Alsazia ad agosto

Una settimana tra splendide case a graticcio, gerani e ottimi vini bianchi
Scritto da: Pepita&Oreste
alsazia ad agosto
Partenza il: 11/08/2013
Ritorno il: 17/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Capita che navigando a caso tra le pagine di Tripadvisor mi imbatta in alcune foto di vecchie case a graticcio che in passato ho visto solo nei cartoni animati dei Puffi, tanto da dubitare che esistessero veramente. Scopro che quelle foto sono di Colmar in Alsazia e che in quella regione vi sono innumerevoli paeselli fatti di case a graticcio che sembrano costruiti col pan di zenzero. Scatta l’amore a prima vista e in men che non si dica convinco la mia metà che quest’estate non ci saranno spiagge e ombrelloni nelle nostre foto ma tante tantissime case a graticcio!!

Domenica 11 agosto

Partiamo la mattina da Torino in direzione di Annecy nostra prima tappa (non ce la sentivamo di percorrere quasi 800 km in un’unica tirata, quindi abbiamo spezzato il viaggio di andata facendo tappa ad Annecy e quello di ritorno con tappa a Lione). Come suggerito dal web evitiamo il tunnel del Frejus a favore del valico del Moncenisio; il viaggio si allunga di un’oretta ma ci ripaga con i panorami fantastici del lago di Moncenisio, delle montagne che lo circondano e del forte di Saint Gobain, ed evitiamo il salatissimo pedaggio (sul sito del gestore Sitaf.it era indicato quantificato in 51,60 € tra andata e ritorno).

Arrivati ad Annecy verso le 13 sistemiamo i bagagli e ci immergiamo nella città vecchia. E’ giorno di mercato e le viuzze già minuscole e affollate normalmente si fanno ancora più piccine con le bancarelle. Dopo una leggerissima baguette di mezzo metro con charcuterie e raclette filante e qualche divertente bancarella di artigianato locale ci dedichiamo alle foto di rito del centro medievale con i portici, del bellissimo canale con i bar e i localini affaciati, del Palais dell’Isle (il simbolo di Annecy, una vecchia prigione in un isolotto minuscolo in mezzo al canale Thiou, collegato alle due sponde da brevi ponticelli) e della Place de la Mairie con la bella Eglise St-Maurice ma soprattutto con la visuale aperta sul bellissimo lago. Lungo le rive si possono affittare pedalò e biciclette, noi scegliamo però di proseguire a piedi per un paio di km sul lato sinistro. La passeggiata è bellissima, lontana dal traffico e quasi sempre all’ombra. Raggiungiamo una spiaggia e ci riposiamo al sole. Facciamo ritorno in serata e dopo una breve sosta in hotel ceniamo in uno dei tanti bistrot della città vecchia dopodiché torniamo in albergo.

Lunedì 12 agosto

Ci aspetta un viaggio di 440 km, pertanto ci alziamo di buon’ora e dopo una zuccherosa colazione siamo in viaggio destinazione Riquewhir, uno dei numerosi borghi disseminati lungo la Route des Vins dell’Alsazia, la strada che sale e scende per i colli collegando Colmar a Strasburgo. Sempre seguendo i suggerimenti della rete scegliamo di bypassare le autostrade francesi a favore di quelle svizzere. Si risparmia leggermente in km e pedaggio (la vignetta autostradale alla frontiera è di 40 Franchi, circa 33 Euro) ma si perde in velocità essendo i limiti molto più bassi e rigidi – di norma sarebbero a 110 km/h ma per lunghi tratti sono di 90 km/h.

Nel primo pomeriggio giungiamo finalmente a Riquewhir. Ci concediamo un meritato riposo dopo la lunga sfacchinata in macchina nell’albergo prenotato su Booking.com un Best Western alle porte del paesino (tutti gli hotel di questo viaggio sono stati prenotati con Booking.com e per le mete più affollate e famose come appunto Riquewhir consigliamo di prenotare per tempo perchè già a marzo le disponibilità scarseggiavano); l’hotel è molto bello con ampie e fornitissime camere in legno forse più adatte come atmosfera al turismo autunnale e invernale ma la piscina di fianco all’hotel ci ricorda che siamo in agosto.

Riposati, possiamo addentrarci nelle viuzze del bellissimo borgo di Riquewhir, il cui impianto storico risale al XVI secolo. La strada principale Rue de Gaulle, fiancheggiata da splendide case a graticcio, è interamente pedonale e in leggera salita, al termine della quale troneggia la torre Dolder del XIII secolo, ma prima di raggiungerla è tutto un susseguirsi di winestub, bistrot, gastronomie, negozi di artigianato e souvenir alsaziani più un piccolo gioiello, la casa—museo del pittore Hansi, una celebrità in Alsazia. Hansi, pseudonimo di Jean-Jacques Waltz (1873 – 1951), è un artista noto per le illustrazioni (aquerelli, cartoline, litografie) ritraenti la felice vita agreste dell’Alsazia di fine ‘800. il suo stile è particolarissimo e da queste parti è così amato che i suoi disegni campeggiano dappertutto, dai calendari alle etichette dei vini. Noi non entriamo nel museo ma tra qualche giorno a Colmar non potremo esimerci dall’acquistare due stampe e il calendario con le sue illustrazioni, per ricordarci tutto l’anno di questo bellissimo viaggio.

La sera ceniamo in uno dei tanti localini del borgo e qui la prima delusione: scopriamo che la cucina alsaziana non è proprio “leggerissima”; le patate, la charcuterie e le tonnellate di formaggio fuso che usano come condimento saranno certamente indispensabili per affrontare i rigidi inverni, ma in estate si rivelano bombe caloriche difficili da digerire e smaltire. Il piatto più leggero si rivelerà la tradizionale tarte flambee (Flammekueche in Alsaziano), una specie di pizza sottile senza pomodoro ma con panna acida, pancetta e soprattutto tanta tantissima cipolla (più varie guarnizioni a scelta).

Martedì 13 agosto

La mattina dopo, ancora appesantiti dalla cena, ci concediamo una leggera colazione di croissant e caffè, che qui è molto lungo, quasi americano, e partiamo per Strasburgo. Per raggiungerla non imbocchiamo né la statale né la veloce superstrada ma la lunga e tortuosa Route des Vins; la splendida panoramica è circondata da enormi filari di uva a bacca bianca (Sylvaner, Muscat, Pinot Blanc, Riesling, ma anche i rossi Pinot Noir, Pinot Gris e Gewurztraminer) e ad ogni km si immerge in un paesino dalle case a graticcio color pastello e dal nome fiabesco…Ribeauvillè, Bergheim, Saint-Hyppolite, Obernai…uno più bello dell’altro, splendidamente tenuti come se fossero il set di qualche film ambientato nel 1500…Noi decidiamo di fermarci a Hunawhir, leggermente più defilato e per questo meno affollato di turisti. Qui saliamo in cima al colle dove si erge una antica chiesa che svolgeva in passato anche funzioni difensive; la circondano infatti ampie mura con feritoie che danno sulla pianura circostante.

Dopo le foto di rito ripartiamo in macchina in direzione di Strasburgo senza più soste, sebbene la tentazione sia forte. Il tempo però è tiranno e comunque ripeteremo con più calma la stessa strada al ritorno, quando da Strasburgo raggiungeremo Colmar.

Arrivati nel primo pomeriggio nella capitale dell’Alsazia, completiamo il chek in, lasciamo l’auto in un silo nei pressi della stazione e finalmente ci lanciamo all’esplorazione di questa bellissima città nel cuore dell’Europa, a due passi dal confine tedesco; proprio per la sua particolare posizione geografica e per il suo carattere un po’ francese e un po’ tedesco Strasburgo fu scelta come una delle tante/troppe sedi del Parlamento Europeo (le altre sono a Bruxelles e Lussemburgo). La città non è enorme e il centro storico – la Grande Ile, circondata dai rami del fiume Ill – dichiarato Patrimonio Unesco – si può girare piacevolmente a piedi. Partendo dall’ampia e pedonale (come quasi tutto il centro) Place Kleber, raggiungiamo tra splendidi portici e case a graticcio Place Gutenberg e da qui all’improvviso si apre la visuale dell’immensa Cattedrale (con il suo campanile di 142 metri è una delle più alte di Francia) in pietra rossa che durante il tramonto risplende di luce dorata. Circondata da una piazza minuscola e da casette di due o al massimo tre piani sembra proprio un Gulliver in mezzo ai lillipuziani.

All’interno oltre alle altissime colonne e alle vetrate istoriate, sono imperdibili l’orologio astronomico e l’antico organo appollaiato a picco sopra le panche del lato sinistro. Armati di coraggio e buona volontà iniziamo la salita dei 66 gradini che portano sulla balconata da cui godiamo dello splendido panorama a 360° della città. Questa è la prima attrattiva che vediamo grazie allo Strasburgo Pass, un carnet acquistabile negli uffici turistici (il più vicino a noi era all’interno della stazione ferroviaria) che al prezzo di 14 € consente l’accesso alla balconata, la visita all’orologio astronomico della Cattedrale durante l’esecuzione, l’escursione in barca, il noleggio gratuito di una bicicletta per mezza giornata, la visita grauita di un museo e lo sconto del 50% per un secondo museo…insomma vale ampiamente l’acquisto.

La sera la dedichiamo alla visita della Petite France, un minuscolo quartiere interamente pedonale, attraversato dall’Ill che qui si divide in tre minicanali, circondato da case a graticcio, bistrot e localini romantici…un gioiellino da gustare e fotografare.

Mercoledì 14 agosto

Ci concediamo una lussuosa colazione in hotel (il nostro Best Western vicino alla stazione, sebbene abbia le stanze meno grandi e lussuose di quello di Riquewhir, si è rivelato il migliore per rapporto qualità-prezzo nonché l’unico che comprenda la colazione nel prezzo); ripartiamo di buon’ora per la gita in battello. L’escursione dura all’incirca 1 ora e mezzo ed è davvero affascinante. Dopo aver attraversato una chiusa del ‘700 oltrepassiamo i famosi Ponts Couverts – che tanto couvert non sono più) e risaliamo il fiume fino al Parlamento Europeo. Durante la navigazione una audioguida multilingue descriveva ciò che via via si presentava davanti a noi; stranamente la versione italiana sembrava raccontata da un cinese dalla esilarante voce robotica, i turisti affianco a me si saranno chiesti perchè scoppiavo a ridere alla vista dei giardini e delle chiese lungo le rive.

Scendiamo a terra verso mezzogiorno, abbiamo poco tempo per tornare alla Cattedrale e gustarci i movimenti dell’orologio astronomico. Data la grande folla però, la visuale non è delle ottimali e riusciamo a vedere ben poco. L’interessantissimo video presentativo di 45 minuti che descriveva in Francese Tedesco e Inglese ogni singolo movimento di ogni singolo personaggio dell’orologio però, QUELLO si vedeva benissimo!

Nel pomeriggio abbiamo ancora tempo a disposizione per un’attrattiva della Strasburgo Pass; scartate varie opzioni la scelta si riduce al Museo Alsaziano e al Museo dell’Opera di Notre-Dame. Propendiamo per la prima opzione e col senno di poi non rifaremmo la scelta. Il museo è grazioso certo, situato all’interno di tre grandi case del XVI secolo collegate tra loro, con mobili e vestiti originali della vita contadina del secolo scorso, ma alla lunga risulta un po’ noioso.

La sera ceniamo in uno dei tanti localini della Petite France poi ci incamminiamo verso la Cattedrale per assistere all’illuminazione notturna della facciata. Lo spettacolo inizia alle 22,30, dura circa 15 minuti, si ripete a intervalli regolari fino alle 24,00 ed è assolutamente imperdibile. Sulle note di varie arie classiche (nella nostra ignoranza musicale abbiamo riconosciuto solo il Bolero sul finale) la facciata assume aspetti ora cupi ora gioiosi grazie al fantastico gioco di luci. Su Youtube ricorrono parecchi filmati amatoriali che danno un’idea dello spettacolo ma dal vivo l’atmosfera è molto più coinvolgente ed emozionante.

Giovedì 15 agosto

A malincuore lasciamo Strasburgo, oggi dobbiamo partire per Colmar, circa 60 km più a sud, di nuovo sulla Route des Vines ma stavolta la gireremo molto più slow e rilassati. Innanzitutto una piccola deviazione per una visita al castello di Haut-Koenigsbourg, ricostruzione ottocentesca di un maniero medievale. L’idea era di esplorarlo velocemente e fare un picnic nel parco circostante ma l’afflusso di turisti era tale che che una volta parcheggiato (praticamente ai piedi del colle su cui è arroccato) era troppo tardi per la visita. Ci siamo perciò accontentati di gustare il panorama e il pic nic.

Al ritorno ci concediamo varie soste negli incantevoli borghi di Kintzheim, Orshwiller e Saint-Hippolyte. Qui I venditori, gentilissimi e molto disponibili, insistono per farci assaggiare i vini delle loro tenute e così degustiamo (e acquistiamo) il Pinot Gris, il Gewurztraminer e la specialità locale, il Rouge de Saint-Hippolyte. Una sosta davvero proficua.

Pochi km e giungiamo a Bergheim, un’altra gemma tra le gemme, con le mura, le porte medievali, tantissimi gerani che adornano i balconi delle case a graticcio (ovviamente!) e soprattutto il negozio di confetture Heguenauer, suggerito da molte guide, è un tempio dedicato alle marmellate. Anche qui è possibile degustare alcuni prodotti e ovviamente non usciamo a mani vuote.

Comincia a farsi tardi e dopo una breve sosta a Ribeauvillè – dove non compriamo nulla – ci precipitiamo a Colmar. Giusto il tempo per il check-in e per mettere al riparo dal caldo i preziosi tesori enogastronomici e siamo già immersi a scattare foto nella bellissima città. Anche qui stupende case a graticcio, colori pastello, gerani ad ogni angolo, tutto sembra portare indietro nel tempo, alle favole dei fratelli Grimm. Degustiamo vino bianco (delizioso) all’Ancienne Douane, un palazzo medievale con le logge e un ampio salone adibito solitamente a esposizioni artigianali, dopodiché ci perdiamo piacevolmente tra le viuzze fino a raggiungere il piccolo quartiere di Petite Venise, così chiamato per alcuni piccoli canali che lo attraversano. Qui ceniamo in uno dei bistrot affacciati sul canale con vista paperelle (la mia Choucroute con crauti e salsicce si rivelerà alquanto indigesta) poi si ritorna a fotografare il resto della città. Esausti a notte inoltrata torniamo in albergo.

Venerdì 16 agosto

Al mattino ci concediamo un’abbondante colazione in una Salon de The con cappuccino e crostata. Oggi lasciamo (sigh) l’Alsazia ma prima di tornare a casa faremo tappa a Lione; ci aspettano perciò 410 km di nuovo sulle di autostrade svizzere. Alle porte di Lione riesco finalmente a fare rifornimento di GPL, in Francia infatti non sono molto diffusi i distributori di gas, anche perchè la differenza di prezzo tra questo e la benzina (che è molto più economica che in Italia) fa sì che non sia così conveniente modificare l’alimentazione della macchina.

Ad ogni modo, giunti alle porte della tangenziale di Lione, probabilmente per colpa della stanchezza dovuta a un viaggio lungo e faticoso succede ciò che finora non ci era capitato: ci perdiamo! Non abbiamo il navigatore e l’itinerario che avevamo stampato a casa è si dettagliatissimo, peccato che non corrisponda con nessuna uscita di quelle che via via ci lasciamo sfilare dalla tangenziale…sarà questa? Sarà quella? Alla fine ci affidiamo ad una strategia infallibile, il caso! E per caso riusciamo a imboccare l’ultima uscita disponibile. Grazie poi al mio infallibile orientamento e ad una mappa modello cartolina di Lione riusciamo a trovare incredibilmente l’hotel.

Siamo troppo esausti per una visita approfondita della città, ci concentriamo sulla città vecchia adagiata sulla collina saltando invece il quartiere monumentale tra il Rodano e la Saona.

Superato il secondo ponte raggiungiamo la Cattedrale di Saint Jeanne e Saint Etienne, sempre in stile gotico ma meno slanciata e alta rispetto alle classiche cattedrali del nord. Nondimeno è bellissima, con la facciata in pietra bianca, le vetrate e all’interno un orologio astronomico (anche qui) che però non si poteva visitare per lavori di restauro, che comprendevano anche il coro e l’abside coperti da un telone. Visitabile era però la cripta sul lato destro, con il tesoro della Cattedrale. Qui si possono ammirare abiti talari di vescovi e cardinali del passato, i loro “attrezzi da lavoro” (coppe, vassoi, ecc…) quasi sempre placcati in oro, e alcuni libri miniati.

Dopo la visita alla Cattedrale giriamo per i vicoli della Vieux Lyon alla ricerca di un bouchon (i ristorantini tipici lionesi). Teoricamente dovrebbe esserci l’imbarazzo della scelta visto che nel quartiere sono a centinaia, uno di fianco all’altro, però propongono tutti lo stesso menù. Scegliamo un minuscolo ristorante quasi a caso (Les Ventres Jaunes) in una magnifica piazzetta e per fortuna la fama culinaria di Lione non ci delude. Qui assaggiamo ottime carni guarnite di salsine delicate, crostata e torta al cioccolato. Terminata la cena passeggiamo nel quartiere monumentale e torniamo in hotel. Tutto sommato Lione è davvero affascinante, simile per molti aspetti alla nostra Torino anche se decisamente più sporca. Merita comunque una gita di un paio di giorni per gustarsi con calma la città vecchia, il centro monumentale tra i due fiumi e il grande Parc de la Tete d’Or che non abbiamo avuto il tempo di visitare.

Sabato 17 agosto

Oggi termina la nostra vacanza, a malincuore prendiamo l’ultima colazione in terra francese (un tipico Starbucks!) in una via del centro di Lione, l’ultimo pranzo a Modane e l’ultimo caffè annacquato (questo di certo non lo rimpiangeremo) in un bar del Moncenisio e siamo già a Torino. Au revoir!

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tipiche abitazioni di Riquewhir

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Il quartiere di Petite France a Strasburgo

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Palais de l'Isle di Annecy

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Cattedrale di Lione

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L'abitato di Hunawhir fa da sfondo ai filari di vite

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Pittoresco scorcio di Colmar



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