La nostra Africa, ultima puntata TV

L'ultima puntata dedicata all'Africa doveva andare in onda domenica 17 settembre, ma la Rai ci comunica che - per esigenze di palinsesto - sarà rimandata in data da destinarsi. Non appena avremo novità le pubblicheremo sul sito, nel frattempo le anticipazioni su cosa vedremo. Patrizio è ancora in Sudafrica. Insieme a Irene Grandi indaga...
Turisti Per Caso.it, 15 Set 2006
L’ultima puntata dedicata all’Africa doveva andare in onda domenica 17 settembre, ma la Rai ci comunica che – per esigenze di palinsesto – sarà rimandata in data da destinarsi. Non appena avremo novità le pubblicheremo sul sito, nel frattempo le anticipazioni su cosa vedremo. Patrizio è ancora in Sudafrica. Insieme a Irene Grandi indaga il fenomeno dell’apharteid: una visita al museo che ne ricorda le tragedie e un omaggio alla tomba di Steve Biko, lo studente nero assassinato nel 1977 che ne rappresenta l’orrore. Irene trova sempre musica per i suoi denti, anche a Soweto, il sobborgo nero di Johannesburg, dove riesce a intervistare la famosissima cantante sudafricana Ivonne Chaka Chaka.

Il viaggio prosegue poi sulle tracce del primo uomo, del primo ominide per l’esattezza, accompagnati da una guida d’eccezione: il geologo Mario Tozzi. Nelle grotte di Starkfontaine scopriamo se è nata prima Lucy o questo Mr Place, ritrovato nei pressi del Blind River Canyon. A Kimberly poi ci domandiamo come nasce un diamante, nella ricostruzione di un villaggio di cercatori.

La fine dell’itinerario di Pat arriva negli Emirati Arabi: lì il passato ed il futuro si fondono in una bizzarra miscela di petrolio, affari e sistemi avanzati per procurarsi acqua potabile. Ad Abu Dhabi tutto è artificiale, sfavillante e luccicante. Uno schiaffo alla povertà: “Svegliarsi all’Emirate Palace di Abu Dhabi significa passare senza scosse dal sonno ai sogni ad occhi aperti, significa una colazione da favola alla Hansel e Grethel, con la casina tutta da mangiare”.

Poi si fa tappa a Dubai, altro luogo di sviluppo urbanistico, lusso e denaro. Però Dubai non è spuntata dal nulla, è stato il primo porto franco del mondo: molto prima della Via del petrolio, da qui passava la Via dell’incenso. Il suk infatti è ancora un un mercato delle stoffe, dell’oro e delle spezie.

Syusy incontra, in Mali, il misterioso popolo Dogon: di loro si sa poco, se non che hanno delle conoscenze astronomiche impensabili per uomini che vivono isolati in una falesia. Quello che si sa, è in gran parte frutto degli studi dall’antropologo francese Marcel Griaule. Syusy è accompagnata da Sek, una guida speciale che ha trovato avventurosamente su internet: speciale perché Sek è il nipote di Ogotemeli, il vecchio saggio che raccontò a Griaule i segreti del popolo Dogon.

Sangà è il primo dei villaggi Dogon appoggiati sulla falesia di Bandiagara, una cresta montuosa lunga 150 km e alta in alcuni punti anche 600 metri. Qui partecipiamo a un rito funerario tradizionale, attorno al sacro baobab. Il viaggio di Syusy prosegue poi verso il Togo. Nella capitale – Lomè – incontra Stefano Nerozzi dell’Associazione “Yovo” (che in togolese vuol dire “bianco”): i bianchi raccolgono in Italia soldi ai matrimoni, alle feste, ai battesimi, ai funerali per aiutare il villaggio togolese di Agoplù.

In Togo abbiamo modo di scoprire qualcosa sul wodoo, che contrariamente ai nostri pregiudizi non è magia nera o roba da zombie… Ritmo ossessivo (ma piacevole) di tamburi, bambini che ballicchiano felici, donne che rendono omaggio al capo della cerimonia. Poi inizia la trance e gli interrogativi di Syusy che partecipa alle danze: gli dei si manifestano davvero attraverso le donne in trance? Le tracce del mistero poi ci portano lontano, fino a giungere al sito archeologico di Baalbek, in Libano.

C’è chi dice che la piattaforma di Baalbek era una pista d’atterraggio per le astronavi che arrivavano dallo spazio! Silvia Salomoni Redazione VpC



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