artisti suoi contemporanei. Il museo possiede una delle più grandi collezioni al mondo dedicate a Van Gogh, con oltre 200 dipinti e 550 acquerelli. Essendo ad Amsterdam non potevamo certo perderci l’occasione di visitarlo: non si ha tutti i giorni l’opportunità di vedere un Van Gogh ad un palmo dal naso. Così, dopo 30 minuti di cammino, raggiungiamo il museo che si trova a pochi passi di distanza dal Rijksmuseum che purtroppo non ho ancora avuto l’occasione di visitare (motivo in più per tornare ad Amsterdam!). Mi colpisce particolarmente l’architettura di questo grande e moderno edificio, realizzato per la prima volta nel 1973 da Gerrit Rietveld. Dopo circa venti minuti di coda riusciamo ad entrare per acquistare i biglietti e l’audioguida. La nostra visita inizia al primo piano dove sono esposti dipinti della metà dell’Ottocento che mostrano gli stili che influenzarono il pittore olandese e che lo avvicinarono al mondo dell’arte. Il piano intermedio è dedicato interamente a Van Gogh ed è suddiviso in cinque sezioni che ricordano, in ordino cronologico, le principali fasi artistiche del pittore. Tra i primi vi sono i quadri che Van Gogh produsse in Olanda. Osservando queste opere è facile comprendere la graduale evoluzione tecnica del pittore, che passò dall’uso della matita a quello dei colori ad olio. Osservo ogni dipinto con grande ammirazione. Quello che più mi colpisce è “I mangiatori di patate“: trovo che l’uso del chiaroscuro sia fenomenale e che il messaggio trasmesso dal dipinto sia forte e significativo. Con l’aiuto dell’audioguida ho la possibilità di ascoltare alcune delle lettere che il pittore inviava al fratello Théo, al quale era molto legato. In alcune di queste esprimeva le sue preoccupazioni, i timori che lo affliggevano ma anche, e soprattutto, i motivi che lo spingevano a dipingere determinati soggetti e ciò che questi significavano per lui. Proseguendo nella visita noto quanto il legame con il fratello sia stato importante per Vincent. Fu lo stesso Théo a caldeggiarlo a lasciare l’Olanda per raggiungerlo in Francia, a Parigi, dove lui viveva. Qui conobbe numerosi artisti ma ben presto decise di trasferirsi nel sud della Francia ad Arles, nella famosa casa gialla che trasformerà in studio. Qui visse per un po’ di tempo con l’amico Paul Gauguin fino a quando un giorno, in uno scatto d’ira, si tagliò l’orecchio con un rasoio finendo in ospedale. Durante questo periodo prestò molta importanza alla natura in particolare agli alberi in fiore ma anche, e soprattutto, ai girasoli. L’esposizione prosegue con i dipinti relativi al periodo di ricovero volontario nell’ospedale psichiatrico Saint-Rémy, dove gli venne diagnosticata una “mania acuta con allucinazioni visive e uditive“. In un primo momento Van Gogh non può uscire dalla camera perciò dipinge il mondo che vede dalla sua finestra, attraverso le sbarre: iris, lillà, il giardino con gli alberi ricoperti di edera. Una volta migliorate le sue condizioni di salute è libero di uscire all’aria aperta avendo così l’opportunità di ammirare il panorama circostante. Fu così che dipinse campi di grano, uliveti e cipressi della zona. Questo rappresentò un periodo molto felice della sua vita. Una volta lasciato il manicomio si trasferì a Auvers-sur-Oise, un villaggio nei pressi di Parigi. Théo gli fece visita esprimendo le sue preoccupazioni familiari ed economiche che portarono Vincent ad uno stato di irrequietezza e di paura. Qui dipingerà i suoi ultimi quadri e morirà il 27 luglio 1890 dopo che un colpo d’arma da fuoco lo colpì al petto. Gli ultimi quadri esposti dimostrano le ansie e le paura provate da Vincent in quegli anni. Lo si nota dai colori ma ancor di più dai soggetti rappresentati. La visita termina al terzo piano dove sono esposte opere che ispirarono Van Gogh: stampe giapponesi e dipinti di Monet, Cézanne, Pisarro e Paul Gauguin. La visita al museo, durata più di due ore e mezzo, ci ha lasciati senza parole: una completa immersione nel mondo di Van Gogh, tra attimi di lucidità e di pura follia. Pur avendo creato uno stile unico e irripetibile, i suoi contemporanei non seppero comprendere il suo genio e il suo estro, condannandolo a morire senza aver mai trovato il successo artistico che tanto sperava. Van Gogh dipingeva con l’anima, esternando i propri stati d’animo, ed è anche questo che lo rendeva un grande artista.

Dopo pranzo decidiamo di incamminarci alla scoperta della città. Da Utrechtstraat ci dirigiamo verso nord in direzione Rembrandtplein, una delle piazze più conosciute di Amsterdam. Al centro vi si trova la statua di Rembrandt, attorno alla quale ne sono disposte altre in rappresentanza della celebre Ronda di notte. La piazza incarna uno dei principali fulcri turistici della capitale olandese per via della presenza di numerosi locali notturni e di bar. L’atmosfera è tranquilla, non si avverte quel caos che normalmente caratterizza le grandi città. Da qui attraversiamo la strada in direzione Piazza Dam, imboccando la Reguliersbreestraat. Il viale, oltre a negozi di souvenir, a un supermercato e a catene di fast food, ospita due cinema e un caratteristico negozio di formaggio che espone nelle proprie vetrine chili e chili di forme di formaggio: da far venire l’acquolina in bocca. Il viale termina a Muntplein, uno dei principali snodi per il trasporto pubblico della città. Al centro è collocata la Muttoren o Torre della zecca, chiamata così perchè ospitò la zecca della città tra il 1672 e il 1673. Alla sua sommità è collocato un grande orologio in stile rinascimentale. Attraversiamo la strada e ci dirigiamo verso Kalverstraat, un lunghissimo viale che ci condurrà a Piazza Dam. Arrivati ci troviamo di fronte a noi un enorme spazio pubblico circondato da edifici risalenti a differenti epoche storiche. Qui, oltre a Madame Tussauds (il museo delle cere di Amsterdam), si trova il palazzo reale chiamato Koninklijk costruito quando Amsterdam si trovava all’apice del suo splendore mercantile. Tale aspetto è ripreso anche nelle decorazioni dell’edificio: dal segnavento dorato a forma di veliero olandese ad Atlante che regge il mondo. Al centro si colloca il National Monument memoria storica delle vittime della Seconda Guerra Mondiale. A completare la bellezza di questa piazza c’è un gigantesco albero di Natale, illuminato da tantissime luci colorate. Continuiamo il nostro tour in direzione della stazione centrale, imboccando la Damrak. Qui troviamo, con sorpresa, tanti piccoli stand che vendono street food: qual miglior occasione per gustarci qualche dolcetto durante la nostra passeggiata?! Decidiamo di provare gli stroopwafels dei piccoli dolcetti formati da due cialde croccanti che nascondono uno strato di caramello: una vera delizia per il nostro palato! Comincia a far buio così decidiamo di tornare al nostro appartamento per preparare la cena con la promessa di uscire la sera per vederci gli stessi scorci della città con un’altra atmosfera.

25 dicembre: buon Natale!

Siete mai stati ad Amsterdam a Natale con un bel sole e temperature quasi primaverili?! Normalmente il tempo in Olanda è variabile e soprattutto freddo in quel periodo dell’anno ma per fortuna noi abbiamo avuto l’occasione di passare un’ottima giornata all’aria aperta. Dopo il pranzo in appartamento usciamo per fare una passeggiata tra i canali. Visto il bellissimo tempo le strade sono piene di persone e la maggior parte di loro si muove in bicicletta. Per gli olandesi non è soltanto un mezzo di trasporto ma uno stile di vita tanto che Amsterdam è la capitale mondiale del trasporto a due ruote. Una volta arrivati alla Torre della Zecca voltiamo a sinistra e attraversato il ponte sul fiume Singel troviamo il Bloemenmarkt noto anche come il Mercato dei fiori galleggiante. Un insieme di chiatte ospitano numerosi negozi di fiorai che vendono le più svariate tipologie di fiori, di piante e di bulbi: una vera esplosione di colori. Dopo un’immersione tra migliaia di fragranze decidiamo di tornare in appartamento, sta già calando il sole e l’aria si è fatta più fresca.

Il nostro viaggio ad Amsterdam si concluse nel migliore dei modi. Ho apprezzato tanto questa città che sembra essere anni luce più moderna e avanzata rispetto a quelle che siamo soliti frequentare nel nostro paese. Oltre ad essere persone molto ospitali e accoglienti, gli olandesi sono attenti alla sostenibilità ambientale preferendo una mobilità slow e green. Ci sono ancora tantissime cose che dovrei visitare nella verde Amsterdam e per questo non vedo l’ora di ritornarci!

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Orto botanico - serra delle palme

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Il mercato dei fiori galleggiante

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Canale di Amsterdam

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Atlante che sorregge il mondo

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Casa di Anna Frank

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Orto botanico - serra dei tre clim

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Orto botanico - serra dei tre climi

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Orto botanico - serra dei tre climi

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Piazza Dam

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Piazza Dam

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Orto botanico - serra dei tre climi

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Rembrandtplein

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Orto botanico - serra de deserto messicano

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Orto botanico - serra de deserto messicano

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Orto botanico - serra delle palme - cicadea gigante

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Orto botanico - serra de deserto messicano

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Canale ad Amsterdam

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Orto botanico - farfalle civetta e farfalla di vetro

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Orto botanico - emisfero

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Torre della zecca

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