Portogallo on the road, con piccole deviazioni spagnole

Un viaggio on the road attraverso il Portogallo in compagnia di Saramago e Pessoa. È stata un'esplorazione dell'arte e cultura di questo paese ai confini dell'Europa, che con la sua semplicità e cucina incanta e ammalia
Scritto da: chrespo
Partenza il: 31/07/2010
Ritorno il: 30/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
È l’estate 2010. Mi sono trasferito temporaneamente in Portogallo nell’ambito di un programma Europeo di scambio ricercatori tra l’Università di Napoli e un’azienda portoghese. Il Portogallo non era un paese che suscitava in me particolari emozioni. Ne avevo studiato a scuola le imprese dei suoi naviganti, che hanno aperto il vecchio continente a nuovi popoli e culture, ma devo confessare che non ne sapevo molto altro. Il trasferimento a Porto ha comportato per me la scoperta di un Paese veramente affascinante, di un popolo cordiale e amichevole, e di una cucina succosa e semplice. Per questo motivo nell’estate 2010, la mia futura moglie ed io abbiamo deciso di fare un viaggio on-the-road per esplorare in lungo e in largo Portogallo e parte della Spagna. Come sempre, delle guide ci accompagnano per indicarci il meglio di dove il nostro viaggio ci porterà. In quest’ occasione non abbiamo adottato le tradizionali Lonely Planet o altro. Ho letto “The Portuguese” di uno scrittore inglese di nome Barry Hatton, che descrive la storia, cultura e tradizioni del Portogallo e mi ha consentito di capirne il temperamento (l’essere sempre un po’ pessimista e nostalgico… la famosa saudade), conoscerne le storie (come le varie battaglie, alcune mitiche, le legende e aneddoti) e i grandi uomini che hanno contribuito a costruire questa grande nazione.

Alla scoperta di Lisbona

Da Porto prendo l’Interciudade che mi porta a Lisbona, dove raggiungo la mia ragazza all’aeroporto. Abbiamo dedicato quattro giorni alla visita di questa bellissima città. Il primo giorno siamo andati in esplorazione partendo dalla bellissima Praça do Comércio, vera porta di ingresso alla città. Da qui esploriamo il centro storico di Lisbona con una guida d’eccezione: Fernando Pessoa (il più grande scrittore portoghese del Novecento) con il suo libro intitolato “Lisbona – Quello che il turista deve vedere”. È una vera e propria guida di Lisbona con Pessoa che ci porta per mano tra i suoi vicoli e i suoi monumenti… con le sue descrizioni in parte ancora valide. Ci incamminiamo lungo le larghe strade della Baixa (la città bassa), ricostruita per ordine di Marquês de Pombal, in seguito al disastroso terremoto del 1755. È il nostro primo impatto con quel senso di romantica decadenza che contraddistingue i centri storici portoghesi, e che ha un fascino incredibile su di noi sia qui a Lisbona, che in altre città che vedremo nel nostro viaggio. Da lui saliamo per l’Alfama lungo le sue salite e subito vediamo il famoso tram giallo che si arrampina per la collina. Visitiamo la Sé di Lisbona (la cattedrale) con il suo aspetto minaccioso e guerriero, e la vicina Santo Antonio a Sé… data la nostra devozione al Santo. Saliamo ancora fino al Miradouro de Santa Luzia per rinfrescarci e riposarci dopo la salita e per ammirare la vista della città e il famoso pannello che mostra la città prima del terremoto. Arriviamo fino al Castelo de Sao Jorge, dove la vista è incredibile e ti sembra quasi abbracciare tutta la città. Dopo un fugace pranzo prendiamo il tram che ci riporta alla baixa e facciamo un giro tra i negozi, e le belle piazze neocalssiche, per poi prendere l’ascensore di Santa Justa. Bellissimo e ci porta in un altro punto spettacolare per vedere una vista sulla città. Siamo nel Bairro Alto. Qui visitiamo la Igreja do Carmo, molto suggestiva e l’opulente Sao Roque. Ma l’attrazione del Chiado, questa parte del Bairro sono i caffè, come la famosa Brasileira con i suoi interni sontuosi, e i locali di Fado, tipica musica popolare portoghese. Ci torneremo, perché stasera c’è un concerto in piazza nell’ambito del Festival degli Oceani di Lisbona.

Il secondo giorno inizia con un bellissimo museo, il Museu Calouste Gulbenkian, una delle migliori raccolte d’arte. Nel pomeriggio girovaghiamo ancora nel Barrio Alto, visitando i dintorni del Parlamento e la Basilica da Estrela. Decidiamo di cenare nel Chiado, con un bell’accompagnamento musicale, sebbene chiaramente per turisti. Rientriamo in albergo. Prestando un pò attenzione perché i miei amici portoghesi si sono molto raccomandati visto che la zona è un pò pericolosa.

Il terzo giorno vogliamo un po’ di mare e ci dirigiamo col treno alla volta di Cascais. Il tempo è fresco e ventilato e ci crogioliamo al sole. Girovagliamo per questo bel villaggio di pescatori, dove facciamo un po’ di shopping e un lauto pranzo a base di Bacalhau a Bras. I portoghesi vanno particolarmente orgogliosi delle loro ricette a base di baccalà, dicono di averne 365, una per ogni giorno. Non ne vado pazzo, soprattutto per la loro abitudine di non pulire bene il pesce e di trovare un po’ di spine nel piatto.

Il quarto giorno lo dedichiamo ad una meta d’obbligo per chi visita Lisbona: Sintra. Ci si arriva molto facilmente col treno dalla stazione del Rossio, ma c’è sempre molta ressa e conviene arrivare con un po’ di anticipo. Sintra è circondata nel verde, ed è fresca e piacevola da visitare. La stazione non è lontana dalla nostra prima destinazione il Palacio Nacional de Sintra e i suoi strani camini. Ma il vero protagonista di oggi è il Palacio de Pena… un eclettico castello che coniuga il kitsch e l’eclettismo ottocentesco. Bellissimo. Terminiamo con un giro nel paese, e non si può andar via senza provare la ginja nel bicchierino di cioccolato, un dolcissimo liquore all’amarena.

Il nostro ultimo giorno a Lisbona lo dedichiamo a Belem, un po’ periferico rispetto al centro di Lisbona, ma è un quartiere ricco di monumenti, a partire dal famoso museo delle carrozze, e lo spettacolare Mosteiro dos Jeronimos, risalente al periodo delle scoperte geografiche e periodo d’ro del portogallo. Costruito in puro stile manuelito, è semplicemente bellissimo, e la chiesa lascia a bocca aperta con l’interno con spettacolari volte e il coro in forme più classiche. A parte le tombe dei vari re portoghesi, si colpiscono quella di Luis de Camoes e quella di Vasco da Gama. Due grandi portoghesi… l’ultimo omaggiato anche nel monumento ai navigatori portoghesi in riva al Tago di fronte al monastero. La giornata termina davanti a un monumento che per me ha un significato speciale. La prima rivista di viaggio regalatami da mio padre e che ha acceso in me l’amore per i viaggi parlata della torre di Belem, per me visitarla significa realizzare il sogno di bambino. È un bellissima costruzione bianca nel Tago, una vera bomboniera. Non possiamo lasciare Belem se non assaggiamo prima il famoso pastel de nata, di cui ho una vera passione da quando sto in Portogallo. Disponibile ovunque, è spesso chiamato pastel de Belem, quindi devo mangiare l’originario! Torniamo in centro in tempo per mangiare un’ottima bife a cafe, ovvero una tenera bistecca con un uovo e patatine fritte. Molto popolare nel nord, ho imparato ad apprezzarla anche se non proprio leggera da digerire.

Rotta verso sud: Algarve

Dopo il nostro rapido giro di Lisbona, andiamo alla stazione Oriente per prendere la macchina che abbiamo noleggiato e che ci accompagnerà nella prima parte del nostro viaggio. Lasciamo Lisbona con la certezza di ritornarci perché abbiamo lasciato inesplorato ancora tanti suoi angoli e musei. Siamo diretti verso sud, direzione Algarve. Il Portogallo ha un’ottima rete autostradale, anche se il pedaggio è un po’ caro, e invece di giungere in due ore in Algarve, abbiamo seguito il consiglio dei miei colleghi portoghesi e siamo andati a nord seguendo una strada secondaria che costeggia la costa. Il viaggio è anche questo… vedere paesaggi e scenari nuovi, non correre verso una meta. Ce la siamo presa comoda e abbiamo costeggiato sonnacchiose località di mare frequentate soprattutto da portoghesi in questa regione chiamata Alentejo, che sta ai portoghesi come il Chianti è per gli Italiani. È una regione prevalentemente agricola con ottimo cibo e bei borghi da visitare. Noi però raggiungiamo la regione più a sud. L’Algarve è la regione per le vacanze estive per eccellenza. A differenza della costa Atlantica, qui l’acqua non è fredda e le spiagge sono sabbiose. Il problema è che il turismo ha molto intaccato la sua bellezza naturale e ci sono varie località ormai invase da stranieri, specialmente inglesi e tedeschi, e da enormi complessi turistici. Anche noi abbiamo soggiornato in una di queste località: Portimao, ma più per comodità visto che ha buone strutture ricettive. Ma prima di raggiungere Portimao, arriviamo a Lagos, dove visitiamo il suo centro storico cinto da mura. Bellissima la Igreja de Santo Antonio, con un interno fastoso e barocco. Dopo questa sosta eccoci a Portimao e alla nostra residencia.

Il giorno dopo andiamo al mare a Praia Da Rocha, la costa è piena di enormi edifici turistici, ma per raggiungere la spiaggia bisogna scendere la costiera, che li maschera. Arrivati alla spiaggia sabbiosa non si vedono e sembra di essere in una tranquilla caletta sabbiosa. Dopo un pranzo sulla spiaggia, visitiamo il centro e ceniamo a base del buonissimo pesce appena pescato. Il giorno dopo ci spostiamo dalla confusione di Portimao, perchè vogliamo un po’ di natura selvaggia e meno affollamento e ci dirigiamo verso Cabo De Sao Vicente. Qui la costa non è stata assalita da complessi turistici, è ancora incontaminata in vari punti, e ci godiamo un mare di un bellissimo blu, sabbia fine e tranquillità. Visitiamo Sagres, con la sua fortezza famosa per la rosa dei venti nella sua piazza d’armi. Di ritorno, ci fermiamo al promontorio di Ponta de Piedade vicino Lagos. Qui facciamo una bellissima gita in barca per ammirare faraglioni, grotte e archi naturali. Il tramonto, poi è stato veramente mozzafiato. Ritorniamo a Portimao, e passiamo la serata al Festival della Sardina con i suoi stand. L’indomani ancora mare in una bellissima spiaggetta a ovest di Portimao e poi in tarda mattinata raggiungiamo Albufeira, la “Rimini” dell’Algarve. Da subito non ci è piaciuta, piena di turisti e di traffico, ma molto belle le statue di sabbia e la bellissima spiaggia d’orata che faceva da contrasto con il centro bianchissimo. Abbiamo preferito un fare un altro po’ di mare prima di rientrare a Portimao e fare le valigie per il nostro prossimo spostamento verso Faro. Il giorno dopo infatti ricarichiamo la macchina e partiamo. Prima tappa Loulè con il suo bellissimo, castello e la Igreja de Sao Clemente con degli interni fantastici decorate da Azulejos, le famose piastrelle maiolicate portoghesi. Vicino c’è una famosa chiesa, stando al libro di Saramago, per la sua decorazione in azulejos: la chiesa di San Lorenzo di Almancil. Sfortunatamente siamo arrivati in un giorno in cui è chiusa, ma ci siamo ripromessi di tornarci. Arriviamo a Faro dopo pranzo e abbiamo il pomeriggio per visitarne il bellissimo centro storico racchiuso tra mura e affacciato sul mare, con la cattedrale dagli interni seicenteschi e il Museu Municipal con vari reperti archeologici e un bellissimo chiostro cinquecentesco. Ceniamo in piazza, durante un festival estivo, con un risotto con granchio. Qui se ne pescano di mastodontici e buonissimi. Il giorno dopo facciamo un giro per la laguna del Parco Natural da Ria Formosa, un delicatissimo ecosistema lacustre con tantissimi uccelli acquatici. Successivamente abbiamo visitato il palazzo rococò di Estoi, ora un bellissimo hotel, per sorseggiare un buon bicchiere di vino Porto nei suoi sontuosi interni. Poi riproviamo ad andare a Almancil per vedere la sua chiesa, e oggi abbiamo fortuna e riusciamo ad entrarci. L’interno è da mozzare il fiato: bellissime decorazioni dorate alternate a pannelli in azulejos dal tratto in blu con scene della vita di san Lorenzo. Bellissimo, ne è valsa veramente la pena. È il nostro ultimo giorno in Algarve e in Portogallo e passiamo il tardo pomeriggio e la serata a Tavira, centro con antiche chiese e palazzo eleganti con tetti a piramide. Il fiume Gilao la divide in sue parti, ricongiunte da un ponte di origine romana. Qui assaggiamo la “carne de porco à alentejana”, ovvero carne di maiale cotta in padella con le vongole, molto particolare.

Breve parentesi spagnola: Andalusia

10 Agosto, lasciamo Faro e ci dirigiamo verso l’Andalusia. Il viaggio è abbastanza lungo e nel primo pomeriggio siamo a Siviglia. Abbiamo un hotel in centro e non è stato facile trovare dove parcheggiare, ma degli amici spagnoli ci hanno detto che su Av. Concejal Alberto Jimenez-Becerril si può parcheggiare gratuitamente, così abbiamo risparmiato il costo del garage. Il cambio di regione ci ha anche comportato un cambio di temperature. Fa veramente caldo, quasi 50°, e il vento non fa altro che aumentare la sensazione di afa. Sembra di avere un asciugacapelli costantemente puntato in faccia. L’aria condizionata è un must in questo periodo, e anche se gli hotel chiedono un extra per averla, sono soldi spesi bene. Dopo esserci riposati partiamo alla scoperta della città visitando il museo delle belle arti. Le opera raccolte hanno soggetto tipicamente religioso visto che provengono dai conventi e dai monasteri della città, però ci sono opera veramente belle, specialmente quelle di Murillo e dalla scuola sivigliana del XVII secolo. È stato molto difficile lasciare I freschi ambienti del museo, ma non possiamo far a meno di girare nel centro storico di Siviglia e visitare le sue bellissime chiese, tra tutte la cattedrale con la Giralda. La chiesa è bellissima, e lascia senza parole, anche per la sua mole che ne fa la terza più grande al mondo. Colpisce la tomba di Colombo e la cappella reale con le tombe dei re. La Giralda, simbolo della città, è bellissima, ci si può salire e avere una vista a 360° del centro. Ormai si è fatto tardi ed è ora di cena. Ci sono tantissimi ristorantini carini in centro e mangiare ai tavoli fuori è un vero piacere visto che il clima si è un po’ rinfrescato.

Il giorno dopo dedichiamo la mattinata a visitare l’Alcázar, un vero must in una visita di Siviglia. Restiamo sbalorditi dalle decorazioni moresche e dai suoi vari patii. Senza accorgerci di aver saltato il pranzo, usciamo dal palazzo a pomeriggio inoltrato, che urge subito un succoso bocadillo riparatore. Il pomeriggio arriviamo fino a Plaza de Espana, che non era al top perché stavano finendo i restauri. La sera non abbiamo resistito ad andare a vedere uno spettacolo di Flamenco. Sappiamo che molti sono costruiti ad hoc per i turisti, ma la voglia è tanta. Andiamo alla Patio Sevillano dove mangiamo e sorseggiamo del buon vino, assistendo ad un bellissimo spettacolo di flamenco. Dopo passeggiamo per il centro illuminato dalla luna e animato da tanti giovani e turisti.

L’indomani ripartiamo alla volta di Ronda, una delle più antiche e belle cittadine andaluse. Ronda ha conservato la sua antica struttura araba ed è situata su un pianoro a strapiombo con una vista impressionata sulla campagna circostante sferzata dal sole. Infatti arriviamo al centro, dopo aver lasciato le nostre cose in hotel, passando un impressionante ponte sullo strapiombo e costeggiando la famosissima arena per le corride. Il centro di Ronda ha delle piazze e degli scorci bellissimi, ma la chiesa di Santa María la Mayor è uno stupore: la via crucis tipica dell’Andalusia e affiancata alla via lucis dedicata alla madonna. Colpisce soprattutto l’interno con la sovrapposizione di due stili, uno più romanico e uno più classico. Stupendo anche l’esterno del Palazzo Salvatierra, con il monumentale ingresso con una coppia di telamoni che reggono l’architrave del timpano in alto.

Il giorno dopo lasciamo Ronda per un’esplorazione della costa. In linea d’area vicina, impieghiamo un paio d’ore per arrivare a Marbella visto che ci sono delle montagne da valicare. La costa è molto affollata di complessi turistici, e Marbella, sebbene la sua fama, non offre alcuna soddisfazione, a meno che non si ami una spiaggia piccola e affollata e locali con musica assordante e alcol a fiumi. Senza indugi, scappiamo verso Malaga. Città decisamente più accattivante con il suo bellissimo centro storico. La città si sta preparando alla tradizionale festa estiva: la Gran Fiesta del Verano. Peccato non poterci rimanere, ma domani abbiamo in programma altre visite. Parcheggiata la macchina, percorriamo il Paseo de la Alameda con i suoi negozi e un po’ d’ombra. La nostra prima tappa è “la Manquita”, la cattedrale della città a cui manca la torre di destra. Ci è molto piaciuto l’interno riccamente decorato e il suo gigantesco coro. Con un po’ di sangria e delle tapas a ristorarci visitiamo la casa di Picasso e l’enorme Alcazaba, retaggio del suo passato arabo, e il teatro romano. Ormai si è fatta ora di rientrare a Ronda, non prima di assaggiare l’Abanico de Feira, un dolce a forma di ventaglio che si mangia durante la festa.

Altro giorno, altro spostamento che ci porta a Granada. Qui la nostra prima metà è la cattedrale, con il suo interno monumentale. Ma la vera protagonista della nostra visita è adiacente alla Cattedrale: la Cappella Reale, nella cui cripta sono conservati i resti dei Re Cattolici Ferdinando e Isabella, di Giovanna la Pazza, di Filippo il Bello e dell’infante Miguel. Il retablo dell’altare maggiore è meraviglioso e le due tombe sono vere e proprie opere d’arte. Nel pomeriggio non possiamo non dirigerci verso il complesso dell’ Alhambra, solo per sapere che sono finiti i biglietti alle 3 del pomeriggio quando chiude verso le 20. Grande delusione, avremmo dovuto prenotare la visita, ma ormai il guaio e fatto. Non possiamo lasciare Granada senza visitarla e noi avevamo pianificato di lasciare la città domani. Scopriamo che i biglietti sono prenotabili presso i bancomat delle banche cittadine, quindi proviamo speranzosi… scoprendo che sono tutti terminati per oggi e per domani. Che fare? Un barlume di speranza non ci abbandona quando scopriamo che non tutti i biglietti sono su prenotazione, ma una piccola quantità sono in vendita alle prime ore del mattino. Quindi domani bisogna essere mattinieri! Finiamo la giornata girando per il centro e le sue chiese, ma soprattutto i suoi negozi di souvenir e ceramiche.

Il giorno dopo sono all’ingresso alle sei, seguito dalla mia ragazza verso le otto. Solo così abbiamo avuto i biglietti e abbiamo passato forse la più bella mattinata della nostra vacanza. Il complesso è così magnifico e di straordinaria bellezza che non siamo stati entrambi colpiti dalla sindrome di Stendhal. Dopo pranzo abbiamo lasciato la città per rimetterci in marcia alla volta di Cordoba, ultima tappa della nostra escursione in Andalusia. Arriviamo nel pomeriggio, e abbiamo una bruttissima esperienza con l’hotel pieno di formiche e sporco. Coi nervi a fior di pelle, ci rassegniamo alla sistemazione che ci danno in un appartamento di studenti in vacanza di proprietà del gestore dell’hotel, tanto è solo per una notte. Tutti questi spostamenti ci avevano fatto dimenticare che è Ferragosto e assistiamo a un concerto di musica flamenca e una processione della Madonna. Il giorno dopo visitiamo la famosa moschea, con il suo patio e l’interno enorme di colonne e archi arabi interrotti dalla chiesa cattolica costruita nell’interno. Fortunatamente questa meraviglia non è stata distrutta, sebbene si è pagato il prezzo di sacrificarne una parte. Ci spostiamo a Merida, città di confine in Estremadura e famosa per le rovine romane, come il teatro romano restaurato a inizio del Novecento e utilizzato per spettacoli all’aperto. Arriviamo in città che è vera e possiamo solo cenare in un ristorante consigliato dall’hotel. Abbiam mangiato carne di manzo dell’Estremadura, nello specifico la razza bovina autoctona detta Retinta che si trova solo nella zona di Merida, era tenerissima e buonissima. Il vino, Ribera del Guadiana, poi è stato uno spettacolo, che ben si sposava alla carne. Il giorno dopo abbiamo visitato l’area archeological con il bellissimo museo archeologico e il teatro. Dopo pranzo ci siamo rimessi in marcia.

Ci dispiace molto lasciare la Spagna… ma ci aspetta di nuovo il Portogallo, e ci rimettiamo in marcia così da raggiungere Evora nella serata.

Rientro in Portogallo

È bello fare colazione alla portoghese con un bel pastel de nata, per poi rimettersi la macchina fotografica a tracolla e andare alla visita di questa bella città dell’Alentejo. Evora è una famosa città universitaria, ma per questo è molto legata al calendario dell’università. Quindi, quando gli studenti sono via in vacanza si svuota completamente. Visitiamo il tempio romano, simbolo della città e la vicina cattedrale con l’aspetto di una chiesa-fortezza e un bellissimo portale di ingresso. Ma, l’attrattiva principale è la famosa Capela dos Ossos, coi muri perimetrali e le otto colonne che sostengono il soffitto sono “decorate” con ossa e teschi umani cementati. Facciamo visita anche alla sede principale dell’università, con un bel chiostro decorato da Azulejos. La cena è buonissima con il rinomato vino dell’Alentejo. Il giorno dopo ci rimettiamo in macchina per raggiungere la costa sud di Lisbona. Dopo tanto girare vogliamo fare un po’ di mare. Abbiamo preferito Costa da Caparica per la bellissima spiaggia, arriviamo a pomeriggio inoltrato e senza perdere tempo ci buttiamo in spiaggia per un po’ di relax dopo tanto girovagare. Ci aspetta una cena sul molo della città in riva al mare e prendiamo un buonissimo e abbondante cataplana portoghese di pesce. Si tratta di un recipiente di rame ricolmo di pesce e frutti di mare, accompagnato dal riso. Anche il giorno dopo lo dedichiamo al mare, è così piacevole il vento che ti accarezza la pelle, ma il mare è freddissimo, dato che siamo sulla costa Atlantica, però è perfetto per il surf, a saperlo fare. Terminiamo la giornata con un’abbondante cena e un po’ di shopping al vicino centro commerciale della città. Non siamo proprio tagliati per il relax, terze dopo due giorni di mare scarsi, abbiamo nostalgia di girovagare, e non resistiamo al richiamo della strada: destinazione Fatima. Arriviamo nella cittadina che è metà mattina, e parcheggiamo senza problemi. La mia ragazza che ha un animo nobile ed è molto empatica è commossa dal luogo, che irradia una forte energia. Siamo colpiti dalla totale mancanza di quell’invadenza tipica nei santuari italiani, dove la spiritualità è spesso minata da una miriade di negozi, parcheggiatori e confusione. Qui, i visitatori sono composti e rispettosi, e restiamo meravigliati dai loro gesti di devozione come l’arrivare al santuario dopo chilometri percorsi a piedi o coprire la distanza tra le chiese del santuario camminando in ginocchio. Si respira una religiosità e una fede che da noi è molto scemata. Il commercio e il business legato alla fede è presente, ma è molto limitato e discreto. In punta di piedi, per non disturbare chi prega o è in meditazione, iniziamo la visita dal Centro Pastoral Paulo VI, una moderna chiesa con un bellissimo mosaico sull’altare maggiore. Di fronte proseguiamo vedendo la Capelinha das Aparicoes, dove è apparsa la madonna e dove è ospitata la sacra effige della Madonna di Fatima con il proiettile dell’attentato al papa Giovanni Paolo II. Alla fine del sagrato, la Basilica del Santuario con il colonnato che ci abbraccia come quello di San Pietro a Roma. Nella chiesa, con un interno semplice, le tombe dei pastorelli sono il culmine di un percorso di visita e devozione a Fatima. Ci sarebbero altri luoghi da vedere… ma per noi è abbastanza. L’emozione è tanta. Ci spostiamo a Tomar, che ospita un altro monastero: Il Convento dell’Ordine di Cristo. Il convento era originariamente una fortezza appartenente ai cavalieri templari , che in seguito alla dissoluzione dell’ordine è stato trasformato. Rappresenta uno dei monumenti storici ed artistici più importanti del Portogallo, inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Bellissimi sono i due chiostri, uno gotico e uno rinascimentale, ma il simbolo del convento è la finestra manuelina della casa capitolare con una intricate decorazione. Fulcro e cuore del convento è la chiesa circolare, detta la charola. Gli interni sono finemente decorati con sculture e dipinti gotici/manuelini, ma il fascino dell’edificio è dato dal mistero dei riti che i templari vi celebravano. Si dice che ospitasse la testa di demonio che I templari veneravano, raffigurante Bafometto; mentre altri pensavano che avesse ospitato il Sacro Graal. Comunque un convento interessante da visitare, ma anche il tranquillo paese ai suoi piedi è interessante, con il mulino ad acqua e una bella piazza dominata dalla mole del convento. La sera siamo a Caparica stanchi, ma pronti per la prossima escursione. Il Portogallo centrale è la culla della nazione, con tanti monumenti emblematici della sua storia artistica e il giorno dopo siamo alla volta di uno di loro: l’abbazia dominicana di Santa Maria da Vitoria a Batalha. È un capolavoro del gotico portoghese, ricca di bellissimi elementi manueliti, e celebra una battaglia chiave nella storia portoghese: la vittoria di Aljubarrota sui castigliani a siglare l’indipendenza del regno portoghese da quello spagnolo. Parcheggiamo la macchina alle spalle dell’abbazia, dove sono collocate le cappelle incompiute, bellissime. Il cielo fa da soffitto a un bellissimo ottagono di colonne interrotte al secondo livello. La facciata principale è un chiaro esempio di gotico con un portale centrale decoratissimo e un bel finestrone con vetrate. L’interno è maestoso con pilastri slanciati e volte acute. Subito alla sinistra dell’ingresso si trova la cappella del Fondatore, ovvero di Joao I il re vittorioso. Il re è raffigurato mano nella mano alla sua regina… molto romantico. Annesso alla chiesa è presente un curatissimo chiostro con incantevoli trafori manuelini. Ma le meraviglie per oggi non finiscono qui, perché nel pomeriggio ci dirigiamo verso il Monastero di Santa Maria de Alcobaça, con la chiesa più grande del Portogallo. Se Batalha è legato alla battaglia che ha segnato la storia del Portogallo, Alcobaça è invece legata a una triste storia d’amore. Una storia alla Romeo e Giulietta, famosissima in Portogallo: la triste e macabra storia di Ines De Castro e il principe Petro. I due per ragioni di stato non poterono concretizzare il loro amore. Anzi, Ines fu uccisa, Pedro attese la morte del padre, e divenuto re del Portogallo proclamerà Ines sua moglie, la fece riesumare, e incoronare ormai cadavere. La chiesa di alcobaça ospita le tombe dei due tristi amanti, di una squisita fattura, che neanche dopo la morte riuscirono a stare insieme. Infatti, le due tombe sono disposte agli estremi del transetto della chiesa. Però questo fu il volere di Pedro. Infatti, le tombe sono disposte una di fronte all’altra così al loro risveglio, la prima cosa che Ines avrebbe visto sarebbe stato Pedro. Storia a parte, la chiesa è bellissima e luminosa, con un soffitto a volta ed alte colonne. L’abbazia ha uno stile semplice, che si riflette nel suo chiostro che non ha i motivi stravaganti di quella di Batalha. Bellissima la Sala Dos Reis con azulejos che illustrano la fondazione del monastero e delle statue in terracotta che illustrano i principali re portoghesi. Alcobaça non è famosa solo per la sua chiesa, ma anche per le terracotte, bellissime, che accendono in noi la voglia di un po’ di shopping. Il giorno dopo ci siamo dati un po’ di sano riposo in vista della terza parte del nostro viaggio.

Il nord del Portogallo e un altro po’ di Spagna

23 Agosto, dopo tanto peregrinare con la nostra auto, la dobbiamo lasciare. Arriviano alla stazione Oriente di Lisbona. Restituiamo l’auto e prendiamo il treno alla volta di Coimbra. Città universitaria e antica capitale gallo, Coimbra è la Firenze del Porto. Adagiata sulle rive del Mondego ha visto generazioni di studenti formarsi nelle aule della sua rinomata ed antica Università. Studenti che poi hanno rappresentato l’élite politica ed intellettuale del paese. In estate però, è una città silenziosa data la mancanza di studenti, ma in altri periodi dell’anno ha una vita frenetica, scandita da eventi clou come la Latada a Novembre o la Queima das Fitas, feste universitarie ricche di storia e di fascino. In questo momenti, non è caro vedere gli studenti vestiti nel tradizionale vestito (diverso per ogni università), fatti da un largo mantello nero e un completo con cravatta, che ha ispirato i vestiti di Harry Potter e gli studenti della scuola di Hogwarts.

Arriviamo all’Ibis nel pomeriggio, e dopo aver sistemato i nostri bagagli andiamo in esplorazione del centro storico. Il centro si divide in Baixa e Alta, dove la prima è la zona del mercato, mentre la seconda è sede delle due cattedrali e dell’ex-palazzo reale ora sede del rettorato dell’università. Ci concentriamo nella Baixa con la sua bellissima strada pedonale composta da Rua F. Borges e di Rua V. da Luz. A un capo c’è la bellissima piazza di Largo da Portagem e dall’altro la piazza del municipio (Praça 8 de Mayo), con la chiesa di santa croce. Qui sono sepolti i primi due re del Portogallo, tra interni in stile gotici e bellissimi azulejos. La vita notturna si svolge a Praça da Republica e dintorni, con un bel parco alla sua estremità nord. Sebbene la Baixa ospiti vari ristorantini tipici, noi andiamo verso il Mondego con il suo parco, dove c’è un bel ristorante di pesce. Qui ascoltiamo del Fado, ma molto diverso da quello di Lisbona. Qui sono solo gli uomini a cantare e il tema è più intellettuale e meno popolare rispetto agli amori e dolori cantati a Lisbona.

Il giorno dopo affrontiamo le salite della Baixa. Visitiamo la Sé Velha con il suo aspetto di chiesa-fortezza e un interno austero. Si inerpichiamo ulteriormente in alto fino alle forme neoclassiche della Sé Nova. Qui siamo sulla sommità del colle, dove inizia il Polo I, la prima sede dell’università, con il campus di materie umanistiche e scientifiche. A noi italiani ha un’atmosfera familiare, infatti è stata ricostruita a inizio Novecento nello stile in voga, ovvero il razionalismo fascista. Però hanno lasciato intatto il palazzo reale, ora sede del rettorato. Ospita le cerimonie più importanti della vita universitaria e si possono visitare la bellissima biblioteca barocca, la cappella universitaria (Capela de Sao Miguel) e la Sala Grande Dos Actos, dove si celebrano i grandi eventi come le cerimonie di addottoramento. Il complesso è dominato dalla torre campanaria, simbolo della città. Non tutti sanno che la biblioteca di Coimbra non ospita solo libri, ma anche un’antica colonia di pipistrelli, non visibili di giorno durante le visite. Infatti, gli antichi portoghesi hanno assoldato questi piccoli mammiferi col compito di dar la caccia a tutti gli insetti che potevano intaccare i libri conservati. Infatti, i test antichi si sono conservati incredibilmente bene. La sera siamo andati a mangiare una specialità della zona di Coimbra: il leitao, che rappresenta un maialino da latte non ancora svezzato arrostito. I migliori ristoranti sono fuori Coimbra, in un paesino chiamato Maelhada, che non a caso ha un maialino nel suo stemma, ma essendo senza auto, ci siamo accontentati di un ristorante nella Baixa. Il sapore è delicatissimo, sembra pollo allo spedo, e si mangia con tutta la sua croccante belle e un molho (salsa) fatta col grasso colato dal maialino durante la cottura. Il giorno dopo ci dedichiamo alla parte oltre Mondego, con la chiesa di Santa Clara e il suo bellissimo museo, ma ci siamo anche un po’ riposati, prima di prendere il treno alla volta di Porto.

Eccomi nella città che mi sta ospitando da un po’. Adagiata su una serie di colline, la un esteso centro storico, con molti, troppi, edifici di fine ottocento abbandonati che le danno un’aria decadente e nostalgica che affascina. È sera e ci dedichiamo a una specialità della città: la Francesinha. Non proprio un piatto per palati fini, è il panino tipico di Porto: si compone di due robuste fette di pane ed un ripieno fatto di salame, una fettina di vitella, salsiccia, chouriço (varietà locale della salsiccia di maiale salata in salamoia) e wurstel. Ne avete abbastanza? Ma non è ancora finito: il tutto è ricoperto di formaggio fuso e un’abbondante dose di una salsa alla birra (alcune volte piccante). Tutto accompagnato da una montagna di patatine fritte. Ovviamente se vi sembra poco, è disponibile la versione speciale, con un uovo fritto sulla sommità del panino. Così pieni ce ne andiamo a letto per poter essere pronti ad esplorare la città l’indomani. La nostra visita di Porto inizia dal viale di Aliados, dove raggiungiamo la Igreja dos Clerigos con la sua bellissima torre campanaria, dalla cui sommità si domina tutta la città. Procedendo oltre si raggiunge il Rettorato dell’università di Porto con una bellissima piazza dominata dalla chiesa dei carmelitani. Il muro a sinistra guardando l’ingresso ha un enorme pannello di azulejos che si estende per tutta l’altezza della chiesa. Bellissimo. Lì vicino c’è il Jardim do Palacio de Cristal con un bellissimo affaccio su un’ansa del fiume Douro. Il giardino è molto curato e ospita una coppia di Pavoni con i loro cuccioli. Dopo un veloce pranzo, ci siamo diretti alla Sé, con la sua tipica architettura di chiesa-fortezza e un interno un po’ severo e tenebroso, ma è il chiostro adiacente e i suoi azulejos a incantarci. La Sé domina la Baixa e consente un affaccio sulla parte centrale della città con il famoso ponte di Eiffel.

La nostra prossima meta è la chiesa rinascimentale di Santa Clara, con un ingresso veramente opulento, e la vicina stazione di Sao Bento, decorata con enormi pannelli di Azulejos. Terminiamo il giro con una cena in una taverna della Ribeira, groviglio di stradine sul fiume. Mangiamo una bella Feijoada, ovvero uno stufato di rognone e fagioli, terminando con un pudim Abade de priscos (budino di cioccolato al porto e spezie). Il giorno dopo ce la prendiamo con comodo, e andiamo a visitare le cantine di vino porto a Vila Nova de Gaia e le barche con le insegne delle varie cantine. Abbiamo la possibilità di provare varie tipologie di vino Porto, e di vedere tutto il processo di fabbricazione. Finiamo poi per rilassarci al mare a Matosinhos, dove c’è una lunga spiaggia animata.

Il giorno dopo noleggiamo una macchina, la nostra destinazione è nuovamente la Spagna, precisamente a Salamanca per andare a trovare un amico. Partiamo di buon ora, lungo la A4 per raggiungere Bragança, antica capitale della regione di Tras-os-Montes e sede della casata di Braganza che regnò in Portogallo per quasi trecento anni. Abbiamo visitato la cittadella e il suo bellissimo castello, per poi continuare verso la Spagna. Arriviamo la sera alla nostra destinazione che siamo esausti, ci crolliamo quasi subito tra le braccia di Morfeo. Il giorno dopo è dedicato alla visita della città in compagnia del mio amico. Salamanca è una città universitaria, il corrispettivo spagnolo di Coimbra: sede di un’antica università che ha fortemente inciso la cultura spagnola. Non solo questo elemento ha in comune con Coimbra: una cattedrale vecchia in stile romanico, ed una nuova in stile gotico. Entrambe le città sono bagnate da un fiume, dalle cui rive di hanno delle viste incantevoli del centro-città. La facciata dell’Università di Salamanca è bellissima e molto decorata, e si dice che se si riesce a scorgere una rana nel groviglio delle sue decorazioni si avrà successo nella vita e nello studio. Beh, io l’ho trovata quasi subito speriamo bene! Salamanca ha una Plaza Mayor tra le più belle di Spagna, ed è bellissimo pranzarvi.

Il pomeriggio lo passiamo a esplorare I vicoli del centro storico, ammirando la Casa de las Conchas (Casa delle Conchiglie), un palazzo gotico con la facciata ornata da conchiglie, e Palazzo Monterrey. Si è fatto tardi e il mio amico torna a casa, mentre noi ci prepariamo per l’ultimo spostamento della giornata.

Reintriamo a Porto, direzione aereoporto, dove la mia bella torna in Italia. Io invece torno a casa a Porto… con la mappa del nord del Portogallo in tasca e con tanta voglia di visitare Guimaraes, Braga e Viana Do Castelo… saranno le mie prossime mete in un Portogallo che ormai mi ha completamente stregato.



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