Viaggio nella Terra delle Aquile

Due settimane in Albania tra Tirana, Mount Dajti, Durazzo e Kruje
Scritto da: PieBua
viaggio nella terra delle aquile
Partenza il: 19/03/2018
Ritorno il: 30/03/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €

Non è la destinazione, ma il viaggio che conta. Questo aforisma, spesso abusato, sposa perfettamente la mia ultima esperienza all’estero. Sono stato due settimane in Albania, sono partito da solo e sono tornato da solo. Sono partito incuriosito e sono tornato pieno di storie da raccontare. L’Albania, posso dirlo, è un paese davvero sottovalutato. Un paese che sa e che può offrire molto a chi decide di visitarla. Un paese che pare nascondersi tra le pieghe dei Balcani, perfettamente incastrato tra la Grecia e il Montenegro. Nella Terra delle Aquile le montagne e il mare, la bellezza e il degrado, la città e la campagna, la cultura balcanica e quella tipicamente occidentale, sembrano sposarsi perfettamente tra loro. Ne viene fuori un crogiolo di sensazioni contrastanti. In dodici giorni giorni ho avuto modo di respirare l’aria movimentata di Tirana e di vedere le onde dell’Adriatico incresparsi sul lungomare di Durazzo, ho assaporato storia che sa di Medioevo a Krujë e sono salito sul monte Dajti ancora innevato. Il bilancio complessivo è positivo. Sono tornato a casa consapevole di aver trovato una sorpresa. Consapevole soprattutto di voler tornare in Albania.

Ho avuto la fortuna di poterla vedere in un periodo generalmente poco frequentato come Marzo. Un meteo non ancora propriamente primaverile mi ha accompagnato per entrambe le settimane, con frequenti scrosci d’acqua a bagnare le strade. Ecco, a proposito di strade. Una delle cose che più colpisce uscendo un po’ fuori dal centro urbano della capitale, è il manto asfaltato piuttosto precario. Qua e là numerose buche e pozzanghere fanno da cornice alle carreggiate, soprattutto in aperta campagna. Ho avuto modo di percorrere alcune di queste sia in macchina sia a bordo di pullman, e per la bellezza dei paesaggi di cui sono circondate meritano di essere battute.

La base dei miei spostamenti in terra albanese è stata la capitale, Tirana. Questa è una città da oltre un milione di abitanti, edificata su una piana molto ampia a ridosso di alcuni rilievi montuosi perfettamente visibili dal centro urbano. L’Adriatico dista a circa quaranta minuti di macchina, dunque è facilmente raggiungibile anche via mare. Tirana è gonfia di vita, nonostante il turismo non sia molto sviluppato. Gli alimentari quasi ad ogni angolo, i banchi di frutta e verdura, i cantieri aperti un po’ ovunque, sono varie costanti che incontri camminando per il centro urbano. Piazza Skanderbeg è il fulcro di Tirana, il punto in cui tutto sembra convergere. Da lì passano le arterie principali della viabilità cittadina. E’ davvero ampia e ben illuminata di giorno. L’ordine e la simmetria che la contraddistinguono stona con le numerose gru e gli scavi continui che si possono notare già ai suoi margini. Un enorme mosaico capeggia sulla facciata esterna del Museo Storico Nazionale, esso è intitolato semplicemente “Albania” e raffigura in modo emblematico un popolo dalla storia antica e millenaria come quello locale. Un popolo che discende dagli Illiri, vissuti nell’area balcanica fin dal VII secolo a.C. La piazza è dedicata a quello che è a tutti gli effetti un eroe popolare: Gjiergji Kastrioti Skanderbeg. Costui è stato un condottiero e patriota albanese, celebre per aver guidato militarmente l’esercito nella guerra contro gli ottomani nel XV secolo, uscendone ampiamente vittorioso. È presente una sua statua equestre, che è un simbolo della città, su un lato della piazza.

Proprio nel Museo Storico Nazionale è possibile avere una panoramica abbastanza completa della storia del posto, a partire dai primordi fino ad arrivare all’epoca contemporanea. Vengono toccati tutti i periodi più interessanti, compresa la dittatura dello scorso secolo. Riguardo quest’ultima si possono scrivere molte cose. A Tirana sono ancora ben visibili i segni lasciati da uno dei regimi più spietati della storia umana. Si tratta del periodo che va dal secondo dopoguerra fino ad almeno il 1985 ( la data conclusiva sarebbe da porre nel 1991 con il crollo dell’Urss), dominato in maniera indiscutibile da Enver Hoxha. In tutta l’Albania si trovano disseminati circa 170.000 bunker, un’enorme eredità di cemento lasciata da un quarantennio militarizzato terribile per la maggior parte degli albanesi. Nella capitale è possibile visitare diversi musei tematici che si focalizzano proprio su questa fase storica. I più importanti sono il Bunk’Art 1 e il Bunk’Art 2, costruiti direttamente dentro a due bunker sotterranei. Entrambi mostrano attraverso contenuti multimediali le varie sfaccettature di un mostro politico capace di uccidere migliaia di persone. I campi di lavoro, i metodi di tortura, lo spionaggio, tutto viene ampiamente documentato. È possibile leggere anche i nomi delle vittime certificate. L’esperienza politica di Hoxha è poco conosciuta in Italia, soprattutto a causa della esagerata chiusura del paese nei confronti del mondo esterno.

I segni della militarizzazione del territorio possono essere individuati facilmente anche fuori dalla capitale. Nella mia salita sul monte Dajti ho potuto scorgere molti bunker monoposto, spesso sepolti dalla vegetazione crescente.

Il monte Dajti, dall’alto dei suoi 1613 metri, è una sorta di balcone naturale sulla capitale e su tutto il territorio circostante. Un punto privilegiato da cui godersi una vista profonda. È possibile salire fino a quota 1050 metri con una comoda funivia, la Dajti Ekspres, che impiega circa 15 minuti. La partenza di questa si trova nella periferia di Tirana, quindi è facilmente raggiungibile con un taxi o con i mezzi pubblici. La salita a bordo della cable car è caldamente consigliata: si può apprezzare un paesaggio che varia drasticamente. Si passa infatti dai tetti delle case ai margini della città alla campagna, fino ad arrivare alla montagna pura nell’ultimo tratto.

Una volta giunti alla fine della corsa, si possono percorrere differenti sentieri. Il Mount Dajti si trova all’interno di un parco nazionale fondato nel 1960 e rappresenta un’attrazione tra le più amate dagli abitanti locali. Una natura ancora pressoché incontaminata rende questo genere aree protette tra le più apprezzabili in Europa. I due itinerari principali portano rispettivamente sulla punta del Mount Dajti e su quella del Mount Tujanit. Per gran parte dell’inverno, i rilievi montuosi della zona restano innevati, offrendo una cornice particolare a Tirana.

Un contesto completamente diverso, è quello di Durazzo, che ho avuto modo di vedere in una giornata fortemente piovosa. È il porto più importante d’Albania, oltre ad essere la seconda città del paese per numero di abitanti. Onestamente, non mi è piaciuta. Sarà che le condizioni meteo non erano delle migliori, sarà che nel mio immaginario mi aspettavo qualcosa di più. In ogni caso, come dicevo all’inizio, a volte “Non è la destinazione, ma il viaggio che conta”. Il viaggio da Tirana a Durazzo è stata una vera avventura. A bordo di un pullman bianco degli anni ’80, pieno di umanità, con i sedili morbidi e consumati dal tempo, mi sono spostato dalla capitale alla costa adriatica in circa 40 minuti di tragitto. Il prezzo era di soli 200 lek, meno di 2€. Di tanto in tanto, il mezzo si fermava sul ciglio della strada per caricare qualche autostoppista di campagna. Un’esperienza stranissima. Una delle cose più interessanti da vedere a Durres è senz’altro l’anfiteatro romano. Venne costruito nel II secolo sotto il regno di Traiano ed è situato al centro della città moderna. Risulta essere il più grande e capiente di tutti i Balcani.

Per concludere il mio tour nella Terra delle Aquile, sono stato a Krujë, posto a una ventina di chilometri a nord di Tirana. La cittadina si adagia sotto alcune montagne rocciose, coperte da una coltre di neve per larga parte dell’inverno. Krujë è una località importante per tutto il paese. Ha una valenza storica legata ai combattimenti contro gli ottomani nel XV secolo. Nel 1450, infatti, la città resistette a ben cinque mesi di assedio dei turchi, scatenando un’ondata di euforia in tutto il mondo cristiano, che si trovava in grande difficoltà. Nella zona storica del centro urbano, proprio dentro al castello di Krujë, si può visitare il Museo Nazionale Gjiergji Kastrioti Skanderbeg, dedicato all’eroe nazionale di cui ho già parlato sopra. Il museo, che si sviluppa su due piani, illustra in lingua locale e in inglese il profilo militare e umano di questa importante figura, insieme alla descrizione delle operazioni sul campo più salienti. E’ possibile anche godere della vista da un terrazzo del castrum, che si apre sia sulla pianura sottostante, sia sul versante montuoso.

In conclusione, le mie due settimane in Albania sono risultate una piacevole scoperta. La Terra delle Aquile è un luogo che merita di essere apprezzato. È un luogo, soprattutto, in cui sembra essere sopravvissuto un stile di vita che da noi è ormai scomparso. Uno stile di vita semplice, concreto, basato su piccole cose. A Tirana avere un cane è un lusso, tant’è che non risulta infrequente trovare cani randagi che ciondolano lungo le strade. Quello in Albania è un viaggio diverso da quelli canonici, ma che non tradisce le aspettative di chi cerca un’esperienza stimolante in un contesto cordiale e ricco di storia e di paesaggi.

Pietro Buatier



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